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Autore: Sarah_lilith    18/01/2017    3 recensioni
Di come Derek si innamorò di Stiles senza rendersene conto e di come il nostro caro umano decida di rendere la vita del Sourwolf un vero inferno
[Sterek e accenni Scisaac]
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi vergogno di essere così in ritardo, ma spero apprezziate.
A voi la lettura.

Capitolo 5

3 mesi prima…
Era quasi buio, e Stiles ancora camminava (o per meglio dire: inciampava) nel bosco al confine con la proprietà degli Hale, imprecando ad alta voce per la lavata di capo che si sarebbe beccato ritornando a casa quella sera.
Stiles, vieni al lago…
Non che fosse cosa inusuale vederlo rientrare dopo il coprifuoco, dati gli affari (casini, veri e propri casini) in cui era immischiato con una frequenza allucinante. Fortunatamente, ora, il padre era a conoscenza della seconda vita del figlio e, anche se parecchio preoccupato, aveva accettato di lasciarlo fare il suo “lavoro” nel branco.
Il fatto era che, seppur fiducioso, lo Sceriffo aveva cercato di limitare in qualche modo (come se fosse possibile) le libertà che il ragazzo si prendeva di sua iniziativa. A memoria di questo patto, sancito dopo un’estenuante lotta a colpi di parole (tante parole. John si chiedeva come avesse fatto a sopravvivere fino a quel momento con un figlio iperattivo e logorroico) c’era, affisso sul frigo, un foglio di carta che recitava: 

REGOLE:

  • coprifuoco alle 2 di mattina (del giorno dopo, non di due settimane in là)
  • a meno che non sia un emergenza, la scuola viene prima delle faccende (con emergenza si intende: qualcuno sta per morire o è stato rapito)
  • avvertire in caso di pericolo o di necessità di aiuto 
  • niente magia in casa
  • niente cosi sconosciuti in casa


Il tutto era stato firmato da entrambi gli Stilinski, che avevano sudato per concordare ogni singola regola.
Eppure Stiles, pur essendo passate le due di notte da un pezzo (erano le tre e diciotto, per essere precisi), non era ancora a casa. Non aveva finito i compiti per il giorno dopo, nonostante i suoi amici stessero tutti bene in salute nelle rispettive abitazioni. Non aveva avvisato nessuno della sua scampagnata nel bosco, e aveva incantato i panni in modo che si stendessero da soli.
E senza saperlo stava per infrangere anche l’ultima regola.
Stiles, vieni al lago…
La voce della ragazza continuava a distrarlo dai suoi pensieri, confondendolo. Avrebbe sicuramente fatto meglio ad aspettare l’alba per incamminarsi alla ricerca della fonte della sua insonnia: una stramaledetta voce femminile che gli diceva di recarsi al lago (che poi, di grazia, specificare a quale lago dovesse recarsi, era chiedere troppo?).
La cosa che lo stupiva di più era che, non solo la voce gli impediva di dormire, ma rievocava in lui uno strano senso di malinconia che gli faceva apparire due occhi di miele davanti al viso.
Gli occhi di sua madre.
Con un sospiro tremante continuò ad avanzare tra la vegetazione fitta, sperando di trovare quel benedetto laghetto il più presto possible.
“Mi si stanno gelando le dita, cazzo!” borbottò all’ennesimo scivolone mancato “io e le mie cazzo di idee. Potevo starmene a casa ignorando questa cazzo di voce e mi sarei evitato questa situazione del cazzo.”
Potresti evitare di ripetere sempre la parola “cazzo”?
“Enfatizza il concetto!” rispose, per poi passarsi una mano sul viso “sto davvero rispondendo alla vocina nella mia testa che mi dice di cercare un laghetto nella foresta nel bel mezzo della notte?”
A quanto pare…
Stiles avanzò ancora tra gli alberi, quasi urlando di gioia quando, attraverso un cespuglio di biancospino (stava studiando botanica con Deaton), riuscì a scorgere una radura con un lago. Tuffandosi attraverso la pianta, il ragazzo si trovò in un piccolo spiazzo di erba scura e ricoperta da un sottile stato di brina, che circondava il piccolo laghetto.
“Più che lago io lo chiamerei pozzanghera, e tra l’altro è ghiacciata” si disse il giovane Stilinski.
Non insultare la mia casa, è bellissima!
“Tu vivi in una pozza?” chiese sconcertato
Non è una pozza, imbecille! É un lago.
“Ok, come vuoi” rispose troncando la conversazione, per poi fermarsi a riflettere.
In tutta la radura si estendeva un velo di nebbia e la temperatura era veramente bassa, per essere primavera. Espirando Stiles riuscì a vedere il suo respiro congelarsi, cosa che non capitava nel resto della foresta.
Il ragazzo corrugò le sopraccigli pensieroso.
“Dove sei? Non ti vedo” disse, intuendo già in parte la risposta.
Non mi puoi vedere, ti ho chiamato proprio per questo! Sono intrappolata nel lego, e tu devi liberarmi.
“Chiariamo una cosa: io non devo niente, al massimo posso farti il favore di liberarti, e poi mi spieghi perché hai chiamato proprio me? Non puoi liberarti da sola? E, cosa più importante, come ci sei finita lì dentro?” domandò sconcertato.
No che non posso liberarmi, scemo, altrimenti lo avrei fatto. Ho chiamato te perché sei, a quanto pare, l’unico che può sciogliere la maledizione che c’è sul lago, insomma: rispondi ai requisiti richiesti!
“Quali requisiti?” azzardò Stiles, torcendosi le mani nel vano tentativo di riscaldarle.
Lo stregone che mi ha messo qua dentro ha lanciato un particolare incanto che va sciolto solo da chi ha le esatte caratteristiche enunciate, e tu corrispondi alla perfezione.
“Ma dai? Che bello, non aspettavo altro che essere tirato dentro un’altra profezia!” rispose sarcastico il ragazzo, passandosi i palmi sul viso “prima di tutto dimmi l’incantesimo preciso, che non si sa mai” 
Te ne intendi di incanti?
“Abbastanza, d'altronde sto facendo il tirocinio da sciamano e il mio insegnante è un druido!” rispose il moro con un sorriso furbo sul volto. Quante glie ne aveva fatte passare a quel poter uomo.
Caspita! Allora, se ricordo bene era:

P'un a ydych yn melltigedig, 

rwyf wrth fy modd nymff.

Bydd y dŵr fod yn eich carchar, 

fel cariad wedi bod i mi.

Dim ond y pyllau aur achub chi, 

ond am amser hir y bydd yn rhaid i chi weiddi.

Mae gwaredwr eich llaw yn dod yn olaf,

ond nid yn unig y rhew ddadmer.

Mae'r enaid y pecyn rhaid i chi aros, 

beth dal y byd ar ei ysgwyddau a drwg yn y galon.*

“Ha usato un incanto in lingua antica, doveva essere molto potente. Comunque credo tu abbia ragione, parla di me quasi sicuramente.”
Stiles si mise a riflettere per venire a capo al più presto all’arduo dilemma. Aveva un’idea, ma non era certo sarebbe stata seriamente utile alla loro situazione (ma a questo punto doveva provare tutto il provabile).
“Ora tento una cosa, se non funziona, amen!” disse spiccio, cercando di risultare più fiducioso di quanto non fosse in realtà.
Va bene, tanto sei la mia unica speranza.
Il ragazzo si rimboccò le maniche e, ignorando i morsi pungente dell’aria gelida sulle braccia, si inginocchia a terra per poi poggiare i palmi aperti sulla superficie gelata.
No appena le sue mani furono completamente a contatto con il ghiaccio, questo iniziò a emanare un lieve bagliore azzurrognolo, che si propagò ad onda su tutto il lago. Stiles osservò ammirato come l’acqua sotto la superficie avesse cominciato a spingere la massa che la bloccava verso l’alto, spezzando il blocco trasparente con un rumore assordante. La temperatura tornò subito costante e la nebbia iniziò a disperdersi.
“Sono libera! Finalmente libera!” questa volta l’urlo gioioso gli giunse alle orecchie normalmente, senza rimbombagli nel cervello.
Non poté vedere l’aspetto della ragazza che aveva appena salvato perché questa gli si lanciò letteralmente in braccio (la delicatezza non era nelle sue corde), sommergendolo con una massa enorme di capelli grondanti d’acqua e profumo di fiori.
Un pò imbarazzato, il giovane Stilinski ricambiò la stretta, accorgendosi che la poverina non solo era bagnata come un pulcino, ma era anche priva di vestiti. Rossissimo in volto la stacco dall’abbraccio e, togliendosi la felpa rossa, la infagottò per bene, cercando di tenere gli occhi chiusi il più possibile.
“Oh, grazie! Mi chiamo Camilla, comunque.” mormorò la giovane con aria sbalordita, stringendosi l’indumento caldo e asciutto addosso.
Stiles sospirò piano e la guardò più tranquillo, stupendosi di quanto la ragazza potesse sembrare umana pur non essendolo di certo.
Aveva dei lunghi capelli rossi scuro, mossi, appiccicati alle spalle e al viso sottile, pallido come la luna e tempestato di lentiggini. Gli occhi azzurri avevano delle sfumature blu e bianche, ed erano incorniciati da lunghe ciglia scure; le labbra a cuore, rosse, erano ora martoriate di denti bianchissimi che le mordicchiavano per ingannare il tempo. Pur coperta dalla felpa di Stiles, la ragazza sfoggiava un corpo perfettamente equilibrato, magro e morbido (un’altra rossa mozzafiato, Lydia ne sarà entusiasta).
Nessun uomo avrebbe saputo resisterle, ma Stiles aveva tutt’altro stereotipo di bellezza: occhi verdi, capelli come carbone, scuri e corti, fisico possente e muscoloso, abbronzatura dorata e odore di cenere, foresta e sale.
“Sei innamorato, vero?” domandò tutto d’un tratto Camilla, lasciandolo a bocca aperta “perché sai, io ho il potere di attrarre i maschi, ma non quelli innamorati… e dato che non mi sei saltato addosso…” continuò gesticolando con la mano libera, che non teneva chiuso l’indumento.
“Ehm… più o meno” Stiles si grattò la nuca imbarazzato, alzandosi e aiutando la rossa a fare o stesso.
“Ma comun… Oh per tutti gli Dei! Quella è la maglia di Star Trek, originale!” gridò in preda all’euforia la ragazza, indicando la sua T-short come a simboleggiare il suo stupore.
“Aspetta, tu sai cos’è Star Trek?” domandò incredulo il giovane Stilinski, con un sorriso che gli nasceva agli angoli della bocca.
“Chi non lo conosce non è degno di camminare su questa Terra” rispose indignata l’altra, per poi continuare “bhe… ecco, in verità io ti volevo chiedere se…” fu interrotta dal ragazzo.
“Suppongo tu mi stia per chiedere di ospitarti, e prima che tu lo dica, si, accetto! D’altro canto, sono solidale con gli altri nerd.” si batté orgogliosamente un pugno sul petto.
“Solidarietà tra nerd?” fece Camilla.
“Decisamente” le sorrise Stiles.
Sarà l’inizio di una splendida amicizia

Continua…


ANGOLINO D’AUTRICE
Mi spiace, mi spiace e mi spiace! Non posso scusarmi abbastanza per il ritardo, ma in queste feste sono stata sballottata da una parte all’altra senza tregua e il tempo mi è proprio mancato, poi è ricominciata la scuola e amen Signore.
L’incantesimo, per chi se lo chiedesse, è in Gallese, perché mi piace come suona questa lingua. Mi fa davvero pensare a qualcosa di magico :)

Traduzione incanto:

*Che tu sia maledetta, ninfa d’amore.

L’acqua sarà la tua prigione, come l’amore lo è stata per me.

Solo le pozze dorate potranno salvarti,

ma per molto tempo dovrai gridare.

La mano del tuo salvatore giungerà infine, 

ma non solo il ghiaccio dovrà scongelare.

L’anima del branco dovrai attendere,

quello che regge il mondo sulle spalle

e il male nel cuore.

É ovvio che si riferisca al nostro caro iperattivo per eccellenza!
Se servissero chiarimenti: CHIEDETE, sono a vostra disposizione. E con questo, passo e chiudo.
Baci a tutti, Sarah_lilith

 
   
 
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