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Autore: Giulz95    28/12/2016    0 recensioni
"Dopo un inverno così, la primavera non può che essere un toccasana, no?"
[...]
"Io non voglio mettervi in pericolo." Trattengo le lacrime. "E finché siamo per strada, finché mi sveglio urlando nel cuore della notte, finché ho queste allucinazioni... Sono un pericolo per tutti voi."
"Nessuno qui vuole che tu te ne vada, bambina." L'uomo mi prende la mano stringendola.
"Questo Avi... Sa che sei amata qui? Sa che non c'è nessuno che preferirebbe farti andare via?"
Cazzate. Tutte cazzate. Nessuno ti ama quanto me, Julie. Nessuno. Gli fai solo pena. E occasionalmente comodo.

...
Terzo capitolo della saga! e perdonate il solito ritardo :3
Genere: Angst, Azione, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
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I bambini non sono mai stati il mio forte. Io non sono mai piaciuta a loro e loro non sono mai piaciuti a me. Le urla, gli schiamazzi, le notti in bianco… Non sono mai stata tagliata per queste cose, anche se devo dire che la piccola Grimes è veramente un gioiello. Ha dormito quasi tutta la notte, che per un neonato è incredibile. Di lei se ne sta occupando per lo più Beth, mentre noi altri stiamo cercando di fare del nostro meglio per andare avanti senza Rick alla guida.
Siamo tutti nella sala ricreazione a fare colazione quando lo sceriffo entra dai cunicoli della caffetteria.
 
“State tutti bene?” La sua voce è apatica, spossata. Indossa degli abiti puliti, ma all’interno so che sta soffrendo ancora. Lo si capisce dal modo in cui cammina, dal suo sguardo e dal suo tono.
 
“Sì, stiamo bene.” Maggie gli risponde dal suo posto accanto a Glenn.
 
“E tu come stai?” È Hershel a parlare. Rick annuisce prima di rispondere avvicinandosi a suo figlio.
 
“Ho ripulito il blocco delle caldaie.”
 
Da solo?
 
“Quanti ce n’erano?” Chiedo, dopo aver scambiato velocemente uno sguardo preoccupato con Daryl.
 
“Non lo so. Dieci, venti… Devo tornare la.” Lo sceriffo alza le spalle prima di posare la mano sulla testa di suo figlio. “Volevo solo vedere come stava Carl.”
 
“Non devi farlo da solo, Rick.” Poso la ciotola vuota sul gradino accanto a me e mi alzo, camminando verso di lui. “Possiamo darti una mano a…”
 
“No no, ci penso io.” Rifiuta il mio aiuto senza pensarci due volte e si avvicina a Daryl. “Hanno tutti una pistola e un coltello?”
 
“Sì, ma le munizioni scarseggiano.”
 
“Io e Maggie volevamo fare un giro questo pomeriggio.” Glenn parla dal tavolo a cui è seduto. “Possiamo cercare pallottole e latte artificiale.”
 
“La stanza dei generatori è pulita.” Daryl attira di nuovo l’attenzione dello sceriffo. “Axel li sta riparando, in caso di emergenza. Ripuliremo anche i piani inferiori.”
 
Rick annuisce e mormora qualcosa sottovoce prima di voltarsi e riallontanarsi verso il blocco caldaie, sbattendo le sbarre che lo separano da noi dietro di sé. Hershel tenta di fermarlo, chiamandolo, ma lo sceriffo è già sparito.
 
“Vado a parlargli.” Cerco di inseguirlo, ma Hershel mi precede.
 
“No.” Si alza avvicinandosi alla porta dalla quale Rick è uscito. “Ci penso io. Voi avrete altro da controllare, no?”
 
“Potresti venire con me e Daryl.” Carl parla senza alzare lo sguardo dal suo piatto. “Nei sotterranei.”
 
Daryl annuisce verso di me ed io mi volto verso Hershel.
 
“Va bene.”
 
Rick ha bisogno di parlare con qualcuno che non sia reduce da episodi di schizofrenia, e se c’è qualcuno che può aiutarlo quello è Hersh. In quanto a me, io e Daryl potremmo sfruttare il tempo nei sotterranei per parlare con Carl, provare a rincuorarlo. Non che Daryl sia il tipo più indicato per questo, ma so che saprà fare la sua parte. In ogni caso, preferisco averlo vicino che in un’altra ala del penitenziario.
 
 
 ...
 
Il mio kukri è nella sua guaina attaccata alla cintura dei miei jeans mentre la mia beretta è nella solita fondina di cuoio, legata alla mia coscia. Faccio luce con una torcia elettrica a Daryl e a Carl, che camminano davanti a me. Notiamo un paio di zombie poco combattivi all’interno di una cella di isolamento, ma a parte questo, la zona sembra tranquilla.
 
Carl non ha ancora aperto bocca da quando siamo scesi, e cammina avanti, senza rivolgerci lo sguardo. Deve essere ancora molto scosso dalla morte di Lori. Lancio un’occhiata a Daryl che annuisce dopo avere osservato il ragazzo per un secondo. Mi avvicino a Carl e gli sfioro una spalla, guardandolo negli occhi.
 
“Ehy. Come ti senti?” Il ragazzo mi risponde alzando le spalle, distoglie lo sguardo dal mio e si allontana da me. Domanda stupida, Julie.
 
Daryl è accanto a me in un secondo, posa la mano sulla mia spalla e mi supera, raggiungendo Carl. Davvero, vuole essere lui a parlargli? Se spera di avere più fortuna… Eppure sembra funzionare. Inizia a raccontargli di come lui ha perso sua madre, in un incendio, quando aveva pressappoco l’età di Carl. Sia io che il ragazzo lo ascoltiamo senza parlare, e l’intero ricordo di Daryl mi lascia con un nodo alla gola.
 
“È stata dura. Già… non c’era più. Disintegrata. Non c’era più niente, nemmeno un corpo da mettere in una bara.” Daryl sembra perdersi nei ricordi per un attimo, ma poi ricomincia a parlare. “La gente diceva che era meglio così. Non lo so, a me sembrava solo che non fosse reale.”
“Io le ho sparato.” Carl interrompe il breve silenzio che le parole di Daryl avevano creato, fermandosi di fronte a me. Alza gli occhi su quelli dell’uomo prima di continuare. “Era morta, non si era trasformata. L’ho fatta finita. Era reale.” Daryl annuisce e Carl continua. “Mi dispiace per tua madre.”
 
“E a me dispiace per la tua.” L’uomo posa una mano sulla spalla del bambino, stringendola leggermente in segno di conforto. Mi avvicino a loro e accarezzo la nuca di Carl.
 
“Ehy,” Il ragazzo alzando sguardo sul mio. “Tua madre era molto fiera di te.”
 
“Per cosa? Per essere stato cattivo con lei?” Sposta gli occhi dai miei, così decido di accovacciarmi davanti a lui e costringerlo a guardarmi in volto.
 
“Non devi dire così. Carl, lei ti amava più di qualsiasi altra cosa.” Gli stringo le mani. “Fidati di me, okay?” Carl abbassa di nuovo lo sguardo ed io lo imito cercando di mantenere un contatto. “Ehy?” Quando rialza la testa il suo volto è rigato di lacrime. Lo tiro a me, chiudendolo tra le mie braccia. Faccio segno a Daryl di allontanarsi per un po’, in modo di lasciare che il bambino si sfoghi liberamente senza aver paura di essere giudicato. Infondo è questo che è: un bambino. A volte lo dimentichiamo, a volte lo dimentica lui stesso. Ma non è altro che un bambino che non ha avuto tempo di piangere sua madre. “Aw, coniglietto…” Sussurro nel suo orecchio. “Va tutto bene, sssh… Ascoltami,” Lo allontano da me, tenendo la presa sulle sue spalle. “Adesso è dura, lo so, ma vedrai che con il tempo andrà meglio. Lori era fiera di te perché sei un bambino intelligente, dolce e forte. Sapeva che saresti stato capace di vivere in questo mondo anche senza di lei, perché sapeva di aver fatto un lavoro magnifico nel crescerti. Quindi adesso devi rialzarti e andare avanti, per lei, per tuo padre e per la tua sorellina.” Carl torna a guardarmi negli occhi annuendo. “Noi saremo tutti qui per voi, va bene? Tutti, persino Daryl è capace di mettere da parte il suo caratteraccio per il tempo che serve.”
 
Il bambino ridacchia leggermente ed io mi rialzo, prima di spingerlo appena davanti a me. Raggiungiamo Daryl, che mi guarda per un secondo prima di annuire. Ci avrà sentiti? L’importante è che Carl sia riuscito a sfogarsi, questo gli darà modo di riprendersi più velocemente.
 
Continuiamo a camminare per i cunicoli, quando passando davanti ad una cella noto un pacchetto di sigarette sul tavolinetto.
 
“Oh.” Entro seguita dagli altri due. Prendo la scatolina. È mezza vuota, ma la muovo comunque davanti agli occhi di Daryl in segno di vittoria. L’uomo abbozza un sorriso prima di scuotere la testa.
 
“Bene, così smetterai di scroccare.”
 
Un lamento alle nostre spalle ci fa girare di scatto. Uno zombie si avvicina a noi. Sia io che Carl spariamo senza colpire il bersaglio, colti alla sprovvista, ma Daryl scocca un solo dardo con precisione, e il vagante cade davanti alle sbarre.
 
“Porca puttana.”  Sussurro, riprendendomi dallo shock. Abbasso lo sguardo su quello di Carl, aggiungendo subito dopo. “Dimentica che l’ho detto.” Il ragazzino ridacchia, mentre Daryl si avvicina al cadavere esaminandolo. Mi volto verso di lui, raggiungendolo. “Che succede?”
 
“Questo…” Estrae una lama dalla gola del vagante. “È il coltello di Carol.”
 
Il silenzio pare riempire l’intero spazio attorno a noi. Poso una mano sulla spalla dell’uomo, che intanto pulisce la lama sulla divisa dello zombie, un ex detenuto. “Daryl?”
 
“Tornate dagli altri.” Si rialza per poi superarmi velocemente. “Devo fare una cosa.”
 
“No.” Lo fermo per un braccio. “No, non devi farlo. Non da solo.”
 
“Me la caverò.”


“Non devi farlo da solo.” Sostengo il suo sguardo per qualche secondo. So che era legato a Carol, e devo ammettere che a volte la cosa mi ha fatto ingelosire in passato, ma qualsiasi fosse la natura del loro rapporto, abbattere una persona cara non è una cosa semplice. Sempre che ci sia ancora un corpo da abbattere. “Possiamo tornare insieme, più tardi. Portiamo Carl indietro e ci occupiamo di…”
 
“Tu riportalo indietro.” Daryl sembra perdere la pazienza, ma tiene la voce bassa. Sa che è rischioso alzarla in questi cunicoli. “So cosa devo fare.”
 
“Daryl!” Ma è già dietro l’angolo, e so che non varrebbe la pena inseguirlo per cercare di fargli cambiare idea. “Maledizione!”
 
“Lascialo andare.” Carl parla dietro di me. “Deve farlo lui. So come si sente.”
 
Rimango in silenzio, senza sapere come rispondergli. Rivolgo un ultimo sguardo in direzione dell’uomo, ma mi limito a questo. Mi volto verso il ragazzino, posandogli un mano sulla schiena e spingendolo davanti a me. “Andiamo.”
 
...
 
Quando mi chiudo la grata alle spalle, Carl cammina con decisione verso Hershel, seduto su una delle panche con la piccola in braccio, mentre Beth sta cucinando. Probabilmente l’ennesima zuppa d’avena.
 
“Dov’è Daryl?” Mi chiede preoccupata.
 
“Sta bene.” Le sorrido forzatamente. “Si… Si sta occupando di una cosa. Maggie e Glenn non sono ancora tornati?”
 
“No. Nemmeno Rick.” Annuisco, posandole una mano sulla spalla.
 
“Andrà tutto bene, vedrai.” Sospiro prima di continuare a parlare. “Senti, io devo tornare dentro a dare una mano a Daryl… Voi avete bisogno di qualcosa?”
 
“No, non per…”
 
La porta della grata si apre di nuovo, ma questa volta è lo sceriffo ad entrare. Ci voltiamo tutti verso di lui, osservandolo attentamente mentre si avvicina alla bambina. La guarda per un attimo, prima di prenderla dalle braccia di Hershel, che gli sorride. Rick sussurra qualcosa alla piccola, per la prima volta in braccio a suo padre, e un nodo mi stringe alla gola quando se la stringe al petto. Mi asciugo velocemente gli occhi prima di sorridere a Beth, che fa lo stesso rivolta verso di me.
 
“Dovremmo uscire. L’aria fresca le fa bene.” Hershel si alza dopo aver raccolto le stampelle dal bordo del tavolo e si avvicina alla porta d’uscita, seguito dagli altri.
 
“Voi… Voi andate. Io stavo tornando nei sotterranei da Daryl.”
 
“Va tutto bene?” Rick si volta verso di me, con ancora la piccola in braccio.
 
“Tutto bene. Devo solo aiutarlo con una cosa.”
 
L’uomo annuisce, prima di continuare seguendo gli altri e lasciarmi sola nella saletta. Prendo un respiro profondo e mi volto, tornando verso l’interno della prigione.
 
  
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