Personaggi: Adrien Agreste, Marinette Dupain-Cheng, Altri
Genere: fantasy, romantico, drammatico
Rating: PG
Avvertimenti: longfic, AU
Wordcount: 1.526 (Fidipù)
Note: Ed eccoci a un nuovo capitolo di Inori, dove scopriremo parentele interessanti, animali curiosi e soprannomi discutibili. E ci avviciniamo sempre di più all'incontro della nostra Marinette e del suo Adrien...beh, che altro dire? Penso che ormai sia cosa nota che della storia sheakespeariana (e dell'adattamento anime) ho preso solo l'ispirazione e che, quindi, troverete una storia completamente diversa da queste parti.
Beh, che posso dire? Come sempre voglio ringraziare chiunque legga, commenta (Fatevi sentire!), inserisca in una delle sue liste questa storia e mi supporti!
Grazie di tutto cuore e buon capitolo (a voi! A me tocca tornare sui libri: sessione invernale is coming!)
Osservò il proprio riflesso, sorridendo
alla vista degli abiti scuri che gli calzavano perfetti: «Che ne dici?»
domandò Adrien, incontrando lo sguardo del suo migliore amico nello
specchio: «Con una maschera posso…?»
Nino storse la bocca, inclinando la testa e dopo un attento esame
dell’aspetto del giovane, annuì convinto: «Una maschera, un cappello e
potrai camminare tranquillo per le strade di Paris.» assentì, sorridendo e
saltando giù dalla cassapanca ove si era accomodato, mentre Adrien
indossava gli abiti scuri: «Il problema sarà…»
«Sarà uscire dal castello.» sentenziò Adrien, sospirando sconsolato: «Mio
padre ha invitato i Bourgeois e…»
«E Chloé sarà attaccata a te come un sanguisuga.» concluse per lui
l’amico, grattandosi la testa con fare pensieroso: «Mh. Forse ho una
soluzione, però.»
«Rinchiuderla da qualche parte?»
«Nah.» Nino negò, sorridendo: «Cosa ti hanno fatto di male i secondini?»
domandò divertito, avvicinandosi all’amico e passandogli un braccio
attorno alle spalle: «No, penso che sfrutteremo il tuo adorato cuginetto.
Ovviamente, adorato in senso ironico.»
«Nathaniel?» domandò Adrien, portando alla mente la figura del parente:
Nathaniel Kurtzberg era una figura che contornava ogni suo ricordo,
qualsiasi evento o occasione del palazzo, lo ricordava ai margini di
questo, una figura silenziosa, con la testa rossa china su un blocco da
disegno e lo sguardo perso in contemplazione di qualcosa ignota ai comuni
mortali.
Suo cugino era un artista, ma nessuno lo comprendeva: non suo padre e
nemmeno Gabriel Agreste, suo zio.
«Esattamente. Proprio lui.» decretò Nino, riportandolo alla realtà:
«Diremo alla cara Chloè che vuole ritrarla e la molleremo a Nathaniel.»
«Questa è cattiveria.»
«Questo è l’unico piano che mi è venuto in mente.» dichiarò Nino,
lasciando andare l’amico e recuperando la machera nera e il cappello,
dello stesso colore, passandoli ad Adrien: «Hai già trovato un nome da
dire, in caso qualche bella fanciulla voglia sapere con chi sta
amoreggiando?»
«Non penso che…»
«Tu non pensi? Oh, andiamo! Andremo per Paris, troverai sicuramente
qualche ragazza desiderosa di passare un po’ di tempo in compagnia di un
affascinante e misterioso forestiero.»
Adrien sorrise, scuotendo il capo biondo e mettendosi la maschera e il
capello: «Chat Noir.» dichiarò, toccandosi la falda larga del cappello:
«Il mio nome per quel giorno sarà Chat Noir.»
Nino lo fissò un secondo, scuotendo poi il capo: «Ne sei sicuro? No,
perché nel caso mi sono fatto una bella lista di…»
«Sì, sono sicurissimo.»
«Quindi mi stai dicendo che quel giorno passeggerò per le strade di Paris
con il Signor Gatto Nero al mio fianco?»
«Sì.»
«Tu mi odi, dimmelo.»
Adrien rise, gettando il capo all’indietro: «No, amico.» dichiarò,
voltandosi nuovamente verso lo specchio e sorridendo alla sua figura: i
vestiti scuri, la maschera nera che gli copriva metà volto e il cappello
che gettava un’ombra sul suo sguardo: «Piuttosto, non pensi che sarò
esagerato così?»
«Amico. Tutta Paris sarà mascherata quel giorno.» dichiarò Nino,
allargando le braccia: «Non preoccuparti. Sarai solo uno dei tanti.»
«Lo spero.»
Marinette sistemò alcune baguette in una delle ceste, voltandosi verso le
finestre del negozio e osservando la strada messa a festa per la giornata:
«Ti vedo…» iniziò l’altra ragazza presente nella stanza, poggiando i
gomiti contro il bancone e sorridendo: «Direi arrabbiata.»
«Non sono arrabbiata, Alya.» dichiarò Marinette, negando con la testa e
tornando al suo lavoro, cercando di ignorare lo sguardo persistente
dell’altra: «Davvero, sono tranquillissima. Come ogni giornata.»
«Se un’occhiata potesse distruggere…» iniziò Alya, muovendo una mano per
aria e indicando gli addobbi della strada: «Avresti fatto razzia dei fiori
e dei fiocchi che sono stati…»
«Sono stati messi per festeggiare quell’idiota del principe!» sbottò
Marinette, gettando le baguette nel cesto con violenza e voltandosi verso
l’amica: «Solo perché quel fesso fa diciotto anni dobbiamo festeggiare? E
festeggiare cosa? Dato che tutti noi lavoriamo!»
«Beh, è il compleanno del principe, nonché futuro erede del trono di
Paris.»
«Yuuh! Festeggiamo il fatto che il nostro futuro tiranno raggiunge la
maturità.» sbottò Marinette, incrociando le braccia al seno e scuotendo il
capo: «Dovremmo piangere, altro che far festa.»
Alya ridacchiò, allungandosi sul banco e dando un buffetto sul naso
all’amica: «Ma noi stasera non festeggeremo il compleanno del principe.»
dichiarò, ritornando al suo posto e fissando l’altra con un sorriso deciso
sulle labbra: «Noi stasera, alla festa che faranno in piazza, festeggeremo
i diciotto anni di madamoiselle Marinette, colei che ci guiderà con la sua
baguette ben salda nella mano!»
Marinette sorrise, inspirando profondamente e tornando a sistemare il
pane: «E’ così strano.»
«Cosa?»
«Il fatto che sono nata nello stesso giorno del principe.» mormorò
Marinette, inclinando la testa e portandosi indietro un ciuffo che era
sfuggito all’acconciatura: «Ti ricordi quando eravamo piccole?»
«Quando credevamo che tutta Paris festeggiasse il tuo compleanno invece
che quello di sua maestà?»
«Sì.»
Alya annuì, sorridendo mentre lo sguardo si perdeva nei ricordi: «Quando
tua madre lo scoprì, si arrabbiò molto.» sentenziò, negando con la testa:
«Mi sono sempre chiesta perché.»
«Non so.» mormorò Marinette, mettendo a posto le ultime baguette e
sospirando: «Mamma è sempre strana, quando si parla degli Agreste o…» si
fermò, guardandosi attorno e inspirando profondamente: «O anche di quel
nome.»
«Beh, su quel nome posso capirla, è fautore di morte. E lo sai.»
«Lo so.»
«Non capisco perché arrabbiarsi sul compleanno della figlia, però.»
borbottò Alya, scuotendo il capo: «Non ti ha mai permesso di festeggiarlo,
nemmeno quando eri piccola.»
«Beh, se lo festeggiavo io come faceva poi sua maestà?»
Alya sorrise, scuotendo poi il capo e sospirando: «Devo andare a lavoro.»
sentenziò, allungando le mani verso Marinette: «Promettimi che stasera
andremo alla festa in piazza, Marinette.»
«Te lo prometto.» dichiarò Marinette, stringendo le dita dell’amica e
sorridendo: «Magari è la volta buona che mi presenti quel nobile che ti fa
la corte.»
«Quello spera solo di infilarsi nel mio letto.» sbuffò Alya, con il
sorriso sulle labbra: «Ma è bello essere corteggiate. No, stasera andremo
alla festa e troveremo i nostri grandi amori. E’ deciso.»
«Ovviamente.»
«Non mi sembri convinta, sai?»
«Perché forse non lo sono?»
«Piantala di rovinarmi i sogni a occhi aperti.» sbottò Alya, sciogliendo
la stretta e fissando male l’altra: «Voglio sperare di trovare un amore
vero, di sposarlo e di farci tanti figli. Per il momento, invece, andrò
alla taverna a mettere in riga un po’ di ubriachi…»
«Sia mai che non facciano un po’ di brindisi in onore del principe.»
«Giustamente. Quale occasione, migliore di oggi, c’è per bere?» sbottò
Alya, scuotendo la testa: «A stasera, Marinette. E fatti bella.»
«A stasera, Alya.»
Adrien trattenne il respiro, osservando Nino aprire la porta e sorridere
alla nuova venuta: ferma sulla soglia della camera Chloé Bourgeois era un
tripudio di seta e pizzo, mentre i lunghi capelli biondi era raccolti in
maniera elaborata sulla sommità della testa: «Come non c’è?» sbottò,
alzando la voce di qualche tono: «Sapeva che sarei venuta!» dichiarò,
pestando stizzita un piede per terra.
«C’è stata un’emergenza nelle stalle.» mentì Nino, con il sorriso sulle
labbra: «Sai bene come il suo cavallo, Plagg, non si faccia avvicinare da
nessuno…»
«Quello stupido cavallo fissato con il camembert…»
«Non sarebbe Plagg altrimenti.» buttò lì Nino, sospingendo Chloé nel
corridoio: «Comunque, prima ho visto Nathaniel e mi ha chiesto se avresti
voglia di posare per lui. Sta pensando di fare un dipinto in onore di
Venere, la dea della bellezza, e ha pensato a te come modella.»
«A me?» Adrien si poteva tranquillamente immaginare Chloé con lo sguardo
acceso di eccitazione, una mano premuta contro il petto e le labbra
piegate in un sorriso luminoso: «Beh, immagino che non ci sia nessuno
migliore di me per impersonare la dea della bellezza e dell’amore.»
«Sì. Certo.» dichiarò lapidale Nino, sorridendole: «Perché non lo
raggiungi? Si trova in giardino.»
«Ma…»
«Dirò ad Adrien di raggiungerti, appena tornerà.»
Ci fu un momento di silenzio e Adrien quasi temette che Chloé li avesse
smascherati: «D’accordo.» sentenziò la ragazza, voltandosi e andandosene
velocemente, mentre Nino chiudeva la pesante porta della sua camera.
«Mi chiedo cosa succederà quando sarà da Nathaniel e scoprirà che non…»
«Oh, ma il caro Nathan ha in mente davvero di fare quel quadro.» dichiarò
Nino, recuperando velocemente la propria maschera e il cappello: «Solo che
aveva un’altra modella per la testa.»
«Nino…»
«Ehi, è per il tuo bene!»
Adrien annuì, indossando la maschera e il cappello: «Come la mettiamo con
mio padre?» domandò, mentre la figura del padre balenava nella sua mente:
«Sicuramente…»
«Ho già sistemato tutto.» dichiarò Nino, sorridendogli: «Sei andato a far
visita a tua nonna e tornerai in tempo per la festa al palazzo. Poi…» il
ragazzo si fermò, scrollando le spalle: «Non è colpa mia se la carrozza ha
avuto un guasto.»
«E mia nonna?»
«Tua nonna è stata informata. Se mai arriverà un messaggero al convento
dove vive sa cosa dire.»
«Ottimo.»
Nino indossò la maschera e il cappello, sistemandosi poi la cappa sulle
spalle e sorridendo all’amico: «Se tu stasera sei Chat Noir, io sono le
Bubbler.»
«Le Bubbler?»
«Esatto.» dichiarò Nino, allargando le braccia e inchinandosi con fare
galante: «Siete pronto, amico mio, a conquistare Paris e il cuore di
qualche bella fanciulla?»
Adrien osservò la finestra della sua camera, annuendo con la testa: «Sì,
sono pronto.»