Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: CaperucitaVerde    23/12/2016    4 recensioni
Justin ha 17 anni, è bello, intelligente, determinato ed ha successo in tutto. È un ragazzo molto popolare che ama divertirsi e stare con gli amici, ma l’arrivo di Alyssa scombussola un po’ le cose. Alyssa è bella ma è anche molto strana e misteriosa e quando i due fanno amicizia lei aiuta Justin ad aprirsi ma di sé dà pochissime informazioni e Justin non capisce il motivo.
AVVISO:Questa storia l'ho scritta un po' di tempo fa, ma non l'ho mai finita, purtroppo la pubblicai con un altro account di cui ho dimenticato la password, spero vi piaccia
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio, Pattie Malette
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Pic-Nic

La nostra relazione di chimica era appena iniziata e già non ne potevo più. Quella ragazza era pazza, mi aveva portato in un azienda di non so che e, dopo aver indossato i suoi stupidi occhiali da sole, iniziò a salutare tutte le persone che passavano davanti a lei. Forse ero cattivo a definirla pazza, ma era strana forte.
-Di solito i pic-nic si tengono all’aperto-precisai con un tono infastidito.
-Oh davvero?! E dov’è scritto? Nel libro ufficiale dei pic-nic?- mi domandò lei continuando a sogghignare.
Eravamo entrati in quell’enorme edificio tutto grigio e subito provai un senso di malinconia, quel posto era grigio, privo di ogni tipo di colore, persino le facce delle persone che ci lavoravano avevano un colorito che definirei “malaticcio”. Tutto mi faceva sentire maledettamente a disagio, lì parlavano di pratiche, contratti e altre cose a me sconosciute. Quello strano senso di grigiore faceva sentire anche me privo di colore e fu proprio in quel momento che mi resi conto che mentre tutto era privo di colore, il rosso dei capelli di Alyssa sembrava essere più acceso, lei non avrebbe mai fatto parte di un mondo simile a quello in cui eravamo appena entrati, lei era davvero troppo colorata, probabilmente in mezzo a tutto quel grigio tutti si sarebbero sentiti a disagio, ma lei no; lei sprizzava gioia e colore da tutti i pori, era l’unica macchia di colore su quella tela grigia e vuota a cui presto mi sarei aggiungendo anche io.
Camminammo per un lungo corridoio per poi entrare in un ascensore, provavo angoscia nello stare lì dentro, se qualcuno ci avesse chiesto qualcosa? Non stavamo facendo nulla di male questo è vero, ma non dovevamo stare lì. Alyssa  invece, era tranquillissima continuava a sogghignare. Come faceva a sentirsi a suo agio?  Conosceva il posto? O  si stava avventurando in un posto che non conosceva? Mille domande si mescolavano in testa e non riuscivo a trovare nessuna risposta. Alyssa era strana, e lo ero anche io dato che la seguivo. Quando l’ascensore si svuotò Alyssa mi domando:- A che piano andiamo?-
Io rimasi sconcertato, e da quella domanda riuscì a capire che lei, anzi entrambi, ci stavamo avventurando in un luogo triste e sconosciuto.
-Pensavo che sapessi dove stessimo andando!-
-No- mi rispose con grande tranquillità –Stiamo scoprendo nuovi orizzonti!-
Non le risposi, e lei premette il pulsante del sesto piano. Proprio mentre le porte si stavano chiudendo salirono due uomini con indosso il classico completo da ufficio tutto grigio.
-Sarà pronto il nostro  assegno?- mi domandò all'improvviso.
Non sapevo di cosa stesse parlando, non avevo capito niente in quel momento, ma quando provai ad aprire la bocca per chiederle spiegazioni m’interruppe: -Non guardarmi così! Anche io sono molto arrabbiata. È proprio uno schifo, sono passati 3 mesi dall’incidente.-
In quel momento riuscivo a provare solo rabbia per Alyssa, mi stava portando in un posto da lei sconosciuto e stava anche mettendo in scena una stupida commedia che purtroppo non faceva ridere a nessuno.
Appena uscimmo dall’ascensore le sussurrai con un tono piuttosto arrabbiato :-Riportami subito a scuola.-
Alyssa si girò di scatto e ci ritrovammo ancora una volta faccia a faccia con i nostri nasi che si sfioravano e sarcasticamente disse -Oh si torniamo in biblioteca e finiamo la relazione nel posto giusto, come fanno tutti quanti.-
Abbandonò subito il mio sguardo per guardarsi intorno, si soffermò a guardare in fondo al corridoio dove si trovava una specie di sala di riunioni, era vuota e  si volto ancora una volta per guardarmi dicendomi: -Qui ci vuole un po’di scena!-
Non riuscì a capire a cosa si riferiva finché non mi diede un calcio sul ginocchio e mi sussurrò: zoppica un po’
Il dolore che provai quando mi diede quel calcio era indescrivibile , mi aveva fatto davvero tanto male e non riuscivo a muovermi.
-Quanto odio il signor Robinson! Sono passati 3 mesi dall’incidente e ancora non ci manda quel cavolo di assegno!-
Guardai sconvolto Alyssa, questa era una truffa, voleva guadagnare dei soldi mettendo in scena un incidente. Era una cosa davvero spregevole che però non mi sarei mai aspettato da lei. Entrai nella sala vuota trascinato da quella pazza che mi stava mettendo davvero in un bel casino.
-Stai mettendo in scena una truffa! Ma sei impazzita?-
Ero scioccato ma allo stesso tempo impaurito dato che ogni secondo che passavo in sua compagnia mi rendevano un suo complice. Sarei andato in carcere e la mia vita si sarebbe sgretolata in pochi secondi! Alyssa però iniziò a ridere di gusto e il suo volto si tinse di un rosso simile ai suoi capelli.
-Davvero credi che io sia in grado di tuffare qualcuno?- mi chiese tra una risata e l’altra mentre si accomodava su una grande poltrona nera. –Io non truffo, sono solo una ragazza fantasiosa che vuole divertirsi in tante mille avventure diverse e sorprendenti!-
La cosa mi fece ridere, tutta quella situazione mi fece ridere e da quel che ero riuscito a capire faceva ridere anche lei che subito mi invitò a sedere sulla poltrona accanto alla sua ed io accettai. Appena mi sedetti aprì il quaderno chi chimica perché pensavo che avremmo continuato la nostra relazione, ma mi sbagliavo. Seduta al mio fianco avevo lei, intenta a tirar fuori dalla sua borsa diversi tipi di caramelle e merendine. Rimasi colpito quando prese una merendina ripiena di crema al latte e un bastoncino di liquirizia; aprì la merendina ed usando la liquirizia come cucchiaio iniziò a mangiare tutto il suo ripieno. Appena si accorse che la stavo fissando me ne offrì un po’, ma io rifiutai dato che mi sembrava un qualcosa di abbastanza disgustoso e soprattutto infantile. Tra un morso ed un altro iniziò a spiegarmi quel rapporto molecolare di cui mi parlava prima nel parcheggio di quell’azienda, io intanto continuavo a prendere appunti, non potevo assolutamente distrarmi perché stavo finalmente capendo quella strana roba di chimica. Lei dettava ed io scrivevo, entrambi eravamo occupati e concertati ma ad un tratto lei si blocco e mi chi chiese: -Un giorno lavorerai in un posto come questo?-
-Oddio no!-
Le risposi con un tono un po’ disgustato come se mi avesse offerto delle rane fritte o cose del genere, ero disgustato al pensiero di dover buttare tutta la mia vita in un posto così noioso. –Mia madre lavora in un posto così- aggiunsi subito dopo; rimasi sconcertato da ciò che avevo appena detto. Non era di certo un segreto il lavoro dei miei genitori, ma non essendo abituato a parlare della mia famiglia con i miei amici, escluso Ryan, figuriamoci con lei che conoscevo soltanto grazie ad una stupida relazione.
-Mamma Bieber… Rappresentante? Ragioniera? Pescatrice Norvegese?-
-No, è in una compagnia telefonica. Non sei brava a leggere la mente- dissi sorridendole
-Non mi sono concentrata abbastanza- esclamò poggiando la sua mano destra sulla mia testa e chiudendo gli occhi fingendo di trovarsi in una sorta di stato di trans.
-Lavora in un ufficio tra montagne di carta che sposta da una parte all’altra. Lei odia il suo lavoro! Alla tua età sognava di andare ad Harvard, ma non è stata accettata, quindi ha riposto tutte le sue speranze in te riuscendo a convincerti che è la cosa più giusta: Justin Bieber il principino di casa che ama stare al centro dell’attenzione. Lui sperava di non dover giocare a basket e studiare tutto il tempo, ma è la cosa più giusta da fare! Come sto andando?-
Rimasi in silenzio, non riuscivo a credere alle sue parole, aveva ragione su tutto, da mia madre a me. Non riuscì a proferì parola e allora presi anche io una bacchetta di liquirizia e la immersi nella crema al latte della merendina e lo assaggiai, era molto buono.
Alyssa mi guardava con occhi incuriositi, forse aveva capito che mi sentivo a disagio, ma non ebbe il tempo di parlare che entrò una donna bassa e in carne di circa 50 anni con una cartellina marrone tra le mani.
-Posso aiutarvi?- chiese con un tono molto acido ma con lo sguarda molto curioso.
Ci aveva scoperti, il nostro pic-nic era giunto ormai alla fine e noi ci trovavamo in un bel casino. Non dovevamo essere lì e quella donna lo sapeva benissimo.


Ed ecco un nuovo capitolo di questa mia storia! Spero vi piaccia, bhe in ogni caso fatemi sapere una vosta opinione così da poter corregere ogni mio evenutale errore. Un grande bacio
-Selene
   
 
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