Capitolo III
“Più è difficile avere una cosa,
più la si ama.”
Si sentiva osservata anche se stava dormendo, un sonno leggermente disturbato quello che ebbe la donna quella notte. Aprì leggermente gli occhi e notò il piccolo Roland che dormiva beatamente vicino a lei, anzi era semplicemente stretto fra le sue braccia, il principe Henry la osservava, o meglio, li osservava da più o meno dieci minuti.
-Vostra altezza- disse il principe Henry.
-Sshh! Così lo svegli!- disse lei guardandolo leggermente irritata.
-Vi porgo leggermente le mie scuse- si scusò il principe Henry, prendendo la vestaglia che metteva la donna ogni mattina non appena si alzava dal letto. Regina diede un’occhiata al piccolo, e controllò se stesse ancora bene nonostante avesse passato quasi tutta la notte sveglio.
-Padre, il piccolo non è stato molto bene stanotte- disse la donna alzandosi dal letto per poi chiudere le coperte in modo da non far sentire freddo al piccolo Roland.
-In che senso?- chiese Henry.
-Accusava dei dolori alla pancia, e sinceramente ha anche rimesso un bel po’ di roba che forse aveva mangiato prima- disse lei infilandosi la vestaglia morbida di lana nera.
-Non so se abbia preso qualcosa- disse dispiaciuta.
-Perché vi preoccupate tanto per questo bambino?- chiese Henry timoroso della risposta e della reazione della donna.
-Perché? Perché a parte lui nessuno crede veramente in me. A parte lui nessuno mi ama padre!- esclamò lei alzando il tono della voce, un tono che fece quasi svegliare il piccolo.
-Meglio andare di la a parlarne, evitiamo di svegliarlo- disse Henry avviandosi verso il corridoio.
-Tornerò fra poco scimmietta- sussurrò la donna lasciando un tenero bacetto sulla testolina del piccolo che ancora dormiva, per poi seguire suo padre.
-Allora?- chiese il padre.
-Padre, non credevo che in così poco tempo sarei stata di nuovo così felice- disse lei guardandolo
-Credevo che la vostra felicità fosse uccidere Biancaneve- disse l’uomo. Regina non sapeva cosa rispondere, era davvero ciò che voleva? Voleva davvero uccidere Biancaneve, oppure è come ha sempre detto: Un passatempo.
-Quello che voglio ed essere felice, e la felicità finalmente è arrivata grazia e Roland- rispose sedendosi in quell’enorme sedia davanti all’enorme tavolo di vetro.
-Beh ricordate che il piccolo ha già un padre, deve ritornare da lui- aggiunse Henry.
-Si ma…- abbassò o sguardo, e capì che quello che aveva appena detto suo padre era vero, Roland aveva già un padre dalla quale voleva tornare presto.
-Ma?- chiese Henry avvicinandosi per poi sedersi anche lui.
-Vorrei anche io una famiglia padre. Un bambino, un marito con la quale invecchiare- disse in fine guardandolo.
-Siete ancora in tempo. Non gettate tutto via, siete in tempo per rifarvi una vita, per volere ciò che volete- spiegò il principe Henry.
-Nessuno sarà disposto ad amare un mostro come me, padre- disse dispiaciuta per tutto il male, tutta la cattiveria e l’odio che aveva causato e seminato.
-Potete sempre rimediare- disse il padre della donna.
-Come?- chiese Regina guardandolo.
-Avete un’occasione, non lasciartela sfuggire- disse l’uomo alzandosi poco dopo.
-Aiuterò il piccolo a ritrovare suo padre- aggiunse lei dopo alcuni secondi.
-E poi, cercherò quell’uomo che quella fata mi aveva mostrato anni fa- continuò.
-Uomo? Quello con il leone tatuato?- chiese Henry.
-Si, proprio lui. Come vi ho già detto, la fata mi disse che era destinato ad essere la mia anima gemella- spiegò Regina giocando con i propri pollici mentre pensava ad un modo per trovare il padre del bambino, e l’uomo che le venne mostrato da Trilli.
-Come avete intenzione di trovarlo?- chiese il principe Henry passandole un bicchiere di cristallo con dell’acqua.
-Non saprei. Forse leggerò negli antichi libri qualche incantesimo per trovare le persone- Regina era presa dal libro che stava leggendo, nessuno dei due si accorse che Roland si era svegliato ed era sulla soglia della porta.
-Mamma?- disse il piccolino, forse era la febbre a parlare per lui. Regina si voltò, come se non avesse capito le parole.
-Roland? Che ci fai sveglio?- disse guardandolo non appena il suo sguardo si posò su di lui.
-Mamma non riesco a dormire- rispose il bambino con la voce assonnata e tremolante.
-Ssh ci sono io qui con te- Regina si avvicinò al bambino e lo prese in braccio, sorrise alle sue parole. L’aveva chiamata mamma e il suo cuore si era sciolto in una maniera incontrollabile.
-Vostra altezza chiamo qualcuno per il bambino?- chiese Henry poco dopo. Bastò un semplice sguardo di Regina a farlo zittire.
-Andiamo a letto, vuoi che dorma con te?- lei sorriseal piccolo mentre lo aveva in braccio e lui fece altrettanto.
-Si mamma, raccontami una storia- le chiese il piccolo, lei sorrise di nuovo e lo portò a letto esaudendo il suo desiderio.
[Nel frattempo da Robin]
-Bene possiamo entrare adesso?- chiese Robin alla sua accompagnatrice.
-Si. Appena dentro uccido la Regina come nel nostro accordo- disse la rossa avvicinandosi con sguardo fiducioso nel suo intento.
-Prima entro io, poi con il mio segnle entri tu- si diresse verso un’entrata, che non sa nemmeno lui il perchè sapeva che ci fosse un’entrata nascosta. Era una di quelle entrate che sai da dove entri e non sai da dove esci, infatti lui non si sa come sbucò nel balcone di Regina. Si appoggiò alla finestra e vide Roland accoccolato a Regina e la cosa gli sembrò alquanto strana. Dormivano entrambi. Entrò silenziosamente e si mise vicino al letto osservando i due dormire.
-Mamma mi fa male la testa- farfugliò Roland mentre dormiva.
-Ssh ci sono io qui Roland-disse Regina passando una mano sulla fronte del bambino. Alzò lo sguardo e vide un uomo, cioè vide Robin.
-Che ci fate voi qui! E chi siete!- disse Regina cercando di non spaventare Roland che nel mentre era sprofondato nel sonno.
-Sono il padre del bambino e preferirei riaverlo indietro!- disse Robin alzando la voce.
-Oh, volevo cercarvi ma non sapevo come fare- disse la Regina alzandosi dal letto.
-Comunque sta bene, ha solo un pò di influenza l’ho capito quando ha iniziato a tossire- Regina cercava di spiegare a Robin lo stato di Roland in modo abbastanza comprensibile.
-Posso portarlo a casa?- chiese Robin.
-Non mi fido di voi, siete cattiva! lo dicono tutti- aggiunse poco dopo.
-La mamma non è cattiva papà- disse Roland non appena aprì gli occhi e vide suo padre.
-Roland dovresti dormire non stai bene ometto- gli disse Regina accarezzandogli una guancia.
-Io non voglio andare via, voglio bene alla mamma- si addormentò poco dopo per il semplice fatto che Regina lo fece addormentare.
-Se non mi ridate mio figlio, faccio entrare qualcuno in grado di uccidervi!- disse Robin pensando a Zelena.
-Io voglio ridarvi vostro figlio, giuro che vi stavo cercando- inutile spiegare al ladro che cosa volesse fare Regina, tanto lui non l’avrebbe ascoltata.
-Zelena!- disse Robin avvicinandosi a Roland e preparando l’arco.
-Mi hai chiamata? Posso prendermi la sua testa?- gli chiese la donna.
-Se non vuoi che Roland si ricordi di me, ecco questo gli cancellerà i ricordi che riguardano me- Robin lo afferrò e con se prese anche Roland.
-Zelena andiamo- la donna sapeva che presto o tardi Regina l’avrebbe cercata e allora decise di andarsene insieme all’uomo., ma prima che svanisse Regina notò sul polso di Robin un tatuaggio. Un Leone.
Regina rimase nella stanza.
Da sola.
Senza Roland.
Senza felicità.
E con un vortice di domande che le frullavano nella testa da quando aveva visto il tatuaggio.
NDA: scusate se ho pubblicato dopo tanto tempo <3 e beh ringrazio la mia amica Martina per avermi ricordato di farlo <3