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Autore: _maers_    19/12/2016    0 recensioni
A Castiorn, scuola di Magia e Stregoneria umbra, gli studenti sono divisi nelle Torri di Zaffiro, Rubino e Smeraldo, in competizione tra loro nella Coppa delle Torri; al quarto anno hanno poi la facoltà di scegliere di quale dei quattro Ordini dell’istituto entrare a far parte, scelta che condizionerà per sempre il loro presente e il loro futuro.
Siamo negli anni ottanta, Aron e Gaevriel sono gemelli e frequentano il terzo anno: i loro caratteri, radicalmente opposti, non impediscono loro di essere molto legati. Tra amicizie e routine scolastica, i due ragazzi si troveranno ad affrontare un percorso molto più difficile di quanto avessero immaginato, in una trama intessuta da Gellert Grindewald molti anni prima, alla scoperta della Magia Oscura italiana e del loro grande segreto, il potere di “Accendere” e di “Spegnere”.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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Capitolo 3: PUNIZIONE

 
 
 
 
 
Il freddo vento di Ottobre risaliva per il prato di Castiorn fino alle mura, penetrando nel castello sotto forma di gelidi spifferi. Il sole che sporgeva timidamente fra le montagne era una ben magra consolazione per gli sventurati studenti di Rubino, che erano costretti ad attraversare il cortile per rientrare dalla lezione di Erbologia.
Nel dormitorio della Torre di Zaffiro, Aron pungolava il petto del gemello con la bacchetta. Fortunatamente, nessuno era lì ad assistere alla scena.
<< Che cosa ti avevo detto? >>
<< Di non prendere quel libro. >>
<< E perche te l'avevo detto? >>
<< Perché quegli incantesimi erano troppo difficili. >>
<< E tu che cosa hai fatto? >>
Gaevriel non riuscì a trattenere un sorriso mentre rispondeva: << Ho preso il libro e ho utilizzato un incantesimo. >>
Aron sbuffò, premendo ancora di più la bacchetta sulla gabbia toracica del fratello. << E cosa è successo? >>
Gaevriel arrossì un poco. << Che Lycaion ha dovuto far sparire la tempesta che si era scatenata proprio davanti al suo ufficio >> dopo qualche secondo, aggiunse: << Uscendone fuori con un mazzo di rose appeso ai capelli. >>
Entrambi scoppiarono a ridere e finalmente Aron smise di tenere Gaevriel sotto tiro d'incantesimo. Il gemello moro si buttò sul letto a baldacchino, passandosi le mani sul viso. << Sicuro che Sveva abbia capito chi ci fosse dietro tutto quel casino? >>
"È solamente questo che lo preoccupa?" Pensò stizzito Aron, ma dopo un bel respiro profondo si costrinse a rispondere con voce più o meno calma: << C'eri solo tu sul posto e hai raccolto una bella folla. >>
Sul luogo del misfatto si erano catapultati, oltre a Lykaion, anche il Professor Proietti e il Professor Hausladen. Tutti gli studenti che non erano stati attirati lì dal rumore del vento e delle armature sbatacchiate di qua e di là erano stati avvisati dai personaggi nei quadri, che erano andati in giro per la scuola a gridare di allontanarsi dall'ala est del primo piano.
Ovviamente, avevano ottenuto l'effetto opposto.
Mentre Hausladen e Lykaion rispedivano gli studenti alle loro Torri, Proietti aveva placato la tempesta floreale. Gaevriel era apparso come dal nulla dove un attimo prima infuriava il vento, sotto lo sguardo sbalordito di alunni e insegnanti, miracolosamente illeso.
<< È stato il quarto d'ora più brutto della mia vita. >>
<< Almeno Hausladen ha avuto il tatto di portarti lontano dalla folla, prima di strigliarti per bene. >>
<< Beh >> Gaevriel si mise a sedere sul bordo del letto, gomiti sulle gambe e aria affranta << Mai troppo presto. Sveva mi ha visto. >>
<< Ti ha visto più o meno tutta la scuola, ma almeno non hanno capito PERCHÉ avessi fatto quella stupidaggine. Pensano tutti a un incantesimo finito male. >>
Il gemello moro parve recuperare un pò del solito buonumore, ma dopo qualche secondo ricadde di nuovo sul letto. << Fantastico. Se non fosse che ho fatto perdere cinquanta punti alla Torre di Zaffiro e che stasera mi aspetta una punizione con Lykaion. >>
Aron raccolse la sua borsa e se la mise sulla spalla. Trattenendo un "avresti dovuto aspettartelo", si diresse verso la porta del dormitorio. << Andiamo. Fare tardi a lezione non gioverà alla tua situazione. >>
Seppur con malavoglia, Gaevriel afferrò la sua tracolla e seguì il fratello.
Non c'erano altri studenti oltre a loro nella Torre di Zaffiro. Percorsero di fretta i corridoi e le lunghe scalinate fino all'aula di Storia della Magia al terzo piano. La loro straordinaria conoscenza dei passaggi segreti della scuola non fu comunque abbastanza per permettergli di arrivare puntuali.
<< Ferrante e Ferrante, siete in ritardo. Meno cinque punti a Zaffiro per ognuno di voi. >>
Sotto gli sguardi contriti dei compagni di Torre, i due gemelli si sedettero all'unico banco vuoto, quello proprio davanti la cattedra. L'unica consolazione era l'abitudine della professoressa di passeggiare per l'aula durante la spiegazione, così che Gaevriel potesse tranquillamente discorrere con il fratello, che intanto prendeva fogli e fogli di appunti sulla Rivolta dei Folletti. 
<< A volte la Cesareo mi sta veramente antipatica. Insomma, eravamo in ritardo solo di due minuti! >> sussurrò contrito. Aron annuì.
Gaevriel si sentiva osservato, e a ragione. Gli studenti della Torre di Zaffiro e di Smeraldo, con cui condividevano l'ora di lezione, non prestavano particolarmente attenzione alle parole della Cesareo, quanto a lui, chi con sguardo arrabbiato e chi con fare curioso. Gaevriel, invece, aveva occhi solo per una di loro, una ragazza dai lunghi capelli castani seduta alla sua sinistra, un banco più indietro. Anche lei, come Aron, aveva la testa china sulla pergamena e la penna d'oca stretta in mano.
Sveva alzò velocemente lo sguardo verso Gaevriel e gli sorrise, per poi reimmergersi negli appunti.
<< Lei non sembra arrabbiata... >> fece il ragazzo, esitante e speranzoso.
<< Ovvio. Hai accorciato un bel po’ il distacco fra la Torre di Zaffiro e quella di Smeraldo per la corsa alla Coppa. Non potrebbe essere più felice >> lo canzonò Aron, senza trattenere un sorriso e alzare gli occhi dalla pergamena.
<< Smettila di prendermi in giro! >>
<< Un importante punto di svolta si ha con Fox Mogiobraccio, che… Ferrante e Ferrante! Se non vi interessa la lezione potete anche uscire dall’aula, ma abbiate la decenza di non disturbare i vostri compagni! >> la voce acuta e imperiosa della Cesareo li zittì immediatamente.
Alla fine dell’ora, che passarono nel più completo silenzio per paura di togliere altri punti alla loro Torre, la donna redarguì la classe, annunciando ufficialmente che avrebbe iniziato le interrogazioni dalla lezione successiva.
<< E niente storie! >> intimò, prima che potesse levarsi anche solo una protesta.
<< Mi passerai gli appunti, vero Alascura? >> chiese quasi supplichevole Gaevriel al fratello, mentre scendevano una scalinata di marmo diretti a Incantesimi.
<< Solo se mi giurerai di non prendere più i miei libri. >>
<< Giuro. Sul serio, stavolta. Tanto ho visto come va a finire… >> Gaevriel osservò mogio Sveva prendere una direzione diversa dalla loro, e dirigersi con i suoi compagni di Torre al quinto piano.
Un ragazzo di qualche anno più grande le si affiancò, e Gaevriel dovette trattenersi dall’estrarre la bacchetta e trasformargli le gambe in due tentacoli da piovra. “Potrei farlo davvero” si ritrovò a pensare. “Copro la mano con la cartella e…”
<< Nemmeno per idea >> la voce del fratello lo sradicò dalle sue fantasie.
<< Ora sei anche un Legilimens? >>
<< No. Sono tuo fratello. >>
Proietti era, come al suo solito, in ritardo. Entrò trafelato nell’aula, con il capello sulle ventitré da cui sfuggivano varie ciocche di capelli corvini e la bacchetta dietro l’orecchio. Gli studenti ci avevano ormai fatto l’abitudine; sapevano che l’aspetto distratto e trascurato del professore non aveva niente a che vedere con la sua reale abilità da mago. Posata sulla cattedra la borsa aperta da cui continuavano a uscire fogli e documenti, Proietti andò verso l’armadio della classe, pieno di oggetti di ogni genere: candele, cuscini, tabacchiere, penne d’oca, portagioie, collane… Senza nemmeno togliersi la bacchetta dall’orecchio, li fece volare a terra davanti a sé, mentre tutti i banchi e le sedie si disponevano contro il muro in pile pericolosamente traballanti.
<< Oggi ci eserciteremo con gli incantesimi d’appello. Abbiamo parlato la volta scorsa della teoria, oggi li metteremo in pratica. Forza, ognuno di voi Appelli una cosa qualsiasi. Entro la fine dell’ora mi aspetto per lo meno che si muovano di qualche centimetro >> detto ciò si sedette, i piedi sopra la cattedra e la sedia reclinata leggermente all’indietro, e si mise a leggere un pesante tomo di magia in lingua russa.
Dopo la noia e la serietà di Storia della Magia, Incantesimi fu un vero toccasana. I giovani maghi in erba poterono approfittare della lezione, ovviamente più chiassosa e caotica delle altre, per farsi due chiacchiere e dare sfogo alle loro doti magiche. Nel brusio di venti studenti fra quelli di Zaffiro e Rubino, cianfrusaglie di ogni tipo volavano per la stanza e, ogni volta che qualcuno rischiava di essere colpito, uno svolazzo della bacchetta del professore, che non toglieva gli occhi dal suo libro, deviava la traiettoria del proiettile improvvisato. Leo, arrabbiato con Gaevriel non più di quanto lo fosse Aron, si unì ai due gemelli nello sperimentare il nuovo incantesimo. Il gemello dai capelli di platino non partecipò ai discorsi del fratello e del suo amico, che vertevano su argomenti per lui privi di interesse – la Coppa del Mondo di Quidditch, la festa che avrebbe dato Francesco del Settimo Anno, il Torneo dei Duellanti che si sarebbe tenuto da lì a qualche mese –, ma non era una novità per nessuno dei tre.  Al suono della campana, Proietti posò il libro e cominciò a girare per l’ampia stanza, esaminando le prestazioni di ogni alunno. Molti avevano trovato difficoltà, ma tutti erano riusciti a far spostare almeno di mezzo metro i loro oggetti. Gaevriel e Aron furono gli unici che dimostrarono una completa padronanza dell’incantesimo. Al suono del loro: << Accio! >> un copriteiera e un centrino da tavola volarono nelle loro mani tese.
<< Ottimo, Febbrante >> I due gemelli avevano da tempo rinunciato a correggere il professore sul loro nome. << Cinque punti a ognuno di voi. Potete andare >>
 
Alle sette e mezza della sera, dopo una lunga giornata di lezioni, le Sale di Ritrovo di Castiorn si stavano rapidamente svuotando. La Sala Grande attendeva i giovani maghi, con i tavoli già apparecchiati e imbanditi dalle pietanze, come sempre, degne di un banchetto reale. Nessuno si sarebbe mai sognato di perdere un appuntamento simile, l’appetito e la voglia di svago erano richiami troppo forti per non cedervi… A meno che non si avesse una buona ragione per farlo.
Purtroppo per lui, Gaevriel aveva un impegno fin troppo urgente: parte della sua punizione, forse la peggiore, era proprio quella di dover saltare la cena. Si diresse così, mogio e svogliato, verso il primo piano del castello, con la faccia scura ogni volta che incrociava un altro alunno. Persino i suoi compagni di Torre gli avevano concesso momentaneamente una tregua dagli sguardi truci e dai sussurri irati. Il Professor Lykaion, docente di Incantesimi Avanzati, lo stava aspettando proprio sulla soglia del suo ufficio. Indossava un elegante abito scuro, con il mantello e il cappello a punta rifinito in argento. Questi si intonavano perfettamente alla sua forma distinta. Anche i suoi capelli, resi bianchi qui e là dall’avanzare dell’età, non facevano altro che rafforzare la sua appariscente figura.
<< Entra pure, Ferrante. >>
L'ufficio era uno dei più grandi della scuola. Alle poche pareti non tappezzate di libri, tomi e pergamene erano appesi quadri surreali dalle figure distorte e indecifrabili. Una sedia dall'alto schienale, posta dietro una scrivania di legno molto scuro, dava le spalle a una portafinestra che si affacciava sul cortile esterno e il lago.
"Si trattano bene…" la riflessione del ragazzo fu subito interrotta dalla voce severa di Lykaion: << Non credo che ci sia ulteriormente bisogno di rimarcare la stoltezza delle tue azioni. Sarai anche stufo di sentirtelo ripetere >> tra sé e sé, Gaevriel ringraziò il cielo per essersi evitato l'ennesima ramanzina. << Quindi procederemo direttamente alla punizione di questa sera. >>
Uno svolazzo di bacchetta fece apparire sul ripiano del tavolo una pila di pergamene ingiallite e dall'aria molto fragile.
<< Tuo compito >> riprese il professore. << Sarà quello di ricopiare, runa per runa, il contenuto di queste pergamene. Fogli e inchiostro li troverai nel secondo cassetto della scrivania. Mi aspetto, per quando sarò di ritorno, almeno quaranta pagine di trascrizione. E non dimenticare di numerarle >> aggiunse, mentre anche il suo mantello svolazzava e spariva oltre la porta, che si chiuse rumorosamente.
Sospirando e sbuffando, Gaevriel si mise al lavoro.
Le pergamene erano tutte scritte in Rune Antiche. Il ragazzo ne ignorava completamente il significato, al contrario del gemello non le aveva mai degnate di attenzione, visto che come materia non facevano parte dell'Ordine che aveva intenzione di scegliere alla fine dell'anno. Si limitò quindi a ricopiare quelle spigolose e arcaiche forme geometriche, cercando di riprodurle il più fedelmente possibile. Era un lavoro lento, stancante e noioso, intervallato solo da sporadici momenti di ansia quando doveva sollevare un nuovo foglio da ricopiare: erano tutti così fragili e vecchi che temeva potessero sbriciolarsi tra le sue dita. 
La mole di lavoro non accennava a diminuire. Dopo quaranta minuti, Gaevriel ci aveva preso la mano e riusciva a procedere più spedito, ma dopo meno di venti minuti la cena sarebbe finita - il suo stomaco gorgogliò al solo pensiero - e gli mancavano ancora dieci pagine per raggiungere l'obbiettivo prefissato da Lykaion. Sempre più in stressato, sempre più affamato, e sempre con il polso più dolorante, Gaevriel cercò di andare il più veloce possibile. 
Qualcuno bussò alla porta.
"Non può essere già così tardi!" pensò Gaevriel, alzando gli occhi stanchi dall'ennesima pergamena. "Me ne mancano ancora cinque!" guardò l'orologio appeso sopra il piccolo camino acceso. "La cena non finirà prima di altri dieci minuti…" ma allora chi era che bussava?
Quando aprì la porta, si trovò davanti un viso affilato, i penetranti occhi grigi cerchiati da due lenti rettangolari. 
<< Signor Hausladen! >> esclamò, sorpreso di vedere il professore di Difesa Contro le Arti Oscure.
<< Buonasera, Gaevriel. Passavo di qui e ho pensato di venire a dare un'occhiata >> la voce dell'uomo era pacata e lo sguardo gioviale, ma a Gaevriel non tornava un dettaglio. "Passava di qui? Il suo ufficio è al piano superiore…".
Hausladen fece per entrare nella stanza e Gaevriel si spostò dalla soglia, per permettergli il passaggio. Il professore osservò le carte sulla scrivania, chinandosi a osservare la grafia fitta e un po’ affrettata del ragazzo.
<< Deve essere un compito molto noioso, eh? >> disse, strizzando un occhio. Puntò la bacchetta verso le pergamene ed esclamò: << Transfero! >>
In un attimo, buona parte dei fogli ancora bianchi si riempì di Antiche Rune. Gaevriel non riusciva a credere alla propria fortuna. << Grazie infinite, Professore! >> questo alzò una mano per schernirsi, fece apparire una seconda sedia proprio accanto a quella del ragazzo e ci si sedette, facendogli segno di accomodarsi. Gaevriel non se lo fece ripete due volte.
<< Non c’è di che. Spero solo che tu abbia imparato la lezione >> il ragazzo annuì. << In più, volevo approfittare di questi ultimi minuti prima della fine della cena, per essere sicuro di poteri parlare in privato >> Gaevriel ne fu sorpreso e compiaciuto, ma non proferì parola, limitandosi a restare in silenzio e ad ascoltare. << Non è ancora niente di certo, ma stavo pensando di dare a te e a tuo fratello qualche lezione supplementare. >>
<< Vuole insegnarci altro sulla Difesa Contro le Arti Oscure? >>
<< Non proprio, no… >> il professore sembrava restio a scoprirsi di più, come se si trattenesse dal rivelare troppo. << Sarà una forma di magia diversa. Molto diversa. >>
Lo sguardo penetrante di Hausladen nascondeva più di quanto il discorso lasciasse intendere. Gaevriel era pieno di domande: << Perché solo a me e ad Aron, professore? E come mai proprio adesso? Di che tipo di magia sta parlando? E… >>
<< Calma, ragazzo! >> l’uomo tornò ad assumere la sua solita aria giovale. << Te l’ho già detto: non c’è ancora niente di deciso. Dovrò parlarne prima con il Preside, non vorrei che qualche lezioncina supplementare andasse a infierire in qualche modo sul vostro rendimento scolastico. >>
A Gaevriel però non era sfuggito come Hausladen avesse glissato sulle sue curiosità. Prima di poter domandare ancora come mai fossero stati scelti proprio loro due, il Professor Lykaion entrò nell’ufficio, dalla porta lasciata aperta. Non sembrò sorpreso di trovarvi dentro anche Hausladen, il quale fece scomparire la propria sedia e si congedò: << Bron, credo noterai con piacere quanto il ragazzo si sia dato da fare. >>
Il professore raccolse il plico di documenti ricopiati. << Per la barba di Merlino, ben cinquanta pagine! Per lo meno non batti la fiacca, Ferrante. Bene, per oggi può bastare. Ci vedremo domani, al termine delle lezioni, e sabato subito dopo pranzo. >>
Gaevriel raccolse le sue cose e si diresse verso l’agognato letto, con un senso di verace curiosità che lo accompagnò per tutte le settimane seguenti.
 
 
 
 
 
   
 
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