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Autore: crazy lion    30/12/2016    5 recensioni
Attenzione! Spoiler per la presenza nella storia di fatti raccontati nel libro di Dianna De La Garza "Falling With Wings: A Mother's Story", non ancora tradotto in italiano.
Mancano diversi mesi alla pubblicazione dell’album “Confident” e Demi dovrebbe concentrarsi per dare il meglio di sé, ma sono altri i pensieri che le riempiono la mente: vuole avere un bambino. Scopre, però, di non poter avere figli. Disperata, sgomenta, prende tempo per accettare la sua infertilità e decidere cosa fare. Mesi dopo, l'amica Selena Gomez le ricorda che ci sono altri modi per avere un figlio. Demi intraprenderà così la difficile e lunga strada dell'adozione, supportata dalla famiglia e in particolare da Andrew, amico d'infanzia. Dopo molto tempo, le cose per lei sembrano andare per il verso giusto. Riuscirà a fare la mamma? Che succederà quando le cose si complicheranno e la vita sarà crudele con lei e con coloro che ama? Demi lotterà o si arrenderà?
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo. Saranno presenti familiari e amici di Demi. Anche per loro vale questo avviso.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Joe Jonas, Nuovo personaggio, Selena Gomez
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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Dato che oggi non sono stata tanto bene e che non sono riuscita a studiare, ho deciso di aggiornare, così da far diminuire l'ansia che sicuramente avrete avuto leggendo il precedente capitolo. Questo non sarà certo tranquillo, ma saprete qualcosa in più sulla sorte di Andrew.
Ci vediamo, stavolta davvero, a marzo. :)
 
 
 
 
 
 
66. URGENZA
 
Demi era preoccupata per Andrew. L'aveva sentito al telefono giorni prima, ma non si erano più visti e lei non ne poteva più, così quella sera decise di andarlo a trovare. Lasciò le bambine a Dallas e Madison e si diresse a casa sua.
Quando ci arrivò, suonò ripetutamente il campanello, ma nessuno rispose, così fece una cosa che prima non si sarebbe mai sognata: scavalcò il cancello. Per fortuna l'allarme non suonò. Attraversò il giardino. Stava per bussare, ma vide che anche quella porta era socchiusa. Chissà, forse Andrew rientrando si era dimenticato di chiuderla, sicuramente si era distratto. Entrò e si accorse che c'era qualcosa sotto il tappeto. Sembrava un pezzo di carta. Si piegò e vide che sì, era un foglio. Riconobbe subito la sua scrittura. Il suo cuore perse un battito.
No pensò. Dio, no, no, no, ti prego!
"Andrew, dove sei?" chiese, con la disperazione nella voce.
Nessuna risposta.
Lesse in velocità la lettera e cominciò a piangere. Doveva trovarlo; e in fretta.
Corse di sopra, d’istinto e lo trovò nel bagno, con la fronte appoggiata sul pavimento. Perdeva sangue dalle braccia.
"Oh Dio!" esclamò.
Pur sapendo ciò che aveva fatto, nel vederlo in quello stato le mancò il fiato. Avrebbe voluto avvicinarsi a lui e cercare di aiutarlo, quindi si tolse la felpa e la avvolse molto strettamente un po’ sopra alla ferita che le pareva più grande e che sanguinava di più, in modo che ci fosse una pressione costante su di essa. Subito dopo se ne pentì. E se avesse appena danneggiato qualcosa? La testa le disse che la cosa giusta da fare sarebbe stata quella di chiamare un'ambulanza. Prese il cellulare e compose il numero del 911, spiegando che era arrivata a casa del suo fidanzato e la posizione nella quale l'aveva trovato e dicendo che si era tagliato e che aveva lasciato una lettera nella quale ne spiegava i motivi.
"Penso che si sia tagliato e poi sia caduto. Voleva farla finita."
"Ci dia l'indirizzo, signorina" le rispose il medico, una persona molto gentile, all'altro capo del filo.
Lei lo fece e l'uomo le assicurò che ci avrebbero messo poco ad arrivare.
"Intanto si avvicini al suo fidanzato, ma non lo muova da lì. Trovi qualcosa, asciugamano, o qualsiasi straccio pulito e stringa sulle vene tagliate così da fermare il sangue, o quantomeno da provarci e alzi le braccia di lui all'altezza del cuore, in modo da tentare di arrestare l'emorragia. In che modo esce il sangue? A fiotti o in maniera costante?"
Demi si mise gli auricolari, così avrebbe potuto tenere sollevate le braccia di Andrew e allo stesso tempo ascoltare il medico. Li infilò.
"Beh, è m-molto a-abbondante" balbettò la ragazza. "Esce a f-fiotti dalla ferita su cui ho già stretto un panno, poco sopra."
“Perfetto. Per le vene stringa invece un po’ sotto e mi dica come va, okay?”
“Sì.” Prese alcuni asciugamani da un mobiletto lì accanto e li avvolse poco sotto le altre. “Ha detto l’arteria?”
"Il primo che ha già bendato è un taglio sul polso, che continua fino all'altezza del gomito?" Demi si avvicinò ad Andrew, poi lo guardò.
"Non vedo bene" disse, avendo per un momento la vista offuscata. "S-sì, è un taglio all'altezza del polso che arriva fino al gomito. C-che vuol dire?"
"Che ha reciso un'arteria. Faccia come le ho detto e mi dica come va, okay? Non metta giù questo telefono per nessun motivo al mondo finché non sentirà arrivare l'ambulanza."
"Sì."
Ci aveva azzeccato, per fortuna. Aveva fatto un corso di pronto soccorso e qualcosa aveva imparato. Strinse ancora sopra l'arteria.
"Il sangue continua ad uscire ed è tanto, è tanto!"
Era agitatissima, stava per piangere, ma non voleva andare nel panico. Non era questo di cui Andrew aveva bisogno.
"Lo so, è normale signorina Lovato, ma cerchi di non agitarsi troppo. So che non è facile, ma deve farlo per il suo fidanzato."
Pian piano la quantità di sangue che usciva diminuì fino ad arrivare al minimo, anche se i vestiti dell'uomo erano imbevuti di sangue e lei lo disse al medico.
"Non li tolga, potrebbe peggiorare le cose. Prema la ferita con un panno, oppure metta altri strati su quelli precedenti. Non stringa ancora sopra le ferite, avvolga solo gli asciugamani. Se stringesse troppo, potrebbe danneggiare i tessuti. Il fatto che il sangue si stia fermando è un buonissimo segno."
Demi ne prese altri e alcune maglie e li avvolse, senza stringere, attorno alle ferite di Andrew.
"Fatto."
"Bene; il suo fidanzato è ancora incosciente?"
"Sì. Posso fargli la manovra laterale di sicurezza?"
Non ricordava in che circostanza avesse sentito parlare di questa tecnica, ma sapeva che serviva a far respirare meglio chi era in stato di incoscienza. Se non ricordava male, consisteva nel piegare un braccio e metterlo sotto la schiena dell'infortunato mentre con l'altro gli si doveva sostenere la testa. Bisognava poi sollevarlo piano e portarlo in avanti, verso le ginocchia di chi lo stava aiutando, sostenendo il suo corpo con queste ultime in modo che il movimento non fosse troppo brusco e spingere piano la testa del paziente in avanti. La ragazza non l'aveva mai fatto prima, ma pur di aiutare Andrew era disposta a provarci. Il medico, però, rispose prontamente:
"No, signorina. Continui a fermare il sangue, ma non tocchi il suo fidanzato in altri punti e non lo muova. Se ci dovessero essere fratture del cranio, lesioni alla colonna vertebrale o al collo, potrebbe rischiare di paralizzarlo."
"Oh Dio" mormorò Demi.
Per un momento le mancò il fiato.
L'attesa era interminabile. I secondi passavano e parevano ore e i minuti sembravano essere troppo lunghi per poterli sopportare. Demi non sapeva per quanto tempo ancora avrebbe resistito senza veder arrivare l'ambulanza. Avrebbe voluto urlare che non era possibile che ci mettessero così tanto sapendo quanto la situazione fosse grave, ma d'altra parte, a cosa sarebbe servito comportarsi a quel modo? A niente; anzi, avrebbe solo peggiorato la situazione. Inoltre temeva che, se si fosse agitata, Andrew avrebbe potuto sentirsi ancora più male.
Dopo altri due, interminabili minuti l'ambulanza non era ancora arrivata.
"Si salverà?" chiese la ragazza al dottore.
"Non lo so, signorina. Gli faranno una trasfusione in ambulanza e quando lo porteranno in ospedale lo opereranno, ma non posso dirle nulla di più, per il momento. Tutto dipenderà dalle sue condizioni all'arrivo e da quanto tempo resterà incosciente. Inoltre bisognerà capire se la botta che ha preso ha provocato un forte trauma cranico o no e quali conseguenze questo potrebbe avere."
"No, santo cielo, no!" esclamò la ragazza scoppiando a piangere.
Fino ad allora aveva provato ad essere forte, per non rendere le cose più difficili e non far sentire Andrew ancora peggio, ma adesso non ne poteva davvero più. Non udiva le sirene dell'ambulanza e le notizie che aveva ricevuto non erano affatto buone. Capiva anche da sola che le condizioni del fidanzato erano molto gravi, ma sentirselo dire la fece stare ancora peggio. Un'orrenda visione le si formò nella mente, ma era come se la stesse vedendo: Andrew le moriva tra le braccia, dopo aver esalato un ultimo, lungo respiro e rimaneva così, immobile, pallido, con il volto che era diventato una maschera di dolore per la troppa sofferenza fisica.
"Non morire, ti prego! Non mi lasciare, amore mio!" esclamò, con voce tremante e mentre grosse lacrime le rigavano il viso.
In quel momento si sentì l'ambulanza, lei informò il medico che era arrivata e lui la salutò, dicendole che si sarebbero visti in ospedale e che sperava che tutto sarebbe andato per il meglio.
Quando Demi aprì, tutto accadde molto velocemente. I medici entrarono in gran fretta con una barella, tirarono su Andrew molto delicatamente per evitare di fargli male e ve lo poggiarono sopra, poi corsero fuori e lo caricarono sull'ambulanza, salirono e partirono, dimenticando di dire a Demi che c'era un posto per lei.
La ragazza corse in garage e prese la macchina, poi seguì l'ambulanza. Questa procedeva a sirene spiegate nel traffico assurdo di Los Angeles e purtroppo, a causa di una colonna provocata da un incidente, dovette procedere a passo d'uomo. Non c'era spazio per correre davanti a tutti su quella strada, l'ingorgo era troppo grande e la confusione altrettanta. Demi guidava piano, seguendo l'ambulanza, mentre il suono delle sirene le entrava nelle orecchie e nella testa, facendola preoccupare ogni secondo di più per Andrew. Era come se quel suono avesse un non so che di lugubre e di terrificante che peggiorava notevolmente i suoi pensieri, già confusionari e pieni delle peggiori ipotesi sulla salute del fidanzato. Finalmente il traffico ricominciò a scorrere più regolarmente e l'ambulanza partì in gran fretta.
Arrivarono in ospedale poco dopo e Demi, scesa dall'auto, aspettò che i medici portassero giù Andrew. Furono loro ad avvicinarsi a lei con la barella.
"È vivo?" chiese, con le lacrime agli occhi.
"Sì, ma abbiamo rischiato seriamente di perderlo. Ha avuto un arresto cardiaco durante il tragitto, ma con la respirazione bocca a bocca siamo riusciti a fargli ripartire il cuore. Gli abbiamo anche dovuto fare una trasfusione sull'ambulanza: aveva perso troppo sangue. Ci scusi se non l'abbiamo fatta salire prima, nella fretta e vista la situazione ce ne siamo scordati."
"Non si preoccupi, l'importante è Andrew e che stia bene."
Intanto, da lontano, i due poterono sentire un medico pronunciare in velocità queste parole:
"Uomo, trentadue anni; ferite da taglio e recisione dell'arteria radiale; non reattivo; possibile trauma cranico."
"Sono tutte le indicazioni che diamo all'arrivo" spiegò il dottore a Demi. "Ora gli misureranno anche la pressione."
"Capisco" mormorò lei.
"Dottore" lo chiamò un'infermiera, "il paziente ha ripreso conoscenza."
"Bene, è un buon segno. Significa che il trauma cranico probabilmente è lieve. Preparatelo per portarlo in sala operatoria" disse ai suoi colleghi, che ubbidirono. Il medico si rivolse a Demi e continuò: "Mi ascolti signorina, io la devo avvertire perché è necessario: quello che lui si è fatto non è un graffio, come avrà certo notato. Sta rischiando di morire. Quel coltello così affilato ha reciso l'arteria radiale, all'altezza del polso. La ferita, per fortuna, interessa solo la pelle e il vaso sanguigno non è completamente reciso. Ora i miei colleghi - e tra poco andrò anch'io - stanno curando le sue ferite."
"Come faranno?"
"Lo cureranno in modo da rendere asettica la ferita all'arteria e poi gli metteranno dei punti di sutura, ma ci vorrà del tempo. Metteranno dei punti anche a tutti gli altri tagli non superficiali. Pensavamo sarebbe stata necessaria una trasfusione, ma per ora non ce n'è stato bisogno. Comunque è stato fortunato: ha avuto una forte emorragia e, se lei fosse arrivata qualche minuto dopo, non ce l'avrebbe fatta."
"Capisco. Quindi, il rischio che muoia  è…"
"In queste condizioni è altissimo."
Quella frase colpì Demi nel profondo, facendole sentire un forte dolore allo stomaco. Dovette appoggiarvi la mano e mettersene una davanti alla bocca, per un momento, in modo da reprimere un conato di vomito. Il dolore che provava era così tanto che si stava trasferendo sul suo fisico. Trasse un profondo respiro e parlò ancora:
"So che è una domanda che in questo momento ha pochissima importanza, ma la sua mano ed il braccio avranno problemi di mobilità?"
"Grazie all'operazione andrà tutto a posto, la ferita guarirà. L'arteria radiale e la lunare, che arrivano alla mano, si uniscono ad un certo punto e così ci sono due arterie su ogni dito. Se la radiale si recide, la mano ha comunque vascolarizzazione. Dovrebbe riprendere le sue piene funzionalità. Venga."
Entrarono e il dottore la accompagnò in sala d'aspetto, che si trovava vicino alla stanza rossa, cioè alla sala emergenze.
"È qui?! chiese Demi, piangendo piano.
"Sì, ma tra poco lo porteremo in sala operatoria. Sarebbe meglio che avvertisse qualcuno, magari un suo parente, un amico…"
"I suoi genitori e sua sorella non ci sono più. Carlie è morta a marzo."
"Sì, infatti era proprio di questo che le volevo parlare. I tagli che il suo fidanzato si è fatto non sono sicuramente stati causati da un incidente domestico. Aveva altre cicatrici sui polsi, che ovviamente si sono aperte. Lei pensa che Andrew avesse voluto suicidarsi?"
Demi sospirò e disse, in tutta franchezza, che sì, ne aveva avuto l'intenzione.
"Mi aveva detto che non si sarebbe più tagliato, ma se il dolore è stato così forte da non poterlo più sopportare… non lo so, non so cosa pensare! Nella lettera che ha lasciato ha scritto che voleva farlo."
"Va bene, capiremo di più quando si sveglierà. Ora vado, signorina. Verrò più tardi ad informarla."
"Grazie."
In quel momento la porta si aprì di scatto e ne uscì una barella. Era Andrew. Il dottore che aveva appena parlato con Demi si unì agli altri medici e lo portarono via, chiedendo alle persone di lasciar libero il corridoio per le emergenze e di non bloccare il passaggio.
Demi, seduta sulla sua sedia, ascoltava i discorsi delle altre persone.
"Mio figlio ha avuto un brutto incidente" stava dicendo una donna anziana. "Dicono che è molto grave e che è in coma. Me lo faranno vedere tra un po', spero. È da stamattina che sono qui senza sapere niente, sto impazzendo!"
Alcune persone piangevano, altre parlavano ininterrottamente, altre ancora rimanevano in silenzio, chiuse nel loro dolore. Ognuna aveva il suo modo di esprimere la frustrazione e la sofferenza, l'ansia e la paura.
Demi si mise la testa tra le mani e cominciò a singhiozzare, lasciando uscire quelle lacrime che per molto tempo aveva tenuto nascoste. Prima il mondo era crollato addosso ad Andrew, portandolo all'autolesionismo e, forse, al tentato suicidio. Ora, però, era crollato anche addosso a lei. Era come se si sentisse annegare, se il mare, con le sue onde minacciose e alte, la stesse, pian piano, facendo precipitare nel buio più totale, verso gli abissi, oscuri e terrificanti, delle sue acque.
Non riusciva più a respirare e si domandava se Andrew ce l'avrebbe fatta, oppure se, al contrario, l'avrebbe perso per sempre. Non sapeva cos'avrebbe fatto se lui fosse morto. Certo, sarebbe andata avanti per le piccole, ma come avrebbe fatto a vivere senza colui che era stato il suo migliore amico da una vita e che ora era il suo fidanzato? Come avrebbe potuto tornare a stare bene, ad essere veramente felice? E le bambine? Mackenzie avrebbe sofferto tantissimo, Demi ne era sicura. Si era affezionata tantissimo ad Andrew, forse lo considerava un po' suo papà anche se non l'aveva quasi mai chiamato così. Hope era ancora troppo piccola per capire, ma Demi sapeva che avrebbe comunque sentito la sua mancanza.
Non sapendo più cosa pensare, la ragazza prese in mano il telefono e avvertì la sua famiglia, Joe e Selena dell'accaduto, chiedendo a tutti di venire lì il più presto possibile. Non ce la faceva più da sola.
   
 
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