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Autore: crazy lion    22/12/2016    6 recensioni
Attenzione! Spoiler per la presenza nella storia di fatti raccontati nel libro di Dianna De La Garza "Falling With Wings: A Mother's Story", non ancora tradotto in italiano.
Mancano diversi mesi alla pubblicazione dell’album “Confident” e Demi dovrebbe concentrarsi per dare il meglio di sé, ma sono altri i pensieri che le riempiono la mente: vuole avere un bambino. Scopre, però, di non poter avere figli. Disperata, sgomenta, prende tempo per accettare la sua infertilità e decidere cosa fare. Mesi dopo, l'amica Selena Gomez le ricorda che ci sono altri modi per avere un figlio. Demi intraprenderà così la difficile e lunga strada dell'adozione, supportata dalla famiglia e in particolare da Andrew, amico d'infanzia. Dopo molto tempo, le cose per lei sembrano andare per il verso giusto. Riuscirà a fare la mamma? Che succederà quando le cose si complicheranno e la vita sarà crudele con lei e con coloro che ama? Demi lotterà o si arrenderà?
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo. Saranno presenti familiari e amici di Demi. Anche per loro vale questo avviso.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Joe Jonas, Nuovo personaggio, Selena Gomez
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Ultimo aggiornamento prima delle vacanze di Natale e degli esami. Come vedrete non sarà un capitolo allegro, affatto. Ci vorrà tempo perché le cose migliorino.
Buona lettura!
Sperando che, per tutti voi, il Natale sarà sereno e il nuovo anno pieno di sorprese e serenità, vi do appuntamento a marzo. Non so esattamente quando aggiornerò, comunque il prima possibile.
Grazie a tutti coloro che leggono questa storia e alle ragazze che la recensiscono. Mi fate felice!
crazy lion
 
 
 
 
It's heavy on my heart
I can't make it love
It's heavy on my heart
I can't find my way home
(Anastacia, Heavy On My Heart)
 
 
 
 
 
 
65. DIRE BASTA
 
Nei giorni seguenti, quella sofferenza non fece che crescere e crescere a dismisura. Andrew mangiava sempre meno, ormai non sentiva neanche più lo stimolo della fame. Non rispondeva più alle telefonate di Demi, né alle numerosissime persone che bussavano alla sua porta. Soffriva così tanto che non si sentiva nemmeno più in colpa per le persone che stavano male per lui. Era egoista? Sì,  forse, ma a volte nella vita soffriamo così tanto che proviamo questo sentimento escludendo gli altri dal nostro presente, dall'esistenza che stiamo conducendo; non lo facciamo con cattiveria, non ci rendiamo quasi nemmeno conto di starle facendo preoccupare. Semplicemente, soffriamo così tanto che l'unica cosa che abbiamo la forza di fare è concentrarci solo su noi
stessi.
In una di quelle serate il dolore fu troppo grande per poterlo sopportare ancora. Andrew era sfinito, fisicamente e psicologicamente, ormai sentiva di non poterne più.
"Basta" disse. "Mi arrendo."
Era in cucina e rimaneva immobile, davanti al tavolo. Aveva un coltello nella mano destra. Era il più affilato che possedeva. Lo tenne più stretto e sollevò la maglietta con l'altra mano, poi se lo puntò al cuore. Lo avvicinò pian piano fino a toccare con la punta la zona del cuore. Sarebbe bastato solo spingere il coltello e si sarebbe pugnalato. Solo qualche tempo prima quel pensiero non l'avrebbe nemmeno sfiorato. Non aveva mai pensato di farla finita ed era da tanto che non si tagliava più. Si era pentito di quei gesti, credeva di aver superato il periodo nel quale aveva pensato che farsi del male sarebbe stata la migliore soluzione, ma in tale momento tutti quegli orribili pensieri erano ritornati, addirittura peggiorati. Non pensava a nient'altro se non al suicidio. Non ricordava nessuna voce, né alcuna persona: né Carlie, né Demi, né le bambine, nessuno. Se l'avesse fatto, probabilmente sarebbe riuscito a riflettere sul dolore che avrebbe provocato alla sua fidanzata e alle piccole se se ne fosse andato e si sarebbe fermato, ma evitava di pensarci proprio per questo. Lui non voleva fermarsi.
In quel momento il coltello gli cadde di mano e fu allora che Andrew ritornò improvvisamente alla realtà. Quel momento di follia passò e si rese veramente conto di ciò che stava per fare. Come aveva anche solo potuto pensare di farla finita?
Prese il coltello e salì in bagno. Il pensiero di uccidersi sparì solo per un attimo. Voleva tagliarsi, ne aveva bisogno, in quel momento sentiva che era l'unico modo per scacciare il dolore, ma anche farla finita per sempre.
Udì una voce dentro di lui che gli diceva:
"Sì, fallo, è la cosa migliore. Non lo vedi? Ora che tua sorella non c'è più tu sei un uomo distrutto. Da quando se n'è andata non vivi più. Quella che stai vivendo si può ancora considerare vita? No. Allora tagliati, tagliati e tagliati, come facevi una volta, perché poi, te lo assicuro, ti sentirai molto, ma molto meglio. In fondo sai che vuoi suicidarti. Non fermarti. Credimi, stai facendo la cosa giusta."
Non sapeva se quelli fossero i suoi pensieri o se si trattasse della voce del dolore. L'unica cosa di cui era certo era che aveva ragione. Lui era vivo, sì, perché respirava, ma il suo cuore e la propria anima erano morti; e quando una persona si sente così, a volte pensa di non essere più degna di vivere. Era ciò che pensava lui. Spense i pensieri e le emozioni, o perlomeno ci provò. Non doveva pensare a niente e a nessuno altrimenti, lo sapeva, si sarebbe fermato.
Prima di tutto, c'era una cosa che voleva fare.
Andò in camera, si avvicinò ad uno stereo che teneva sul comodino e lo collegò alla presa di corrente, poi prese un CD dei Radiohead che teneva lì accanto, accese la radio e mise la canzone che desiderava. Gli piaceva e voleva ascoltarla prima di quanto sarebbe successo.
In a little while
I'll be gone
The moment's already passed
Yeah it's gone
And I'm not here
Spense il tutto quando il cantante, del quale non ricordava il nome, terminò quell'ultima frase.
Amava quella canzone, triste ma bellissima. Adorava il suo arrangiamento. La musica, soprattutto all'inizio, quando il cantante cominciava a cantare, sembrava un lamento, un pianto di una persona. Era straziante, ma allo stesso tempo meraviglioso.
In quel momento pensò a Demi. Si era ripromesso di spegnere le emozioni, ma per un attimo, un solo, breve istante, le riaccese. Come poteva dirle addio? Lei era stata la sua migliore amica da una vita e adesso era la sua fidanzata. Non poteva, ma doveva, era la cosa giusta.
Scrivile una lettera pensò.
Scese in cucina ignorando i suoi gatti che miagolavano, prese carta e penna , si sedette e, con mani tremanti, iniziò a pensare a cosa scrivere. Sapeva che dirle addio sarebbe stato difficilissimo, ma doveva riuscirci, in un modo o nell'altro.
 

Demi, mio dolcissimo amore,
non sai con quanto dolore ti scrivo questa lettera.
Quando la leggerai, io forse non ci sarò più.

Sto per tagliarmi, Demi, di nuovo. Sì, ci sono ricascato, purtroppo, ma stavolta non per stare meglio, per uccidermi. Lo so, è brutto dirlo così, ma è la verità. Non ne posso più, ho perso ogni speranza e non trovo un senso da dare alla mia vita.

Vedi, io non sono forte. Non sono come te. Dio, vorrei avere almeno metà del coraggio che hai tu, ma ognuno è fatto com'è fatto e io, lo ammetto, sono un debole. Non lo dico per fare vittimismo o lamentarmi - sai che non è da me comportarmi a questo modo -, è così e basta.

Non so se morirò o no, ma in ogni caso sappi che non sto per fare questo per colpa tua. Non è di nessuno  di voi, ma solo mia. Sono io che non riesco più a sopportare un dolore tanto lacerante e non voglio essere un peso per nessuno. Non voglio contagiarvi con la mia sofferenza e la mia tristezza.

Non dimenticare che ti amo.
Vorrei che questo amore mi desse la forza per lottare, restare qui e continuare la mia vita, ma purtroppo non ce la posso fare, non più. Ci ho provato, Demi, con tutte le mie forze, ma non ci riesco… No, non è vero. Questa è una cosa che dico a me stesso per non sembrare uno che scappa dai problemi. Non credo che farla finita sia uno scappare dalle difficoltà, ma solo un mezzo di togliersi di dosso, completamente e definitivamente, una sofferenza troppo grande, che decide di utilizzare chi non ce la fa più. In questo periodo non ho praticamente nemmeno provato a reagire. Un po' perché non riuscivo e in parte perché nemmeno lo desideravo. C'era un po' di forza in me, ma evidentemente non abbastanza; così ho iniziato ad arrendermi e ad isolarmi sempre più, fino ad arrivare a questo punto.
Ricorda che sei una persona fantastica, dolcissima e che hai un animo generoso. Sei sensibile e dai alle tue figlie un amore incondizionato. Questi sono alcuni tra i mille e mille motivi per i quali ti amo. Io ti amo, Demi, con tutto il mio cuore e la mia intera anima, completamente e sinceramente e so che tu provi la stessa cosa per me; ma non posso costringerti a starmi vicino quando io mi sento così male. Non voglio che tu mi veda in questo modo. Ti amerò per sempre e non ti lascerò mai, nemmeno se andrò lassù.

Da quando Carlie è morta ho la sensazione di essere così piccolo in confronto al resto del mondo. E' tutto troppo grande e la vita scorre molto in fretta, come una macchina infernale. Io, come tutti, ci sono sopra, ma rischio di cadere perché non riesco a starle dietro. Per questo mi taglio, perciò non vedo altra via se non quella di farla finita o di tentare, per tale motivo forse me ne andrò.

Demi, amore della mia vita, non ti dimenticherò mai. Non scordarti di me, te ne prego!
Per me sei la persona più importante al mondo, anche più di mia sorella o di qualsiasi altro. Mi hai saputo ascoltare e aiutare come nessun altro ha mai fatto; ed io ti ho aperto pian piano il mio cuore senza paura, per la prima volta dopo tempo. Ora, però, è troppo tardi. Nessuno può aiutarmi, nemmeno io stesso riesco a darmi una mano; e se non siamo noi i primi a combattere contro i demoni che attaccano il nostro cuore, è finita.
Forse questa lettera ti risulterà banale, Demi, ma volevo esprimerti i miei sentimenti, dirti tutto e spiegarti il perché del mio gesto.
Se puoi, non piangere per me. Mi farebbe troppo male. Continua invece a sorridere e ad illuminare le giornate di chi ti vuole bene, come hai sempre fatto con le mie.
Ti amerò per sempre, luce dei miei occhi!
Andrew
 

Mise il foglio davanti alla porta di casa, un po' sotto il tappeto affinché non volasse via, così chiunque fosse entrato l'avrebbe trovato.
Ora era pronto.
Tornò in bagno e prese in mano il coltello. Fece un piccolo ma profondo taglio, poi continuò e continuò, prima su un polso e poi sull'altro, in seguito salì un po'' più in alto, tagliando sempre l'avanbraccio. Uno, due, tre, quattro, infiniti tagli, erano talmente tanti che non riusciva più a contarli. Gli faceva sempre più male tagliarsi. Singhiozzava per il dolore psicologico e fisico. La lama era fredda, ma mai quanto il gelo che sentiva in lui. Il dolore provocato dai tagli, invece, sembrava un fuoco. Bruciavano da morire. Tutto questo gli faceva scorrere piccoli brividi lungo il corpo. Dopo qualche minuto lasciò andare il coltello nel lavandino e, sentendosi stanco, si distese sul pavimento. Il sangue, che all'inizio usciva goccia dopo goccia, ben presto iniziò a fuoriuscire in maniera costante, ma sempre più forte. Ad Andrew girava la testa e si sentiva sudare. Non si era mai tagliato così tanto, nemmeno quando era stato autolesionista.
"Ho esagerato" si disse. "Soprattutto, sono stato un deficiente."
Ora, solo ora se n'era reso conto, ma era troppo tardi. In realtà non pensava che coloro che si autolesionavano fossero deficienti, ma se lo disse per far capire alla sua mente di aver sbagliato. Sì, era stato un errore del quale, però, non si pentiva, almeno non totalmente.
Sapeva che, se l'aveva fatto, era stato perché il dolore era stato troppo da sopportare. Chi si fa del male, o tenta il suicidio, o riesce a morire davvero, non lo fa mai per farsi vedere, né a cuor leggero o battendo le mani. No! Lo fa perché non riesce più a trovare un senso alla propria vita, in niente, in nessuno, perché non ha più speranza.
Provò ad alzarsi, ma quando fu in piedi barcollò e cadde, in ginocchio. Nonostante il dolore e il sangue che continuava ad uscire riprovò a sollevarsi e stavolta ci riuscì. Voleva andare a chiamare un'ambulanza raccontando ciò che aveva fatto. Aveva sbagliato, in parte se ne pentiva e desiderava salvarsi, non per se stesso ma per chi lo amava. Stava facendo pensieri contrastanti, sì e se ne sarebbe reso conto se fosse stato completamente lucido. Forse non era ancora troppo tardi; ma mise male un piede e batté la testa sul pavimento del bagno. Poi il nero lo avvolse.
 
 
 
credits:
Radiohead, How to disappear completely
   
 
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