E sembrerà Natale sempre
La corona d’oro gli
scivola un po’ sulla fronte e lo fa scoppiare a ridere, il calice pieno a metà,
frizzante di bollicine: champagne. Alle feste di suo padre non si beve altro,
solo champagne.
Esattamente dall’altra
parte della grande sala addobbata di rosso ed oro c’è
lui, vestito di un elegante abito nero da cameriere, la cravatta sottile e la
camicia bianca: vista da lontano sembra di un’ottima stoffa, al tatto, però,
pare più semplice cotone. È per il budget del servizio catering, uno di quelli che
taglia un po’ sulle divise ed investe nella qualità del cibo.
Arthur sa di che materiale è la camicia di
Merlin, lo sa perché l’ha toccata con l’indice ed il medio, poi col pollice
passandola tra le dita mentre posava la bocca sulla sua e lo baciava con
passione nascosti nella cantina dove Uther tiene le scorte di quelle bottiglie
tanto costose. Si erano sfiorati e baciati a lungo, toccandosi e sfiorandosi
con dolcezza ed amore mentre la festa organizzata per la Vigilia di Natale
andava avanti al piano sopra.
Adesso che Arthur si
sistema la corona sul capo, ride ancora. Forse avrebbe dovuto bere un po’ meno
o magari evitare di farlo a stomaco vuoto, però vedere Merlin, lì, mentre
volteggia tra un ospite e l’altro servendo tartine ed alcolici, lo inebria di
felicità. Probabilmente non è solamente ubriaco di champagne ma anche d’amore.
Appoggiando il calice
ormai vuoto su uno dei vassoi che gli vorticano attorno, Arthur si avvia con
passo deciso verso Merlin che sta offrendo del caviale ad una vecchia donna ben
vestita. Lo nota, Arthur, che l’altro fa mezzo inchino quando lo vede arrivare
fasciato nei suoi pantaloni scuri e nella camicia costosa e nota anche che gli accenna
un sorriso ed ammicca verso la corona.
“Sire, cosa posso
offrirvi?” gli domanda con una luce particolare negli occhi blu cercando il suo
sguardo. Avendo trovato la sorpresa –un simbolico anello- nascosta in una
grande torta, Arthur è diventato il principe della festa natalizia.
Sentirlo ridere lo
rimette al mondo: accade da circa tre anni, da quando i loro percorsi si sono
irrimediabilmente intrecciati sotto i freddi fiocchi di neve di gennaio. La sua
risata ha la capacità di aggiustargli il cuore, di farlo sentire più leggero,
cancella ogni pensiero e lo fa con più insistenza da quando si sono innamorati,
nell’estate caldissima dello stesso anno dell’incontro.
“Basta champagne” decreta
il biondo scostandosi un ciuffo dagli occhi leggermente offuscati dall’alcool
“vorrei solo sapere tra quanto il mio servitore sarà a casa. A casa nostra.”
Merlin sorride, si umetta
brevemente le labbra senza mollare un attimo il suo sguardo. Vorrebbe lanciare
il vassoio per aria e far spaccare i bicchieri di cristallo, magari anche
rovesciare qualcosa sulla testa di quel vecchietto petulante che si è lamentato
per l’affumicatura del salmone per dieci minuti.
“Tardi, principe. Sapete
bene che dovrò rimanere fino all’esaurimento della festa” spiega mentre Arthur
riesce solo a pensare quanto sia assolutamente sensuale sentire parlare Merlin
con quel tono, con quella forma di cortesia che gli fa stringere lo stomaco in
una morsa di eccitazione.
“Un tale peccato…” scuote
la testa Arthur lasciando scivolare la lingua sulle labbra in un’onda che gli
occhi di Merlin seguono con attenzione, un brivido voglioso lungo la schiena.
Solo un attimo. Un lungo
attimo.
“Penso che il servizio
sia finito” decide d’impulso il moro deglutendo a fatica: dopo quasi tre anni
di amore si desiderano ancora come il primo giorno, come la prima volta in cui
si toccarono con paura ed inesperienza.
Escono di fretta, i cappotti
allacciati fino alla gola, le dita intrecciate, i piedi che affondano nella
neve alta ed i fiocchi che gli bagnano i capelli. Quasi arrancano fino all’auto
di Arthur, ha nevicato molto ma per fortuna le strade sono sgombere e mentre
guidano in un silenzio rilassato, qualche canzone di Natale alla radio, la
mano di Arthur si posa sul ginocchio dell’altro.
Ad un semaforo rosso,
Merlin sorride e raddrizza la corona sulla testa di Arthur.
La stessa corona che
un’ora dopo scivola via, a far compagnia ai vestiti sul caldo parquet della
loro nuova casa.
***
In una Vigilia di Natale
malinconica arriva a voi un piccolo pensiero natalizio che mi ha aiutata ad
essere più serena. Da qualche parte, nel mio cuore, i nostri Arthur e Merlin
stanno festeggiando a modo loro.
Tanti cari auguri a
tutti voi ed un grazie speciale a te che stai leggendo, sì, proprio tu mia cara
compagna di scleri e (maiuna) gioia.
M.