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Autore: WibblyVale    15/01/2017    3 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Un forte pianto proveniva dalla camera degli ospiti di casa Nara. Shiori si alzò dalla sua postazione sul divano e salì le scale, camminando silenziosa nel buio. Kurenai aveva avuto un parto difficile ed era stata anestetizzata per permetterle di guarire. Così ora tutti quanti si erano ritrasferiti nella casa grande.
La kunoichi dal ciuffo rosso prese il piccolo fagotto all’interno della culla e cominciò a cullarlo dolcemente. Percepì dai sentimenti della piccola creatura, che aveva molta fame, così scese le scale fino alla cucina e prese un po’ di latte, estratto direttamente dalla madre.
“Su, tesoro, ora calmati” disse alla piccola cullandola.
“Non è possibile!” gridò Shikamaru dalla sua stanza, esasperato. Erano due giorni che era nata e non la smetteva di piangere. Shiori sapeva che era l’assenza dell’abbraccio della propria madre a mancarle.
La donna continuò a cullarla tenendola sul braccio sinistro, mentre con il destro cominciò a scaldarle il latte. Kurenai si sarebbe rimessa presto, però la Nara si era sentita una stupida a non aver capito, quanto le sue condizioni fossero gravi.
 
Kurenai gridava di dolore. Le sue contrazioni erano piuttosto ravvicinate e sembrava pronta per partorire, ma per qualche ragione la bambina non ne voleva sapere di uscire. La donna stava perdendo molto sangue e lacrime di disperazione e dolore scendevano dai suoi occhi.
“Shiori, che… succede… aaaaaah”
La Nara aveva uno sguardo terrorizzato, Kakashi che era andato con lei, capì che era in difficoltà.
“Shiori, che facciamo?” le chiese, ridestandola dalla sua paralisi momentanea.
“Cesareo” disse lei. “Ho bisogno che tu mi aiuti.”
Lui la guardò e annuì. “Certo, mi fido di te.” La donna sentì che era vero.

 
La bambina era nata, sana e bellissima, con quegli occhioni rossi e i capelli neri. Kurenai, invece, era rimasta priva di sensi, doveva rimettersi e aveva bisogno di cure.
Mentre Shiori tirava fuori il biberon dal bollitore, Kakashi entrò in cucina sfregandosi gli occhi. Loro due si erano dati una mano in quei giorni, era stato quasi come un tempo, ma Shiori sentiva che il Copia-ninja aveva qualcosa che lo turbava costantemente.
“Come sta Kurenai?” chiese sottovoce.
“Meglio, credo che presto potremmo evitare gli anestetici. Ha perso molto sangue.” Sistemò meglio la bambina e cercò di convincerla a prendere il biberon. “Su, tesoro. Lo so che vuoi la tua mamma, ma per ora ti devi accontentare.” Shiori si morse il labbro trattenendo le lacrime. “Come se la sua vita non sarebbe già dovuta cominciare in modo difficile!” La vista cominciò ad annebbiarsi.
“La prendo io” si propose Kakashi, permettendole di asciugarsi gli occhi.
Strinse la neonata nelle braccia e si sedette su una sedia. Poi, avvicinò il biberon alla sua bocca. La piccola lentamente la aprì e cominciò a mangiare.
“Hai un talento naturale” commentò la donna.
Il Copia-ninja alzò lo sguardo, ma immediatamente tornò a guardare la bambina, fingendo di aver ignorato quell’affermazione. Shiori sentì quel buco nero di recriminazioni e di rabbia che lui provava nei suoi confronti, ma non disse nulla. Se lo meritava.
“Non mi ripaga di quello che ho perso” disse lui, come se ce ne fosse stato bisogno.
“Lo so.”
“Mi ricorda ancora di più quello che mi hai fatto.”
“Lo so.”
“Non hai altro da aggiungere?”
“No.” Cos’altro avrebbe potuto dire che non gli avesse già detto? Cos’altro avrebbe potuto fare che non avesse già fatto?
Lui sbuffò. “Capisco.” A quel punto, la bambina finì il suo latte e lui appoggiò il biberon vuoto sul tavolo.
“Ora devi posarla sulle spalle e battere un po’ sulla sua schiena. Delicatamente” spiegò Shiori.
Il jonin si alzò in piedi ed eseguì. Mentre completava l’operazione guardò la donna negli occhi. Non avevano più parlato di quello che forse stava per succedere la sera in cui Kurenai aveva partorito.
“Penso che sia meglio che io mi trovi un appartamento, dopo la guerra ovviamente. Magari per un po’ starò da Gai” disse.
Shiori deglutì. “Per i bambini sarà un duro colpo.” Non gli disse che non approvava la sua idea, non gli disse che aveva bisogno di lui accanto, non gli disse quanto vederlo così distante le facesse male. Si tenne tutto per sé, come era giusto che fosse, non aveva più il diritto di contestare le sue decisioni riguardo la sua vita privata.
“Sarò comunque presente per loro, ma diciamocelo…” la piccola fece un ruttino. “Oh ecco, brava bambina. Ora prendila tu” disse consegnandola a Shiori.
La kunoichi la prese in braccio e andò verso il salotto. Kakashi la seguì e si sedette accanto a lei sul divano.
“Dicevi?” chiese la ninja dal ciuffo rosso, che stava cullando la piccola perché si riaddormentasse.
“Dobbiamo essere sinceri con noi stessi. Io e te, nella stessa casa, giorno e notte, potremmo incontrarci in qualunque momento. Finiremmo per cedere, persino ora, ora che tutto quello che ho perso a causa tua mi viene sbattuto in faccia, sarei pronto a cedere. E alla fine…”
“E alla fine staremmo di nuovo insieme, nonostante tra noi ci siano delle lacerazioni non ancora ricucite e che forse non si ricuciranno mai. E così, nessuno di noi sarà mai pienamente felice.”
Lui si passò una mano tra i capelli. “Io posso accontentarmi di una felicità a metà” si sentì dire, quasi senza accorgersene. Una parte di lui non voleva lasciarla andare. Era furioso sì, ma sapeva che non avrebbe mai amato nessuno come amava lei.
Shiori sorrise benevola. “No, che non puoi. Non con me, almeno. Non riuscirei a vivere sapendoti infelice.”
La bambina tra le sue braccia si era addormentata, ma lei continuava a cullarla dolcemente.
“Nessuno ti amerà mai come me, lo sai questo?” la avvertì l’uomo.
Lei annuì. “E viceversa, amore mio.”
Kakashi si abbassò la maschera e prese il volto di lei fra le mani. Con delicatezza poggiò le sue labbra su quelle di Shiori, muovendole con lentezza, assaporando la dolcezza di quella bocca con la lingua, ancora una volta. La donna strinse la neonata con un braccio mentre con l’altra mano andava ad accarezzare il volto di lui.
Quando si separarono si fissarono per qualche secondo in un silenzio quasi contemplativo.
“Addio, mia principessa solitaria.”
“Addio, mio principe argentato.”
Kakashi si alzò dal divano, e si diresse verso le scale per andare nella camera che divideva con Shikamaru. Si chiuse la porta alle spalle e sospirò, appoggiando la schiena su di essa.
“Gliel’hai detto?” chiese il giovane Nara.
Il Copia-ninja fece di sì con la testa.
“E lei?”
“È d’accordo.” Kakashi si diresse verso il suo sacco a pelo.
“Per me state sbagliando” disse il chunin sottolineando il tutto con uno sbadiglio.
L’uomo più grande si infilò nel sacco e alzò la testa verso il ragazzo. “Un giorno lo capirai, Shika. A volte il più grande segno di amore, è allontanarsi da chi ami per il loro bene.”
“Mah dubito che sia così…” Shikamaru chiuse gli occhi.
“Non mi allontanerò dalla famiglia, lo sai questo? Ci sarò sempre per ognuno di voi” precisò il jonin.
“Lo so, Kakashi” bofonchiò il ragazzo.
“Domani mi dai la rivincita agli shogi?” chiese il Copia-ninja, cambiando argomento.
“Domani pomeriggio, ma tanto perderai!”
“Lo vedremo, piccolo presuntuoso, lo vedremo…” disse l’uomo addormentandosi.
 
Shiori, che era rimasta sola al piano di sotto, decise che era ora di riportare a letto la piccola Sarutobi. Tutto quello che era successo pochi minuti prima le era sembrato quasi un sogno. Era strana la tranquillità con cui sia lei che Kakashi avevano affrontato l’argomento. Entrambi erano troppo stanchi per grandi scene drammatiche, ma allo stesso tempo, quella chiacchierata aveva lasciato un buco nei loro cuori.
La donna posò la bambina all’interno della culla e le accarezzò il volto. I capelli neri le erano appiccicati sulla fronte e le guance rosse erano tonde come due piccole mele. Era bellissima, un piccolo miracolo.
La kunoichi si sedette sulla poltrona nella camera, per poter tener d’occhio madre e figlia da vicino, e lì si addormentò.
 
Il giorno successivo, la bambina, ancora senza nome, si trovava nella cucina di casa Nara in una culla. Accanto a lei c’erano Amaya e Hikaru che la guardavano incuriositi. Seduto al tavolo con una buona tazza di tè stava, invece, Konohamaru, che non mancava un giorno per venire a trovare la cuginetta. Shisui stava lavando i piatti. Yoshino e Shikaku stavano partecipando ad una riunione del clan, mentre Shikamaru era sparito dalla vista, dicendo “Devo assolutamente trovare un posto dove dormire”. Shiori, invece, era al piano di sopra con Kurenai, attendendo che la donna si svegliasse.
“Kurenai sta bene?” chiese Konohamaru all’Uchiha.
“Shiori dice che si sveglierà oggi.”
“Sai, sono preoccupato. Lei è… be’ in un certo senso è…”
“L’unica famiglia che ti è rimasta” concluse Shisui per il ragazzo.
“Zio Shisui si sta svegliando!” esclamò Hikaru che faceva la guardia alla piccola.
“Ok, calmo! Ora tutti fuori di qui!” ordinò. “Konohamaru, ti dispiacerebbe andare a fare rifornimento di pannolini e cose varie.”
“No, certo che no,” rispose il ragazzo. “Le aiuterò come posso!” esclamò prendendo la lista della spesa e i soldi sul tavolo, per poi uscire dalla stanza.
La bambina cominciò a piangere e Shisui la raccolse dalla culla e la prese in braccio.
“Ti sei svegliata, eh begli occhioni? Allora, vediamo un po’ di mettere su il latte, che dici?” chiese cullandola dolcemente, e cominciando a preparare il necessario. Nel frattempo si mise a canticchiare, la canzoncina che la sua nonnina era solita cantargli per calmarlo.
A quel punto sentì una presenza dietro di lui e si voltò leggermente in imbarazzo. “Non credevo ci fosse qualcuno” disse rivolto al Copia-ninja.
“Sono appena tornato. Poi, ho fatto una scoperta interessante. Da dove esce quella voce?” chiese sorpreso.
Shisui prese il biberon e si schiarì la gola. “Io… canto solo per i bambini.”
“Be’ io al tuo posto canterei per chiunque.”
La piccola rifiutò la tettarella.
“No, io… A Itachi piaceva quando cantavo, quindi ora è più difficile cantare con un adulto intorno”, disse, poi, si rivolse alla bambina. “Dai begli occhioni, è buono sai?” Le stuzzicò un po’ le labbra con il biberon e finalmente lei prese a mangiare. “Brava! Con Hikaru non ho mai avuto troppi di questi problemi! Ogni volta sembrava che l’avessimo messo a digiuno!” ridacchiò al ricordo. Quando alzò lo sguardo su Kakashi capì che sarebbe stato meglio se fosse stato zitto. “Scusa. A volte parlo troppo.”
Il Copia-ninja scosse la mano nella sua direzione. “Non pensarci nemmeno. Insomma, è bello sentirti parlare con tanto amore di mio figlio. E non sono sarcastico” precisò. “Mi chiedevo come ha reagito, quando ha scoperto che tu non eri suo padre.”
Shisui sbarrò gli occhi e si sedette accanto al jonin. “Lui non lo ha mai pensato. Shiori… Noi gli abbiamo sempre detto la verità. Io sono sempre stato lo zio Shisui.”
“D’accordo” concluse velocemente il Copia-ninja. “Posso chiederti come hai fatto? Insomma ti sei trovato in quella situazione tra capo e collo, e ne sei uscito egregiamente!”
“Oh be’ fortuna, credo. Non ho mai pensato di crescere dei bambini. Insomma, anche quando avevo la possibilità di un futuro qui, ho capito troppo presto che non mi sarei mai formato una famiglia, nel senso in cui la maggior parte delle persone la intendono. Anche considerando che il clan da cui provengo non era molto aperto alla mia situazione. Imbecilli bigotti! Ma non mi interessava. All’epoca quello che importava era il lavoro. Il lavoro e Itachi. Quando lui mi ha portato Yaya sono andato nel panico, ma lei era già una signorina, era più matura di molte bambine della sua età. Poi, Shiori e Hikaru sono arrivati, ho avuto tempo per prepararmi, ma non è stato facile. Però alla fine, boh, forse si trova un modo per raccapezzarsi. E anche tu, anche se ora non ti sembra, l’hai trovato.”
“Grazie, Shisui, per tutto quello che hai fatto, dico davvero. So che non lo dimostro spesso, ma ti sono veramente grato.”
Il moro gli sorrise. “Lo so.” La bambina aveva smesso di mangiare e l’Uchiha cominciò a cullarla per farle fare il ruttino.
“So che è inutile dirlo ora, ma… credo che tu e Itachi avreste potuto dimostrare al clan e a Fugaku che si sbagliavano su di voi. Nel villaggio avreste trovato appoggio. Il mio sicuro.”
“Solo perché così avresti indispettito Fugaku una volta di più” lo prese in giro Shisui, per smorzare un po’ la serietà del momento. “Non che ci sia niente di male, adoravo indispettire Fugaku.”
“Mi sono sempre chiesto se mi avessi lasciato vincere quella volta,” disse Kakashi, ragionando che forse Shisui voleva solo che Fugaku perdesse.
L’Uchiha scosse la testa. “No, mi hai proprio fregato. Credo di aver ragionato su quel combattimento per giorni, per capire come avessi fatto a non accorgermene.”
“Oh, be’… eri solo un po’ più giovane e con meno esperienza. Poi, io ho una predilezione per questi sotterfugi da str…” Fu interrotto da dei passi che in tutta fretta scendevano le scale.
I due ninja rimasero immobili, aspettandosi brutte notizie.
 
Shiori era al piano di sopra, aspettando che Kurenai si svegliasse. Sentiva al piano di sotto che Kakashi era rientrato, e sentì le solite sensazioni provenire da lui, insieme però ad una grande gratitudine nei confronti di Shisui.
La donna cominciò a torturare il suo ciuffo rosso. Quando aveva fatto la scelta di non dire la verità a Kakashi, sapeva che lui l’avrebbe odiata per questo. Lui le aveva raccontato come avrebbe voluto avere dei figli, come avrebbe voluto essere presente per loro, ma lei non glielo aveva permesso. Stupidamente, però, aveva sperato che lui la perdonasse.
Nella sua immaginazione, ci sarebbe stato un litigio, si sarebbero detti di tutto, ma poi lui l’avrebbe stretta tra le braccia e avrebbe detto: “Risolveremo questo come tutto il resto, ti amo troppo per perderti ancora,” o qualcosa del genere e le cose sarebbero andate a posto. Purtroppo, la vita era più complicata, purtroppo le cose non andavano mai come sperato.
Kurenai si mosse nel letto e lei scattò in piedi. Impose le mani sul corpo e studiò che tutto fosse a posto. La donna aprì gli occhi. Il suo sguardo confuso e assonnato si trasformò presto in uno sguardo preoccupato. Quella sensazione invase Shiori con tutta la sua forza.
“Sta bene. È di sotto con Shisui” disse per calmarla.
La neomamma sospirò sollevata. “Cos’è successo?”
“Hai perso molto sangue, è stato un parto difficile. La bambina però è sana.”
“Posso…”
“Ma certo!” esclamò Shiori senza aspettare che la donna concludesse la frase, e fondandosi fuori dalla stanza. “Ah!” disse tornando un secondo indietro. “Non sapevamo che nome volessi darle, quindi per ora ci limitiamo a piccola o begli occhioni, spero che tu abbia idee migliori!” Le fece l’occhiolino e se ne andò.
Kurenai sorrise, si un’idea migliore ce l’aveva.
 
“Se è un maschio vorrei chiamarlo come tuo padre” aveva detto lei ad Asuma. Erano sdraiai a letto, lei accoccolata sul suo petto, mentre lui le accarezzava dolcemente la spalla. Il suo pacchetto di sigarette era appoggiato sul comodino. Kurenai era così felice che avesse deciso di provare a smettere per il loro bambino.
“Hiruzen? Grazie per il pensiero, tesoro, ma no.”
La donna si issò sui gomiti e guardò il suo compagno negli occhi. “Non puoi essere ancora in conflitto con tuo padre.”
“Non è per quello!” Le accarezzò la guancia e le scostò i capelli dal viso. “Non voglio che il nostro bambino porti nel nome il peso della vita di qualcun altro.”
La donna gli sorrise e lo baciò dolcemente. “E allora, cosa?”
“Che sia maschio o che sia femmina, voglio che sia una speranza, che guardi avanti a tempi migliori, che veda un futuro migliore.”
La mora appoggiò la schiena contro la testiera del letto. “Gli stai mettendo una grande responsabilità sulle spalle.”
“Non dovrà portarla da solo, ci saremo noi, ci sarà il villaggio. Sai… credo che ogni clan abbia le sue luci e le sue ombre, ma sono certo di volere che mio figlio sia solo parte della luce. Mio fratello ha fatto di tutto perché suo figlio vivesse in un mondo migliore, io farò lo stesso perché mio figlio, mio nipote e tutte le generazioni future lo facciano.”
Kurenai passò una mano tra i capelli di lui e gli posò un bacio sulla guancia. “Va bene. Ma solo se mi prometti che costruiremo questo futuro insieme, non voglio perderti un'altra volta per questo.”
“Ma lo stiamo già facendo, amore mio. Poi, non ho più motivo per andarmene.”

 
Quando Shiori entrò con la bambina, Kurenai aveva le lacrime agli occhi. Strinse la piccola tra le braccia e si sentì finalmente felice, come non lo era da tanto tempo. Era stata furiosa con Asuma per averla abbandonata, ma Shikamaru le aveva portato il suo messaggio: “Scusa, non ho mantenuto la promessa, ma dovevo proteggere te e nostro figlio”.
“Ciao, tesoro. Come sei bella” disse, accarezzandole dolcemente il volto. “Il tuo papà sarebbe rimasto senza parole a vederti.”
In quel momento la stanza fu invasa da persone. “State calmi, ho detto!” gridavano Kakashi e Shisui, dietro ai bambini, a Konohamaru e anche a Shikamaru, che era appena rientrato a casa.
“Non c’è problema, Kakashi” sorrise la donna.
“Allora come hai deciso di chiamarla?” chiese Hikaru, impaziente.
“Asuma voleva che il suo futuro risplendesse, ho pensato a Mirai.”
Shikakmaru annuì soddisfatto. “Sì, al sensei sarebbe piaciuto.”
“Mirai Yuhi” fece Konohamaru pensieroso.
“Mirai Sarutobi” precisò Kurenai. “Vorrei che fossimo una famiglia. E, a questo proposito… So che le stanze che Tsunade-sama ti ha assegnato nel Palazzo del Fuoco sarebbero molto più comode di qualunque cosa io possa offrirti, ma… Ultimamente sono stata così presa dal mio dolore e dalla nascita della piccola che non te l’ho chiesto, però… Insomma, non sei obbligato ad accettare, ma vorrei che venissi a stare da noi. So che non siamo proprio imparentati, ma Asuma te l’avrebbe chiesto non appena avessimo finito il trasloco, avevamo una camera pronta per te.”
Konohamaru sorrise. Aveva le lacrime agli occhi per la gioia. “Mi… mi piacerebbe tanto venire a stare con voi. Siamo una famiglia dopotutto.”
“Sì, lo siamo” affermò la donna allungando una mano verso di lui. Il ragazzo la prese e si sedette sul letto accanto a lei.
Shiori con delicatezza prese gli altri e gli intimò di uscire.
“Lasciamo loro un po’ di intimità!”
Quando furono usciti i bambini alzarono lo sguardo sui loro genitori.
“Anche per Mirai il nome lo ha scelto il suo papà” notò Hikaru.
“Pare proprio di sì” gli fece notare sua madre.
“Allora anche a lei piacerà tanto come il mio piace a me?”
Shiori sorrise, mentre sentì che Kakashi si riempiva di felicità. “Ne sono sicura.”
“Papà, è davvero un bel nome” gli disse il bambino.
Il Copia-ninja si inginocchiò accanto al figlio e gli scompigliò i capelli. “Sono contento che ti piaccia, ti rispecchia.”
Hikaru sorrise, poi prese la mano di Amaya e insieme corsero via, lasciando i quattro ninja grandi da soli.
“Glielo hai detto.” L’uomo era ancora inginocchiato a terra, con la testa bassa, non riusciva a guardarla.
“Certo che gliel’ho detto” rispose lei come se fosse la cosa più ovvia del mondo. “Gli ho raccontato quello che ci siamo detti.”
“Quel giorno ricordo che Hikaru andava in giro dicendo che voleva assolutamente una sorellina, perché Mizuki era un nome bellissimo!” ridacchiò Shisui. “Si è infuriato quando sua madre gli ha detto che non poteva dargli la sorellina. Credeva che bastasse che lei ti pensasse intensamente per rimanere incinta.”
“Una tua invenzione, immagino” suppose Kakashi ridendo, tornando ad alzarsi in piedi, e rivolgendosi a Shiori.
“Sì, ho detto ad Amaya che i bambini arrivano se la mamma e il papà li vogliono intensamente. Credo che lei l’abbia riferito ad Hikaru” spiegò la donna.
“Be’ fortunatamente una sorella ce l’ha già” commentò Kakashi definitivo.
“Già…” rispose Shiori.
Shikamaru si grattò la testa un po’ in imbarazzo. “Avevamo una partita agli shogi da fare Kakashi” disse, cercando di cambiare argomento.
“Sì, è vero. A dopo ragazzi!” esclamò, andando via, insieme al chunin.
Shiori sospirò e si morse il labbro nervosa.
“Credo vada meglio” commentò Shisui.
“Oh certo, ogni suo commento è una frecciatina, ma si va molto meglio” rispose lei sarcastica.
L’Uchiha le cinse le spalle con un braccio. “Devi avere fiducia nel futuro, Shiori.”
“Tra me e lui le cose si appianeranno, lo so, riusciremo a costruire una sorta di amicizia. E nel futuro ho fiducia. Speriamo di tornare tutti a casa sani e salvi per vederlo.”
Shisui appoggiò la testa contro la sua. “Non possiamo esserne certi, ma possiamo sperare.”
“Siamo sempre stati bravi a farlo, vero?” domandò lei, ridacchiando.
“E sempre lo saremo.” L’Uchiha le appoggiò un bacio sulla guancia, poi cominciò a scendere le scale. “Ehi! Forza, ho trovato dove Yoshino nasconde i biscotti. Ne vuoi un po’ prima che torni?”
“Tu mi tenti, Uchiha!”
“È un no?”
Shiori lo superò e corse giù dalle scale ridendo. “Quando mai è un no per i biscotti?”
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice
Ciaoooo!!!
Scusate se pubblico domenica invece di sabato, ma è stato più difficile da scrivere di quanto pensassi. Allora, questo capitolo è molto soft, quasi di passaggio, ma mi sembrava giusto introdurre Mirai e vedere a che punto siamo prima della guerra. Spero che vi sia piaciuto o almeno che non sia una totale schifezza.
Perdonatemi se ogni tanto, in questo periodo ritarderò, causa esami vari, ma tento sempre di trovare il tempo per scrivere un paio di paragrafi ogni tanto. Quindi, salvo imprevisti, il prossimo capitolo uscirà la prossima settimana :)
È arrivato il momento di ringraziare tutti voi che leggete! Un abbraccio a tutti!
A presto!
Vale

  
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