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Autore: Harry Fine    18/12/2016    1 recensioni
In questa raccolta, si vedranno i personaggi di Shugo chara nei panni dei peccatori di alcune delle mie canzoni preferite dei vocaloid, Madness of duke Venomaia, Tailor shop of Enbizaka, Evil eater food Conchita, Judment of corruption, Daughter of evil, Mazzle of nemesis e Gift from the princess Who brought to sleep. Ognuno di loro sarà collegato ad uno dei sette peccati capitali.
Ikuto: lussuria
Amu: Invidia
Utau: gola
Tadase: avarizia
Rima: ira
Nadeshiko: superbia
Lulù: Accidia.
Spero vi piaccia.
Genere: Erotico, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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In un tempo molto antico, esisteva un regno potentissimo, chiamato Lucifenia, che era detto anche Patria del male, e che nessuno osava sfidare. Tutto in quel luogo era di un bellissimo colore dorato, dalle piccole e povere case di legno, ai ciottoli delle strade. Ma, in quel luogo maledetto e apparentemente infelice e senza risorse, si distingueva un enorme palazzo reale, dove abitava la regina di quelle terre. Era una costruzione imponente ed elegante, realizzata completamente in marmo dello stesso colore del sole, esattamente come quello delle molte rose che crescevano rigogliose nel gigantesco giardino della reggia, che svettava verso il cielo con tutta la sua bellezza e perfezione. Ma quel posto, tanto elegante e splendido, stonava profondamente con l’estrema povertà che mostrava il resto della città. E, al suo interno, seduta su un enorme trono, stava seduta la regnante, una ragazzina di appena quattordici anni riccamente agghindata, che sorrideva in maniera soddisfatta di fronte alle suppliche inutili dei suoi sudditi, ridotti allo stremo dalle tasse. Anche lei, tanto dolce all’apparenza, stonava fortemente con il comportamento freddo e crudele, dettati dal suo cuore di pietra, che mostrava a chiunque la guardasse. Molti la consideravano un vero demone. Un mostro, all’apparenza innocente, pronto a distruggere ogni cosa con la sua superbia e crudeltà, portando rovina e disperazione ovunque andasse. Anche solo per il semplice gusto di farlo. Ma a lei non importava dei desideri o delle opinioni delle altre persone. Dopotutto, tutte le ricchezze di quel luogo le appartenevano e le aspettavano per diritto di nascita. E quindi, in quanto regina, le avrebbe giustamente pretese. Il dolore altrui non suscitava affatto il suo interesse o la sua pietà. E non era nemmeno un suo cruccio se tutta la popolazione soffriva per i suoi continui capricci e le sue decisioni crudeli ed egoiste. Lei voleva solo che anche il più banale dei suoi voleri fosse accontentato all’istante, e non le importava se tutti la detestavano per questo. Le bastava avere accanto il suo fedele servo, un ragazzo dall’animo gentile con cui condivideva i suoi lunghissimi capelli viola e i grandi occhi castani, che l’avrebbe sempre amata, servita e protetta in ogni situazione, per poter essere veramente felice. E poi, se qualcuno non aveva il denaro sufficiente per pagare le tasse che aveva “giustamente” imposto, prosciugando la popolazione di tutto ciò che aveva, per lei non era affatto un qualcosa di rilevante. Bastava che costui o costei penzolasse da una corda per sistemare la questione. Non era un suo problema. E tutti quelli sciocchi che pensavano di poterla sfidare o addirittura spodestarla, erano solo un branco di poveri illusi che si dovevano solo prostrare davanti ai suoi piedi. Quella giovane regina poteva essere considerata come un fiore del male. Una meravigliosa rosa gialla, che però estendeva i suoi rovi spinosi e implacabili nel giardino dove cresceva, prosciugando le altre piante e nutrendosi di loro. Ma, nonostante tutto il suo potere e la sua freddezza, la piccola regnante aveva un suo punto debole. Qualcosa che le faceva male nel profondo. Da diverso tempo, il suo cuore palpitava incessantemente per un bel giovane giunto qualche mese prima in paese. Un forestiero, nonché un giovanissimo re, proveniente dal lontano regno di Marlon, il paese oltre l’oceano. Costui era un uomo affascinante dagli occhi blu ametista, profondi come i mari che separavano i due regni e i capelli dello stesso colore marino. Però, purtroppo per lei, costui scelse un’altra fanciulla come sua sposa, una giovane nata nel paese di Elphegort. Costei era una ragazza sorridente dalla bellezza sconvolgente, i cui occhi scintillavano d’oro come due gemme e i capelli rosa accarezzavano delicatamente la figura gentile. La giovanissima regina ne era tristemente a conoscenza, ma non avrebbe mai accettato un affronto simile nei suoi confronti. E decise che, se non avesse potuto essere lei l’unico oggetto dell’amore di quel ragazzo, allora avrebbe cancellato per sempre chi le aveva impedito di farlo tanto impunemente. Così, la superba sovrana, generata direttamente dal puro male di Lucifero, scelse di fare qualcosa che avrebbe cambiato per sempre il corso del suo destino e di quello di qualcun altro a lei molto vicino. Sussurrò semplicemente all’orecchio del suo primo ministro, così da non essere udita: 《Il paese di Elphegort cesserà di esistere.》. Quel giorno stesso, i soldati, tra cui si distingueva anche il servo più fedele della sovrana, marciarono senza nessuna pietà sulle case e sugli abitanti innocenti del paese accanto, che , colto di sorpresa, non potè evitare di soccombere. La guerra fu orribile e senza pietà, esattamente come il desiderio che le aveva dato inizio. Le abitazioni bruciarono, scintillando di arancione e rosso nella notte oscura, venendo rase al suolo, e molte spade tinte di rosso spezzarono impietosamente diverse voci senza peccato, che non sarebbero mai più state udite da nessuno. E, soprattutto, tutte le ragazze dagli occhi dorati furono sterminate senza il minimo rimorso. In particolare, una fanciulla dai lunghi capelli rosa perse la vita per mano del servo della sovrana, mentre gli occhi del ragazzo piangevano lacrime amare sulle morbide spalle della sventurata. Quest’ultimo atto fu veramente troppo per tutti. I contadini, tanto a lungo oppressi dai capricci e dal cuore di pietra della loro giovanissima regina, decisero di smettere di nascondersi e insorsero, guidati dal re di Marlon, spinto dal suo desiderio di vendicare la sua amata, e da una furiosa mercenaria di rosso vestita, lo stesso colore che ora accendeva i suoi occhi, un tempo viola. Quest’ultima era una delle tantissime donne che avevano inutilmente implorato la pietà della sovrana, e che aveva giurato a sé stessa e a tutti i suoi compaesani che sarebbe finalmente riuscita a mettere fine alla vita di quel demone. Il palazzo reale fu preso d’assalto dai contadini, che, non avendo più niente da perdere, attaccarono la corte con i loro attrezzi di lavoro, mentre la giovane regina osservava tutto quello spettacolo con sguardo preoccupato dalla sua finestra. Straordinariamente, i soldati, ancora esausti dalla guerra appena sostenuta, non erano più in grado di resistere. Vennero tutti sopraffatti dalla furia implacabile ed inestinguibile dei rivoltosi. Una volta che entrarono all’interno del palazzo, tutta la servitù era ormai fuggita per mettersi in salvo. Solo la “piccola sovrana” era rimasta all’interno. Quando vide la spada che la mercenaria in rosso “le” stava rivolgendo contro, sorrise gentilmente, lasciandosi portare via dai cittadini infuriati senza opporre nessuna resistenza, non facendo intuire a nessuno l’inganno che era stato tremato poco prima tra la regina e il suo servitore, e osservando un’ultima fuggitiva fuggire da quel luogo maledetto. “La ragazzina” fu subito rinchiusa in una delle tante celle del suo stesso palazzo, in attesa di essere “punita” con la ghigliottina quel giorno stesso alle tre, quando le campane della chiesa avrebbero risuonato. La stessa ora in cui due gemelli erano nati quattordici anni prima. Quando l’ora giunse, l’intera popolazione era riunita, pronta per assistere all’esecuzione del demone che li aveva torturati per tanto tempo. “La ragazzina” salì gli scalini di legno e appoggiò la testa sullo spazio di legno con fierezza, senza mostrare preoccupazione o paura sul suo viso. Anzi, sentendo il suono delle campane, disse perfino 《Oh. È l’ora della merenda.》. Non importava se faceva infuriare ancora di più il popolo con la sua sfacciataggine. Stava cercando semplicemente un viso in particolare in mezzo alla folla di persone. Un bel volto incorniciato da lucidi e lunghi capelli viola, che aveva spesso visto ornato da una dolcissima espressione di riso innocente. Il viso delicato della sua adorata gemella maggiore. Quando finalmente lo vide, arrossato, affranto e celato sotto un mantello lacero e sporco, gli rivolse il suo sorriso più aperto e sincero, consapevole di aver compiuto con successo il suo dovere di servitore e di gemello minore. Lei lo ricambiò quasi subito, anche se con gli occhi lucidi, ringraziandolo indirettamente per tutti gli anni di fedeltà e pazienza che aveva mostrato nei suoi confronti e anche per tutta la felicità che le aveva portato ogni giorno della sua vita fino a quel momento, ma chiedendogli anche perdono per tutto quello che aveva gli aveva fatto con quelle lacrime non ancora versate. Poi, il giovane re di Marlon diede il segno e la lama scintillante della ghigliottina calò implacabile sul suo collo, mentre il suo volto restava comunque illuminato dalla sua gentilezza gioiosa. La stessa espressione che la ragazzina gli aveva mostrato fino a poco prima, ma che ora si era irrimediabilmente sciolta in un pianto disperato, pentito ed infelice, ma anche consapevole di essere stata lei la causa di tutto ciò.
   
 
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