Eccomi tornata, con molta gioia, a pubblicare un nuovo capitolo di "I'm With You", dopo uno stacco di quasi tre anni (Shame on me).
Forse non mi merito un caloroso bentornato, soprattutto perché molti di voi mi hanno scritto spesso in questi tre anni (lettori nuovi e vecchi) per complimentarsi e chiedermi di continuare, ma io sono stata sorda un po' di volte... Eppure, eccomi qui.
Spero di ritrovarvi, ritrovarmi, ritrovarci... e che il capitolo vi piaccia!
Purtroppo non c'è molto da dire, ma sappiate che mi siete mancati e che scrivere per voi è sempre e sempre sarà la cosa più appagante di tutte.
Un bacio e che la fortuna assista la vostra lama!
Cass
17.
Learning to Live
Ti
imploro dal profondo del mio cuore di
mostrarmi, almeno tu, comprensione:
Ho bisogno di vivere la vita come alcuni mai potranno fare.
Ti prego, trova della gentilezza,
trova bellezza, trova della verità,
e quando la tentazione mi mette in ginocchio
e io mi sdraio, prosciugato da ogni forza,
mostrami la gentilezza, la bellezza e la verità.
Il
modo in cui il tuo cuore palpita fa
la differenza:
E’ ciò che decide se resisterai al dolore che
tutti proviamo.
Il modo in cui il tuo cuore batte fa tutta la differenza
nell’imparare a vivere...
Dream
Theater- Learning
to
Live₁
Commettere
azioni socialmente
inaccettabili vi farà perdere sincronizzazione. Per
recuperarla, seguite il
Credo.
Tra
i piagnistei di Abbas,
le incoraggianti
pacche sulle spalle di Bashir e gli
sguardi
attenti di Ranya, io e Vega ci incamminammo verso la Dimora,
confondendoci tra
i frettolosi passanti.
Era necessario andare dal Rafiq e raccontargli della missione, per
poter poi
prendere congedo. Per fare cosa, nessuno dei due ancora lo sapeva.
Vega si girò per lanciare un’ultima occhiata
triste ai suoi amici, e io seguii
il suo gesto, ritrovandomi a guardare Ranya.
Dal suo sguardo, capii che sapesse cosa sarebbe
successo tra me e Vega, quando lei avesse saputo. E dalla sua
espressione capii
anche altre due cose:
Il tempo non era molto lontano e lei se ne dispiaceva.
Mai quanto me ne dispiacevo io.
Avanzamento
rapido ad un ricordo più recente: Inizio Imprint Mnemonico
-Mi
chiedo quale dovrebbe
essere la nostra prossima mossa- Vega, rannicchiata
nell’atrio della Dimora,
con la schiena poggiata al muro e uno dei cuscini tra le braccia, dove
aveva
poggiato la testa, sobbalzò alla mia silenziosa entrata in
scena.
Il colloquio con il Rafiq era stato lungo, nauseante e stremante e,
nonostante
questo, non aveva prodotto alcun risultato soddisfacente o illuminante.
Ovviamente della leggenda non avevamo detto
nulla, né tanto meno del
nuovo Frutto
o dell’Antica Civilizzazione.
Riferimmo accuratamente, però, della battaglia e di come ‘Akkā fosse tornata libera,
della possibile ubicazione di Di Sable
a Damasco, come avevamo sentito durante la riunione templare e del
manoscritto
come possibile oggetto di interesse da parte di Al Mualim.
Al Rafiq tutte queste informazioni erano state sufficienti per
spingersi ad
andare a Damasco ad uccidere Di Sable e a prendere il manoscritto.
Peccato che non fosse esattamente quello il compito cui avremmo dovuto
adempiere. Uccidere Roberto avrebbe significato perdere
l’occasione di seguirlo
finché non avesse trovato il frutto e poi sventare i suoi
piani.
-Non chiederlo a me...- mi rispose lei, in un soffio –Credo
che dovremmo essere
razionali, analizzare la Leggenda e applicarla alla realtà!-.
Mi sedetti vicino a lei, così vicino che le nostre spalle si
toccavano, poi mi accostai
al suo orecchio –Credevo che avessimo già razionalizzato
ma soprattutto applicato
la Leggenda alla perfezione!- sussurrai, allusivo.
La guancia di Vega si imporporò appena, ma la sua
espressione era tutta di
ammonimento. Sembrava che i ruoli si fossero scambiati:
Lei seria e puntigliosa e io rilassato
e
scherzoso. Aveva ragione, in ogni caso.
Feci mente locale –Sappiamo che Al Mualim vuole tre cose: Il
Frutto. I piani
dei Templari... – mi fermai un secondo, per gustarmi
quell’ultimo punto –La
vita di Di Sable-.
Sembrò leggermi in volto quanto la morte del Capo Templare
mi sollevasse,
soprattutto se il merito della sua dipartita fosse stato il mio.
-Se così fosse, la cosa più logica sarebbe
seguire il consiglio del Rafiq e
andare a Damasco. Eppure...- sospirò, con aria affranta
–Qualcosa mi dice che
non è la strada giusta-.
Andava contro ogni logica non seguire la pista di Damasco, me ne
rendevo conto,
eppure anche io sapevo, in qualche strano modo, che avremmo dovuto fare
altro.
Un istinto, piccolo e pungente, si era insinuato tra le mie logiche
riflessioni,
fastidioso come un tarlo... Non mi era mai capitato di dubitare tanto
della mia
ragionevolezza.
Vega mi accarezzò dolcemente la testa, con un mezzo sorriso
a incresparle il
volto.
Il sole che filtrava dalla finestra creava fantastici giochi di luce
tra i suoi
capelli, oltre ad illuminarle il viso d’alabastro come se
fosse un malak₂.
-Credo che dovremmo consultare delle mappe astrali-
Mi allontanai dal muro con uno scatto violento, veramente sorpreso di
quella proposta
così... beh, inaspettata. Mappe astrali?
Vega ridacchiò della mia reazione esagerata, spostandosi in
avanti per essere
di nuovo faccia a faccia, per guardarmi negli occhi, supposi.
Aveva intenzione di farmi due moine per convincermi, nel caso non fossi
stato
d’accordo? Ovviamente le avrei detto di
“No” a prescindere, se l’idea mi fosse
sembrata stupida.
Non potevo negare, anche con un certo imbarazzo e una ferita nel mio
orgoglio
di uomo, che non mi sarebbe dispiaciuto vederla tentare, magari le sue
argomentazioni si sarebbero dimostrate sorprendentemente valide...
No, non avevo giustificazioni per questi pensieri. Quella donna mi
stava corrompendo
e io non ero per niente intenzionato a fermarla.
Fantastico.
Sembrò
interpretare il mio
silenzio come un invito a spiegarsi, per fortuna.
-Vedi, sono convinta che la leggenda centri qualcosa con il Frutto
Dell’Eden.
Quindi, per venirne a conoscenza, Di Sable deve averla appresa dal
manoscritto... questo spiegherebbe perché interrogasse e
perseguitasse i popolani
di Acri- si fermò, per vedere se la seguissi.
-Ranya- riprese – ha parlato degli strumenti di Zhinu e
Niulang come mezzi per
incantare natura, animali e uomini, sebbene in termini molto
più romantici.
Questi sono gli stessi poteri che ha la Mela che si trova nelle mani di
Al
Mualim! E’ ovvio che ce ne sia un altro, con gli stessi
poteri: Il Telaio e il
Flauto sono due frutti dell’Eden!-
Rimasi sinceramente sorpreso di quell’intuizione, sentendo la
storia
ricostruirsi nella mia mente con una prospettiva nuova, finalmente
calzante.
Si alzò in piedi, rivolgendo lo sguardo al cielo
–Per cui, visto che siamo
vicini al settimo giorno del settimo mese, e io sono Vega e tu sei
Altair,
quello che dovremmo cercare è...-
Le sorrisi –Il punto in cui ci incontriamo... Sei un genio,
Vega-.
Tornò a guardarmi con quegli occhi brillanti, fece spallucce
e un ghignò
affatto umile spuntò sulle sue labbra –Faccio del
mio meglio!-.
Avrei
dovuto immaginarlo.
Ero stato folle non prevedere che svolta avrebbero, ovviamente, preso
le cose.
Quanto era durato il mio sprazzo di felicità? Tre mesi
scarsi?
Forse era durato anche troppo per la fine
disastrosa che gli si prospettava.
Io e Vega consultammo diverse mappe astrali dei mesi estivi
per cercare
Deneb, stella alpha della costellazione del Cigno e importante luogo
dove io e
Vega avremmo potuto proseguire la nostra missione. I risultati mi
spiazzarono:
Ero talmente incredulo che insistetti per confrontare quelle
conclusioni con
diversi almanacchi e libri di astronomia, ma in poche ore non avemmo
più dubbi
sul luogo in cui Deneb si sarebbe trovata il settimo giorno del settimo
mese.
Ūrshalīm₃.
Ovviamente,
pensai, dove
altro ci saremmo dovuti fermare per poco meno di un mese, se non nella
città
dove era stanziato Malik, il Rafiq
che aveva tutto il diritto di privarmi della persona più
importante che avevo
al mondo poiché era stata privata della sua da me?
Dovevo parlare con lei prima di arrivare a Gerusalemme.
Avrei dovuto dirle molto tempo fa che le stesse mani che
l’avevano accarezzata
erano intrise del sangue di chi aveva amato.
Che le stesse labbra che avevano lambito le sue labbra e le corde della
sua
anima con parole dolci non erano state capaci di tante gentilezze in
passato...
E che lo stesso uomo che aveva bramato la purezza e la
sincerità del suo amore,
puro e sincero non lo era affatto.
Come, come potevo
dirle che ero stato io
ad uccidere Kadar?
Come potevo dirglielo senza rovinare la missione, senza mettere le
nostre vite
in pericolo per qualche sua avventatezza? E senza perderla, magari?
La guardai preparare, impaziente di rivedere Malik, il suo sacco da
viaggio,
sperando forse di vedere una soluzione nei suoi gesti frenetici. Invano.
Il
viaggio procedeva
relativamente tranquillo.
Viaggiare tra i deserti e le zone brulle che separavano Acri e
Gerusalemme era,
da un punto di vista fisico, debilitante e, da un punto di vista umano,
noioso per
dei viaggiatori frettolosi, inesperti o poco attrezzati.
A me, invece, preparato tecnicamente, era sempre risultato un viaggio straordinariamente
rilassante e ideale come momento di profonda riflessione.
Ed era, in effetti, quello che mi serviva: modo e tempo per riflettere
sulla
mie colpe.
La mia leggerezza passata era stata severamente giudicata e punita da
chiunque
a Masyaf, anche da chi, forse, non poteva permettersi di scagliare la
prima
pietra.
Non c’era stata comprensione nei cuori di nessuno
perché, lo riconoscevo, il
vecchio Altaïr
non meritava alcun tipo di giustificazione o scusante.
Dura era stata la mia pena e ancora più duro era stato
accettarla, al
principio: Quanta rabbia, quanta umiliazione, quanta insolenza e quanta
superbia mi appesantivano la
vita.
Ma avevo imparato molto e grandi
erano stati i cambiamenti dentro di me; non
potevo riconoscermi in quell’Assassino spietato e
superficiale.
Il perdono era stato importante nel darmi quella spinta finale per
consolidare
il mio cambiamento ed era pervenuto da Malik, l’ultima
persona che credevo
avrebbe potuto concedermi un dono così grande.
Eppure...
Eppure, nonostante questo, ero ricaduto in quella tentazione, quella
che aveva
rovinato già una volta la mia vita: L’egoismo.
Non era stato forse l’egoismo a farmi agire con arroganza
quella volta nel
Tempio? Prendermi tutti i meriti e tutti gli onori, dimostrare di poter
agire
con spavalderia perché ero superiore in agilità,
forza e tattica in
combattimento a chiunque?
Le conseguenze erano state terribili per me, ma
soprattutto per Malik e Kadar.
Terribile era stato, finalmente, riconoscere che il mio egoismo feriva
non solo
me, nel lungo termine, ma feriva
nell’immediato, spesso in modo irreparabile,
le persone che con impertinenza travolgevo nel mio cammino e di cui,
indegnamente, non tenevo conto.
Questa era la cosa più importante che avevo appreso in
quell’ultimo anno: Come
Assassino era per me disonorevole nuocere a cose o persone, al di
fuori del mio obiettivo.
Che le vittime
collaterali non dovevano essere
considerate collaterali.
Cambiare prospettiva mi aveva permesso di vedere quanta
serenità e gentilezza
avevo rifiutato agli altri negli anni, facendo sì che gli
altri la rifiutassero
a me. E anche se ero cambiato, anche se ero stato perdonato... ancora
vedevo
negli occhi di chi mi conosceva un guizzo di allarme, come se potessi
scattare
da un momento all’altro e ritrasformarmi nella bestia
senz’anima che ero prima.
Mi era stata donata una seconda possibilità di ritrovare la
bellezza
dell’equilibrio che seguire il Credo comporta, ma mi veniva
offerta, però, una
gentilezza farlocca, falsa, adombrata
dai dubbi che sempre, probabilmente,
sarebbero ricaduti sulla mia testa.
Vega aveva sicuramente sentito delle voci sul mio caratteraccio e io
non
gliel’avevo certo nascosto, ma lei mi aveva conosciuto, mi
aveva compreso e mi
aveva accettato per quello che ero.
Mi aveva accettato in tutto, difetti e pregi, bene e male e si era
aperta a me anche se tutto
sembrava dirle il
contrario: Istinto, amici, confratelli...
Mi aveva accettato per l’uomo che ero diventato ed ero per
lei l’unico Altair:
non c’era la bestia senz’anima, il superficiale,
l’arrogante. Solo io, non uno
stinco di Santo, ma io.
E io la desideravo così tanto, oh Allah, così
tanto desideravo la sua mente, la sua anima, il suo corpo e
il suo amore...
Tanto era la mia paura di perdere quell’amore e quella
sensazione di benessere
che lo stare con lei mi trasmetteva che ho ceduto e sono caduto.
Diventando l’uomo che, amandola, mai vorrei le si
avvicinasse. Un bugiardo egoista.
Forse non dovevo cercare una soluzione, forse mi meritavo
ciò che stava per
accadere.
-Sei molto silenzioso, oggi... Oggi come sempre!-.
Il filo dei miei cupi pensieri si interruppe nel sentirle pronunciare
tranquilla e scherzosa quella frase. Sentirla così rilassata
era peggio di un
cazzotto nello stomaco.
Raddrizzai la schiena e cercai di darmi un tono –Stavo
riflettendo, in
effetti-.
-Sui grandi temi della vita?- rise.
Fu spontaneo il sorrisetto che mi nacque in volto –Qualcosa
del genere-
risposi, cercando di troncare il discorso.
-Posso contribuire?- avrei dovuto immaginare che la conversazione non
sarebbe
caduta tanto facilmente
con lei. Sospirai sconsolato.
Però poteva essere la mia occasione...
Con il battito appena accelerato, decisi di lanciarmi in questo
tentativo,
forse l’ultimo che potevo cogliere –Secondo te le
persone sono capaci di
cambiare, Vega?-
Corrucciò le labbra e aggrottò le sopracciglia,
in quell’espressione
concentrata che tante volte le avevo visto sul viso e si prese del
tempo prima
di rispondere.
-Ebbene- cominciò –Sono fortemente convinta che le
persone possano cambiare se
stessi e la loro vita, sebbene questo non dipenda interamente da loro-.
Restai in silenzio per spingerla a continuare, ma avevo il cuore
così in
fibrillazione che sentivo il sangue scorrermi impazzito nelle orecchie.
- Voglio dire... Un soggetto che ha condotto un certo tipo di vita e
vuole
cambiare se stesso e le sue abitudini deve non solo avere grande forza
di
volontà e disposizione al sacrificio, ma deve anche avere da
chi lo circonda
gli strumenti, il modo e le possibilità di cambiare
ciò che in lui deve essere
cambiato- corrucciò di nuovo le labbra, come se non fosse
riuscita a spiegarsi
come avrebbe voluto.
Ero così teso che la voce mi uscì in uno strano
tono compattato e gutturale –E quali
sono questi strumenti? O i modi?-.
Fece un sorriso che gridava “Ma è ovvio”
– La comprensione! Dobbiamo ricordarci,
quando ci lasciamo prendere dal giudicare facilmente,
che siamo umani e
sbagliare è nella nostra natura. Altra cosa fondamentale
è la disponibilità a
donare nuovamente fiducia, a mostrarsi disponibili
nell’insegnare un modo più
bello di vivere e... Oh! Ovviamente il perdono!- mi guardò
tranquilla e io la
trovai dannatamente bella.
-E se l’uomo, dopo tanti sforzi per cambiare, dopo tanti
risultati
faticosamente ottenuti, ricadesse in tentazione, Vega? Potrebbero gli
altri
continuare a mostrargli comprensione? E lui? Potrebbe ancora imparare a
vivere
in un modo migliore?-
Vega diede uno scossone al suo cavallo e si accostò al mio,
guardandomi negli
occhi con quel suo sguardo giada penetrante e intenso. Posò
una mano sul mio
petto.
-Il modo in cui il tuo cuore batte, ora, è indicativo,
Altaïr. I sentimenti che
provi e che ti scorrono dentro sono la differenza che dimostra che stai
imparando a vivere veramente-
1)Canzone un po' insolita,
rispetto alle precedenti. Learning
to Live, Dream Theater, dall'album "Images and Words
(1992), vuole, in questo capitolo, esprimere i pensieri del nostro
amato Assassino rispetto ai suoi cambiamenti e alle sue paure. Infondo
è così, quella di Altaïr
è una storia di crescita personale, non solo nella mia
Fanfiction ma anche, e soprattutto, nel nostro videogioco preferito.
Possiamo essere i migliori in qualsiasi arte o lavoro ma a poco serve
se non siamo bravi uomini o donne, se non lavoriamo su noi stessi e sui
nostri inevitabili difetti.
Del resto, però, come dice Vega (discorso che rispecchia
molto il mio pensiero), il cambiamento è totale se anche gli
altri ci aiutano e ci vengono incontro: Nessuno su questa Terra
può farcela da solo. Questo dice, secondo me, questa
stupenda canzone.
Abbiamo bisogno che gli altri ci aiutino a vedere una vita migliore e
ci insegnino a viverla... Questo non significa che non sbaglieremo
più, è nella nostra natura farlo, ma i sentimenti
che proviamo rispetto ai nostri errori, la nostra volontà di
rimediare e il nostro impegno nel farlo sono la differenza:
Fanno la differenza e dimostrano che abbiamo imparato a vivere.
2) Malak: Angelo
3) Ūrshalīm: Gerusalemme