Anime & Manga > Tokyo Ghoul
Segui la storia  |       
Autore: Chemical Lady    21/01/2017    2 recensioni
[[ Spoiler su tutto Tokyo Ghoul :re - Presenza di personaggi OC nella storia ]]
La figura che troneggiava su di lei sembrava un angelo.
Distinta, si stagliava verso il cielo possente, spezzando il buio notturno con la sua bianca presenza. Il cappotto candido cadeva fino al terreno, immacolato ad eccezione di qualche piccola ma visibile goccia di sangue. Una costellazione vermiglia, spaventosa, che impregnava il tessuto sovrapponendosi ad altre più vecchie, marroni e rapprese, ad alta velocità.
Il volto, invece, pareva quello di un demone. Gli occhi dall'innaturale sclera nera spiavano impassibili e annoiati il solo superstite della squadra Hidaishi.
Riversa sul marciapiede, in una pozza della sua stessa urina, c'era una ragazza dai capelli neri, che spuntavano arruffati da sotto il casco della divisa antisommossa del CCG. Teneva gli occhi ambrati fissi su quelli del ghoul dalla maschera rossa, incapace di distoglierli.
Sto morendo , si diceva in una lenta litania. Sto morendo.
Aiko Masa, vent'anni sprecati a compiere scelte inutili, stava morendo.
[[ Quinx Squad center ]]
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Nuovo personaggio, Sasaki Haise, Sorpresa, Un po' tutti, Urie Kuki
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
saboteur

僕は孤独さ  No Signal

Parte prima: il caso Embalmer

 

 

 

 

Capitolo tre.

 

Alle sette e venti, nonostante il permesso di Sasaki di riposare tutta la mattinata, Urie aveva lasciato lo chateau alla volta della sede centrale del ccg, nella prima circoscrizione. L’aveva fatto senza nemmeno provare a svegliare la sua partner, convinto di potersela sbrigare da solo dall’anatomopatologo.

Fu un errore da novellino, perché a quanto sembrava doveva aver controllato male la tabella dei turni. Infatti, alla postazione nella sala autopsie, non aveva trovato Kurito. No. Ci aveva trovato il flagello del laboratorio medico del ccg, Ivak Aizawa.

I capelli di un biondo  pagliericcio, sciatto, incorniciavano perfettamente pettinati un volto dai tratti particolari. Gli occhi verdi erano ben piantati dentro al corpo che stava esaminando,visibili nonostante la mascherina e gli occhiali protettivi trasparenti.

Urie era convinto che non stesse bene di cervello.

Lo spiò per diversi minuti da dietro il vetro che separava l’ufficio dalla sala autopsie, chiedendosi perché stesse già operando a quell’ora, prima di scuotere il capo, entrando risoluto. «Hai ricevuto la mia email?» gli domandò secco, mettendosi di fronte a lui mantenendo però una distanza di sicurezza per evitare qualsiasi schizzo. Lo fece col solito tono sfrontato, risparmiandosi i convenevoli.

Anche l’altro non sembrava troppo in vena di giri di parole. Sollevò appena lo sguardo su di lui, tenendo sempre le mani in quello che poteva essere il busto di un ghoul maschio come di un uomo di mezza età. Era difficile dirlo, in quel momento «Quella in cui chiedevi con la solita eloquenza un riesame su sei -anzi sette- casi?»

Urie lo guardò male «Non credo di averti mandato molte altre email negli ultimi giorni. Facciamo presto, niente giochetti oggi. Ho un mucchio di cose da fare.»

Non doveva dirlo.

«Oh, sei di fretta? Ma che peccato.» Nonostante la mascherina, Urie poteva benissimo immaginare il sorrisetto che gli si era dipinto sulle labbra dell’anatomopatologo. Si era fregato da solo, aveva dato un pretesto all’altro per diventare molesto «Anche io sono stato molto occupato, sai? Avevo di meglio da fare che scartabellare su vecchie autopsie e fascicoli corrosi. O litigare con l’ambasciata spagnola.» con una mano andò ad afferrare un seghetto, procedendo alla rimozione del cuore, mentre portava avanti il discorso con tono leggero, quasi mellifluo «Poi, come puoi vedere da te, il mio amico Shinra ha catalizzato tutta la mia attenzione» puntò nuovamente le iridi smeraldine in quelle scure dell’investigatore, facendo un cenno al corpo sul tavolo «Quindi credo proprio che ora finirò con lui prima di – spoiler alert-  dirti cosa ho trovato. Perché qualcosa l’ho trovato. Puoi accomodarti su quello sgabello, ho praticamente appena rimosso lo sterno e devo anche aprirgli il cranio.»

«Aizawa, ascoltami-»

«Si tratta di un caso della squadra Hirako.» lo informò sottile Ivak, senza dar segno di volergli dare la minima attenzione «Mi piacciono, loro. Tra l’altro, Takeomi mi ha portato il caffè questa mattina, sai? Che gentile. Non come te.»

Quello era un colpo basso anche per Aizawa. Urie lo guardò come avrebbe guardato una pulce da schiacciare, prima di avanzare un passo verso il tavolo.

«Puoi dirmi a che ora stacchi il turno oggi?» domandò con tono sottile, irritato «Così posso venire ad incontrare un dottore serio, che sa fare il suo lavoro.» Poteva dire molte cose di lui, ma lì dentro, Ivak era forse il migliore. Aveva occhio e notevoli conoscenze mediche, unite a una buona cultura legale. Aveva sempre la risposta pronta ed era irritante, ma era anche quello meno inquadrato. Sapeva collaborare bene alle indagini. Nonostante questo, Urie ricordava ancora bene lo strazio del giorno precedente e parlare di Takeomi non era stata la mossa migliore. Preferiva ripassare dopo l’incontro con Mina. «La mia situazione è già di per sé delicata. Non mi va di aggiungerci anche le stronzate di uno scienziato pazzo.»

«Staccare?» Aizawa lo guardò sentitamente confuso «Che vuol dire? Quando non c’è un cadavere sopra, questo tavolo di metallo è praticamente il mio letto.»

Non se la sarebbe cavata.

Quasi per inerzia, Urie andò a sedersi sullo sgabello prima indicato, prendendo le cuffie dalla tasca del trench. Non riuscì però ad infilarle, perché l’altro parlò nuovamente.

«Posso sapere cosa hai fatto a Sasaki per farti dare un caso così del cazzo?» chiese, senza nemmeno provare  a mascherare una punta di sano divertimento. Era risaputo che Urie era bravo, non a caso Matsuri gli aveva messo gli occhi sopra da tempo. Era una piccola, giovane promessa, cosa poteva mai aver combinato per avere un caso senza sbocchi? «Perché sai, mi sono preoccupato. Se è diventato vendicativo io sono fottuto, con tutte le cioccolate calde che gli ho fatto bere.»

Il bello dei patologi era che sapevano sempre tutto. Il loro laboratorio collegava un po’ tutti gli altri, perché non  era loro compito lavorare solo alle indagini, ma anche estrarre i kakuhko per  creare le quique. Prima o poi, quindi, ogni investigatore passava di lì. In più erano in ottimi rapporti con il laboratorio analisi, collocato nel piano superiore a quello interrato in cui si trovavano. Ancor più materiale.

Aizawa sapeva che Sasaki era un ghoul e sicuramente sapeva molto di più. Nonostante ciò, gli offriva sempre una cioccolata in tazza ogni volta che lo vedeva e Haise era troppo buono per declinare. Passava quindi la notte piegato sul water a vomitare, per la gioia dei coinquilini.

«Io non ho fatto niente. Ha solo preso la palla al balzo con l’arrivo del nuovo membro dei Quinx e ha scaricato a noi due la patata bollente che nemmeno il classe speciale Ui ha voluto.»

«Un nuovo volto nello spettacolo dei fenomeni da baraccone del ccg. Senza offesa, siete tanti piccoli prodigi della medicina.» con un fegato in mano e l’aria poco professionale, Aizawa si voltò a guardarlo «Mi pare sia Masa, no?» Ripose l’organo in un piccolo contenitore di acciaio, prima di riprendere il discorso «Un rinkakou davvero vistoso. L’ho estratto io dal ghoul che ha deciso di prestarcelo senza consenso. Mi mangio ancora le mani per non aver assistito al trapianto affiancando Shiba, ma purtroppo le persone non smettono mai di morire. Come ti trovi con lei? Ora sono curioso. Ho sentito che siete partner.»

Ovviamente sapeva già tutto, Urie si diede dello stupido per non essersi preparato un discorso prima. Poi diede dello stupido ad Aizawa per tutte quelle domande retoriche delle quali, almeno in buona parte, conosceva già le risposte.

«Per ora non ho niente da dire. Mi sembra strana, ma non è diversa dal resto degli stupidi che vivono in quella casa. Ieri abbiamo letto tutta la documentazione del caso Embalmer e almeno sembra saper fare il suo lavoro. Nonostante questo dovrebbe parlare meno.»

Il dottore ridacchiò malevolo, scuotendo le spalle mentre ficcava entrambe nel mani nel torso del ghoul, estraendo un pezzo di intestino «Beh, mi hanno detto che come partner è molto brava. Se capisci cosa intendo, Oreo

Tralasciando la solita distorsione del suo nome, Urie lo guardò «No, non capisco.»

Ivak sbuffò, incredulo di fronte a tanta ingenuità «Tralasciando che è andata a letto anche con Ito, si è fatta una certa reputazione.» la voce, ora spogliata di qualsivoglia traccia di sarcasmo, suonò incredibilmente seria e schietta «C’è chi dice che si sia fatta anche il buon vecchio Take, ma lui ha negato. Per quel che ne so, le piacciono particolarmente gli agenti, ma è solo una diceria. Ci sono diverse persone che però millantano l’essersela ripassata.»

Urie non trovò niente da dire, in merito. Era un fiero sostenitore della legge per la quale la vita privata di un agente rimaneva tale, se non inficiava sul lavoro. Per ciò che lo riguardava, poteva farsi sbattere da Arima in persona, se continuava a lavorare bene.

«Magari ti ci trovi in affinità anche tu. Non ti farebbe male, Oreo

Con tutta la freddezza che poté soffiare fuori, Kuki rilanciò al volo quell’insinuazione «Con Masa? »

«No, con Take.»

Come risposta, Urie si alzò dallo sgabello, stizzito, ponderando di tirarglielo addosso prima di lasciare la stanza.

«Ti sei offeso? E pensare che stavo per dirti che non ti facevo un tipo interessato alle donne. Come Sasaki, insomma.» si chinò sul corpo «Cazzo, si è rotto il canale terminale dell’intestino crasso. Cazzo. Proprio su un bikakou eh? Dovrò togliere la merda dall’organo predatorio se voglio estrarlo. Comunque! Se vuoi un modesto parere, fama o non fama, un pensierino su di lei me lo farei. Sarà anche più svalvolata di una molla, ma è simpatica e magari ti insegna come relazionarti con le persone. Sai, Ito mi ha raccontato che mentre loro-»

«Cos’altro sai di lei?» a quel punto tanto valeva conoscere ogni dettaglio che il non fare cameratismo aveva nascosto a Urie per tutto quel tempo. Sapeva che non gli conveniva, che si sarebbe lasciato influenzare come un fesso, ma non sapeva niente di lei e voleva avere un’idea di chi avrebbe dovuto parargli il culo.

Aizawa era una fonte preziosa di informazioni.

«Onestamente, quando ho iniziato a lavorare qui, era una persona completamente diversa. Poi, va beh, l’Anteiku ha cambiato tutti coloro che hanno partecipato alla missione di eliminazione del Gufo.» Il giovane investigatore infilò le mani nelle tasche del trench, ascoltandolo attentamente quelle informazioni «Insomma, prendi per esempio Akira Mado, prima era Robotcop, ora è la mamma di tutti. Comunque, Masa è cambiata moltissimo. Diavolo, sembrava passata in un frullatore, i primi tempi. Più schizzata di Sasaki contro il Serpente. Però ci credo che possa succedere, quando vedi tutta la tua squadra morire per permetterti di accoppare un class S e riportare la pelle a casa.»

La storia di Aiko Masa era diventata abbastanza famosa, ai tempi. Un gruppo distaccato della squadra S1 che stava cercando Amon Koutaro l’aveva trovata seduta a terra, con una quique in mano e lo sguardo piantato sul corpo mutilato del suo caposquadra. Il mistero di come fosse sopravvissuta era diventato motivo di scambi di opinioni, soprattutto perché c’erano delle storie messe in giro da chissà chi. Ad esempio, il fatto che lei stesse dicendo a cantilena una parola senza senso o che la sua quique, nonostante lo scontro, fosse immacolata. Anche Urie aveva sentito quelle storie, etichettandole come fantasie in fretta. Era facile finire nel mirino dei colleghi, quando finiva una missione di quella portata, poiché sorgevano eroi con la stessa velocità con cui crollavano poveracci. Era una bilancia.

«Dovresti parlarne con Ito» proseguì il medico, togliendosi i guanti e la mascherina, per poi sollevare gli occhiali protettivi sopra al capo. Andò verso la macchinetta del caffè, afferrando la sua solita tazza «Tra una scopata e l’altra parlano quei due. Lui penso sia una delle poche persone che si fidi davvero di lei. Chissà che strane perversioni ha a letto una così. Non so tipo mangiare i capelli o bere urina.»

«Aizawa…»

«Il punto è che è strana. Come se ora la sua allegria fosse finta.»

L’aveva notato, Kuki, nelle ore passate a scartabellare fascicoli su fascicoli, come fosse sempre malinconica. Triste. «Sai altro?»

«Ho sentito dire che lei e Noriko hanno avuto un bel po’ di problemi. Certo, se fai la psichiatra qui devi aspettartelo.» sedendosi alla sedia di fronte alla sua scrivania, il medico si guardò bene dall’offrire il suo caffè riscaldato anche all’altro «Pensa che pare si siano anche messe le mani addosso, una volta. Se cerchi ccg catfight su youtube potresti trovarci un video, ne parlavano tutti, anche ai piani alti. Credo che però, nonostante siano state richiamate entrambe, Noriko abbia avuto molti più problemi della tua partner. Insomma, se non sono pazzi, qui non ci piacciono. Prendi Suzuya per esempio, rispetto a due anni fa ora sembra normale, ma mette comunque i brividi. E il tuo amico dei Quinx con la benda sull’occhio, ecco. Non so come abbiano fatto a passare i test attitudinali, questi qua. Vuoi vedere una cosa fighissima? Questo è un pancreas…» Sorvolando sul fatto che stava parlando di Mutsuki in modo non esattamente carino –e Urie non ci trovava niente di strano in lui, era forse il solo Quinx che avrebbe salvato da un camioncino diretto in un ospedale psichiatrico- Kuki prese un bel respiro. Guardò l’altro che teneva in mano uno di quei contenitori con dentro gli organi. «Non ti fa strano pensare che una cosa così, tu ce l’hai nella pancia in questo momento?»

«Io ora vado. Ripasso dopo per le cartelle sui casi che ti ho chiesto. Metti per iscritto quello che hai scoperto sul mio caso o passerai tu i guai, questa volta.»

Il medico ridacchiò saccente «Che fai, mi mandi Sasaki? Io gli do da mangiare, è il mio cucciolo.»

Scuotendo il capo, l’investigatore si avviò all’uscita.

Venne però trattenuto.

«Senti, Oreo» alzandosi dalla sedia, Ivak lo guardò. Sembrava di nuovo serio, avrebbe dovuto fare qualcosa per lo sbalzo di umore prima o poi «Te lo dico da quasi amico, ok? Non ti affezionare troppo a Masa. Tu non fai molto gioco di squadra, ma lei è un’individualista su tutta la linea. Per esperienza, una persona così non arriva alla pensione. Ancora c’è chi parla dello strano modo in cui è morto il suo primo partner nella squadra Hirako, Shizo Orihara

L’altro si sorprese, ma decise di non indagare oltre. Aprì la porta «Sembra quasi che ti importi qualcosa di me.»

«Certo che mi importa, sei la mia marca di biscotti preferita.» Si scambiarono un cenno di saluto e Aizawa lo guardò allontanarsi, fino agli ascensori. Portò una mano in tasca, sorseggiando il caffè e tenendolo d’occhio, fino a che non fu sparito alla sua vista. Poi tornò al lavoro.

«Che bel casino, Kuki Urie.»

 

 

 

 

Al contrario del collega, Aiko si era svegliata con tutta la calma del mondo.

Aveva preso tempo per fare quella chiamata e prendere un appuntamento dall’esperto di tecniche di conservazione dei corpi. L’aveva poi fatta arrotolata nel suo piumone rosso scuro, cercando riparo in esso dal gelo che la voce di quell’uomo sprigionava.

Solo verso le undici si era alzata e aveva fatto una doccia, provando a contattare Urie che sembrava disperso nel nulla. Poco male, se voleva lavorare da solo, le faceva un piacere.

Per prima cosa, contattò Masami per avere il suo taccuino, sicura di trovarci dentro molte annotazioni sull’ultima vittima dell’Embalmer e sulla scena del crimine che lui e il suo partner avevano analizzato. Mentre aspettava gli incartamenti del medico legale, decise di concentrarsi sul caso più fresco.

A metà del lavoro di stesura di tutti i nominativi delle persone coinvolte nelle indagini che potevano avere dei dettagli su Reiko Mashima, ricevette una chiamata da Ito. Nemmeno un’ora dopo se lo ritrovò alla porta, con degli onigiri al salmone cotto fatti da lui stesso e gli appunti di Masami sotto braccio, volenteroso di darle una mano nonostante quello fosse il suo giorno libero. Alla fine, dopo aver mangiato un’intera confezione da diciotto mochi, riuscirono a mettere in fila tutti i dettagli del caso.

Avevano riempito almeno una decina di fogli con i nomi di tutti coloro che potevano essere utili alle indagini e poi, insieme, avevano iniziato a fare telefonate per avere appuntamenti. Avevano contattato il poliziotto che era accorso alla chiamata e che aveva successivamente avvertito il ccg, il passante che aveva avuto la sfortuna di sedersi accanto al corpo imbalsamato e anche una vicina di casa che si era accorta del suicidio della signora Mashima a causa del forte odore di decomposizione che filtrava attraverso le sottili pareti che dividevano i due appartamenti.

Avevano iniziato proprio da lì, rompendo i sigilli ed entrando nella casa che aveva visto crescere la povera Reiko. La casa era stata sistemata prima del suicidio e un pezzo della corda che aveva racchiuso il cappio e il collo della povera donna pendeva ancora da una trave. «Non hanno nemmeno raccolto la sedia» le fece notare Kuramoto, indicando con un cenno l’oggetto riverso a terra. Masa si guardò attorno storcendo il naso dall’olfatto sensibile disgustata, prima di chiedergli di guardarsi attorno e vedere se potevano trovare qualcosa.

«Questo posto puzza ancora di decomposizione» rifletté Aiko, prima di infilarsi nella stanza di Reiko silenziosamente, cercando di essere rispettosa verso quell’anima prematuramente spirata, speranzosa di trovare un diario o qualsiasi cosa potesse essere loro utile per risalire agli ultimi giorni di vita della ragazza. Chi le aveva fatto questo? Come l’aveva avvicinata? Dove l’aveva vista? Perché l’aveva scelta?

Quelle erano le domande che dovevano trovare una risposta, se volevano arrivare in fondo al caso. Rovistò fra i cassetti, cercò un cellulare e alla fine forzò la password del laptop che trovò sulla scrivania. Dentro trovò solo fotografie di feste e campeggi, qualche tesina scolastica e serie tv nella cartella dei download. Come ogni altra ragazza adolescente di quell’età. Aprì quindi il motore di ricerca, controllando la cronologia e qualcosa le balzò agli occhi subito.

Come si nutrono i ghoul senza uccidere?

Ristoranti per ghoul segreti a Tokyo.

Come posso dire ai miei amici che sono un ghoul?

Quasi tutte queste ricerche rimandavano a un singolo forum, che Masa si sbrigò ad annotare sull’agenda, invisibile alla ricerca indiretta. Un forum oscurato per ghoul.

«Cosa diavolo…

«Aiko! » Quasi spaventata da quell’urlo, la mora si alzò di scatto dalla scrivania. Chiuse il portatile, portandolo con sé e raggiungendo Ito. Lui la aspettava in cucina, con in mano una pentola chiusa maleodorante e un’espressione palese sul viso. «..Ho seguito l’odore della decomposizione fino alla fonte.»

Masa scosse il capo «Non c’è bisogno che lo apri» gli disse, sperando che non lo facesse «La nostra vittima era un ghoul, quindi so cosa c’è lì dentro. Come hanno fatto Hairu e Ui a non accorgersene?!»

«Magari quando sono state qui, non puzzava ancora così tanto da risaltare rispetto al profumino lasciato dalla padrona di casa. Ad ogni modo, questo cambia tutto.»  Kuramoto fece qualche passo verso di lei, tenendo il macabro rinvenimento del frigo fra le mani «Abbiamo sempre pensato che fossero attacchi di un ghoul agli esseri umani per nurtrirsi…. Ma se lo fa anche ai suoi simili, allora chi stiamo cercando?»

«Una kakuja? Ciò lo renderebbe ancora più pericoloso.»  Masa gli mostrò il portatile «Era iscritta ad un forum di ghoul. Se guardiamo nei mp, magari troviamo un contatto fra il nostro assassino e la sua vittima.»

«Ottima idea» ne convenne il biondo «Prima, però, devi vedere anche tu. Questo è il tuo caso non posso beccarmi questo schifo solo io.»

«Kuramoto non provarci!»

Ogni lamentela le morì sulle labbra. Dentro alla pentola, avvolta da una melmetta fetida a causa dei liquidi della decomposizione, c’era quella che una volta doveva essere una spalla umana con una porzione di scapola. L’odore arrivò al naso della giovane agente amplificato di cinque e sei volte rispetto a come doveva percepirlo Ito, che comunque faticava a reggere quella pentola, trattenendo l’impulso di vomitare.

«Disgustoso, eh?»

«Torniamo allo cheteau. Me la paghi.»

 

 

 

 

Dopo aver passato quaranta minuti nella centrale di polizia di Meguro a parlare con un agente di polizia per niente collaborativo e restio a dare informazioni troppo utili – aveva un chiaro odio per il ccg che aveva fatto suo il caso Mashima senza dar riconoscimenti a lui che, a detta sua, aveva messo in sicurezza la scena del crimine dalla quale era stato poi allontanato in modo sgarbato da un uomo con la faccia e i capelli da ragazza. Che il classe speciale Ui non ci andasse alla leggera era risaputo, ma cosa si poteva pretendere per aver tirato un nastro giallo attorno a un vagone della metro?

«Abbiamo comunque fatto una scoperta determinante, oggi. Nonostante non siamo riusciti a parlare con il ragazzo che ha trovato il corpo e nonostante quel grasso agente ha fatto lo stronzo.» Masa tamburellò le dita sul portatile della settima vittima, che teneva appoggiato alle cosce avvolte da un paio di pantaloni neri aderenti «Grazie per l’aiuto. Mi hai scarrozzato in giro tutto il giorno.»

Il biondino sorrise, accostandosi al marciapiede per farla scendere «Non c’è problema, mi ha fatto piacere passare del tempo con te ed essere utile. Si sente la tua mancanza in squadra.»

Aiko ridacchiò «Non c’è più nessuno che bisticcia con Take, eh?»

«Per quello ci sono sempre io.»

Si sorrisero, poi Aiko si sporse per lasciargli un bacio sulla guancia, aprendo la portiera subito dopo «Grazie per gli onigiri. Erano deliziosi.»

«Ricordati che sono un uomo da sposare, Masa

La morettina scese dall’auto, tenendo sotto mano ciò che avevano raccolto e la sua valigetta,  poi salutò Ito mentre questi faceva manovra e si allontanava. Lo chateau era immerso nel silenzio quando entrò. La sola presenza era una figura esile, seduta sotto al piumino, nell’unico centimetro libero che i fascicoli del caso Embalmer avevano lasciato libero, con un mano un plico di fogli inconsistente e una tazza di the.

Si salutarono mentre Masa lasciava il suo trench sull’appendiabiti, parcheggiando anche la valigetta del quique al suo posto, nello scomparto a lei dedicato con tanto amore e precisione da Haise. Una volta messa in sicurezza Inazami, libera dagli anfibi che le avevano letteralmente ucciso i piedi, andò verso il tavolino.

«Giornata libera?» domandò con un sorriso al collega, che ricambiò, appoggiando la tazza e un foglio per dedicarle attenzione.

«Non mi sento molto bene, oggi.» le rispose, con naturalezza, sottolineando il perché di quel pallore sul viso «Così sto facendo del lavoro a casa.»

Aiko lo guardò, prima di alzare di poco il mento, come per odorare l’aria. A quel punto le labbra si incurvarono in un piccolo sorrisetto «Capisco» disse quindi a Tooru «Anche io ho qualche problema in quel periodo del mese.»

Accese il portatile di Reiko Mashima, collegandolo al wifi della casa, non guardando verso Mutsuki per paura di averlo infastidito. Nonostante ciò, mentre digitava veloce sul laptop rosa, non riuscì a non essere come al solito invadente. Non lo faceva apposta, semplicemente le parole uscivano incontrollate.

«Dalla prima volta che ti ho visto, mi sono chiesta una cosa» evitò comunque il contatto visivo per non mettere l’altro a disagio «Quale trauma può aver portato una ragazza così bella a voler passare per uno stupido uomo?»

A quel punto, solo a quel punto, spiò la reazione di Tooru con la coda dell’occhio. Il tono che aveva usato era stato volutamente leggero, amichevole, ma loro non erano amici. Erano a mala pena conoscenti e Masa viveva lì da poco più di quarantotto ore.

Il volto del ragazzo era abbassato, nascosto dalla benda che portava sull’occhio destro e da qualche ciuffo dei capelli verdi come l’erba.

«Mi dispiace se io ho-»

«Diciamo che mi sono sempre sentito così.» rispose quindi, con un sorriso un po’ pallido sul viso, facendola voltare completamente verso di lui «Non sono molti ad accorgersene, sei brava.»

Aiko si appoggiò un dito al naso, premendolo «Sentirei una singola goccia di sangue da cinquanta metri di distanza, ora come ora. Mi sento uno squalo, Spielberg dovrebbe fare un film su di me.» incrociò meglio le gambe sotto al piumino, prima di guardare ora interessata da quella confessione quasi spontanea l’altro. Avrebbe continuato a riferirsi a Mutsuki come ad un uomo, anche se ora aveva la conferma che non lo era «E sei quindi sei un uomo gay, no?» proseguì in quella fiera dell’invadenza, riuscendo però a far arrossire e quindi prendere colore alle guance dell’interlocutore «Ti piacciono i tipi alla Sasaki, per esempio, no? O il futuro serial killer Urie?»

«N-no loro sono solo colleghi! » insistette Tooru, muovendo le mani di fronte al viso come a voler scacciare quel pensiero. Non la faceva fessa, però. Aiko aveva visto il modo in cui guardava Haise e quello con cui si rivolgeva a Kuki, ma doveva ammettere che l’attaccamento al classe speciale sembrava molto più palese.

Come dargli torto, Haise era bellissimo.

«Hai mai baciato una ragazza?»

«Tu?»

La domanda le tornò indietro come un boomerang, facendola ridacchiare piano. Qualcosa, però, cambiò. Masa smise di sorridere, guardando le proprie mani appoggiate sulla tastiera illuminata del portati. Le strinse l’una nell’altra, abbassando lentamente il capo, improvvisamente malinconica.

Tooru notò il cambiamento repentino nel suo atteggiamento, come se qualcosa l’avesse ferita. A quel punto gli venne voglia di dirle che non importava, che poteva non dirlo, ma Aiko lo precedette.

«In realtà, sì. Più di una volta, ma sempre ad un’unica ragazza. La più bella che io abbia mai visto in vita mia.»

C’era una sfumatura dolce nel tono di Masa, ma gli occhi, che vennero ripuntati in quelli grandi di Tooru, tradivano invece una certa inquietudine.

«Cosa è successo?»

Il labbro di Aiko tremò impercettibilmente, mentre forzava una risata fasulla, tornando a voltarsi avanti, cercando rifugio da quegli occhi che sembravano aver capito tutto. Ma non poteva aver capito niente.

Almeno, così credette lei.

«Una tragedia.» le rispose comunque, mentre la porta d’ingresso che si apriva troncava definitivamente quel discorso che era caduto sempre di più di tono «Bentornato, Urie! Il telefono l’hai perso?» gli andò incontro, tenendo fra le mani qualche documento che aveva fotocopiato anche per lui «Che espressione determinata» gli disse, colpendolo con la cartellina sul braccio «Con quella camminata e quella faccia, mi aspetto di sentir partire le Piogge di Castamere da un momento all’altro. Chi mi manda i suoi saluti?»

«Aizawa

«Ah. Potenzialmente mortale, in effetti.» gli sorrise, notando però che lui sembrava meno partecipe del giorno precedente. Non che si fosse mai dimostrato allegro o amichevole, anzi. Aveva perennemente sul viso quell’espressione da completo distacco, come se gli pesasse condividere il suo ossigeno con gli altri. In quel momento sembrava anche seccato dalla presenza di Aiko attorno a lui «Ho trovato qualcosa di interessante.»

«Anche io» la interruppe, passandole a sua volta un plico di fogli che recavano l’intestazione del coroner «Secondo Aizawa-»

«Alcune vittime sono ghoul? Lo so già.»

Masa si godette tutto lo stupore che gli occhietti sottili di Urie riuscirono a trasmettere prima che esso scemasse in fastidio «L’hai chiamato?»

«No, ho trovato un sacco di cose buone nel frigo di Reiko Mashima.» gli fece cenno di seguirla, tornando a sedersi davanti al computer. Lui le si mise dietro, sul divano, ignorando Mutsuki che lo guardò con la coda dell’occhio, tristemente abituato a quel modo di fare «Ho trovato questo forum nel suo computer. Se lo spulcio per bene, magari mi ricollego a un profilo che può appartenere al nostro soggetto. Forse è così che si è messo in contatto con lei: un forum illegale di ghoul

«Ha senso» acconsentì secco e infastidito l’altro, prima di realizzare che gli mancava un tassello «Sei andata a casa dell’ultima vittima?»

«Ho pensato semplicemente che studiare tutte le prove che potevo sul caso più fresco avrebbe dato dei risultati. Infatti. » gli sorrise soddisfatta, «La polizia non mi ha dato nessuna notizia, ma a casa dei Mashima ho trovato resti umani, questo portatile e anche il telefono della madre. Analizzando anche quello forse-»

«Ti ha portato Shirazu in moto o Sasaki ti ha lasciato la macchina?» indagò ancor più a fondo Urie.

Lei alzò un sopracciglio, iniziando a sentirsi un po’ indispettita «No.» rispose a tono, sentendosi sotto interrogatorio. Cosa voleva dimostrare con quell’atteggiamento? «Mi ha accompagnata Kuramoto Ito

Il partner irrigidì la mascella senza nemmeno provare a mascherare il fastidio «Senti, non so come funzionava nella tua vecchia squadra. Qui però non vogliamo che altri investigatori ficcanasino nei nostri affari, ok? Non voglio che Ito o Hirako lavorino al mio caso.»

Masa non si fece mettere i piedi in testa. Si voltò, sporgendosi verso di lui. Appoggiò una mano al divano, accanto al fianco del giovane e gli piantò il viso a un centimetro dal suo, determinata «Per prima cosa, dovresti calmarti» gli soffiò sul naso, mentre Mutsuki spostava gli occhi da uno all’altro «Una persona che si chiama Cookie, come i biscotti americani, dovrebbe comprendere che non fa molta paura.»

«Ragazzi, calmatevi» provò il ragazzo in disparte, non ottenendo l’attenzione degli altri due.

«Inoltre» aggiunse Masa, tornando a sedersi sui talloni, in ginocchio, sorridendo falsamente serena «Tu te ne sei andato all’alba senza svegliarmi, non mi hai risposto al telefono e potresti aver fatto qualsiasi cosa alle mie spalle. Quindi stai molto, molto tranquillo, Cookie. Perché io non posso spostarmi col pensiero e odio la metropolitana. Quindi se una persona mi offre un passaggio e una mano non solo accetto – perché non sono una pazza come te- ma dico anche grazie. Detto questo, torno a lavorare sul computer.» prese una bustina con dentro un telefono e gliela lanciò sulle gambe, dandogli subito dopo le spalle «Tu vedi di fare la tua parte. Io faccio schifo nel gioco di squadra, ma tu sei quasi ridicolo.»

Urie si sentì paralizzato sul posto. La guardò tornare al lavoro come se nulla fosse, prima di realizzare quanto quella stupida l’avesse umiliato. Di fronte a Mutsuki, per giunta. Non si azzardò a guardare il ragazzo in questione. Si alzò, deciso a finire quel lavoro da un’altra parte e si avviò su per le scale.

Aiko sorrise leggermente, in modo appena accennato, senza staccare gli occhi dalla pagina web «Non gli risponde mai nessuno, vero?»

Tooru tornò a guardarla, chiedendosi fino a che punto fosse stato saggio da parte sua trattare così l’altro «In realtà Sasaki lo ha preso anche a schiaffi…»

«Meglio. Se proprio dobbiamo trattarci da schifo, non voglio essere la sua prima grande delusione.»

 

Continua.

 

 

 

---------N.d.A--------

 

Ringrazio come ogni volta chi legge e, in modo particolare, chi spende anche solo due secondi della sua giornata a recensirmi.

È bello scrivere con la consapevolezza che qualcuno, in qualche modo, apprezza.

 

Al prossimo capitolo!

Un abbraccio

C.L.

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Tokyo Ghoul / Vai alla pagina dell'autore: Chemical Lady