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Autore: Ilreleonewikia    07/01/2017    2 recensioni
Viktor Nikiforov ha diciasette anni e per tutta la vita a pensato solo alla danza . Dopo una delusine che lo ha portato a chiudersi in se stesso si vedra costretto a fare i conti con i nuovi sentimenti che prova per il nuovo professore di letteratura stranieniera.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: AU | Avvertimenti: Bondage
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La campanella della terza ora suonò. Di nuovo. 
Viktor contò le ore che lo sepravano alla fine di quella giornata. Due ore. Mancavano solo due ore. 
Dopo tutto niente era cambiato; anche se aveva iniziato un nuovo anno e ora sedeva a un banco diverso , le cose erano sempre le stesse. 
La stessa divisa , gli stessi compagni di classe , persino i corridoi erano rimasti uguali dopo i due anni che aveva passato a percorerli .
Solo i suoi capelli avevano assunto un aspetto differente : infatti durante i tre mesi di vacanza aveva deciso di farli crescere e ora gli arrivavano proprio al disotto delle spalle. 
Molti dei suoi amici gli avevano fatto dei complimenti a tal proposito , soprattutto le ragazze. 
Eppure a lui non importava.

A volte si stupiva del fatto di avere ancora , nella tasca della giacca il foglietto accartocciato che aveva scritto a fine giugno . 
Non lo avrebbe mai dato alla persona a cui era destinato e sapeva che sarebbe stato meglio buttarlo nel cestino dei rifiuti. 
Perché la verità era quella e Viktor ne era cosciente: il suo migliore amico Igor non lo avrebbe mai ricambiato , sopratutto non ora che si era fidanzato con la ragazza dei suoi sogni. 
Eppure lui si illudeva ancora che qualcosa potesse cambiare : che povero stupido. Niente sarebbe cambiato.

Proprio in quel momemto , la porta si aprì e tutti si azarono per dare il ben venuto al nuovo arrivato. 
Ah è vero . 
Se lo ricordò solo in quel momento ; ad agosto il loro vecchio professore di letteratura straniera era andato in pensione e oggi ci sarebbe stata la prima lezione con il nuovo insegnante.

All'inizio Viktor non lo guardò nemmeno , in quei primi giorni di scuola gia si era immaginato come poteva essere ; vecchio , forse sulla sessantina , sposato o forse divorziato , senza figli e con una lunga lista di scuole gia visitate . Se lo aspettava russo , forse inglese gia che avrebbe insegnato loro letteratura straniera. Normalmente ci azzeccava su tutto e non si sorprendeva più di tanto. Quella volta però aveva sbagliato.

Quando si abbassò per prendere dallo zaino il libro di testo e il quaderno , un rumore attirò la sua lezione.

Qualcuno , il professore , stava cominciando a scrivere sulla lavagna , con fare svelto e preciso. 
Non aveva mai sentito nessuno dei suoi insegnati scrivere in quel modo. 
Il ragazzo alzò lo sguardo di scatto verso la cattedra e quello che vide lo lasciò a bocca aperta.

Davanti a lui una lunga figura slanciata , vestita in un completo nero di tutto punto stava agitando elegantemente la lunga e magra mano come un direttore di orschestra.
Al centro della lavagna era scritto in piccolo il nome Yuri Katsuki e vicino un carattere cinese .

Quando l'uomo si girò verso la sua classe gli occhi dei due si incontrarono per un breve attimo e il giovane si sentì percorrere da una strana scossa. 
Quell'uomo sicuramente non aveva sessantanni e di certo non era vecchio , anzi...

"Buon Giorno , io sono signor Katsuki Yuri e sono il nuovo professore di letteratura straniera" disse sorridendo con voce delce ma ferma. 
Una sua compagna , evidentemente colpita quanto lui alzò la mano curiosa e chiese , quando quando l'insegnante gli permise di parlare :

"Scusi , quindi lei è giapponese? " .

Lui annuì e rispose mite:

"Si vengo da un paesino chiamato Hasetsu , nel sud del Giappone , ma ha studiato a Tokyo e poi a Oxford letteratura inglese e letteratura italiana " .
Si passo con un dito il colletto della camicia , lasciando intravedere una porzione di pelle pallida del lungo collo.

Per un attimo a Viktor sembrò che il professore stesse guardando nella sua direzione quando pronunciò quelle parole , ma dovette essere solo un'impressione , perché subito dopo si sedette sulla sua poltrona e prese la sua piccola ventiquattrore da dove tirò fuori un piccolo libro rosso e una penna stilo grafica .

Cominciò ad osservare i visi davanti a lui e poi prese il registro dove firmò. 
Doveva aver notato che erano tutti presenti se non si era disturbato di chiedere i nomi uno a uno.

"Aprite a pagina 203. Oggi ripeteremo Romeo e Giulietta" disse.

Tutti fecero quello che gli era stato chiesto , anche se sbuffando lievemente , mentre l'attenzione di Viktor era tutta sul suo professore.

Per essere bello , era bello, pensò. 
Eppure il sognor Katsuki non aveva niente di tipicamente russo: nel suo viso non c'era niente di duro e freddo , anzi.
I suoi occhi erano marroni , caldi . I suoi capelli , che aveva cercato di tenere all'indietro , erano di un nero che assomigliava all'inchiostro , erano sottili come fili . 
E la sua bocca cosi morbida e piccola...sbrava un bocciolo di rosa.

I suoi pensieri vennero interrotti dal suono del suo nome. 
Il giovane guardò verso il suo insegnante allarmato. 
Lo aveva chiamato , ma non aveva capito cosa gli avesse chiesto . 
"Mi scusi , prof non ho capito la domanda.." rispose incerto.

L'altro non lo rinprovò e si limitò a sorridergli pazientemente e ripeté:

"Signor Nikiforov potrebbe leggere ad alta voce la seconda scena dell'atto II ?" .

Viktor deglutì. Persino in quel momento la sua presenza lo soggiocava. Annuì e prese fiato.

"Oh, ma quale luce irrompe da quella finestra lassù? Essa è l'oriente, e Giulietta è il sole. Sorgi, bel sole, e uccidi l'invidiosa luna già malata e livida di rabbia, perché tu, sua ancella, sei tanto più luminosa di lei: Non servirla, se essa ti invidia; la sua veste virginale e d'un colore verde scialbo che piace solo agli stupidi. Gettala via! Ma è la mia dama, oh, è il mio amore! Se solo sapesse di esserlo! Parla eppure non dice nulla. Come accade? È il suo sguardo a parlare per lei, e a lui io risponderò. No, sono troppo audace, non è a me che parla. Due elle più belle stelle del cielo devono essere state attirate altrove e hanno pregato gli occhi di lei di scintillare nelle loro orbite durante la loro assenza. E se davvero gli occhi di lei, gli occhi del suo volto, fossero stelle? Tanto splendore farebbe scomparire le altre stelle come la luce del giorno fa scomparire la luce di una lampada: in cielo i suoi occhi brillerebbero tanto che gli uccelli si metterebbero a cantare credendo che non fosse più notte. "

Quando concluse di leggere il giovane evitò lo sguardo dell'altro. 
Si sentiva le labbra secche e screpolate , anche il suo respiro era affannato .

"Bene " . Rispose l'insegnate . 
"Ora continuiamo con il brano..."

Dopo quel giorno per Viktor niente fu lo stesso.

Passarono i mesi , ormai era Dicembre e le strade erano piene di neve e persino i marciapiedi avevano cominciato a ghiacciare.
I pomeriggi colorati dal tramonto avevano fatto posto alle mattinate bianche invernali dove il tempo sembrava cristallizzato.
Ormai Viktor non contava più le ore che mancavano alla fine della giornata , ma quelle che lo sepravano dalla sua materia preferita : letteratura straniera.

Aveva cominciato a predilire un posto fisso , lo stesso del primo giorno. Prendeva annotazione di ogni cosa il suo professore dicesse. Non si era mai sentito così interessato a qualcosa come in quel momento.

I suoi capelli avevano cominciato a crescere ancora : ora gli arrivavano al petto. A volte li raccoglieva in una treccia , altre volte li lasciava completamente sciolti.

Un giorno il suo insegnante entrandò in classe ne osservò la bellezza ed ammirandoli, commentò : "Mi ricordano una cascata d'argento , hanno qualcosa di poetico , come il velo di una sposa o manto della luna ".

Queste parole ebbero un effetto inaspettato sul giovane che arrossì immediatamente . 
Eppure da quel momento tenne religiosamente ai suoi capelli , come se quel paragone avesse acceso in lui qualcosa che era sparito da tempo .

La terza ora arrivò e con lei anche Yuri Katsuki . 
In mano aveva sempre il suo inseparabile libro rosso , piccolo e ordinato . 
Quel giorno però il posto di Viktor era vuoto e lui se ne accorse. 
"Ragazzi sapete perché il signor Nikiforov è assente oggi? " chiese. 
"Credo che abbia detto che avrebbe avuto un appuntamento molto importante , professore e che sarebbe entrato in ritardo " ripose un alunno in fondo alla classe.

Infatti quel giorno una commissione di giudici avrebbe valutato il ragazzo in questione , la quale che avrebbe deciso se ammetterlo alla prestigiosa scuola di danza di Mosca con un anno di anticipo. 
L'audizione andò bene. Viktor ucì dal teatro ancora frastornato ma subito guardò l'orologio. 
Quando si accorse di essere in ritardo corse a prendere il primo taxi che riuscì a trovare. 
Corse fino all'entrata e arrivò proprio pochi minuti dopo il professore . 
Busso alla porta e cercò di sistemarsi la divisa. In mano aveva i libri e nella sacca le scarpe e il vestito che aveva usato in precedenza. 
Quando fece la sua apparizione in classe , il professore si girò verso di lui , come tutti del resto e con un espressione sollevata e come sempre allegra lo accolse dicendo : "Oh allora è arrivato signor Nikiforov! Ci stavamo giusto chiedendo dove fosse . Si sieda sembra affaticato" .

Il giovane andò verso il suo banco formulando un debole "mi scusi" , a testa bassa , il cuore a mille ma non per la corsa.

Per tutta la durata della lezione e anche all'uscita della scuola uno strano pensiero tormentò il ragazzo. Se fosse stato veramente ammesso a quella scuola , gia dal prossimo giugno si sarebbe dovuto trasferire a Mosca a km di distanza da lì. Avrebbe lasciato tutto ,la sua casa , la scuola, gli amici , il suo professore. 
Questo fatto lo stravolse. 
Come poteva una persona che nemmeno pochi mesi prima era stato un estraneo , diventare l'essere principale dei suoi pensieri?

Si era trovato centinaia di volte davanti alla sua scrivania con foglio e penna che aspettavano di essere usati. Ma per quanto ci provasse ogni parola che cercava di mettere insieme non aveva senso. 
Eppure avrebbe voluto spiegare tutto quello che provava , descrivere le moltitudini di emozioni che aveva avuto dalla prima volta che si erano visti. 
Ma non riusciva dare un nome a questo sentimento.
Cos'era ? Ammirazione ? Disperazione ? Affetto? Adorazione ? Desiderio...? 
Erano così tante cose messe insieme , eppure....
Per quanto sarebbe andata avanti? 
Lui era il un suo docente . 
Aveva cinque anni in più di lui , forse aveva persino una fidanzata. 
Questo lo buttò ancora più giù. 
Ma non poteva fermarsi , non ora. 
Fra meno di cinque mesi non lo avrebbe rivisto mai più. E anche se non fosse partito per Mosca forse se ne sarebbe andato in un altra scuola.

Si buttò sul letto spingendo la faccia sul cuscino. No. Cosi non andava. 
Chiuse gli occhi . Gli apparì il suo viso . Gli stava sorridendo , gli occhiali calati delicatamente sul suo piccolo naso e un dolce sorriso sulle labbra. Questo gli sacldò il cuore. 
Forse era per la sua aurea così buona che si era trovato subito ad ammirarlo. 
In tutti quei mesi a studiare poeti e scrittori aveva scoperto che la maggior parte di loro erano persone controverse , piene di dubbi e spaventosamente insicure. 
Eppure scrivere era stata la loro unica via per parlare al mondo.

Ed era quello che voleva fare lui. Parlare al mondo. Parlare a lui. 
Di come i suoi occhi gli facevano mancare il fiato , di come la sua voce lo faceva rasserenare nelle freddi notti di Dicembre e di come le sue mani , così belle e delicate gli facevano desiderare di toccarle , accarezzarle. 
E la sua bocca...avrebbe voluto baciarle , sentirle sulla sua pelle. 
Avrebbe voluto dirgli tutte quelle cose. 
Perché dopo anni che la danza era stata la sua vita ,la cui veniva incorniciata da damalinconia , quel giorno , all'audizione , lui aveva danzato come se con lui sul palco ci fosse stato Yuri. E per un momento si era sentito felice ; e questo Viktor non poteva più ignorarlo. 
 

Vitya dive sei ? diceva l'ultimo messaggio che Igor gli aveva scritto . 
Erano passati più di quindici minuti dalla fine delle lezioni eppure lui , Viktor era ancora in classe a scrivere. 
L'altro giorno aveva avuto un brutto raffreddore ed aveva saltato la verifica di letteratura russa. Quindi si era visto costretto a recuperarla nelle ore extra scolastiche , ma invece del signor Popovic alla sua entrata gli era apparso il professor Katsuki e il suo cervello era andato in tilt.

Si era soffermato sull'ultimo esercizio e non riusciva ad andarne a capo . Eppure aveva studiato tutta la settimana. 
I suoi occhi indugiarono sulla figura seduta sulla cattedra .
Yuri era tutto a leggere il libro che portava sempre con se. 
A volte il giovane si era chiesto cosa contenesse.

Si accorse che lo stava fissando e ritornò immediatamente al suo compito. Era sicuro di essere completamente rosso.

Mentre si alzava e si dirigeva verso il suo professore per consegnare il compito , sentì la borsa stranamente pesante. Se glielo avesse chiesto forse avrebbe letto la lettera che portava dentro lo zaino. No, non avrebbe mai potuto.

Se ne andò verso la porta poi però l'altro lo chiamò.

" Mi coprirei se fossi in lei." . 
Disse in tono calmo.
"Non vorrà ammalarsi di nuovo ? Sarebbe un peccato"

Il ragazzo annui imbarazzato. Il suo insegnate si limitò a sorridergli. 
 

Arrivò l'ultimo giorno prima delle vacanze di Natale. 
Tutti in classe avevano cominciato a parlare dei progetti futuri ; alcuni sarebbero rimasti in città , altri sarebbero andati a festeggiare le vacanze in Europa , altri per capodanno sarebbero partiti per Sochi. 
Viktor non disse niente , lui non aveva progetti per quell'anno. Il suo unico pensiero era stata quell'audizione di due settimane fa di cui aspettava ancora risposta.

La porta si aprì e come sempre tutti gli alunni si alzarono al passaggio del professor Katsuki. 
Quel giorno invece della solita divisa , indossava un pesante maglione blu , sotto una giacca scura e dei pantaloni cachi. Sembrava che anche lui si fosse preparato per Natale. 
Eppure c'era qualcos'altro: i suoi capelli , non erano più all'indietro. Ora gli cadevano morbidi sulla fronte , sembrava ancora più giovane. Sulla cattedra non c'era nessun libro rosso.

La lezione prosegui in modo strano. Viktor non riuscì a restare concentrato ; c'era qualcosa che lo turbava.

Proprio dieci minuti prima della fine dell'ora infatti il professore si alzò di nuovo e con un sorriso malinconico disse davanti a tutti :

"Vi auguro Buone Feste e Buone vacanze a tutti. Spero che abbiate ogni bene pissibile. Vi ringrazio per questo tempo insieme , ma non resterò per accogliervi anche l'anno prossimo . 
Partirò per Parigi prorpio domani per la cattedra che desideravo tanto. Spero che continuate così anche fino a Maggio , siete stata una classe fantastica , grazie di tutto. " e con questo si inchinò. La campanella suonò e gli altri anche se anche loro sorpresi , si prepararono per uscire . 
Viktor invece rimase immobile. La sua mano strava tremando . 
Era ancora stretta alla lettera che stava per prendere dalla borsa proprio un attimo prima. 
Come anche la sua bocca. Il respiro gli si era fermato in gola. 
Era davvero tutto finito? Se ne sarebbe andato ? 
E ora?

"Viktor...stai bene?" gli chise una voce accanto alla porta. 
Yuri era ancora lì , la valigetta in mano per l'ultima volta. 
Il ragazzo lo guardò imbarazzato: era la prima volta che lo chiamava per nome. 
Rimise immediatamente la busta dentro il quaderno e chiuse la borsa. 
"Em no niente. E solo che...credevo di aver dimenticato qualcosa , ma mi sarò sbagliato! " rispose alzandosi e prendendo lo zaino . Stava per uscire quando una mano gli si poso sulla spalla facendolo girare di scatto.

Yuri , il professore ; no non più , il ragazzo che lo aveva catturato dal loro primo incontro ora lo stava guardando negli occhi con uno sguardo che avrebbe fatto scogliere chiunque. 
La distanza era minima , il suo tocco era caldo sulla pelle di Viktor e l'aria sembrava farsi sempre di meno. Ormai non c'erano più confini. La mano si alzò verso la guancia del giovane . Gli asciugò una lacrima che stava cadendo , sfiorandogli le labbra tremolanti. 
Si avvicinò di più. I loro respiri si stavano fondendo .
"Viktor..." 
Non riuscivano più a trattenersi , posarono le loro bocche su di loro . 
Il ragazzo chiuse gli occhi. Sentiva le mani di Yuri sulla sua schiena e sul suo viso. 
Non aveva mai baciato qualcuno , non così. 
Lo strinse di più. E si abbandonò completamente. 
 

L'ultima ora finì. Quello sarebbe stato il loro ultimo giorno di scuola per quell'anno e ormai era passato. Tutti uscirono salutando i compagni che non avrebbero rivisto fino a gennaio. 
La neve cominciò a cadere 
e Viktor si incaminò verso casa , coperto dal suo cappotto e dalla sua sciarpa. 
Nella sua mente riaffiorano le immagini di quello che era successo poco prima. Sulle labbra aveva ancora il suo sapore , quello della sua bocca e loro ultimo saluto. Un vento gelido gli scompiglio i capelli e d'improvviso si fermò.

Mentre la neve cadeva Viktor Nikiforov rimase in piedi in mezzo alla strada con le lacrime che gli percorrevano il viso. No , si disse , quello non poteva essere un addio. 
Sulla tasca della sua giacca c'era ancora quel foglietto , ormai accartocciato , che non aveva mai avuto il coraggio di dare alla persona che pensava di desiderare e nemmeno di buttare . 
Si era arreso alla verità , se ne era fatta una ragione perché sapeva che niente sarebbe cambiato . 

Ma questa volta era diverso.
Lui aveva ancora una possibilità , anche se minima e quasi insignificante , ma ce l'aveva e non poteva arrendersi non così.

Qualcosa sarebbe cambiato , lui era gia cambiato. 
La lettera che era riuscito finalmente a scrivere al'uomo che più amava era ancora dentro il suo zaino e doveva essere letta . 
Fece dietro front e corse verso la scuola. 
Doveva essere rimasto ancora in sala docenti , era sempre l'ultimo che se ne andava. 
Infatti quando entrò , la stanza era ancora illuminata , ma dentro non c'era nessuno. Sarebbe sembrata deserta se non fosse stato per la ventiquattrore appoggiata sul tavolo. Esito un momento ma ne era sicuro e quella valigetta era la sua. 
Prese un bel respiro e tiro fuori dalla borsa una busta e ce la infilo dentro delicatamente. 
Quando Yuri l'alvrebbe trovata e aperta l'avrebbe letta. 
Se ne andò senza aspettare .
Ormai non c'era più niente da dire . 
 

La prima cosa che Viktor notò quando arrivo a casa sua fu che la cassetta della posta era aperta. Che fosse arrivato qualcosa?

Entrando nel soggiorno noto un pacco e una lettera sulla mensola vicino allo specchio. 
"Vitya , tesoro sei ritornato !" disse sua madre dalla cucina .
"Oggi sono arrivate delle cose per te , una credo che sia da Mosca..." ma non fece in tempo a terminare la frase, che gia il ragazzo afferrò la posta e corse in camera sua .

Il ragazzo chiuse la porta della sua stanza e si sedette sul letto. 
Come aveva detto sua madre laettere veniva da Mosca , dalla prestigiosa scuola di danza. Ma il pacchetto vicino , non aveva recapitazioni , aveva solo l'indirizzo di casa sua e il suo nome. 
Le sue mani tremavano. Aveva paura di aprirla. 
Qualsiasi cosa ci fosse scritto su quella lettera , avrebbe cambiato la sua vita completamente. 
Strappò la busta e aprì il foglio. Quello che lesse lo sconvolse.

Lo avevano accettato , con il massimo del punteggio. 
Ce l'aveva fatta. Sarebbe andato a Mosca!! Il primo pensiero fu quello di dirlo a sua madre. Il secondo quello di dirle che se ne sarebbe andato prima della fine delle vacanze. Se avesse potuto lo avrebbe fatto anche ora , ma il periodo Natalizio segnava la stagione teatrale e lui non poteva mancare . 
Ma non sarebbe rimasto lì fino a maggio. Non avrebbe avuto problema a completare il quadrimestre restante , ma sopratutto non voleva più vedere quella scuola . 
Quei corridoi cosi uguali e sopratutto non avrebbe sopportato di stare ancora un momento di più in quell'aula , mentre aspettava qualcuno che non sarebbe più arrivato , contato le ore che non avrebbero più avuto significato , perché ormai lui non c'era più.

Viktor si alzò per dare la notizia a sua madre , quando si ricordò del pacchetto. 
Lo guardò per un istante , quasi attirato dal desiderio di sapere cosa contenesse , e poi decise di aprirlo .

Per un momento gli sembrò di sognare ,e di immaginare tutto. 
Dentro a quel pacchetto si trovava un piccolo libro rosso , con un piccolo postit su cui c'era scritto in piccolo e con una calligrafia che ormai conosceva molto bene:

"Per Viktor da Yuri. Per favore , leggi la dedica"

Il suo cuore accelerò. 
Il libro era quello del suo professore , mentre lo accarezzava riusciva ancora a sentire il tocco delle sue mani mentre lo sfogliava. 
Non c'era scritto nessun titolo sulla copertina , ma come aveva chiesto lui , il ragazzo lo aprì e lesse la dedica che Yuri aveva scritto per lui su quelle bellissime pagine profumate di whiskey e polvere.

"Se stai leggendo queste righe , vuol dire che sono gia partito o che me sto andando. 
Se ti ho scritto queste cose allora sono veramente diventato pazzo. 
Non ti mentirò dicendoti che non mi sono subito accorto di te. 
Infatti il nostro primo incontro è ancora scolpito nella mia mente . 
Se dopo tutti questi mesi di sguardi e sorrisi silenziosi , sono riuscito ad ammetterlo allora ne sono felice. 
Perché io ti ho adorato fin dal primo momento che ho sentito la tua voce. 
In questa landa piena di ghiaccio tu sei stato l'unica cosa a riscaldarmi. 
Persino i tuoi occhi parlavano mentre arrosivi , nascondendoti con i tuoi stessi capelli. 
Forse è stata tutta colpa dei versi , sentir parlare di un amore tragico mi ha fatto cadere ancora più. 
Forse mentre scrivo mi sto chiedendo cosa mi è venuto in mente , anche se sono ancora giovane la mia vita sentimentale mi è sempre parsa inconsueta. 
Sempre povera , eppure troppo coinvolgente.
Non potevo lasciarti senza dire cosa sei stato. 
Cosa hai lasciato in me e cosa non potrò più dimenticare. 
Ho saputo che fra due giorni sarà il tuo compleanno . 
Se hai gia ricevuto la lettera che aspettavi tanto non serve che te lo dica. Un mio vecchio amico che lavora al conservatorio di Mosca stamattina , mi ha detto che uno dei miei studenti aveva superato un importante provino e quindi ti faccio le mie congratulazioni. Forse sono felice di andarmene prima di te. Credo che non avrei sopportato di vedere il tuo banco vuoto.
Spero che starai bene.

Yuri

Stava piangendo. Le lacrime gli scendevano leggere come una carezza sulla sua pelle. 
Avrebbe voluto stringere quel libro come avrebbe desiderato farlo con lui.

Scorse di un altra pagina. 
In grande al centro c'era stampato il totolo dell'opera:

ROMEO E GIULIETTA

di William Shakespeare

Su una delle pagine c'erano sottolineate felle frasi. 
Ma solo una lo colpì profondamente:

"Quando non sarai più parte di me
ritaglierò dal tuo ricordo tante piccole stelline,
allora il cielo sarà così bello 
che tutto il mondo si innamorerà della notte."

"Tesoro! La cena è pronta! Vieni di sotto!" disse sua madre destandolo dai suoi pensieri. 
Viktor lasciò il libro sul suo letto.

La folla si riverso in un'ondata di scroscianti applausi. Il giovane prese per mano la ballerina e davanti a tutti si inchinarono con un grande sorriso. 
Erano passati solo due anni da quando era arrivato li a Mosca eppure il suo debutto fu un successo. La gente era rimasta incantata da quella nuova promessa del balletto che era sbocciata tanto magnificamente.

Entrò nel suo camerino ancora con il cuore a mille . 
La sua testa era coronata da ghiarlande di fiori di ogni genere e colore.

Stava per sedersi e finalmente riposarsi davanti allo specchio della toiletta , quando si accorse che affianco al piccolo libro rosso, che ormai teneva con se come porta fortuna , erano stati appoggiati un mazzo di rose dello stesso colore , con il più bel profumo che lui avesse mai sentito.

Sul bigliettino c'era scritta una calligrafia ormai per lui così familiare.

Ti aspetto dietro le quinte fra pochi minuti , davanti al fiume.

Yuri.

Ogni atomo del suo corpo avvertì una scarica elettrica che lo attraversò pietrificandolo. Era veramente venuto. Il suo cuore gli balzò in gola. 


Prese la sua borsa e il suo cappotto scuro. Corse più che poté senza mai fermarsi , finche non arrivò davanti al fiume e una figura slanciata gli sorrise.

Era come se lo ricordava , non era cambiato per nulla. 
Persino ora sotto la luce della luna sembrava ancora più bello. 
"Yuri" sospiro Viktor mentre si lanciò tra le sue braccia.

Le loro labbra si toccarono e dopo tanto tempo si lasciarono andare. Mentre si guardavano sorridenti , i nasi arrosati e il vento a scompigliare loro i capelli.

Dubita che le stelle siano fuoco;
dubita che il sole si muova;
dubita che la verità sia mentitrice:
ma non dubitare mai del mio amore.

Si tutto era cambiato in meglio. 

   
 
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