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Autore: MM_White    20/12/2016    1 recensioni
Non mi ricordo quando è avvenuto esattamente, ma ad un certo punto eccomi è diventato eccoci.
[Everlark][Post-Mockingjay]
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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I take your bad days with your good
walk through   this   storm   I   would
I’d   do it   all   because   I   love   you
u n c o n d i t i o n a l l y .



 
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A Fredlove.
Lei capirà il perchè.
 


 
 
Mi sveglio all'improvviso e accanto a me a me il letto è vuoto. Accarezzo il lenzuolo freddo mentre gli occhi si abituano pian piano al buio.

 

Mi sento vuota quando lo è anche questa camera. Vuota, quando un incubo interrompe bruscamente il mio sonno e Peeta non è con me. Così scosto le coperte e appoggio la pianta dei piedi sul legno freddo del pavimento. Avrei delle pantofole ma Ranuncolo si ostina ad indispettirmi nascondendole ogni volta che se li ritrova davanti. Quindi mi rimane solo la vestaglia di mia madre, per difendermi dal freddo.

 

Fuori nevica e la vista del bosco è stupenda. Guardo i fiocchi posarsi sulle fronde degli alberi, tra i tronchi scuri. Io vorrei essere proprio lì. Scalza, al freddo. Solo lì. A volte vorrei perdermi in quel paesaggio. E forse raggiungerei il giaciglio, per poi sfiorare il tavolo dove vedevo spesso Prim aiutare la mamma con i pazienti.

Ma sarebbe troppo doloroso.

Non varco la porta della vecchia casa non so più neanche da quanto tempo.

 

Mi scosto dalla finestra ed esco dalla camera da letto.

Peeta non si allontana quasi mai da me, durante la notte, ma quando accade c'è solo un posto dove sono sicura di poterlo trovare. E quando lo raggiungo, e lo vedo accucciato nella cameretta tra Rosie e Darling, non riesco a trattenere un sorriso.


«Katniss, che spavento!» Mi dice dopo essersi accorto di me.

Non caccio più da una vita ma ho conservato lo stesso passo felpato che mi rendeva silenziosa tra i boschi.

«Pensavo saresti stato contento di vedermi.» Dico fingendomi offesa.

«Ma con quella vestaglia bianca sembravi un fantasma!»

Rido.

«Vuoi che me la tolga?»

«Se non indossi altro allora sì.»

«Peeta!» Lo rimprovero con aria indignata. «Ci sono i bambini!»

«Stanno dormendo...» Si giustifica lui soffocando una risata.

 

Rimango a guardarlo ancora un po', mentre accarezza con aria assorta alcune ciocche brune di Rosie. Poi, facendo attenzione a non svegliarla, gli si stende accanto. Io faccio lo stesso, accostandomi a Darling.

 

«Peeta?»

«Mh?»

«Tutto questo è reale, non è vero?»

«Sì, Kat, è tutto vero.»

«Alle volte non riesco a crederci...»

«Succede anche a me.»

 

Le lacrime mi annebbiano la vista.

Eccomi.

Cinque minuti fa mi sono svegliata in una stanza vuota e adesso mi ritrovo tra due marmocchi a parlare con mio marito.

Non mi ricordo quando è avvenuto esattamente, ma ad un certo punto eccomi è diventato eccoci.

Non sono più solo Katniss. Non mi sento più solo Katniss.

Io sono anche Peeta, che si aggrappa ai miei ricordi per non dimenticare i suoi.

E sono Rosie, e Darly, perche le loro vite dipendono ancora alla mia.

È per loro se i miei incubi perdono di consistenza, è per loro se respingo l'idea di perdermi per sempre nei boschi. Ed è per loro se ho ancora voglia di alzarmi dal letto.

 

Resisti, mi dico.

 

Consuma ancora un altro pasto, Katniss. Coltiva ancora un'altra pianta, manda giù ancora un'altra pillola, racconta ai tuoi figli un'altra storia.

Non devo aver paura se la vita mi riserva ancora un altro giorno, e ancora uno, e ancora uno...

Perché questi giorni sono preziosi. Mi infondono speranza.

 

Prima di addormentarmi di nuovo, guardo la mia famiglia un'altra volta. Sul viso di Rosie compare un breve sorriso.

Sta sognando.

E io mi sento felice perché so che non sarà mai costretta, un giorno, a rimanere in piedi davanti ad una piazza, circondata da una folla di bambini e ragazzi come lei.

Sono felice perché non dovrò mai vedere il terrore nei suoi occhi, attendendo che una mano estragga dall'ampolla un fogliettino di carta e sperando che non ci sia scritto sopra il proprio nome, o quello di suo fratello.

E sono felice perché ho capito che le nostre vite non si sono spezzate, in quei lontani giorni, ma solo piegate. Perché siamo vivi, e uniti, e perché possiamo imparare ad amare ancora.

 

Ha ragione Peeta.

Tutto questo è reale.
 

   
 
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