[Sono una persona orriiiiiiiibileeeeee!!!! Lo soooooo!! Per favore non mi uccidete! E' passato talmente tanto dall'ultimo capitolo. L'ispirazione mi ha mollato tutta insieme,e non avevo più voglia di continuare questa storia. Ma oggi è successa una cosa molto bella,che mi ha fatto riprendere a scrivere. Tutta di getto e senza ripensamenti. Non l'ho nemmeno ricontrollata per eventuali errori o mancanze. Ma sono pronta per il cazziatone...se me ne vorrete fare. Devo dire che verso la fine ho avuto una strana voglia di farla finire in modo completamente diverso,ma non potevo farvi questo. Poi lo capirete dopo aver letto. Intanto,continuo a chiedervi perdono per il ritardissimo e vi auguro una buona lettura. Il capitolo è corto,ma mi riprenderò con il prossimo,che penso possa essere l'ultimo...o il penultimo. E niente,per qualsiasi cosa fatemi sapere e come al solito ENJOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOYYYYYYYYY!!!]
CAPITOLO 22 – CONCLUSIONE
Oh,come era piacevole quella sensazione. Chiusi gli
occhi più volte inspirando il dolce odore pungente della notte. Le
mie mani fremevano dalla voglia di affondarle nella carne dei miei
nemici,e le zanne,graffiandomi le labbra,bramavano il sangue. Come
potevo controllare quella voglia di sangue così acuta? Non potevo.
Non da sola almeno. Il mio corpo pareva muoversi da solo,avanzando
nella neve come se fosse solo un manto di nuvole soffici.
“Sofia. Non
lasciarti trasportare da queste nuove sensazioni. Puoi farcela.”
sentii nuovamente la voce calda della Nonna.
Come
un faro nella tempesta guidò il mio spirito affinché riuscisse ad
emergere dalle acque profonde dell'istinto. Istinto da lupo
ovviamente. E fu difficile. Sgranai gli occhi mettendo a fuoco
l'ambiente davanti a me,e il mio cuore quasi si fermò. Mark era
accasciato ai piedi di un albero,privo di conoscenza. Derek aveva
lottato con tutte le sue forze contro mia cugina,e stava cercando di
rialzarsi. I suoi occhi tradivano la sua furia,perché erano gonfi e
rossi,come se stessero per lacrimare. Non puntavano su di me,ma sul
suo nemico,che rideva beffardo facendogli un cenno con la mano di
attaccarla. Dietro di lei,e fu proprio quello a farmi tremare,Matt se
ne stava sdraiato nella neve. Immerso in quello che sembrava succo
d'uva. Rosso,troppo rosso.
“Matt?”
pensai. Ma non riuscii a proferire parola. Perchè stava fermo? Era
svenuto,non c'era dubbio. Non poteva essere altrimenti. Non volevo
che fosse altrimenti. Lo puntai cercando di capire meglio. Gli occhi
pieni di lacrime e rabbia. E fu in quell'istante che Alex mi notò. O
meglio,notò i miei artigli conficcati nel suo stomaco intenti a
dilaniarla. Il suo volto sorpreso e terrorizzato quasi mi fece venire
da ridere.
“S..Sofia?”
disse con un filo di voce.
Di
certo non se lo aspettava. Come non si aspettava che la lanciassi a
parecchi metri di distanza come fosse una piccola piuma d'oca. La
rabbia che avevo provato poco prima era solo un ricordo,rispetto alla
furia che mi controllava adesso. Doveva morire. Dovevo ucciderla. Ma
poi una mano mi afferrò per un braccio e voltandomi di
scatto,minacciosa,vidi Derek.
“Sei
viva...”
disse quasi sull'orlo del pianto.
Mi
abbracciò. “Che
sta facendo?”
pensai. Poi quel sentimento di rabbia omicida si allontanò
completamente. Mi stava trascinando verso il baratro e non stavo
facendo nulla per impedirglielo. Ma lui era lì. Lui mi aveva
abbracciata e mi aveva impedito di lanciarmi nel vuoto e di perdermi
per sempre. E d'un tratto le lacrime si riversarono sulle mie guance.
Tornai in me,maledicendo questa mia nuova forma che voleva prendere
il sopravvento.
“Sei...un lupo mannaro?”
mi disse scostandomi da lui quel tanto che bastava per guardarmi
dritto negli occhi.
“Mia
nonna..mi ha salvata...”
risposi quasi spaventandomi per il tono grave che aveva la mia voce.
Alex
intanto si era rialzata,questa volta con più fatica rispetto al
solito e mi guardava allibita.
“C..com'è
possibile? Ti avevo uccisa!”
mi urlò contro.
Il
solo suono della sua voce fu abbastanza per farmi abbandonare di
nuovo la mia mente,e lasciare che il lupo riemergesse. Derek lo notò
e si mise nuovamente davanti a me.
“Guardami
Sofia! Punta i tuoi occhi su di me! Non perdere il controllo. E' la
luna piena che ti fa quest'effetto. Puoi combatterla,sarà dura,ma so
che puoi farcela.”
mi disse scuotendomi per le spalle con una faccia preoccupata ma
determinata.
Sarebbe
stato facile dargli retta,e lo stavo facendo,ma Alex lo aveva
atterrato con un pugno al fianco,facendolo rotolare via. Il rumore
delle sue ossa che si rompevano e il suo urlo di dolore,impedì alle
parole che aveva pronunciato qualche secondo prima di fare effetto.
Mi lanciai come una furia su Alex. E il mio intento era quello di
ucciderla. Aveva ferito Derek,distrutto Mark e martoriato Matt,di cui
ancora non conoscevo le condizioni. L'atterrai con un singolo colpo.
Poi mi lanciai su di lei chiudendo i pugni e colpendola ripetutamente
in faccia.
“Come
puoi essere ancora viva! Dimmelo!”
cercò di liberarsi invana.
“Suppongo
che devo tutto a te. Ai tuoi artigli,cugina.”
risposi io ad un soffio dalla sua faccia.
Mi
sbalzò via con una ginocchiata al fianco,ma mi rialzai subito
caricandola nuovamente.
Mi
piaceva quella sensazione. Eccome se mi piaceva. Il sangue sulle
mani,tra le zanne,sulla neve e sui miei vestiti. Il sangue del mio
nemico.
“Sofia. Se ti
lasci andare a questo potere,perderai coscienza di te,e diventerai un
mostro.”
mia nonna nella mia testa cercava di farmi rinsavire.
Ormai
ero ad un punto di stallo. L'avevo in pugno con una mano artigliata
alla sua gola. Mi sarebbe bastato davvero poco per ucciderla. Dovevo
solo stringere un po' di più. Ma un suono mi distrasse dal muovermi.
Un suono che mi arrivò dritto al cuore. Me lo squarciò di netto e
si insinuò prepotente dentro di me. Un piccolo,minuscolo gemito.
Mollai la presa senza pensarci due volte. Il panico mi stava
assalendo di nuovo,e mi voltai in ogni direzione per capire da dove
venisse. Ma il mio udito non tardò ad indicarmi il posto giusto.
Veniva da Matt.
“E'
vivo!”
pensai correndo verso di lui.
Alex
si rialzò e mi intercettò. Corse anche lei verso Matt per dargli il
colpo di grazia. Derek intanto era riuscito a rimettersi in piedi e
stava cercando di raggiungerci. Io arrivai vicino a Matt,dandogli la
schiena e allargando gli artigli per difenderlo.
“Non
puoi fare nulla,piccola Sofia! Io vi ucciderò tutti!”
rideva. O meglio ghignava.
Mi
guardai intorno sentendo una forza immane crescermi dentro. Dovevo
darle libero sfogo o sarei esplosa,ma non sapevo come. Ma senza
pensare inspirai profondamente e rilasciai un ruggito talmente forte
e assordante che le mie stesse orecchie sembravano chiedermi pietà.
Alex
si bloccò accucciandosi a terra con le mani che stringevano le
tempie. Per lei era insopportabile quel rumore. E a quanto pareva
anche per Derek e Mark,che si era risvegliato proprio udendolo. Tutti
erano a terra a tapparsi le orecchie. Quando non ebbi più
fiato,crollai sulle ginocchia senza più energie. Gli occhi che mi
lacrimavano e il corpo che tremava. Mi voltai verso Matt cercando di
capire se fossi arrivata in tempo. Ma lui non si muoveva. Lo girai
sulla schiena e i miei occhi quasi non rimasero feriti dalla vista
dei tagli che ricoprivano il suo addome. E c'era sangue ovunque e
continuava a uscire e...
“SMETTILA
DI USCIRE!!!”
lo pensai.
Unii
le mani su quelle ferite cercando di tamponare al meglio che potessi.
Mi voltai a cercare la mia borsa,ma mi accorsi di non averla più a
tracolla. Alex doveva avermela strappata di dosso quando mi aveva
ferita poco prima.
“Matt?!?
Matt?”
lo chiamai cercando di svegliarlo.
Le
mie mani erano tornate normali e potevo notarlo dall'assenza degli
artigli.
Come
una furia arrivarono dalla foresta tutti i miei familiari. Allarmati
dal mio ruggito. Mamma,papà,Daniel,zia Charlotte e zio Phill. Zia
Charlotte ovviamente corse verso Mark buttandosi praticamente vicino
a lui cercando di capire le sue condizioni. Zio Phill invece,una
volta visto il figlio stare bene,andò da Derek,aiutandolo a
rialzarsi.
I
miei genitori e Daniel invece vennero tutti vicino a me,circondando
Matt.
“Matthew!”
mia madre urlò il suo nome cominciando a piangere. Papà era al suo
fianco che le cingeva le spalle con un braccio e faceva tutto quello
che era in suo potere per non crollare.
Daniel
era quello più silenzioso. Guardava Matt senza dire nulla. Solo il
suo respiro accelerato tradiva la sua calma apparente. Le mie mani
erano ancora sul petto di mio fratello. Non era morto. No. Lo sapevo.
Potevo ancora fare qualcosa.
“Papà...la
mia borsa è da qualche parte...ne ho bisogno...”
gli dissi con insicurezza.
“Sofia...”
rispose lui affranto.
Non
potevo guardarlo negli occhi,ma sapevo cosa volesse dire.
“Io
devo continuare a fare pressione! Mi serve la mia borsa! Adesso!”
quasi glielo ruggii contro.
E
non mi stupii più di tanto quando tutti e tre sobbalzarono
guardandomi. Dovevo essere nuovamente cambiata. E me ne accorsi dalle
zanne che mi ferivano le labbra. Mio padre e Daniel si alzarono
sorpresi indugiando un po' troppo a guardarmi. Si misero a cercare la
borsa. Mia madre invece stizzita dal mio sfogo di rabbia mi guardava
con le lacrime agli occhi cercando di capirci qualcosa.
“Eri
tu? Il ruggito che abbiamo sentito poco fa?”
chiese mantenendo un tono calmo.
Io
annuii. Evitando di dare fiato alla mia bocca. Non mi piacevano le
parole che ne uscivano quando ero trasformata. Colpa della luna? Può
darsi.
“Sofia...ma
com'è possibile? Non hai mai mostrato i sintomi...”
disse lei.
“Ne
parli come se fosse una malattia. Non lo è. Stavo morendo poco fa.
Alex mi aveva colpita. Per la verità credo di essere morta. Ho visto
la Nonna.”
sorrisi al ricordo del suo volto “Mi
ha detto di alzarmi e combattere. E l'ho fatto...”
confessai.
“La
Nonna?”
chiese sbarrando gli occhi.
“Già...”
non sapevo che altro dirle.
Zio
Phill si avvicinò con Derek piuttosto malconcio,portandoselo di peso
praticamente in braccio. Si accasciarono entrambi a terra poco
distante da me. Papà e Daniel ritornarono correndo con la mia borsa.
Una
volta aperta trovai subito tutto il necessario. Presi una boccetta
con una piantina verde dalle spine rosse e mia madre sobbalzò.
“Dove
l'hai trovata?”
mi chiese guardandomi mentre la gettavo in un mortaio di legno.
Presi
una manciata abbondante di neve e la mischiai con quella piantina.
Non risposi,tanto ero concentrata nell'impastare il tutto. La neve si
sciolse e riuscii a creare una sorta di poltiglia.
Alex
intanto si era ripresa e,spaventata come non l'avevo vista mai,tentò
di rialzarsi per fuggire via. Ma non ci riuscì. Perchè alle sue
spalle era comparso il Nonno.
“Il
tuo Alpha è fuggito. I tuoi compagni...o meglio dire i tuoi
genitori,sono stati neutralizzati. Nono c'è più niente per te qui.”
disse in tono solenne.
“N-Nonno...”
disse lei.
L'uomo,ringhiandole
e mostrandole per la prima volta i suoi occhi rossi,le si avvicinò.
“Io
non sono più tuo Nonno. Né il tuo Alpha. Da oggi qualsiasi
sentimento che mi legava a te non esiste più.”
si avvicinò quasi come se stesse per sbranarla “Io
ti bandisco dal branco. Da questa città e dalla nostra famiglia. Se
rimetterai piede in questa città,io lo saprò...e ti ucciderò. Ci
siamo capiti?”
concluse mostrandole anche le zanne.
Alex
era terrorizzata. Con gli occhi lucidi ed un tremolio che non le
permetteva di assumere una postura correttamente eretta. Senza
aggiungere nulla corse via scomparendo nella foresta. Così com'era
arrivata,ora non c'era più.
Il
Nonno chiuse gli occhi e tornò normale,poi si voltò verso Mark e
zia Charlotte. Andò da loro assicurandosi che il nipote stesse bene.
Io
intanto ero pronta ad aggiungere l'ultimo ingrediente alla mistura.
Presi un coltello e lo porsi a mia madre.
“L'ultimo
ingrediente. Il nostro sangue. Poche gocce basteranno.”
dissi in tono quasi meccanico,degno di un automa.
Mia
madre si incise il palmo di una mano e riversò il suo sangue nella
ciotola. Poi passò il coltello a mio padre,che fece la stessa cosa.
Daniel sembrò confuso del procedimento.
“Che
state facendo? A che serve?”
chiese infatti.
“Questa
pianta è un rarissimo tipo di aconito. Si pensava estinto ormai da
secoli,ma io ne ho trovato i semi nel diario della Nonna. Qualche
tempo fa...insieme a Seth,abbiamo deciso di provare a piantarli. Per
vedere se riuscissero a germogliare. Li piantammo nella serra del
palazzo,ma non cresceva nulla. Ci accorgemmo che l'unico posto che
sembrava essere ottimale per loro era questa foresta.”
risposi io tagliandomi il palmo e dando il mio contributo.
“Aconito?
Ma non lo ucciderà?”
chiese lui.
La
mamma si intromise.
“No.
Questo tipo è molto particolare. Non è nocivo per i lupi. Infatti
può essere usato per curare,ma solo a patto che venga mischiato con
il sangue della famiglia del ricevente.”
disse.
Daniel
arraffò il pugnale,intuendo a quel punto,e si tagliò la mano
velocemente facendo poi colare il suo sangue nel mortaio.
Derek
in tutto questo sembrò quasi trattenere il respiro,senza osare
interrompere. Zio Phill si era allontanato per andare anche lui dal
figlio. Mark era ridotto male,e necessitava di cure,ma era vivo e
sveglio. Parlava al Nonno con tono sofferente,rispondendo alle sue
domande.
Una
volta completato l'intruglio,lo riversai sulle ferite di
Matt,spalmandolo per bene su ogni tipo di ferita. I miei gesti erano
delicati ma decisi,e il suo battito cardiaco sempre più lento.
Mi
fermai quando tutto il composto era ormai finito e riposi il mortaio
sulla neve. Poi attendemmo.
Passarono
diversi minuti. Tutti con il fiato sospeso aspettavamo segni di
miglioramento. Poi il cuore di Matt prese a battere più forte e con
regolarità. La mamma scoppiò a piangere coprendosi la bocca e
venendo accolta tra le braccia di mio padre. Daniel si sedette
sfinito da quell'attesa lancinante. Poi si buttò con la schiena
sulla neve,sorridendo e nascondendo gli occhi nell'incavo del gomito.
Derek spostava lo sguardo su Matt e poi su di me ininterrottamente.
Avrei cantato vittoria solo quando avesse aperto gli occhi. Si mise
vicino a me prendendo una mano di Matt tra le sue,con molta
difficoltà. Aveva pur sempre delle ossa rotte.
“Andiamo
Matt...apri gli occhi...”
dissi a bassa voce quasi supplicandolo.
La
mia fronte corrucciata e il mio sguardo concentrato. Le zanne che
premevano nella mia bocca come a voler ferire le mie labbra. I pugni
stretti a tal punto che i miei artigli ne ferivano i palmi.
Mi
accorsi di Derek e per la prima volta voltai lo sguardo verso di lui.
I suoi occhi erano fermi sul viso di Matt. Era preoccupato e non lo
nascondeva. Misi una mano sulle sue,che stringevano quella di mio
fratello. Mi guardò con gli occhi gonfi e rossi.
“Mi
dispiace...non sono riuscito a...”
disse con voce tremolante.
Mio
padre lo bloccò quasi subito.
“Non
è colpa tua,Derek.”
disse rivolgendogli uno sguardo triste.
“Siete
venuti in questa foresta per me...Lui è tornato per me...e non è
detto che non ci riprovi. Sofia avrebbe dovuto lasciarmi morire...”
rispose con un moto di rabbia e tristezza.
Mio
padre lo guardò e poi voltò il suo sguardo a Matt.
“In
quel caso la situazione sarebbe la medesima. Ma invece che gioire per
la guarigione di un figlio,starei piangendo per la morte di un
altro...”
rispose così. Atono,ma pieno di sentimento.
Derek
si bloccò a quelle parole e lo guardò scioccato. Le sue labbra
tremavano e i suoi occhi avevano cominciato a versare calde lacrime.
Potevo sentirne l'odore salato ma anche dolce. Sbatté più volte le
palpebre abbassando lo sguardo,poi avvertì una stretta nelle mani.
Matt si era mosso.
Lo
guardammo tutti concentrati aspettando che aprisse gli occhi. Mi
avvicinai a mio fratello cercando di notare il minimo movimento. Poi
accadde. Aprì gli occhi molto lentamente. E ci guardò. Stanco e
confuso. Mamma che fino a quel momento aveva cercato di non fare
rumore piangendo,cominciò a singhiozzare a gran voce stringendosi
nell'abbraccio di papà.
Derek
si fece vicino insieme a me e lo guardò.
“N-Non
mi dire...c-che quelle...sono...per me...”
disse con un filo di voce Matt riferendosi alle lacrime di Derek.
Il
moro sorrise chiudendo gli occhi e allontanandosi di poco per
rimettersi composto in ginocchio.
Matt
poi mi guardò e forse ero davvero in condizioni pietose,perché,per
quanto fosse esausto,sbottò in una piccola risata. Non avevo la
forza di tornare normale e tutte quelle sensazioni non facevano altro
che amplificarsi. Piangevo ed ero triste. I miei artigli che si
insinuavano nei miei palmi per la rabbia. E la mia testa che mi
urlava di correre nella foresta a cercare mia cugina e ad ucciderla
una volta per tutte.
“C-che...mi
sono...perso?”
disse Matt sorridendomi.