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Autore: lily winterwood    11/01/2017    0 recensioni
[Kimi No Na Wa/Your Name!AU |Victuuri |Traduzione by Class Of 13]
Per qualche strana, inspiegabile, fantastica ragione, Yūri Katsuki e Viktor Nikiforov si stanno scambiando di posto.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Minako, Victor Nikiforov, Yuri Plisetsky, Yuuri Katsuki
Note: AU, Cross-over, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3:  L'ovvia necessità di ricordare.




Novembre diventa dicembre. A San Pietroburgo i canali si congelano e la neve si accumula alta sulle loro sponde.

Sono trascorse quattro settimane (non che Viktor stia assolutamente tenendo il conto, ovviamente) dal suo ultimo scambio con Yūri. Nel frattempo ha vinto l'oro alla Roestelecom Cup e trascorre il resto delle sue giornate alla pista, allenandosi. Il suo telefono resta testardamente privo di commenti, il suo appartamento caparbiamente svuotato di note adesive con disegni di barboncini sui pattini, le sue braccia ostinatamente prive dei commenti e domande scritti a pennarello.

Il pezzo al pianoforte per il suo free skate viene fatto partire nuovamente e Viktor protende le mani verso il cielo in una preghiera che per lui è più sentita che mai. Ha commissionato questo pezzo specificamente per raccontare la storia di un amore non convenzionale che trionfa contro ogni previsione, con l'intenzione di pattinare a proposito dello strano intrecciarsi della sua vita con quella di Yūri Katsuki. Aveva sperato che entrambi riuscissero ad accedere alla Finale del Grand Prix così che potesse pattinarlo per Yūri in persona e dirgli successivamente che il programma era dedicato a lui. E da lì? Non ne era stato sicuro. Ma il promemoria di Christophe aveva fatto crollare tutto quello davanti alle sue orecchie.

Viktor esegue senza sforzo il quadruplo flip e ripensa alla notte del Free Skate dei Campionati Mondiali. Era stato sottoposto, quella sera, dopo la sua quinta vittoria consecutiva, a domande riguardanti ciò che avrebbe fatto nell'anno a venire. Allora non aveva dato una risposta, perché in tutta onestà non aveva idea di cosa avrebbe fatto. Aveva perso la sua scintilla. Ma era inutile prendersi del tempo libero, specialmente se aveva intenzione di tornare l'anno successivo. Il mondo del pattinaggio artistico competitivo era come la marea; poteva esserne inghiottito fino ad annegare o vederla allontanarsi da lui a velocità allarmante.

La conferenza stampa, quella notte, era stata interrotta da degli annunci riguardanti un inaspettato terremoto di magnitudo 7.6 al largo della costa di Hasetsu, nella regione giapponese del Kyushu. Avevano perfino avvertito, lontani com'erano a Tokyo, un leggerissimo tremolio delle scosse di assestamento.

Il giorno successivo Viktor aveva guardato con muto orrore le notizie dei postumi nella sua stanza d'albergo. Allora aveva rilasciato in una breve conferenza alcune parole di cordoglio alla stampa, donato il suo premio in denaro ai fondi di riabilitazione del disastro e aveva preso il volo di ritorno per San Pietroburgo non appena gli aeroporti avevano riaperto. Si era tenuto lontano dai notiziari da allora poiché stava cominciando a lavorare ai programmi per la stagione successiva e non aveva bisogno di distrazioni. Non aveva sentito nulla riguardo la morte di Yūri Katsuki e per qualche motivo nessuno sembrava averlo infastidito al riguardo. Forse avevano pensato che avesse bisogno di tempo per elaborare il lutto.

E quello era stato il momento in cui gli scambi avevano cominciato ad avere luogo, perciò come avrebbe potuto sapere di essersi scambiato di posto con un fantasma per tutto il tempo? Aveva trascorso vent'anni della sua esistenza trascurando la vita e l'amore, perciò è proprio tipico della sua fortuna che, la prima volta che lascia davvero che qualcuno rompa il ghiaccio della sua facciata, l'universo glielo debba portare via nel momento in cui comincia sinceramente ad innamorarsene.
Viktor lascia che la musica lo avvolga, lanciandosi nella sua sequenza di passi. Non è esattamente come appare nel video di lui (beh, di Yūri come lui) che Yuri ha filmato durante quel "giorno delle vongole andate a male" di Settembre, ma ci va vicino e Viktor non è sicuro di quante altre volte sarà in grado di guardare quel video senza soffrire di un qualche crollo.
Yūri potrebbe anche essere morto da Aprile, ma una qualche parte di Viktor si rifiuta di andare avanti.
Triplo Axel. Triplo flip. Viktor sente uno strano bisogno che lo strattona dentro di sé e per un breve istante finge che sia una parte dell'anima di Yūri che sta provando a dirgli cosa fare successivamente. Si lancia in una combinazione di triplo Axel, loop singolo e triplo Salchow mentre la musica comincia a crescere verso un climax da capogiro di pianoforte e violino. Di solito più o meno a questo punto dovrebbe sentire l'affaticamento affondare nelle sue ossa, ma in qualche modo oggi è diverso. Oggi esegue una combinazione di triplo Lutz e triplo toe loop senza esitazione e poi finalmente —
Il quadruplo Salchow riesce senza sforzo mentre la musica giunge al suo ultimo gioioso picco.

Viktor conclude la sua routine con una trottola combinata e, mentre la musica si dissolve, si allunga verso il lato della pista e chiude i suoi occhi. Per un breve istante Yūri è lì, fermo presso i bordi, i suoi occhi castani che brillano, il viso arrossato in una gioia estatica.
Quando apre gli occhi il punto in cui Yūri era posizionato è vuoto. Viktor lascia cadere la mano, pattina verso il suo lettore musicale e spegne la musica.
Prende del cibo da asporto sulla via del ritorno per il suo appartamento. Non era stato dell'umore per provare a cucinare, ultimamente, specialmente non da quando le ricette che Yūri aveva scrupolosamente scritto per lui erano tutte scomparse. L'unica cosa che suggerisce che essere siano mai state lì sono i bianchi fogli di carta appesi alle credenze assieme alle verdure che sicuramente non ha comprato per se stesso che giacciono nel frigo. Yūri ha cambiato così tanto i suoi dintorni eppure, adesso che era scomparso, sembrava quasi come se in realtà non ci fosse mai stato. Sarebbe stato più semplice dire che si era completamente dimenticato di comprare del cibo o di attaccare della carta sulle sue credenze o di scattare dozzine di foto di San Pietroburgo e di Makkachin, ma Viktor non è mai stato il genere di uomo che cercava la risposta facile.
Makkachin guaisce quando Viktor entra nel suo appartamento, perciò poggia per terra le scatole del take-out  e porta fuori il vecchio barboncino. Il freddo gli gela il naso mentre camminano nel parco. L'inverno attutisce anche il più leggero dei rumori; qui tutto ciò che rompe il silenzio mortale è il rombare distante dei tram.
Viktor stringe la sciarpa attorno al suo collo e volge lo sguardo in alto. Anche se il cielo notturno in San Pietroburgo non ha tutte quelle stelle, ce ne sono comunque alcune visibili perfino attraverso l'inquinamento, solo piccoli tenaci puntini di luce su velluto nero. Mentre li osserva a Viktor tornano in mente le storie della sua babushka su come ciascuna stelle sia una persona e su come, quando una persona muore, la sua stella cada dal cielo.
La realizzazione lo colpisce all'improvviso. O forse è sempre stata li e non ci ha mai davvero pensato fino a quel momento. Viktor tira fuori il proprio cellulare e comincia a cercare dei biglietti aerei per il Giappone.
Deve trovare la stella di Yūri e riportarla alla sua legittima costellazione.

Ma prima vince la Finale del Grand Prix. Anche se se la cava per un pelo — Il programma breve di Yuri Plisetsky, che era stato coreografato da Viktor stesso, batte il suo record mondiale per il più alto punteggio di uno Short Program. Viktor non gli invidia questa vittoria; il ragazzo aveva strafatto fin troppo durante questa stagione, affamato di un'occasione per provare il proprio valore.
Christophe gli si avvicina di soppiatto al banchetto che segue con un bicchiere di champagne e un'espressione tetra. «Semplicemente non è lo stesso», dice.
Viktor ha la sensazione di sapere di cosa Christophe stia parlando. «Senza Yūri?», domanda per confermare, e Christophe annuisce.
«Chi avrebbe immaginato che avrebbe potuto essere l'anima della festa?», ride il pattinatore svizzero sorseggiando il proprio champagne. «Dovemmo versarne uno anche per lui dopo tutto questo», aggiunge facendo cenno verso il banchetto davanti a lui.

«Perché farlo dopo il banchetto?», domanda Viktor, ricordando la pressione del corpo di Yūri contro il suo, lo scintillio nei suoi occhi castani. Come aveva potuto dimenticare, nei mesi tra la finale del Grand Prix e i Mondiali, l'uomo che lo aveva fatto sentire così vivo per una notte. Ora è troppo tardi; non lo—
«Un punto a tuo favore», dichiara Christophe e prende una forchetta dal tavolo più vicino. Con questa inizia a picchiettare il suo bicchiere, facendo ammutolire la sala e volgere gli occhi di tutti su di loro. Viktor non è sicuro se sia lo champagne o quel po' di Yūri che potrebbe o non potrebbe essere ancora in lui, ma riesce a sentire le proprie guance scaldarsi.
«Chris», sibila, ma Christophe sta già levando in aria il proprio bicchiere.
«Mi piacerebbe proporre un brindisi a Yūri Katsuki», dichiara lo svizzero. «Questo banchetto l'anno scorso è stato trasformato da uno scialbo e francamente piuttosto elitario affare ad una vera festa quando ha deciso di bere tre —
«Quattro!», interviene Sara Crispino per poi tapparsi la bocca con la mano quando suo fratello Michele le rivolge un'occhiataccia.
«Quattro bottiglie di champagne!», si corregge Christophe. «E ha iniziato a sfidarci tutti in dei dance-off per "riguadagnare il suo onore" dopo essersi piazzato sesto nella divisione senior maschile. Sono sicuro che ognuno di noi sia cosciente del fatto che, se fosse stato con noi, oggi, staremmo tutti attendendo con trepidazione un bis»..

Viktor sente quell'ormai fin troppo familiare groppo in gola che sembra non riuscire a mandare giù.

«Il mondo del pattinaggio artistico ha perso uno dei suoi, lo scorso aprile», dice Christophe e Viktor si domanda con un po' di curiosità se ha mai visto lo svizzero così serio prima d'ora. «Agli amici che non ci sono più».

«Agli amici che non ci sono più», fa eco la stanza, e Viktor borbotta concorde, buttando giù il contenuto del flute in un solo sorso. L'alcool brucia nel retro della sua gola; non appena il calore si dissipa, Viktor sta cercando il suo prossimo bicchiere.

«Svegliati, vecchiaccio!».

Viktor guaisce e si porta le mani alle orecchie. Di tutte le non desiderate sveglie telefoniche del mondo per la mattina dopo una lunga notte di champagne e commiserazione, le grida di Yuri Plisetsky si piazzano tanto in alto quanto l'esplosione di una bomba.

«Cazzo, Yuri, un po' più forte e forse l'intero hotel riuscirà a sentirti», borbotta.
A Yuri Plisetsky evidentemente non importa. «Che cazzo era ciò che è successo la notte scorsa?», domanda.
«Cosa?», gli fa eco Viktor, sedendosi sul letto dell'hotel e massaggiandosi le tempie. Getta un'occhiata assonnata al teenager situato ai piedi del suo letto indossando una giacca di pelle nera e possibilmente l'antenata di tutte le espressioni disgustate sul suo viso. Che diamine ha combinato per guadagnarsi quell'occhiata...
Oh.
«Capisco che su sia ancora ossessionato dalla morte del porcellotto, ma non avevi bisogno di provare a fare una replica della mia umiliazione», taglia corto Yuri incrociando le braccia.

Viktor assottiglia lo sguardo. «Stai indossando la giacca di Otabek Altin?», chiede.

L'intero volto di Yuri si tinge di rosso acceso. «Non sviare il discorso!», strilla. «Come posso aver perso contro di te? Non hai nemmeno mai fatto breakdance nella tua vita!».
Uno strano calore si fa strada dalla base del petto di Viktor. «Io ho... Ballato la breakdance?», gli fa eco.

«Oh, dio». Yuri getta le mani in alto. «Di nuovo vongole andate a male?».

Il calore si espande per tutto il corpo di Viktor, gli fa battere il cuore un po' più in fretta con un sentimento a cui non si azzarda a dare un nome.

«Sì, forse», dice, ed è piuttosto sicuro che i suoi occhi stiano brillando. Tira fuori il suo cellulare.

«Cosa stai facendo?», domanda Yuri.

Viktor aveva pianificato di visitare il Giappone e rendere omaggio a Yūri il giorno dell'anniversario del disastro. Si era concesso questi giorni tra la finale del Grand Prix e i Mondali per capire se ci fosse un qualsivoglia modo per connettersi con lui un'ultima volta. Ma, mentre questo sentimento brillante e rovente continua a scorrere in lui, Viktor cambia il proprio itinerario per volare a Fukuoka quel pomeriggio.

«Vado ad Hasetsu», dice nel momento in cui posa il proprio cellulare.

Yuri lo fissa. «Hai perso la testa», commenta seccamente.

«No», ribatte Viktor. «La sto trovando».


 



Viktor è all'aeroporto a Barcellona quando sente chiamare il suo nome. Si volta per vedere Christophe e Yuri dirigersi verso di lui con le loro valige.

«Pensavo di aver detto di non aver bisogno che voi due vi accodiate», dice Viktor quando Yuri si ferma al bancone del check-in per la prima classe e porge il proprio passaporto alla donna dall'altro lato.

«Come se ti lasciassi gironzolare per la culonia del Giappone da solo», scatta Yuri. «Potresti venire derubato dai ninja».

«Non credo che sia probabile», sottolinea Christophe porgendo anche lui il suo passaporto.

«Tappati quella bocca», ruggisce Yuri mentre ottengono le loro carte d'imbarco. «Veniamo anche noi, Viktor, che tu ci voglia o meno».

Viktor sospira. Aveva esplicitamente detto a Yuri che questa era una cosa che avrebbe dovuto fare da solo. Dopotutto le uniche persone al mondo che sapevano degli scambi erano lui e Yūri Katsuki. Ma se l'altro Yuri e Christophe insistono così tanto nell'accompagnarlo, allora non gli rimane altra scelta che permetter loro di accodarsi.

«Va bene», dice. «Ma non vi è permesso ridere di qualsiasi cosa farò durante questo viaggio».

«Come ti pare», lo sbeffeggia Yuri mentre comincia a trascinare via la sua valigia. «Andiamo, perderemo il nostro volo».

Viktor lascia che un sorriso si faccia strada sul suo volto mentre lo segue a ruota. Se avesse dovuto essere completamente sincero con se stesso, era piuttosto contento che Yuri stesse insistendo sul non fargli compiere tutto questo da solo.

Diciannove ore sono uno un tempo troppo lungo per essere rinchiuso in un aereo con un irascibile semi-protegé quindicenne e un venticinquenne che è diventato tuo scopamico solo dopo che un altro uomo ha preso controllo del tuo corpo e lo ha agganciato da ubriaco, ma in qualche modo Viktor se la cava. Mentre Yuri e Christophe dormono accanto a lui, scorre tra le foto del banchetto della finale del Grand Prix sul suo portatile, sorridendo mentre passa di foto in foto delle rubiconde, ubriache (eppure adorabili) espressioni di Yūri.
È piuttosto sorprendente che Yūri non si sia imbattuto in queste foto mentre si scambiavano. Forse semplicemente Yūri non trascorreva molto tempo al suo portatile. Non è che Viktor le stesse nascondendo, dopotutto.

Fa partire un video che Mila gli aveva mandato la mattina dopo. In questo lui e Yūri stanno ballando assieme. All'inizio lasciano un po' di spazio tra di loro, ma poi si avvicinano sempre di più l'uno nello spazio dell'altro, imitandosi a vicenda finché non stanno ballando assieme, i corpi premuti assieme e dei sorrisi estasiati sui loro volti.
Se c'è una qualche possibilità che questo improbabile piano nella sua testa possa riportargli Yūri, Viktor lo metterà in atto. Il calore sta ancora scorrendo in lui, quasi minacciando di sopraffarlo. Riesce a malapena a dormire per via dell'eccitazione e dell'anticipazione.

L'ultima volta che si era sentito così, aveva ballato con Yūri al banchetto.

Viktor fa partire un altro video, questo mandatogli da Sara. Yūri è avvinghiato a lui, mezzo vestito, con quella familiare orribile cravatta legata attorno alla sua testa. Sta blaterando in un giapponese ubriaco, i suoi fianchi che si sfregano contro quelli di Viktor senza alcun tipo di grazia.

Viktor non può fare a meno di sorridere alla scena.
In un improvviso passaggio all'inglese, lo Yūri-sullo-schermo prega il Viktor-sullo-schermo di diventare il suo allenatore, e getta le sue braccia attorno alle spalle dell'altro. Viktor sospira. Anche se era stato assolutamente pronto a dire sì su due piedi, quella notte, aveva lasciato perdere l'idea la mattina seguente considerandola come il vaneggiamento di un ubriaco. Quanto era stato stupido.

Anche se, adesso che ci pensa, in un certo senso ha fatto da coach a Yūri per tutto l'anno, attraverso i loro scambi. Certo, si trattava dello Yūri dello scorso anno, ma anche solo questa piccola sensazione dei essere nei panni di un altro pattinatore e di aiutarlo a portare al massimo il suo potenziale? Era stata incredibile.

Qualunque cosa fosse successa durante questo viaggio, avrebbe provato a fare l'allenatore dopo questa stagione. Anche nella morte, Yūri Katsuki gli aveva dato una nuova direzione nella vita.


 


Note della traduttrice a.k.a gli scleri di Class Of 13.

Come anticipato (più o meno) le cose cominciano a farsi seriamente interessanti. Yuuri ha risvegliato in Viktor un sentimento nuovo a cui il russo non si azzarda a dare un nome (ma sappiamo tutti benissimo di cosa si tratta, non è vero? *ammicc*) e tanto basta per spingerlo a lanciarsi in un folle viaggio verso il Giappone alla ricerca di quel barlume di speranza che potrebbe permettergli di riportare il ragazzo indietro. Proprio come nel film da cui trae ispirazione questa storia, iniziano a farsi sentire i primi potenti feels (e non avete ancora visto nulla, ve lo garantisco) e la tensione sale: cosa avrà in mente il nostro affascinante russo? Lo scoprirete presto.
Nel frattempo vi incito a visitare la storia originale (trovate il link all'inizio della traduzione) e a supportare l'autrice,  che ha fatto un lavoro assolutamente grandioso.
Al prossimo capitolo!

 
   
 
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