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Autore: lightoftheday    08/04/2005    2 recensioni
Cosa succede ad un giovane attore affermato quando entrano all'improvviso a far parte della sua vita una vecchia amica e suo figlio di quattro anni? Se poi lei non è una qualsiasi, i lontani ricordi si riaffacciano alla memoria e fanno pensare.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominic Monaghan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buon venerdì!

Oggi pubblico presto perché nel pomeriggio sarò in viaggio e giù a casa non ho ancora il computer. Sigh! Ma quanto cavolo ci vuole ad aggiustarlo?

Un grazie a Bloody e Crazy per avermi lasciato un commento. In effetti pensavo a te Bloody quando scrivevo quel capitolo, avevo paura che ci saresti rimasta male, in effetti nel mio immaginario Grace non è mai stata un personaggio positivo.

Se mi lasci un commento per salutarmi non mi da mica fastidio Crazy, anzi!! Se ti riservi di dire la tua più in là ti capisco pure, anch’io lo faccio spesso, quindi…

Vi lascio al capitolo, buon fine settimana e buona lettura, Mandy

 

Ps: l’ho già detto, ma cavolo, mi fa un sacco piacere che aspettiate la terza parte!!!

 

v       Capitolo Ventiseiesimo - Semplici contatti

 

Nel riattaccare il telefono Dominic si era sentito un po’ stupido. Si era preoccupato inutilmente, poteva benissimo immaginare che Irene fosse rimasta da Sakumi, sapeva che sarebbe andata a riprendere Owen a casa sua e tirare la conclusione che fosse rimasta lì sarebbe stato piuttosto semplice.

Invece lui si era preoccupato e l’aveva contattata, forse l’aveva anche disturbata considerando il fatto che in quell’ultimo periodo, salvo in rarissime occasioni, Irene aveva cercato di tenersi quanto più lontana possibile da lui e doveva ammetterlo, se anche questa cosa non gli piaceva molto lui non poteva che accettarla.

Aveva appoggiato il cordless sul basso tavolino che stava davanti a lui, era seduto sul divano in soggiorno con Lilly che dormiva accoccolata ai suoi piedi, sdraiata sul tappeto, quindi aveva ricominciato a guardare la televisione senza esserne poi molto coinvolto, giusto per fare qualcosa, come aveva fatto per tutta la sera.

Anche se sembrava dormire della grossa Lilly, non appena aveva captato rumori non fraintendibili, si era alzata e si era diretta all’entrata, Dominic fidandosi del suo intuito, si era anche lui alzato dirigendosi alla porta e aprendola, in tempo per vedere Irene cominciare a salire le scale del portico con Owen in braccio.

- Ciao, bentornata.- le aveva detto Dominic a bassa voce. Irene gli aveva sorriso.

- Scusami se ti ho cercata, non ti volevo disturbare.- aveva continuato mentre le cedeva il passo per entrare, quindi aveva richiuso la porta.

- Non ti devi scusare, t’immagini. Anzi, se non mi avessi chiamata chissà che ore avremmo fatto, avevamo perso totalmente la condizione del tempo.- gli aveva risposto Irene piano.

Si era fermata per un momento a metà strada davanti al soggiorno e alle scale che portavano al piano superiore, non potendo fare a meno di guardare Dominic.

Forse era la prima volta in quel mese che si fermava ad osservarlo, ad osservarlo veramente, non con gli occhi della mente che si riflettevano nei suoi ricordi di una vita.

Quando lui aveva dato una specie di segno di cedimento abbassando il suo sguardo a terra come se fosse imbarazzato per quello sguardo, cosa che era avvenuta dopo pochi secondi che lei rimaneva fissa a guardarlo, Irene si era resa conto che forse aveva esagerato e lo aveva messo a disagio. Si era sentita fortemente in imbarazzo, non credeva che quelle chiacchiere di Sakumi le avrebbero fatto un tale effetto; non senza sentirsi un po’ stupida si era affrettata a dire che portava Owen a letto e a togliersi da quella situazione.

Owen aveva cercato di collaborare, ma essendo molto assonnato non ci era riuscito ed Irene si era dovuta impegnare un bel po’ per cambiarlo e metterlo a letto, intanto però stava ancora pensando con preoccupazione al fatto che dopo sarebbe dovuta scendere per parlare con Dominic e avvisarlo del fatto che il giorno dopo all’ora di pranzo lei con Sakumi ed i bambini avrebbero molto probabilmente pranzato lì, per chiedergli se ci fosse stato qualche problema. Avrebbe preferito non dovergli parlare per il momento, considerando la giornata che aveva passato. Da una parte era imbarazzata anche per le chiacchiere con Sakumi, per via delle quali tra l’altro, pur senza volerlo, le era passato per la mente uno strano sospetto, come di una connessione tra Dominic e Sakumi. Razionalmente parlando era stupido averlo pensato, non aveva niente in mano che potesse farle credere che tra loro potesse esserci stato qualcosa, si conoscevano appena. Ma la sua amica aveva parlato con troppa cognizione di causa: le aveva raccontato di commenti di altre e, pur non aveva mai detto di essere in disaccordo con loro, Irene pensava che ci fosse anche dell’altro. Oltre a questo però c’era il fatto che si sentiva infastidita da Dominic, dopo quella giornata faticosa poi la sua pazienza aveva un limite molto basso, aveva dovuto raccogliere tutto il suo buon senso e tutta la sua calma per decidersi a fare quello che doveva.

Quando Owen era stato messo a letto, lei con calma si era cambiata mettendosi degli abiti più comodi, con lentezza, come per guadagnare tempo, quindi era scesa al piano inferiore trovando Dominic da solo sul divano. Aveva spento la televisione e sembrava assorto in qualche pensiero che a giudicare dalla sua espressione non doveva essere proprio roseo. Questo non le facilitava certo il compito, aveva pensato. Le dispiaceva vederlo così ma non aveva la forza necessaria per sopportare l’eventualità di dover stare lì a sentirlo sfogarsi per qualcosa.

Si era seduta sul divano vicino a lui, abbastanza distante comunque, rispondendo al sorriso appena accennato che lui le aveva rivolto non appena l’aveva vista avvicinarsi.

- Come va?- gli aveva chiesto, più per cortesia che per altro, non perché non le interessasse, ma solo perché non voleva trovarsi nella scomoda posizione di iniziare un discorso serio con lui in quel momento. Si sentiva disonesta, quello non era un bel modo di comportarsi, soprattutto da parte sua che aveva chiaramente intuito che non stava bene, ma proprio non poteva farne a meno.

- Potrebbe andare meglio.- le aveva risposto infatti Dominic, dandole la sicurezza di aver pensato giusto riguardo al suo stato d’animo ma anche dandole l’idea che anche lui non avesse voglia di parlare più di tanto del fatto che non era in uno stato d’animo ottimale.

- Tu?- aveva chiesto Dominic ricambiando, subito dopo.

- Uguale. Sono davvero esausta, è stata una giornata lunga al lavoro.- si era interrotta per un attimo prima di continuare, del resto non aveva nessun buon motivo che la spingesse a tergiversare e da una parte era stato anche rilassante il fatto che lui non si sentisse incline a parlarle troppo. Ora doveva solo liberare lui e se stessa dalla reciproca presenza, era evidente che entrambi volessero stare per conto loro per lei.

- Domani ho preso mezza giornata, nel pomeriggio io e Sakumi portiamo i bambini a vedere qualche asilo, credo che pranzeremo qui prima di avventurarci all’avanscoperta. E’ un problema?-

Nella risposta che Dominic le aveva dato, Irene aveva chiaramente letto un certo disappunto. Immaginava che fosse diretto a lei, ma non poteva esserne del tutto sicura dato che le sembrava palese che Dominic avesse avuto, per motivi totalmente diversi dai suoi, una giornata pesante quanto la sua.

- No, perché dovrebbe esserlo?- aveva risposto asciutto. - Sai che questa è casa tua finche continuerai a starci, non vedo perché devi ogni volta a chiedermi il permesso per portare gente.-

- Non volevo chiederti propriamente il permesso in effetti…- aveva risposto lei, non continuando. In fondo pensava di meritarsela un po’ quella freddezza, qualsiasi fosse il motivo che lo spingeva ad usarla con lei. La sua coscienza non era pulita nei suoi confronti, così si era limitata, com’era nei piani, a concludere subito la conversazione. - Perfetto allora. Se ci sei magari mangi con noi, se ti va.-

- No, non credo che sarò a casa domani, ma grazie lo stesso.- aveva risposto mentendole Dominic. Si sarebbe probabilmente inventato qualcosa da fare il giorno successivo, preferiva non starle tra i piedi dato che percepiva chiaramente che era quello che voleva anche lei, il suo invito sicuramente era solo di circostanza.

- Ok… allora ci vediamo domani sera suppongo. Buonanotte.- gli aveva detto alzandosi dal divano, aspettando solo un momento mentre lui le diceva buonanotte per girarsi ed andarsene.

Quello che era appena successo le aveva lasciato ancora di più l’amaro in bocca, come se quella giornata non fosse già stata abbastanza pesante, ma aveva evitato di pensarci. Era andata a raggiungere Owen a letto e si era addormentata quasi subito dato che era davvero stanchissima.

 

Dominic invece era rimasto ancora un po’ seduto nel suo soggiorno, poi aveva richiamato Lilly che era rimasta a scorrazzare in giardino per gli ultimi bisognini della giornata, l’aveva messa a dormire ed era andato anche lui in camera sua.

Quella sera, forse perché voleva essere lasciato in pace, aveva lasciato il cellulare acceso come gli conveniva, ma in camera sua sul letto, dal piano inferiore non avrebbe potuto sentirlo certamente. Chi lo chiamava avrebbe potuto pensare che fosse troppo impegnato o in un posto troppo rumoroso per sentirne il trillo. Del resto si poteva aspettare solo chiamate di scocciatori quella sera, non di altri. Per un caso raro anche il telefono di casa era rimasto muto e inutilizzato, almeno finché lui non aveva stupidamente deciso di chiamare Irene.

Sul display c’erano tre chiamate perse, aveva controllato immediatamente di chi fossero e l’ora, era stata Madeleine a contattarlo ogni volta e l’ultima risaliva ad un paio d’ore prima.

- Porca miseria!- aveva esclamato Dominic.

Non la vedeva e non la sentiva dal giorno in cui c’era stata la festa di Owen lì a casa sua e per tutto quel giorno in cui lei era passata a trovarlo non l’aveva nemmeno degnata di troppe attenzioni, preso com’era nel caos che tutti i bambini presenti avevano generato. Gli andava eccome di sentirla, ed era assolutamente dispiaciuto del fatto che lei l’avesse contattato proprio in quella serata contrassegnata da quell’umore nero che gli aveva tenuto compagnia per tutto il tempo. Se le avesse risposto magari sentirla gli avrebbe sollevato un po’ il morale, ma ormai era andata così.

Aveva notato che c’era anche un messaggio in segreteria, così aveva chiamato per ascoltare la sua casella vocale. La voce squillante di Madeleine l’aveva investito in pieno.

- Amore, ma che fai m’ignori? Senti tesoro, mi sto imbarcando ora da New York per venire dalle tue parti, lo so che sei un ragazzo pieno d’impegni, ma un po’ di tempo per me ce l’hai domani? Il massimo sarebbe che ti facessi portare a pranzo in qualche posto carino dato che all’ora di cena prendo un altro aereo per San Francisco. Fatti sentire tesoro, anche se non puoi, ok? Bacioni amore!-

Dominic aveva sorriso, meglio di così non poteva andargli. Sapeva che Madeleine doveva essere ancora sull’aereo a quell’ora, così le aveva fatto lasciato un messaggio come aveva fatto in precedenza lei, dicendole che non vedeva l’ora di vederla.

Avrebbe preferito poterle parlarle direttamente in verità, si era chiesto se non fosse stato il caso di cercare di contattarla più tardi, non appena fosse scesa dall’aereo, ma rischiava di chiamarla a notte fonda, dato che era già quasi mezzanotte e mezza.

In quel momento si sentiva in uno stato d’animo che provava raramente, per sua fortuna: avrebbe dato qualsiasi cosa per avere qualcuno vicino. Un semplice contatto.

Un sorriso, un abbraccio, niente di particolarmente complicato o impossibile, ma qualcosa di abbastanza tangibile per poter dire di non essere solo, solo come del resto si sentiva sempre. In quel momento avvertiva quella sensazione più pesantemente, proprio come una specie di pesantezza che gli arrivava dritta allo stomaco.

Si era soffermato a pensare al perché di tutto questo e si era sentito spaventato al pensiero, tanto banale in fin dei conti, che ognuno di noi alla fine di tutto è solo con se stesso in mezzo a tanta gente.  La solitudine è qualcosa contro ogni essere umano combatte in ogni momento, ogni giorno. Non essere soli per Dominic era condividere i propri pensieri con qualcuno, il fatto di non aver potuto rivelare a nessuno il suo disagio profondo per quella giornata appena passata, anche se avrebbe tanto voluto farlo con Irene che però, non appena aveva messo piede in casa, gli aveva dimostrato quanta poca voglia avesse di parlare con lui, l’aveva fatto sentire anche peggio.

Era stato colto dal bisogno improvviso di sentire una voce del tutto comprensiva nei suoi confronti, in Inghilterra dovevano essere le otto del mattino e sua madre sicuramente era sveglia e ancora in casa, infatti gli aveva risposto dopo appena due squilli.

- Buongiorno, Dom, ma che ore sono da te, è notte inoltrata?- aveva osservato la donna.

- Mezzanotte passata.- le aveva risposto, cominciando a sentirsi imbarazzato, sempre di più.

Se fino a qualche secondo prima per lui il bisogno di sentire una voce amica gli era sembrato vitale quasi come l’aria che respirava, improvvisamente si era sentito un idiota quasi completo. Cosa avrebbe dovuto dire a  sua madre, quello che aveva pensato fino a poco prima? Lo avrebbe considerato un cretino pure lei, e inoltre come le avrebbe giustificato quell’orario strano per telefonarle? Non si stupì della domanda che lei gli aveva fatto subito dopo.

- Stai bene?-

- Sì, volevo solo salutarti.- le aveva risposto cercando di essere convincente.

- Ma sei sicuro?- aveva chiesto scettica la donna, che conoscendolo bene aveva potuto notare dall’inflessione strana della sua voce che c’era qualcosa di anomalo.

- Ma sì che sono sicuro, che dovrei avere scusa?-

- Niente, che ne so. E’ un legittimo dubbio, non è che chiami spesso quando qui sono le otto di mattina!-

- Hai ragione, ma volevo solo salutarti, davvero. Come va a casa?- aveva chiesto tagliando corto.

- Non c’è male, per me tutto regolare e tuo padre invece ha avuto qualche rompimento di scatole al lavoro…-

Dominic aveva ascoltato il racconto di sua madre, facendo qualche commento e spingendola a continuare a parlare, almeno finché la donna non aveva dovuto necessariamente attaccare.

- Mi dispiace tesoro ma adesso devo attaccare o faccio tardi al lavoro.-

- Ci mancherebbe altro, attacca. Ci sentiamo presto, ok?-

- Sì, ti telefono io qualche volta alle cinque di mattina…- aveva scherzato per poi sentire Dominic ridere per la sua battuta.

- Dominic, dimmi la verità. - aveva detto dopo che lui aveva riso. - E’ tutto apposto?-

- Sì, tutto apposto. Giuro.- aveva detto cercando di essere persuasivo, anche se non era affatto stupito del fatto che sua madre ci avesse visto giusto, come quasi sempre.

- Va bene. Prenditi cura di te, capito?- gli aveva detto con un tono comprensivo e protettivo insieme.

- Anche tu, buona giornata.-

- A te devo dare la buonanotte, vero?-

Dominic aveva riso, un po’ per il tono di sua madre, un po’ per tutta la situazione che aveva creato. - Sì, credo che sia decisamente appropriato.- le aveva risposto.

- Allora buonanotte, dormi bene. Ciao.-

Dopo di che avevano chiuso entrambi la comunicazione, Dominic aveva appoggiato il suo cellulare accanto al letto e si era alzato, diretto verso il bagno con l’idea di farsi una doccia e poi mettersi a dormire.

Mentre percorreva quei pochi passi che lo distanziavano dal bagno aveva pensato che era davvero un cretino a farsi prendere dallo sconforto in quella maniera.

 

   
 
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