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Autore: Kira Eyler    21/01/2017    5 recensioni
[Raccolta di One-Shots che funge da prequel di "Pazzia"]
[SOSPESA causa motivi spiegabili in MP. Scusatemi tutti.]
Dopo che due autrici mi hanno detto di fare un prequel sui due gemelli apparsi in "Pazzia", mi è venuta l'ispirazione per una raccolta di One-Shots su loro due. Le Shots avranno tutte un prompt diverso e solo a volte saranno collegate.
01. Inizio: "[...] -Souru, sorridi! Li ho uccisi, ti rendi conto!? UCCISI!- esclamò Katsumi, rimettendosi a ridere. Souru scoppiò in un altro forte pianto a dirotto, stringendosi al fratello e battendo i pugni sul suo petto [...]"
03. Maledizione: "[...] Un paio di fiammelle blu scesero, fluttuando, dalle scalinate del Tempio, e con voce infantile e alta parlarono: “Chiunque uccide un bambino accanto al Tempio, verrà ucciso in modo violento”
05. Bambole: "[...] -Bonjiro, giusto in tempo! La governante stava dicendo che mi usi a tuo piacimento, come se fossi la tua bambola!- [...]"
09. Specchio: "[...] -Hai capito il concetto, più o meno...- gli disse, celando la tristezza -... Ricordati di trovare qualcuno che raccolga tutti i pezzi, non solo i più grandi e quelli meno taglienti. D’accordo?-[...]"
Genere: Angst, Dark, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Marionetta pazza'
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Questa One-Shot si svolge dopo il capitolo 2! :3 Quando i due gemellini sono scappati dal manicomio. Buona lettura <3

05. Bambole

Nella villetta c’era un’intera stanza dedicata alle bambole, sia di pezza, sia di porcellana. Nella villa in cui erano stati accolti dopo essere “fuggiti” dal manicomio, intendeva Ayano.
L’Uomo, come lo chiamava lei, del manicomio con cui suo fratello aveva fatto “amicizia” aveva un fratello e una sorella: il primo li aveva accompagnati ad Osaka, dove viveva la seconda, moglie del capo della piccola mafia della città. E marito e moglie neanche sapevano del loro arrivo. L’Uomo aveva scelto loro come falsi genitori poiché, visto il lusso in cui vivevano, non uscivano quasi mai e non erano mai stati visti trattare con chi comandavano.
Nonostante tutto, alla fine li avevano accolti. Ad Ayano piaceva quella casa, specialmente quella stanza, eppure Bonjiro non vedeva l’ora di andarsene da loro.
La stanza presentava divani, posti accanto alle pareti dipinte di color rosa zucchero filato, mensole appese al muro e delle librerie nel centro, dove al posto dei libri vi erano quelle bambole. Bambole ovunque. La ragazzina trovava disgustoso il colore rosa delle pareti, però quelle bambole di porcellana erano davvero graziose e inquietanti. Ne stava fissando alcune poste su una mensola proprio sopra un divano, con uno strano sorriso sul volto, le mani dietro la schiena e le gambe strette tra loro.
-Ti piacciono queste cose?-
Ayano perse per un attimo il sorriso. Con una specie di giravolta si voltò, in modo da dare un volto alla voce: era entrata la proprietaria della casa, la sorella dell’Uomo. Sorrise d’istinto, aggiustandosi le pieghe della corta gonna nera.
Questo suo gesto fece comparire un sorriso sincero sulle labbra della bella donna, accentuato dal colore rosso fuoco del rossetto. Osservò Ayano: notò quanto fosse carina con quel corpetto stretto di colore nero, con un fiocco legato all’altezza del petto, che presentava delle maniche lunghe a righe bianche e nere orizzontali. La gonna corta a pieghe, le parigine identiche alle maniche della maglia e gli stivaletti bassi, sempre e dannatamente neri, le aveva scelte proprio Ayano, nonostante sapesse di sembrare troppo “morta”.
Come se fosse sua madre, la donna aveva deciso di pettinarle i capelli e di lasciarli sciolti; la trattava come una principessa, quella, e Ayano faceva finta di esserne contenta.
-Sinceramente,- disse proprio la fanciulla, risvegliando la donna dai suoi pensieri; assunse uno sguardo un po’ disgustato, inclinò leggermente la testa di lato e fissò una bambola: -le trovo inquietanti.-
-Inquietanti?- ripeté stranita la signora, incrociando le braccia sotto il seno sodo. Alzò un sopracciglio e osservò Ayano: -Perché le trovi inquietanti?-
Ayano sbuffò. Camminò fin verso la bambola che stava fissando e la prese dal divano su cui era seduta, stando attenta a non romperla; la puntò davanti agli occhi di quella che era la sua finta mamma, e questa osservò l’oggetto.
Era una semplice bambola: aveva i capelli lunghi e biondi, terminanti con dei boccoli, portati sulle spalle e dietro la schiena; vestiva con uno dei classici abiti da bambola, quel vestito semi-principesco bianco, e gli occhi parevano due topazi azzurri.
-Guardala negli occhi e spostati a destra, o a sinistra!- le ordinò Ayano, alzando un po’ la voce -Sembra che ti guardi sempre, ed è così. Ha uno sguardo così profondo che incute timore! E poi non sorride. Non sorride, ma ti guarda sempre con i suoi occhi vuoti, occhi che sembrano dire che stia soffrendo. Sono gli occhi e il suo sguardo che spaventano, è come se potesse risucchiarti l’anima e prendere il tuo corpo.-
Ayano si fermò quando la donna rise di gusto.
-Piccola, sei davvero buffa!- riuscì a dire quando smise di ridere, con una mano posta davanti alle labbra -Hai dodici anni e ti fanno paura le bambole?-
Ayano roteò gli occhi gialli, posò la bambola sul divano con la massima delicatezza: l’appoggiò con la schiena contro lo schienale, e il giocattolo inclinò la testa di lato. Tramite questo gesto sembrò sorridere e la fanciulla la fissò stranita. No, lei non aveva paura delle bambole: avere paura e trovare inquietante qualcosa erano cose diverse, no?
La ragazzina si sentì abbracciare da dietro. Se non fosse cambiata, avrebbe di sicuro ricambiato l’abbraccio di quella donna o, almeno, le avrebbe regalato un sorriso; invece, quell’abbraccio le ricordava l’abbraccio di sua madre. Rari, certo, ma erano pur sempre abbracci di una madre. Concentrandosi riusciva a ricordare persino il profumo che avevano, quegli antichi abbracci, e quanto fosse morbido e sicuro il corpo del suo genitore. Perché, in effetti, la donna che ora la stava abbracciando era una mamma: aveva un figlio. E come se non bastasse, quella donna era la sua finta mamma..
Questa doveva solo fingere sui documenti dei due fratelli, però Ayano sentiva che cercava di andare oltre il termine “finta”; le voleva bene, nonostante sapesse che Ayano era tutto fuorché una santa.
La fanciulla rimase rigida, senza sorridere, con le braccia lungo i fianchi e lo sguardo perso nel vuoto per tutta la lunga durata di quell’abbraccio. Sembrò una bambola, anche per il colore e la freddezza della pelle. Quando la signora si staccò da lei, si voltò a guardarla un’altra volta; si specchiò in quegli occhi castani che esprimevano tutto il suo amore, quella volta.
-Vuoi che te ne regali una, così da portarla a casa?- le chiese gentilmente.
Ayano fu colta alla sprovvista: non si aspettava una simile domanda! Non rispose, rimase a guardarla cercando un ricordo. Cos’è che Bonjiro le aveva detto di non fare con questa famiglia? E cosa, invece, le aveva detto di fare? Non doveva parlare della sua vita o del suo vero nome al figlio della coppia, doveva rispondere di no se le chiedevano di restare, non doveva ricevere niente da loro... ecco, non doveva ricevere niente da loro, anche se era qualcosa che le piaceva!
-Allora?- la incitò a rispondere l’adulta.
Beh, lei voleva ricevere quel regalo, però non poteva fare la persona cattiva e disobbediente.
-No, grazie.- rispose Ayano, forzando un sorriso, decisa.
Si incamminò verso la porta canticchiando un allegro motivetto, finché la signora non le parlò, facendola bloccare proprio davanti alla porta.
-Non vuoi perché non vuoi tu,- le disse, con tono severo e sguardo furioso. Camminò fino a lei a braccia conserte, facendosi guardare; si chinò leggermente, e i capelli castani di media lunghezza le finirono sulle spalle: -o perché non vuole tuo fratello?-
-Touché!- si ritrovò ad esclamare Ayano, prima di ridere.
Non sapeva neanche perché stava ridendo: era perché aveva capito tutto di lei? Perché aveva indovinato? O perché non voleva cadere in un’altra crisi depressiva, e ridere la aiutava ad alleviare queste brutte sensazioni? Si portò entrambe le mani alle labbra, premendole forte su queste per smettere di ridire e cercare, cercare, di fissare seriamente colei che le stava parlando.
Era così seria ogni volta che parlava di Bonjiro, quella. Ayano non capiva cosa ci fosse di male in ciò che faceva il gemello: gli oggetti presenti in casa, o comunque i soldi con cui venivano comprati, non erano “cose pulite”. Quella coppia e quella donna, per quanto dolci potessero essere, facevano comunque parte della Yazuka. Quindi, certo, capiva perché le diceva di non accettare niente da loro... ad eccezione di un posto in cui stare.
Fece scivolare le braccia lungo i fianchi e le dondolò un po’, sorrise divertita e osservò la sua interlocutrice scuotere la testa, rassegnata. Sapeva cosa stava per dirle: doveva trovare una cosa per evitare quella ramanzina, di nuovo.
-Ayano,- iniziò dura la donna, poggiandole le mani sulle spalle -non puoi continuare così!-
La ragazzina sbuffò infastidita e venne scossa leggermente per le spalle.
-Devi decidere tu cosa vuoi e cosa no, devi decidere tu con chi stare e con chi no!- continuò a rimproverarla, aumentando il tono della voce. Non le importava di essere sentita da tutti, voleva solo parlare con quella ragazza; -Questa situazione andrà sempre peggio!-
-Io sto decidendo per me.- sussurrò Ayano. La signora rabbrividì a tali parole e allo sguardo che aveva fatto: gli occhi che esprimevano solo odio, coperti in parte dal ciuffo bianco, e un sorriso che era fin troppo inquietante. La sentì continuare: -Desidero stare con chi mi vuole bene, con chi si preoccupa per me, con chi mi difende e con chi mi fa stare bene! Il mio fratellino ha giurato che nessuno mi avrebbe più fatto del male! Ha giurato di stare con me per sempre!-
La donna si staccò da lei violentemente e si allontanò, indietreggiando. Ayano aveva sgranato gli occhi e allargato il sorriso inquietante, prima di scoppiare a ridere. E rideva, sempre più forte, con quella risata indescrivibile: la proprietaria della villa non capiva se era una risata amara mischiata ad una divertita, una risata forzata o altro, ancor peggiore. Iniziò a sudare freddo, portandosi una mano al petto: aveva solo cercato di farla ragionare.
Possibile che non si rendesse conto della situazione?
Ayano stava davvero diventando una bambola, con lui, una di quelle bambole che trovava inquietanti: e non lo capiva. Oppure, cosa ancor più brutta, faceva finta di non capire niente. Ma come poteva una persona volere bene a chi le faceva del male? Come era possibile andare avanti con lo stesso sentimento d’affetto, prendendo le sue difese e giustificando le sue azioni? Era qualcosa di inconcepibile, persino per lei che ormai era una donna matura.
La lasciò ridere, la osservò; non sapeva cos’altro poteva fare in quel momento.
Quando la fanciulla smise di ridere, sospirò sorridente. Fece un occhiolino alla signora, prima di aprire la porta e varcare la soglia, senza chiudersi la porta alle spalle. E l’altra decise solo di seguirla in silenzio, di accompagnarla all’uscita della stanza.
Non la stava seguendo proprio in silenzio, visto che il rumore dei tacchi che portava risuonava in quel silenzio tombale. Sembrava che tutti avessero abbandonato quella villa. Stringeva al petto la bambola di porcellana che Ayano le aveva mostrato precedentemente, decisa a fargliela portare dietro anche a costo di dover gridare contro il fratello di lei; lei, che continuava a canticchiare una musichetta così allegra e a camminare, saltellando di tanto in tanto. Sembrava tutt’altra persona.
Raggiunsero il cancello, che una volta attraversato avrebbe fatto uscire Ayano dalla villa: quest’ultima si fermò di scatto. Con lei si stopparono di colpo anche la musichetta e l’aria allegra, facendo incuriosire l’altra donna, la quale alzò un sopracciglio.
Per un attimo, una fiamma di speranza si accesse negli occhi dell’adulta, facendola sorridere istintivamente: che Ayano avesse deciso di tornare indietro, di vivere con lei?
Una folata d’aria gelida e violenta le scompigliò i capelli, e fu costretta a chiudere gli occhi; la giovane aveva, intanto, emesso un’esclamazione di gioia. Il cancello si chiuse sbattendo, il vento venne troncato di colpo e la castana aprì gli occhi, stringendo meglio la bambola. Perse un battito quando vide chi era entrato, anche se non riusciva a spiegarsi perché.
-Bonjiro, giusto in tempo! La governante stava dicendo che mi usi a tuo piacimento, come se fossi la tua bambola!-
Ecco perché aveva perso un battito.
La bambola cadde a terra, si frantumò la testa; i passi svelti della donna che saliva le scale furuno l’unico suono che si udì nella villa.

Angolo Autrice:
Salve a tutti! Capitolo breve, okay, e anche pieno di ripetizioni... ma ho dovuto. Non posso svelare ora, in questo capitolo, il nome dell'Uomo (scritto con la maiuscola a posta) e della donna; questa storia si sta facendo incasinata t.t La bambola, comunque, è così per un motivo... che non posso svelarvi in questa raccolta xD uccidetemi. 
La donna vuole tanto bene ad Ayano, peccato che odi il fratello di questa. Alla fine ha preferito scappare e far finta di niente, piuttosto che cercare di parlare e di ritrovarsi la villa in fiamme, anche perché...
 *SPOILER*
... è l'unica che ha visto le schede del manicomio che parlavano di Bonji, quindi l'unica che ha visto i suoi problemi.
*FINE SPOILER*
Se ci sono errori segnalate, come sempre mi fareste un grosso favore! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Un abbraccio,
Kira-chan.

 
   
 
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