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Autore: _Trixie_    23/12/2016    6 recensioni
Un capitolo al giorno, dal primo al venticinque dicembre, su Emma e Regina alle prese con il Natale. Anzi, con un doppio Natale: quello presente, nei giorni dispari, e quello passato, nei giorni pari.
(I capitoli saranno molto, molto brevi).
Buona lettura e buon Natale.
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dicembre, 23
 
 
 
 
 
This is the holiday you're with the family
We put aside our differences and let it be, oh
Oh, how much fun it is to give and to receive
This time of year, love is all we need oh
-  Christmas time
 
 
 

Emma non era ancora entrata.
Aveva detto ai suoi genitori e al piccolo Neal di precederla e che li avrebbe raggiunti nel giro di pochi minuti, giusto il tempo di schiarirsi la mente con una passeggiata, ma Emma non era ancora entrata.
La sala doveva ormai essersi riempita.
Emma aveva visto da lontano gli invitati entrare uno ad uno, finché, camminando, il municipio era scomparso. Si era dovuta fermare, però, nei pressi del bosco. Perché quelle scarpe che già la stavano uccidendo avrebbero decisamente finito il loro lavoro in pochi secondi se si fosse avventurata tra gli alberi anche solo per pochi metri.
Emma sospirò.
Non era il fatto che volesse evitare Regina.
Al contrario.
Emma avrebbe voluto incontrarla.
E parlarle, magari.
Ma non era sicura che questo fosse anche quello che voleva Regina.
Era stata Emma ad andarsene e ora, forse, probabilmente, Regina non voleva saperne nulla di lei.
Quel saluto del sindaco, fuori dal negozio di alimentari, poteva essere stato un semplice saluto di cortesia, dopotutto. In fondo, Regina era così e l’educazione era importante.
E poi c’era sempre una piccola, piccola possibilità che Regina non si fosse presentata sola, quella sera, ma con qualcuno.
Qualcuno di cui, magari, Regina si era innamorata.
Qualcuno di cui, magari, Regina si stava innamorando.
Qualcuno di cui, magari, Regina era disposta ad accontentarsi, perché Emma l’aveva lasciata, quel giorno di Natale dell’anno prima.
E Regina aveva avuto trecentosessantaquattro giorni per convincersi che Emma non sarebbe mia più tornata, di certo non per lei.
Emma scosse la testa.
A Boston era stato facile ignorare tutto quanto. Era stato come mettere tutto quanto in pausa. Dove per tutto quanto Emma intendeva Regina.
Ma ora era tornata… a casa.
Ed era come se nulla fosse cambiato.
La foresta che costeggiava Storybrooke rimaneva tanto tetra quanto affascinante, la casa dei suoi genitori era sempre troppo affollata per i suoi gusti, Granny non aveva cambiato i prezzi, fissi dai primi Anni Ottanta, Henry era ancora un bambino agli occhi di Emma e a quelli di Regina, Regina, già, di Regina Emma era innamorata.
La ragazza sussultò violentemente quando il telefono nella tasca della giacca vibrò.
Lo prese, quasi sperando si trattasse di Regina.
Sorrise comunque, quando lesse il messaggio, anche se non si trattava di Regina.
Ti stiamo aspettando tutti, Emma, ma proprio TUTTI. Dove sei finita?, aveva scritto Henry.
 

 
***
 

La vide entrare.
Da quella stessa porta da cui se ne era andata un anno prima.
E, per poco, Regina non lasciò cadere il bicchiere di champagne che aveva in mano.
Ma solo perché questa volta Regina non aveva alcuna scatolina e poteva concentrarsi sul bicchiere.
Prese un respiro profondo, la testa leggera e non certo per l’alcol.
Gli occhi di Mary Margaret e David, con cui stava parlando, si fissarono immediatamente su di lei, mentre Henry si limitò a metterle un braccio intorno ai fianchi, quasi volesse sostenerla.
Tuttavia l’espressione di Regina non mutò, seppure impallidì, e su sul volto rimase quella maschera di cortese grazia che aveva imparato a indossare da quando Emma se ne era andata.
Si impose di non guardare in direzione della ragazza, che stava scandagliando la sala con lo sguardo, probabilmente in cerca dei suoi genitori.
«Scusate» disse Regina, alzando appena il bicchiere di champagne, quasi vuoto, a voler indicare che si allontanava per prenderne un altro.
«Vuoi che ti accompagni?» domandò prontamente Henry.
«Posso venire anche io?» urlò il piccolo Neal, al fianco di Snow.
«No, Neal, perché non vieni a ballare con la mamma?» intervenne Mary Margaret, notando lo sguardo del sindaco.
«Ma io voglio ballare con Regina!» protestò il bambino, con lo stesso tono che aveva usato Emma quando il sindaco aveva provato a negarle un ballo, l’anno scorso.
«Dopo balleremo io e te» disse Regina, avvicinandosi per accarezzare i capelli di Neal. «Promesso. Tu però aspettami» aggiunse, fingendosi severa.
E Neal annuì, battendo le mani.
Dopo un breve cenno a Henry, Regina si allontanò.
 
 
***
 
 
«Regina».
Il sindaco si irrigidì, appoggiata al tavolo dove attendeva che le servissero il bicchiere di champagne che aveva chiesto.
La voce proveniva dalle sue spalle, ma Regina l’aveva riconosciuta, perché l’avrebbe riconosciuta ovunque, anche in quell’inferno di brillantini che erano le decorazioni di Snowhite.
Voleva vederla?
Sì, Dio, certo che voleva.
E tuttavia Regina era paralizzata.
Il fatto che lei fosse lì, aveva per Regina la stessa consistenza di un sogno.
Aveva sperato a lungo che tornasse.
E ora?
Ora che era tornata, se ne sarebbe andata di nuovo?
«Lo champagne, signor sindaco» disse la cameriera, porgendole il bicchiere. Regina lo prese.
Il vetro era freddo.
Sospirò.
Poi si voltò verso Emma. 



 
   
 
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