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Autore: missriddle98    20/12/2016    3 recensioni
Minerva Mcgranitt ha appena saputo della morte di Silente. Tutta la sua vita le scorrerà davanti. Non è mai stata se stessa.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minerva McGranitt | Coppie: Albus Silente/Minerva McGranitt
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Da VI libro alternativo
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L' aveva capito.
Aveva capito che lei sarebbe stata la prossima, ma non le importava. Stranamente non le importava.
Le lacrime cadevano calde su un volto ormai anziano ma che conservava ancora i segni di una bellezza perduta da tempo,ma  non era quella che la rendeva davvero speciale.
Minerva era sempre stata forte, fiera, austera.
Lui, la sua unica debolezza.
Lui,il suo punto di forza.
Si lasciò cadere lentamente. Non seppe quanto tempo ci mise, non seppe quanti minuti erano trascorsi ma lei era lì a terra, senza voglia, senza grinta, senza se stessa.
L'aveva sempre amato, gli era sempre rimasto accanto e ora più nulla aveva senso.
"Professoressa è morto, non ce l'ha fatta. E' stato Piton."
Voleva urlare,liberarsi di tutto ciò che aveva dentro, sbarazzarsi del suo sentimento represso.
Provava pietà per se stessa; per anni accanto a un uomo che le sapeva dare solo la sua stima.
Era furiosa. La stima ? Al diavolo la stima, al diavolo tutto. Era stufa, stufa di essere così forte, stufa di essere sempre impeccabile, stufa di essere così dotata, stufa di essere un pezzo di marmo di inestimabile valore ma freddo.
Perchè ? Perchè aveva deciso di andare avanti così ? Per lui.
La stimava, la ammirava la reputava brava, ed era così che lui l' aveva sempre preferita, che tutti l'avevano sempre preferita.
Ricordò quell' unica volta, l'unica volta in cui si era sbilanciata, in cui la sua anima di donna e di innamorata fosse uscita fuori.
Una carezza, un'unica carezza, una parola, una sola parola...  e il suo sguardo grave,i suoi occhi penetranti,l'azzuro che la avvolgeva.
"Non è saggio da parte tua Minerva."
Poche parole. Le erano bastate. Non poteva permetterselo.
Lei no. Lei era la forte, l'autoritaria, il muro Minerva Mcgranitt. Era e doveva essere solo questo.
Questo tutti si aspettavano da lei. E lei l'aveva accettato, per tanti anni aveva imparato a memoria il suo copione, aveva capito quale doveva essere la sua parte e aveva accettato la maschera che il mondo aveva voluto darle.
Ora lui era morto. Lui, artefice principale della sua maschera, lui regista della sua tragedia. Era morto e la maschera era calata, si era sciolta, come polverizzata, e la aveva lasciata lì, inerme. Senza di essa si sentiva insicura, in pericolo.
Stava impazzendo.
Aveva passato la maggior parte della sua vita cercando di essere come la volevano gli altri e soprattutto come la voleva l'uomo che disperatamente amava senza pensare a ciò che lei aveva sempre voluto.
Lei non era forte, non lo era mai stata. Era una debole. Aveva rinunciato a tutto, aveva rinunciato a se stessa, aveva da sempre finto di apprezzare la stima che lui le portava, ma lei la odiava. Era una donna anche lei. Era una donna, era fatta di carne e sangue e aveva un cuore.
E si fece sentire quel cuore. Minerva lo sentiva battere forte, un battito sofferente furioso. Un cuore mai appagato, un cuore mai curato, un cuore che era stato completamente dimenticato.
La disperazione la assalì. Cadeva sempre più giu, in un vortice.
Toccava il fondo.
Non poteva risalire.
Ansia, angoscia.
Non poteva respirare.
Non poteva fare nulla.
Oppressione.
Il suo volto.
"Non è saggio da parte tua Minerva", "Non è saggio da parte tua Minerva", "Non è saggio da parte tua Minerva" , le parole rimbombavano.
" Non è saggio da parte tua...". " Minerva, non è saggio, " Da parte tua", "Non è saggiooo...."
L'eco della sua voce.
Basta.
Non avrebbe fatto ciò che è saggio, non avrebbe fatto la cosa giusta, non le importava, non voleva più fare ciò che bisogna.
La sua faccia le apparve innanzi agli occhi. Quello sguardo grave. Lo odiava, odiava tutto di lui. Non le importava, non le importava nulla.
Al diavolo Voldemort, al diavolo Hogwarts, al diavolo Potter e la sua cicatrice. Lentamente si alzò, si avvicinò allo specchio più vicino, guardò il suo riflesso.
Le lacrime colavano pesantemente su quel volto così duro, su quelle rughe così crudeli.
Uscivano fuori da quegli occhi sofferenti che nessuno aveva mai saputo decifrare.
E poi si sciolse i capelli.
Un senso di libertà mai provato prima le piombò addosso, si sentiva più leggera.
Sapeva esattamente cosa fare, era ciò che realmente voleva. Una luce folle le attraversò gli occhi, se ne accorse e ne fu felice.
Uscì.
Si avviava verso la torre di astronomia, era ancora in vestaglia.
Si aggirava per il castello in vestaglia, a piedi nudi e con i capelli sciolti, non incontrò nessuno.
Poi salì, salì in cima alla torre di astronomia.
Erano tutti lì. Studenti e professori erano accorsi sul luogo, guardavano tutti il prato e il suo corpo orami vuoto.
Poi tutti cominciarono a rivolgere lo sguardo verso di lei.
Non vedeva l' ora. I loro sguardi. Questo voleva vedere. I loro sguardi.
Erano tutti increduli.
Era lì in vestaglia e scalza. I lunghi capelli orami grigi le ricadevano spettinati sulla schiena e le lacrime le solcavano il volto.
Lo sguardo era folle.
Silenzio.
Poi si levarono delle grida: " Bloccatela sarà sotto la maledizione Imperius",  "Non è lei ,idioti, qualcuno avrà preparato la pozione polisucco, è un Mangiamorte." "Non è la professoressa Mcgranitt, fate attenzione".
Lei intanto gioiva. Una gioia mai provata prima. Una gioia malata ma lei non se ne accorse.
Nessuno le si avvicinò. Neanche quando si avviò verso il parapetto della torre e ci salì sopra.
Nessuno parlava.
Erano spaventati da lei, non per lei, continuavano a gridare che era un'impostora.
E lei rise, rise di gusto.
Poi lo vide,il suo volto.
"Non è saggio,Minerva."
Non rise più. Si concentrò su quel volto che aveva tanto amato e lo odiò. Lo odiò come non aveva mai odiato nulla in vita sua.
"Vai all'inferno Albus !"
Saltò.
L' oscurità l'avvolse per sempre.

   
 
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