僕は孤独さ – No Signal
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Parte prima: il caso Embalmer
Capitolo due.
Il
primo incontro di Kuki Urie con la sua nuova partner non fu affatto eclatante.
Non aveva avuto il piacere di fare la
sua conoscenza la sera precedente per il semplice motivo che non era rincasato
in tempo per la cena. Non lo aveva fatto con l’intenzione di evitare il nuovo
componente dei Quinx, ma il tempo era volato via e si era ritrovato a uscire
dalla sede centrale che ormai erano passate le ventitré.
Al suo
arrivo aveva trovato in piedi solo Saiko, tatticamente posizionata di fronte al
megaschermo del salotto con la consolle accesa su un videogioco rumoroso. Dalla
stanza di Shirazu, quella accanto alla sua, proveniva ovattata la riproduzione
casuale di qualche playlist di dubbio. Mutsuki e Sasaki già dormivano o
fingevano di farlo, giusto per non iniziare la settimana col piede sbagliato la
mattina successiva.
Per
quel che riguardava la nuova venuta, non s’era affacciata dalla porta per tutta
la notte, nonostante la luce fosse rimasta accesa fin quasi all’alba. Quando
però Urie la vide, seduta al tavolo della cucina con una tazza di the nero in
mano e una penna con cui stava scarabocchiando qualcosa su un foglio
nell’altra, non gli parve assonnata o stanca. Come faceva a sapere che non
aveva quasi chiuso occhio? Nemmeno lui ci era riuscito e le loro stanze erano divise
solo da una sottilissima parete di cartongesso. Il suo udito potenziato
dall’incremento delle cellule rc nel suo organismo lo aveva costretto a
sorbirsi ogni spostamento e ogni passo nella camera adiacente.
Contando
anche quella collegata alla parete opposta, in cui dormiva Shirazu – che
russava e parlava nel sonno- era stata una vera festa.
Addossare
il letto all’altro muro, appena trasferitosi lì, si era rivelato inutile.
Nonostante
non avesse grandi aspettative di partenza, Urie rimase comunque abbastanza
perplesso dal modo in cui l’altra lo aveva liquidato in fretta, con una stretta
di mano frettolosa, fatta alzando a mala pena gli occhi dal questionario che
Sasaki si era ricordato all’ultimo momento di farle compilare circa lo spostamento
dalla squadra Hirako alla Quinx. Si erano già visti, dopotutto. Di fronte alla
macchinetta del caffè per esempio, visto che quello era il vero ufficio di Ito e
Masa.
Ogni
preoccupazione in merito però annegò in una tazza di caffè nero, il vero buongiorno
che l’agente di secondo grado (ancora per poco, sarebbe stato promosso ad
aprile) pretendeva.
Sasaki
smise di spignattare, appoggiando al
centro del tavolo una torre di Babele di pancakes americani fatti in casa,
prima di prendere posto fra Saiko e Mutsu.
«Itadakimasu!» disse allegramente,
congiungendo le mani sotto al mento. Fu imitato solo da Tooru. Shirazu non ci
riuscì, sbadigliando a bocca larga e rischiando di cavarsi un occhio con le
mani giunte, mentre Masa e Urie sembravano troppo presi da altro per
considerare il povero leader. Nemmeno a dirlo, Saiko si stava già ingozzando
con i primi due pancakes e un lago di sciroppo d’acero.
«Ora
che siamo tutti insieme» iniziò quindi Sasaki, lanciando a Urie un’occhiata
paterna alla ‘so che sei tornato tardi
anche ieri’ che non solo venne contraccambiata da uno sguardo di puro
menefreghismo, ma non ottenne nemmeno come risposta una pallida scusa. Non
gliene fregava proprio niente di niente «Ho un paio di annunci. Per prima cosa,
tra quattro giorni si terrà una riunione della squadra Mado al completo, in cui
riporteremo i dati delle indagini in corso. Secondariamente, Urie ti sollevo
dal caso Lavandaia.»
Solo a
quel punto, Kuki si sentì in dovere di aprire, finalmente, bocca «Per quale
motivo?»
«Da
oggi lavorerai insieme a Masa a un altro caso.»
Una
caso da solo? Va bene, non proprio da solo, ma Urie non aspettava altro da
tanto, troppo tempo. In realtà, aveva
sempre fatto un po’ quello che gli importava, lavorando per conto suo anche
nelle indagini con il resto della squadra, ma in quell’occasione avrebbe avuto
solo un’altra persona da portarsi dietro e poteva provare a sopportarlo. Senza
contare che Masa non sembrava particolarmente sveglia. Avrebbe senza dubbio
fatto la sua figura, spiccando su quel manipolo di stupidi.
«Cosa
abbiamo?» domandò la ragazza, appoggiando la penna e scaldando anche l’altra
mano contro la porcellana bollente della tazza, soffiando piano attraverso le
labbra sottili sul liquido scuro, prendendo un piccolo sorso.
Haise tirò
su col naso, come per spezzare il silenzio ricco di aspettativa dei due
sottoposti, deciso poi a sganciare la patate bollente con molta calma. «Questo
è un caso molto vecchio, passato da così tante mani da non capirci più nulla.
Era stato archiviato, ma hanno ritrovato un altro cadavere un paio di mesi fa
e-»
«Si
tratta del caso Embalmer, vero?»
Urie
capì perfettamente il motivo per cui il tono di Aiko era uscito dimesso e
demotivato, nel chiedere una conferma. Sasaki annuì, dopo tanto tergiversare,
facendo sospirare entrambi con una certa rassegnazione.
Le
indagini sul caso Embalmer erano aperte da oltre quindici anni. Seppure Urie
non avesse mai avuto sotto mano i fascicoli delle indagini, poteva immaginare
quanto fosse intricata la faccenda. L’assegnazione al caso aveva fatto il giro
degli uffici in quel lasso di tempo, un po’ di qua e un po’ di là, come la
pallina di un flipper. Anche la squadra Hirako l’aveva avuta in gestione per
quasi nove mesi, due anni prima.
Il
problema di base, anche senza aver svolto una lettura preliminare i rapporti,
era la penuria di prove e le indagini all’acqua di rosa, in quanto il periodo
di inattività del killer ghoul variava dai due ai sei anni di buco totale. Nei momenti
di inoperosità del soggetto, nessuno era stato in grado di far luce su di esso.
Quando era stato rinvenuto l’ultimo cadavere, alla fine di novembre, tutti
avevano iniziato a temere l’assegnazione al caso. Dopo più di un giorno in cui
la scena del crimine era rimasta a raffreddarsi nelle mani della polizia di
Tokyo, esso era stato preso in gestione dalla squadra Ui.
A
quanto pare, l’agente speciale Koori era troppo oberato di lavoro per perdere
tempo.
«Ci
stai scaricando un caso impossibile, Sasaki?»
Kuki
non aveva avuto nemmeno un problema a domandarlo, anche se quella suonava più
come un’affermazione, che un vero e proprio quesito.
Haise
lo guardò un po’ imbarazzato «No, ecco io non pensavo a questo», gli disse,
appoggiando la mano al mento e spostando gli occhi dalla parte opposta del
tavolo, guardando Yonebashi spazzolare gli ultimi due pancakes «Solo, Masa sa
sicuramente qualcosa in più di noi avendoci già lavorato e noi siamo presi
dall’altra indagine. Tu, poi, sono mesi che mi domandi di poter lavorare un po’
per conto tuo e mi sembra un’ottima possibilità per te. Sono certo che
lavorerete bene insieme! Per questo ho deciso di accoppiarvi.»
In
quel giro scombinato di parole, Haise aveva messo troppa carne al fuoco.
Intanto, aveva esplicitamente detto loro che avrebbero lavorato in coppia da
quel momento in poi. Secondariamente, non aveva dato alcuna speranza per
l’avanzamento delle indagini.
Aveva
solo detto che avrebbero lavorato bene insieme,
il che era tutto un programma.
La
mazzata finale la diede Aiko che, alzando una mano per attirare su di sé l’attenzione,
non si fece scrupoli a confessare che «Non lavoravo al caso Embalmer. Forse ne
so poco più di voi, in realtà, ma io al tempo lavoravo con il prima classe Orihara
e il caso era di Michibata e Masami.»
Ottimo, sei inutile, fu
tutto ciò che Urie pensò in merito.
Fece
due conti mentali veloci.
Se
anche avesse fatto un solo, piccolo avanzamento, sarebbe stato riconosciuto
come una grande vittoria. Era realistico, difficilmente sarebbero riusciti a
risolvere qualcosa, ma potevano comunque far avanzare di una casella le
indagini, no? Non avevano molto da perdere. Quel caso era rimasto
infruttuosamente adagiato sul groppone di diversi investigatori di alto
profilo, non avrebbe rovinato la carriera a due livelli così bassi.
Poi
sarebbero stati soli, liberi di agire.
Valeva
la pena provarci.
«Dove
è la documentazione?» domandò quindi al leader dei Quinx, dando il suo via libera. Lo avrebbe fatto, il classe
speciale Sasaki poteva prenderne nota.
«Al
ccg.»
La
risposta fu così tanto stupida che nessuno si sentì in grado di rilanciare.
Finirono
la colazione più o meno in silenzio.
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«Soggetto
sconosciuto numero 098, meglio conosciuto come Embalmer.»
Urie
non poteva credere ai suoi occhi. Di fronte a lui, disposti in tante piccole
pile, dovevano esserci qualcosa come centocinquanta cartelline, più o meno
rigonfie di fogli. Molte di esse erano scritte a mano, perché risalenti ai
primi anni di indagini, quando i computer ancora non avevano preso il loro
posto nelle vite degli investigatori. Sarebbe stato delirante cercare di
barcamenarsi fra tutte quelle testimonianze che, per la maggiore, non avevano
niente da dire.
«Ci
impiegheremo una vita a leggere tutto.» fece notare alla collega, che stava
appoggiando un’altra scatola piena di documentazioni sul tavolo. Non sono finite? si chiese avvilito il
giovane agente, domandando poi a una qualsiasi entità celeste cosa avesse fatto
di male nella vita.
«Sembra
una puntata di Accumulatori Seriali» gli rispose divertita Aiko, lanciandogli
un sorrisetto, indicando poi un paio di scatole vuote e dall’aria sana,
contrariamente a quelle che avevano disposto più o meno ordinatamente sotto al
tavolo, che pareva stessero insieme con lo sputo «Riempiamo queste con i fascicoli
definitivi della chiusura del caso o di trasferimento a un’altra unità. Sarebbe
inutile prendere anche quelli dei resoconti preliminari. Tanto dicono tutti le
stesse cose e a noi servono solo i nominativi delle vittime, no?»
Avevano
deciso di procedere alla vecchia maniera, analizzando una ad una le vittime e
cercando qualcosa in comune. Qualsiasi cosa. Apparentemente, non sembravano
esserci connessioni. Uomini e donne adulti, ragazzi, un bambino e un pensionato.
Giapponesi
e stranieri, sia in visita che trasferiti a Tokyo.
Avrebbero
potuto lavorarci per mesi.
«Ripetimi
il modus operandi» disse senza domandarlo, mentre iniziava a rendersi
collaborativo almeno a fatti, divedendo le cartelle come Aiko aveva chiesto. Uno
dei fascicoli che gli spasso fra le mani era di Kureo Mado e sembrava scritto
nell’anteguerra con una calligrafia a dir poco ignobile.
«Non
sappiamo come sceglie le sue vittime, ma sappiamo che le rapisce, lasciando
sulla scena tracce del liquido secerne dal kagune» iniziò la mora, cercando di
ricordare attentamente quello che Michibata le aveva detto al telefono nemmeno
quaranta minuti prima, facendole poi le condoglianze per l’assegnazione «Le
porta poi in un luogo che non conosciamo, le sventra e probabilmente si nutre
degli organi. Poi le imbalsama usando un metodo superato, con composti chimici
che andavano di moda negli anni venti, e per qualche strana ragione ce li fa
trovare in posa, in un luogo pubblico» girò verso Urie una fotografia
eloquente. Una giovane donna, vestita come una bambola, seduta sui gradini di
fronte al Senso-Ji. «Sembra stia leggendo, mentre in realtà è più dura di una
tavola da surf.»
Kuki
ignorò volutamente l’ultimo commento «Quindi non sappiamo niente?»
«Sappiamo
che opera nell’undicesima» gli rispose, porgendogli un fascicoletto leggero, ma
eloquente. La stesura portava una sola firma.
«Come
è possibile che sia vivo se il classe speciale Arima ha indagato su di lui?»
«Perché
non stava seguendo lui. Si è imbattuto nell’Embalmer per caso mentre si
occupava dello smantellamento di un gruppo di Ghoul nel quartiere di Bunkyo. Ha
rilasciato una descrizione abbastanza accurata della sua maschera e del suo
kagune. Tuttavia, nel rapporto c’è scritto che aveva altre priorità e lo ha
lasciato scappare. Si suppone però che Embalmer l’abbia condotto fino al
quartiere in cui vive, visto che conosceva abbastanza bene il luogo da
scomparire nel nulla di punto in bianco.»
Soggetto
maschile di età indefinita post puberale, bikakou, maschera nera e azzurra,
parziale a coprire il volto solo nella metà inferiore.
Almeno
sapevano da dove partire.
«Quindi,
la undicesima?»
«Così
pare.»
Avrebbero
indagato sulle attività dei ghoul in quella zona, anche se non sarebbe stato
semplice. Sapevano che Ōta, undicesima circoscrizione, era sotto
l’influenza di Aogiri. Sarebbe stato complesso tirare fuori uno solo di quei
mostri dai cunicoli del quartiere, ma non avevano prove che il ghoul fosse
collegato in qualche modo alla cellula terroristica.
Speravano
non fosse così, non volevano alimentare quella che era già una guerra aperta.
Sarebbe stato come buttare benzina sul fuoco.
Decisero
di iniziare a portare a casa tutti i fascicoli, ritrovandosi con cinque
scatoloni pieni zeppi da trasportare fino alla macchina. Urie ne prese tre,
impilandoli davanti alla faccia mentre Masa arrancava di fronte a lui tenendone
due, che però sembravano più pieni.
«Sento
il cartone che cede.»
«Non
farci caso o ci ritroveremo a raccogliere dei documenti per sei piani di
scale.»
Dovevano
parlare con un investigatore assegnato all’undicesima, fare un’indagine
vittimologica su ogni caso per carpirne le similarità e leggere tutti i
rapporti di chiusura, uno ad uno.
Forse
non sarebbe bastata una giornata intera di lettura, se non avessero iniziato
subito.
Arrivati
in ascensore, impilarono tutti gli scatoloni, già stanchi del caso. «La cosa
peggiore è sapere che stiamo lavorando per niente.» Il commento amaro di Aiko
arrivò lieve alle orecchie del secondo livello, che finse di non aver sentito
affatto. Non voleva pensarci. Stava per premere il pulsante del piano terra,
quando una figura di per sé massiccia si ficcò nell’ascensore stipato. Urie non
si voltò a guardarlo. Bastò la sua voce per fargli provare immediatamente un
forte senso di fastidio e un’emicrania incipiente.
«Ei
Aiko, ti hanno licenziata finalmente?»
«Ciao
Takeomi!»
Takeomi
Kuroiwa era forse la persona che Urie tollerava meno nel grande circo
itinerante che era diventato il ccg negli ultimi anni. Non solo non poteva
perdonare al padre del ragazzo quello che aveva fatto al suo, ma non riusciva
nemmeno a guardare in faccia il compagno di accademia senza provare un forte
senso di nausea. Il modo in cui Masa gli stava anche parlando, amichevole e
confidenziale come era normale che fosse fra ex compagni di squadra, gli diede
ancor di più sui nervi. Stava ponderando di uscire dall’ascensore e fare le
scale a piedi, ma avrebbe fatto la figura del pazzo e no, non ne aveva voglia.
Senza contare che, a prescindere, le porte si erano già chiuse a un palmo dal
suo naso.
Fu il
minuto più lungo della sua vita.
Una
volta arrivati nella hall, dopo aver firmato i documenti di rilascio per
prendere i fascicoli, Kuroiwa ebbe anche la faccia tosta di essere così gentile
da portare ben tre scatoloni fino alla loro auto, non rompendone nessuno
durante il tragitto, seppur Urie pregasse affinché succedesse.
Una
figura pessima da parte del perfettino avrebbe avviato con un altro spirito
quella che sarebbe stata l’indagine più estenuante della sua vita.
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Che
venga chiamata ironia, che venga chiamato Karma, alla fine tutti vengono puniti
per i loro stessi pensieri malevoli.
Urie
aveva percepito che quella non sarebbe stata la sua giornata nel momento in
cui, di fronte alla porta di casa, gli si ruppe uno degli scatoloni in mano.
Fece tutto da solo, rovesciando cartelle su cartelle per tutto il patio in
legno dello chateau.
Si
scambiò solo uno sguardo con Masa, entrambi apatici in viso, prima di chinarsi per
iniziare a raccogliere quel disastro prima dell’arrivo di Sasaki, riuscendo
anche a darsi una testata nel mentre. Non stava andando bene.
La
loro collaborazione era nata sotto una cattiva stella.
In un
modo o nell’altro riuscirono ad organizzare il loro campo base. Si sistemarono
attorno al kotatsu del salotto, non facendosi scrupoli di accendere la stufetta
elettrica sotto di esso e coprendosi le gambe col il piumino per scappare al
freddo di gennaio che aveva attanagliato tutta la casa. Il resto della squadra
era impegnato nelle investigazioni e, di conseguenza, avevano spento tutto,
uscendo di casa . Qualche Nobel aveva
pensato anche di lasciare basso il termostato.
«Ora,
se i pinguini non ci portano via i fogli, possiamo iniziare» aveva esordito
Masa, guardando Urie disporre ogni singolo fascicolo in ordine cronologico.
Erano le dieci meno due minuti del mattino e i giochi si aprivano
ufficialmente. Dieci minuti dopo erano
immersi in una lettura esasperante, che li tenne impegnati fino al pranzo, che
consumarono alternati per non smettere di lavorare e poi, fino alle sei. Quando
Shirazu e Yonebashi rincasarono, i due erano alla fine della seconda di tre
pile di documentazioni di indagini.
Ci
vollero altre tre ore prima di riuscire a finire di leggere tutto quanto. Undici
ore e un quarto dopo aver iniziato a scartabellare, avevano ufficialmente il
cervello in fiamme, ma un quadro completo della situazione.
Da
soli ci avrebbero impiegato giorni.
Urie
quanto meno, poté constatare che a parte qualche distrazione –Masa non aveva
perso di vista il cellulare nemmeno un secondo, ma era abituato a Saiko che era
di gran lunga peggiore- la sua partner faceva ciò che le veniva detto. Non
risparmiandosi costanti battute che non facevano ridere e lavorando al computer
per prendere appunti e tracciare diagrammi o segnare semplicemente i punti
sulla mappa della città. Per quanto insipida sembrasse, Aiko aveva una sua
utilità: aveva studiato scienze forensi e aveva anche preso un master negli
ultimi due anni. Sapeva muoversi molto bene durante le indagini.
Finalmente,
a mezzanotte e quaranta, avevano finito di fare tutto.
«Vado
a chiamare Sasaki.»
Così
Haise venne brutalmente buttato giù dalla branda. Con un pigiama composto dai
soliti pantaloni grigi e da una felpa nera troppo grande per lui scese in
salotto, passando una mano nella zazzera spettinata dei capelli bicolori, al
seguito di Urie. Sorprendentemente, anche il resto dei Quinx sembrava non
aspettare altro, ad eccezione di Saiko che aveva detto di essere troppo
occupata da una sessione di D&D. Shirazu, che aveva bighellonato tra il
salotto e la cucina, con il portatile sempre con sé e una qualche serie tv a
tenergli compagnia fu il primo ad avvicinarsi al leader, sedendosi con lui in
attesa di sentire come avanzava il recupero delle informazioni.
Quindici
anni di casi, dovevano essere parecchie.
Mutsuki
invece arrivò per caso, mentre Shirazu proponeva un caffè che tutti
rifiutarono, convinti ad andare a dormire appena finita la discussione. Anche
lui aveva addosso un pigiama esageratamente grande, che cadeva scomposto sui
fianchi e sul petto. Si sedette sul bracciolo del divano, accanto al
caposquadra, mentre il leader dei Quinx guardava i due accaniti lavoratori
tirare le somme fra fogli di appunti e fotografie di scene del crimine.
«A che
punto siete nella rilettura dei rapporti?»
Masa
alzò gli occhi stanchi dallo schermo del suo laptop, concedendosi un brave
sorriso sfiancato, ma vittorioso «Abbiamo finito.»
Haise
la guardò, non capendo «Nel senso che…?»
«Nel
senso che abbiamo finito.»
Sasaki,
a quel punto, non sapeva come reagire. Sollevò le sopracciglia, passando gli
occhi su tutte le piccole torrette di fascicoli che circondavano il tavolino
basso, cercando anche solo vagamente di contarle.
Shirazu
fischiò ammirato «Quanto ci avete messo, ragazzi?»
Urie
lanciò uno sguardo a Masa, che controllò l’ora sul computer «Quattordici ore,
ventidue minuti e qualche secondo che non ho voglia di calcolare.»
«Pazzi»
fu il solo commento, seppur vagamente ammirato di Mutsuki.
«Avete
fatto un buon lavoro, vero?» intimidito dalla sua stessa domanda, Haise tirò
verso di sé un ginocchio, abbracciandolo per tenerselo al petto.
Urie
non gli diede nemmeno l’importanza di una risposta. Piuttosto si schiarì la
voce, mettendosi in ginocchio accanto a Masa che stava ancora digitando
qualcosa e iniziò a parlare «I rapporti sono un po’ carenti. Molti dei
fascicoli delle autopsie sono andati smarriti o peggio ancora, in un paio di
casi non sono state proprio eseguite se non in modo sommario. Domani andremo
dall’anatomopatologo di turno e ci faremo dare la loro copia delle
documentazioni. Ho già inoltrato richiesta oggi pomeriggio.»
Il
caposquadra Shirazu sorrise, sornione, appoggiandosi col braccio alla gamba di
Mutsuki, che gli mise una mano sul capo «Spera che non ci sia Aizawa.»
«Lo
stiamo sperando tutti» aggiunse Aiko, prima di guardarli a sua volta, rompendo
la concentrazione. Aveva finito, era pronta «Ci siamo concentrati su due metodi
di ricerca criminologica: seriale e vittimologica. Purtroppo, per quello che
riguarda la ricerca standard di metodologia per i crimini seriali ci siamo
arenati subito perché è impossibile tracciare una spirale di violenza
territoriale sulla mappa della città.» per dimostrazione, girò il laptop verso
il divano su cui sedevano i presenti, mostrando loro cosa intendeva. «Più che
una spirale è una linea, se non si tiene conto di due casi molto distanti
rispetto agli altri. Non abbiamo potuto circoscrivere il centro, perché tutti i
corpi sono stati portati in quartieri differenti, anche se non possiamo
escludere che la preparazione dei corpi sia avvenuta in un luogo in
particolare.»
«Ipotizziamo
che il fatto di non trovare una localizzazione precisa geografica sia voluto»
Urie sistemò un plico di fogli, prima di proseguire «Di conseguenza, abbiamo
tracciato un profilo delle vittime per trovare correlazioni fra loro e
identificare un tipo comune che possa avere attirato il killer ghoul.»
«Sentiamo
allora.» li incitò Sasaki con un sorriso incoraggiante.
Aveva
così tanta voglia di andare a letto che glielo si poteva leggere in viso.
Nonostante
ciò, nei suoi occhi brillava anche una certa fierezza di fronte alla dedizione
al lavoro che avevano i suoi sottoposti.
In realtà, si erano voluti levare dai piedi un mucchio di scartoffie per
rivederle solo in caso di estremo bisogno.
«Vai,
inizia.» disse la ragazza, passando a Urie uno dei fogli più lontani.
Lui lo
prese, tirando vicino anche uno dei moltissimi post it che aveva scarabocchiato
lui stesso «Prima vittima: Tadashi Hayashida, un uomo di sessantaquattro anni,
vedovo, ex insegnante di matematica presso un liceo di Kita. È stato ritrovato il sette febbraio del 2001
in un parco del medesimo quartiere, imbalsamato ad arte su una panchina vicino
al laghetto. In mano aveva un cannocchiale e vestiti nuovi, comprati per
l’occasione. Ad investigare sul caso, così come per i tre successivi, sono stati
gli allora prima classe Kami Horata e il secondo livello Kureo Mado, entrambi
deceduti nell’adempimento del loro dovere.» mentre parlava, Masa selezionò le
foto della scena del crimine facendo partire un’anteprima, così da farle
scorrere da sole. Si era divertita peggio che durante un progetto scolastico
«Sono stati interrogati sia la figlia di trentadue anni che un vicino di casa,
che aveva segnalato la scomparsa dopo non averlo visto rincasare per oltre
trentasei ore. Così è stato possibile risalire ad una identità. Non è stata
formalizzata nessuna accusa.»
«La
seconda vittima è Shintaro Kono, atleta di diciannove anni, attivo nella
primavera della squadra di calcio del Machiva Zelvia.» proseguì da dove era
arrivato lui Masa, incrociando le gambe sotto al piumino per mettersi comoda
«Il giovane Kono è stato ritrovato due mesi dopo il primo omicidio, in piedi di
fronte ad uno specchio del bagno del Shibuya Club Quattro, durante il concerto
dei the Gazette, nel quartiere Shibuya.
Mado e Horata hanno interrogato gli amici e la famiglia e, anche in
questo caso, non sono emersi elementi probatori che hanno portato a individuare
un sospettato. Anzi, nessuno sapeva spiegarsi come fosse sparito il ragazzo,
semplicemente non era tornato dagli allenamenti.»
«Poi
abbiamo» Urie cercò il nome con gli occhi, trattenendo uno sbadiglio. Si
concentrò parecchio per riuscire a pronunciarlo bene «Ivan Novikosvkji, un
dipendente salariato di trentasei anni, divorziato, trasferitosi in Giappone da
circa dodici anni. È stato trovato imbalsamato alla sua scrivania, pressi gli
uffici di una compagnia telefonica di Adachi. Le telecamera di sicurezza non
hanno ripreso niente e Mado ha ipotizzato che l’omicida sia entrato da una
finestra. È stato possibile interrogare solo i colleghi di lavoro, poiché dal
divorzio Novicoso si era chiuso in se
stesso. La moglie, di nazionalità giapponese, aveva non solo l’affidamento
esclusivo die due figli, ma anche Horata la possibilità di impedirgli di
vederli. Qui però entra in scena il primo sospetto.» Urie allunga un braccio,
passando a Sasaki un foglio con le generalità della sola persona mai accusata
seriamente degli omicidi «Il dottor Yoshiro Shinya viene accusato dalla madre
della seconda vittima, la signora Hakina Kono, che sostiene di averlo visto
troppo interessato al caso del figlio. e Mado indagano alacremente, ma non
emerge nulla. Inoltre, la conta delle cellule rc risulta nella normalità e il
dottore viene immediatamente prosciolto.»
«Come
mai hanno indagato così tanto su di lui? » chiede a sua volta Mutsu, prendendo
in mano il foglio e dandovi un’occhiata veloce «Un rispettabile chirurgo
dell’undicesima?»
«Le
prime due vittime sono collegabili a lui. Sono state sue pazienti.» rispose
Kuki, «Ma non la terza.»
«Tutta
un’altra storia per la quarta» Masa riprende a parlare, recuperando il post it
e cercando di capire cosa Urie vi avesse scarabocchiato. «Taro Watabe viene
ritrovato il ventuno di agosto del 2004, tre anni e mezzo dopo il primo caso,
presso un parco divertimenti del quartiere di Nerima. Gli elementi macabri
della vicenda sono essenzialmente due: il corpo è stato spostato in pieno rigor
mortis, post imbalsamazione e in pieno giorno. L’assassino l’ha collocato sulla
giostra sotto il naso di tutti e nessuno si è accorto di niente.
Secondariamente, la vittima è un bambino di otto anni, affetto da idrocefalia
congenita che, seppur curata, gli ha lasciato un latente ritardo mentale.»
«Ricordo
questa storia, in televisione non si parlava d’altro» Shirazu si sporse,
guardando le foto del bambino sorridente in braccio al padre, con un cipiglio
intristito «Ha fatto clamore.»
«E ha
anche lanciato l’Embalmer.» Haise non riusciva a non guardare a sua volta
quelle foto, «Come si fa a fare una cosa del genere a un bambino?»
«Parliamo
di un ghoul» fu la risposta secca di Urie, assolutamente priva di qualsivoglia
tatto, che zittì il leader.
Masa
si sbrigò a continuare «Il bambino è stato rapito da scuola il diciotto di
agosto, tre giorni prima il ritrovamento del corpo imbalsamato. Gli
investigatori addetti al caso hanno interrogato le maestre, i genitori e anche
tutte le persone presenti nel parco al momento del ritrovamento. Come per ogni
altro caso, nessun sospettato è emerso dalle investigazioni, anche se il numero
di segnalazioni anonime a maniaci e pedofili è stato ingente.»
«Non
spiegherebbe le vittime precedenti, in ogni caso» Haise sfogliò il fascicolo
del caso che si era alzato a cercare in mezzo a quel marasma di fogli,
soffermandosi a pensare a un dettaglio «Chi erano i titolari del caso?»
Aiko
non riuscì a non lanciare uno sguardo al suo partner, prima di rispondere a
Sasaki «Il classe speciale Mikito Urie, deceduto durante uno scontro con il
Gufo col Sekigan e l’allora livello uno Mina Tomashi, che ha accettato di
parlare con noi, domani.»
Nessuno
fece commenti, ma era lampante per tutti che il padre di Kuki fosse la persona
di cui si parlava. Il capo delle indagini. Nemmeno Urie disse nulla o fece
niente per dimostrare interesse sulla questione. Aveva però insistito molto per
essere lui ad occuparsi della documentazione di quel caso specifico, quel
pomeriggio. Anche in quel caso, la cartella era stata compilata a mano. «Quinta
vittima, uccisa nel 2009. La sua è forse la fotografia più famosa, perché prima
dell’arrivo degli investigatori addetti al caso, molti curiosi hanno scattato
foto del suo corpo messo in posa, con in mano un libro, seduta sulle scale di
fronte al tempio buddista di Senso-Ji, a Asakawa.» riprese il ragazzo, «Sakura
Tsukawaki, una modella da passerella di ventiquattro anni, fidanzata. La prima
vittima di sesso femminile del nostro psicopatico.»
«Qui
riappare anche il nome del dottor Shinya» Masa passò un altro foglio ad Haise,
che ormai non sapeva più dove metterli «Ha operato la ragazza qualche mese
prima dell’omicidio, rifacendole gli zigomi e installandole un paio di impianti
ai seni.»
«Il fidanzato
è stato a lungo sospettato dai titolari del caso, ovvero Kureo Mado, promosso
alla prima classe proprio posteriormente a queste indagini e allora seconda
classe Shinohara. Nessuno dei due può più parlare con noi per ovvi motivi.»
Urie fece una pausa, prima di riprendere «Alla fine delle loro indagini, hanno
nuovamente congelato il caso, ipotizzando che il ghoul abbia deciso di
attendere cinque anni per il clamore generato dall’omicidio di Tako Watabe e la
paura di essere preso. Nonostante questo, ha scelto una modella mediamente
famosa, per far parlare di sé.»
«Abbiamo
di fronte un narcisista» Mutsu sospirò, pregando che ci fossero ancora pochi
casi da analizzare. Non per stanchezza, ma perché era deleterio vedere quelle
persone e poi quelle scene del crimine.
«La
sesta vittima è anche la più anomala.» Aiko si passò una mano fra i capelli,
stringendo gli occhi per ricordare come si pronunciava quel nome difficilissimo
«Fernando Harnandez, trent’anni, padre di famiglia nato e cresciuto a
Barcellona. Era in viaggio con la famiglia a Tokyo, quando la moglie e il
figlio di otto anni l’hanno perso di vista. È stato ritrovato dieci giorni
dopo, il quattordici maggio 2013 nella chiesa cristiana di Santa Maria a Bunkyo.
Lo ha trovato un prete, che stava chiudendo la chiesa, seduto su una delle
prime panche sotto all’altare. Lui è l’unica vittima ad essere stata rapita fra
i turisti. Di nuovo, il killer ha trovato un modo di stupire il suo pubblico. »
Masa girò il computer verso di lei, riaprendolo poi su un paio di schermate
internet «Sono nati in questo periodo i primi siti internet dei suoi…. Fans.
Persone che idolatrano la sua bravura e il suo talento artistico nell’utilizzo
dei corpi umani come materia prima. Ha una rete di supporter accaniti che
aspettano sempre nuove opere, tra di loro ci sono anche quelli che dicono di
essere ghoul. I titolari del caso, che hanno offerto la loro totale
collaborazione sono Machibata e Umeno della squadra Hirako. Ciò che sappiamo di
per certo, è che questa volta, il ghoul ha commesso un passo falso. Mentre
collocava il corpo, è stato visto dall’investigatore di classe speciale Kishou
Arima che lo ha inseguito fino a Ota, prima di perderlo. Ha anche disegnato la
sua maschera e dato il miglior identikit che poteva. In questo modo abbiamo
potuto comprendere quanto meno da dove proviene il colpevole.»
Haise
prese in mano quel disegno con la stessa grazia che avrebbe riservato alla
sacra sindone il povero Hernandez «Lo ha fatto davvero Arima-san?»
«L’ultima
vittima, uccisa due mesi fa, è una ragazza di diciotto anni di nome Rieko
Mishima» Tagliando corto, Urie iniziò a parlare di quel macabro epilogo,
parecchio recente se tenuto conto degli altri «studentessa all’ultimo anno di
superiori, single e residente con la madre vedova, Mishima è stata trovata
sulla linea blu della metropolitana, nel quartiere di Meguro in direzione
Nakano. Gli investigatori addetti al caso sono stati il classe speciale Ui e il
suo secondo, Hairu Ihei, prima classe. Abbiamo parlato al telefono con entrambi
e ci hanno comunicato che a parte il contenimento mediatico e la raccolta delle
prove sulla scena, non hanno praticamente investigato. Il caso è quindi passato
a noi ancora vergine, con l’interrogatorio alla madre della ragazza e a un paio
di amiche.»
«Dovreste
interrogarla di nuovo» propose Shirazu «La madre è l’ultima persona che l’ha
vista viva, immagino. È successo da poco, la pista è tiepida.»
«Impossibile»
gli rispose Masa, chiudendo il portatile «Si è suicidata.»
Tutti
si presero qualche secondo per incamerare tutte le informazioni registrate.
Haise portò le mani agli occhi e li stropicciò, prima di guardarli entrambi
«Avete fatto un ottimo lavoro in poco tempo. Bravi. Però così non va molto
bene.»
Entrambi
lo guardarono male.
Molto
male.
Tanto
che lui dovette correggere il tiro «L’approccio vittimologico è un po’ debole,
però è notevole come siate arrivati alla conclusione che…. Queste persone non
hanno nulla in comune fra loro.»
«Ma è
sempre così gratificante?» domandò Masa a Shirazu e Mutsu, come se Haise non
fosse nemmeno presente nella stanza.
«Vi
consiglio di parlare con gli investigatori ancora in vita dei casi» proseguì
Sasaki, sperando di farsi capire meglio «Quando avrete più elementi, che magari
non traspaiono dai registri, allora potremo riparlarne. Dovreste indagare anche
dal punto di vista legale e scientifico. Disponiamo di mezzi che quindici anni
fa non avevamo.»
«Ho
pensato di chiedere l’analisi delle ceneri dei corpi sperando di trovare
qualche sostanza anomala» gli fece sapere Urie, mentre si alza, sentendo le
ginocchia dolere dopo tutte quelle ore seduto.
Aiko
sembrò pensare a qualcosa molto intensamente, prima di sospirare rassegnata
«Quando ho fatto il master ho conosciuto un professore dell’università
Imperiale del Giappone. Era molto bravo come patologo e aveva tenuto un
seminario sulla conservazione dei cadaveri. Potrei contattarlo e mostrargli i
dati delle autopsie.»
«Mi
sembrano due ottimi punti di partenza» anche Haise si alzò e, come il Papa, fu
imitato da tutti «Ora a letto e voi due» indicò Aiko e Kuki «Prendetevi la
mattinata. Recuperate un po’ di ore di sonno e poi iniziate ciò che abbiamo
concordato.»
«Puoi
scommetterci che mi prendo la mattina» Masa passò una mano fra i capelli di Sasaki, che si pietrificò per la
loro vicinanza, prima di alzarla per salutare.
Sparì
in due secondi netti, verso la sua camera.
Urie
fece lo stesso, ma non prima di averli minacciati. Dovevano passare parola
anche a Saiko: ciò che c’era su quel tavolino non doveva spostarsi di un
millimetro. Ci aveva messo ore a trovarci un senso.
Mutsuki,
che stava già pensando di sistemare, lo seguì con la coda fra le gambe, dando
la buona notte ai capisquadra.
«Sembra
che se la stiano cavando bene, Urie e la nuova arrivata.»
Haise
guardò verso Shirazu, abbassando lo sguardo sul tavolino.
Poi
annuì convinto «Così pare! Lo sapevo che avevano il carattere giusto per
lavorare insieme.»
Contina…
✄---------N.d.A--------
Sono
incredibilmente veloce, non so per questo il furor artistico durerà, ma
proviamo a farlo durare v.v
Grazie
mille a coloro che hanno letto e alle ben tre persone che hanno commentato!
Sono rimasta
piacevolmente sorpresa anche dal numero delle letture, grazie davvero.
Grazie
anche a Maia per aver betato di nuovo il capitolo.
Non mi
dilungo, se non dicendo che questo è un capitolo molto incentrato sulle
indagini e sulla sfiga di Urie, di come ce ne saranno pochi.
Il caso
andava introdotto bene e ora ci saranno anche molte interazioni più personali
dei personaggi, come penso che alla fine sarete interessati a leggere.
Grazie
di nuovo!
A presto!
C.L.
Come
sempre, rinnovo il mio vito a visitare la mia pagina face book Chemical
Lady (EFP), dove ho postato un paio di disegni fatti dalla mia amica Luna
su questa storia!