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Autore: WibblyVale    22/01/2017    2 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Shiori sbatté un pugno sul tavolo, facendo rivolgere la maggior parte degli sguardi verso di lei. Non appena aveva raggiunto il palazzo del Raikage, la riunione dei vari villaggi era cominciata. Per Konoha era arrivato sin da subito un duro colpo, Gai li aveva appena informati del rapimento di Tenzo.
“Non volete fare nulla?” gridò la kunoichi dal ciuffo rosso, scostandosi da Shizune che a stento tratteneva le lacrime.
Il Raikage fece un passo avanti, ad accompagnarlo vi erano Darui, Mabui e Shi. “Senti, mi dispiace per il tuo amico, ma abbiamo delle priorità.”
“Priorità?” Shiori si voltò verso il gruppo di Konoha. Kakashi era furioso, Gai si sentiva in colpa, l’Hokage ora stringeva a sé Shizune, mentre suo fratello e suo nipote le inviavano le loro sensazioni, ricordandole di mantenere la calma. “Stiamo parlando di una vita umana.”
Lo Tsuchikage si fece avanti, la sua delegazione era composta dalla giovane Kurotsuchi, Akatsuchi e Kitsuchi, un uomo moro con il naso a patata. “Non gli stanno facendo del male. Il capitano Yamato ha delle abilità speciali. Sono sicuro che a loro servano.”
L’Hokage si intromise. “Shiori, mi dispiace dirlo, ma l’unico modo per salvare Yamato è vincere la guerra.”
La kunoichi chiuse gli occhi e sospirò, arrendendosi. Si voltò verso Shizune e l’abbracciò. “Te lo riporterò, è una promessa.”
A quel punto fu la Mizukage a parlare, facendosi spazio tra le sue guardie del corpo, Ao e Chojuro. “Non so se mi sento a mio agio con te sul campo. Non mi fido. Hai rubato qualcosa che apparteneva alla Nebbia, mi hai imbrogliato. Credevi che fosse acqua passata?”
“Shiori era in missione per Konoha” si intromise Shikaku.
“Si è parlato molto di Kasumi, sarà stata anche una missione, ma quello che ha fatto…” commentò Mei Terumi.
“Ha salvato molte vite, la mia compresa. Le sue intenzioni erano solo buone” si intromise Gaara, che era accompagnato dai suoi fratelli e dal suo maestro, Ibiki.
“Tu sei un giovane sciocco! Come possiamo fidarci?” ribatté lo Tsuchikage.
Il Kazekage ringhiò, mettendo tutti quanti all’erta. “Chi di noi non ha dei segreti?”
“Lei conosce i nostri!” esclamò Ai. “Può sentire ciò che pensiamo, non è normale.”
“È un vantaggio contro i nemici!” gridò Tsunade.
“È… è leggermente imbarazzante…” fece notare mesta Mabui.
“Io lo trovo affascinante, invece. Potresti dirmi cosa sto pensando ora?” chiese Darui ammiccando.
Shiori ridacchiò, ringraziando mentalmente lo shinobi per aver smorzato la tensione. “Non in pubblico, credo” gli rispose.
Kakashi leggermente irritato prese parola: “Io capisco quale sia il vostro problema. Ma chi di noi non ha fatto cose difficili in missione? Inoltre, il potere di Shiori non è una minaccia, non conosco nessuno più delicato di lei. Non vi ricatterà, non vi infastidirà, cercherà in tutti i modi di stare lontana dai vostri pensieri. Sono paure stupide.”
Shiori cominciò a torturarsi il ciuffo rosso, eccolo lì che ancora la difendeva. Anche se gli pareva di sentire che qualcosa di brutto stava arrivando. Le sensazioni di Kakashi avevano il sapore dell’imbroglio.
“Il fatto che tra voi due ci sia qualcosa non offusca il tuo giudizio?” chiese Mifune, un samurai dai lunghi e grigi baffi.
“No, quello non c’entra niente. Comunque non avevo finito. Capisco tutto quello che avete detto, e su una cosa sono d’accordo: non può venire sul campo.” Shiori sbarrò gli occhi e stava per ribattere, ma suo fratello la trattenne. “Ci è molto più utile assieme agli strateghi. Il suo potere ha un grande campo d’azione, è una risorsa importante.”
“Non sono d’accordo!” esclamò Gaara. “Sarebbe più utile sul campo, sappiamo tutti cosa sa fare.”
I membri del consiglio di guerra si misero a pensare, ma la Nara non lasciò loro il tempo.
“Io non voglio stare chiusa qui, io voglio… io devo combattere! Voi non capite, conosco i nemici meglio di tutti voi, conosco i loro alleati. Qui dentro sono… sono sprecata. Shikaku è più che abbastanza!”
“L’unica cosa è votare” propose l’Hokage.
“Lady Tsunade, no!” la implorò la donna, ma ormai era deciso.
I Kage e Mifune diedero il via alla votazione e con un voto di quattro su sei (solo l’Hokage e il Kazekage votarono contro), l’idea di lasciarla a marcire nelle retrovie la ebbe vinta.
“Ora riposatevi!” esclamò il Raikage. “Ci aspettano giorni difficili.”
Shiori si fiondò fuori dalla stanza, senza aspettare che l’uomo finisse. Percorse i corridoi blu del palazzo del fulmine e si chiuse in una stanza, dove srotolò una mappa e cominciò a studiarla in cerca dei possibili nascondigli dove Tenzo potesse essere stato portato.
Poco dopo Kakashi la raggiunse, entrando silenzioso, ma per lei non fu impossibile notarlo.
“Non ho voglia di parlare con te!” esclamò, stava cercando di evitare di insultarlo, anche se lo desiderava più di ogni altra cosa al mondo.
“Lasciami spiegare…”
La donna alzò lo sguardo dalla mappa e ringhiò. “Non serve che mi spieghi un cazzo!” gridò. “Non ti fidi di me, bene! Mettimi in una divisione che non sia la tua! Mi fai stare indietro, quando sai che potrei fare molto di più là fuori di quello che posso fare qui? Yoharu ci sarà e lui è mio! Puoi avercela con me nella vita privata, ma questo è lavoro! E non mi merito di essere punita in questo campo! Sono la migliore in quello che faccio!”
Il Copia-ninja sospirò. “Posso parlare?”
“Fottiti!” Gli voltò la schiena, non voleva che vedesse che stava piangendo. Erano lacrime di rabbia, miste alla tristezza per la mancanza totale di fiducia da parte sua e non voleva che le vedesse.
Kakashi, però, nonostante i tentativi di lei di nasconderlo, sapeva benissimo che stava piangendo. Conosceva quel corpo meglio del suo e quelle spalle piegate e le braccia conserte in segno di protezione, indicavano quello. “Io mi fido di te. Dico davvero! Eddai puoi sentirlo, Nara! So che sei la migliore, so che là fuori prenderesti tutti a calci in culo, ma…” Si passò una mano tra i capelli. “Shiori uno di noi deve essere al sicuro. Questo è l’incarico più sicuro e più utile che mi è venuto in mente di darti. Cerca di capire le mie motivazioni. Farò di tutto per proteggerti, sempre.”
Shiori sentì i passi di lui farglisi vicino. Kakashi l’abbracciò da dietro e la tenne stretta a sé. Lei intrecciò le mani alle sue. Capiva le sue motivazioni, ma non riusciva ad accettarlo. Rimasero lì in silenzio qualche minuto a guardare fuori dalla finestra il sole che tramontava.
“Se muori ti ammazzo!” lo minacciò lei.
Lui ridacchiò e appoggiò il suo mento sulla testa di lei. “Dovresti resuscitarmi per farlo.”
La kunoichi scosse la testa. “Non credi sia pericoloso fare battute su questo argomento?”
“Sai che mi piace vivere sul filo del rasoio.”
Lei si voltò verso di lui e lo guardò con intensità.
“Sta attento, ti prego.”
“Sempre.” Le posò un leggero bacio sulla fronte, poi si voltò verso il tavolo. “Hai qualche idea su dove possa trovarsi Tenzo?” chiese. Così i due si misero a lavorare insieme.
 
Shikamaru era uscito in tutta fretta dal palazzo ed aveva trovato un posto tranquillo vicino al mare. Si era seduto nella sabbia fredda e aveva stretto le ginocchia al petto. L’avevano eletto comandante in seconda della Quarta Divisione, praticamente comandante a tutti gli effetti dato che Gaara avrebbe dovuto gestire tutte le forze armate. Era una responsabilità piuttosto pressante.
Il mare si avvicinava a lui, bagnandogli un tantino i piedi ora nudi, poi si riallontanava cullando i suoi pensieri con il proprio fruscio. Ad un tratto, a quel rumore si aggiunse il delicato rumore di passi che procedevano sulla sabbia. Dopo poco, Temari si sedette accanto a lui in silenzio a guardare il mare.
Il Nara cercò di rimanere indifferente e nascondere la sorpresa, ma la ragazza sembrava ignorarlo. La vide alzarsi in piedi e scivolare via dai suoi vestiti, rimanendo solo in mutande e reggiseno. Lui, arrossendo un po', la seguì con lo sguardo, portava un paio di semplici mutande blu e un reggiseno abbinato, persino alla tenue luce del tramonto la sua pelle riluceva. La ragazza si gettò nel mare e nuotò fino a che il giovane non riuscì più a vederla.
Shikamaru, vedendo che tardava a tornare, cominciò a preoccuparsi e si alzò in piedi, sbottonandosi la giacca e levandosi la maglietta, quando la ragazza riemerse a pochi metri da lui. A quel punto si sedette e la osservò mentre usciva, goccioline d’acqua percorrevano il suo corpo, muovendosi su di esso sinuosamente. Il moro fu costretto a deglutire a vuoto.
Temari si avvolse in un asciugamano che il giovane non aveva notato prima e tornò a sedersi accanto a lui. Shikamaru intimò a sé stesso di evitare di pensare al fatto che la ragazza non indossasse i vestiti, ma come capita spesso in questi casi, quella era l’unica cosa a cui riusciva a pensare.
“Assomiglia al deserto, così privo di esseri umani, così in una sorta di pace apparente, pronto a distruggerti se non sei abbastanza forte. Non potevo concedermi una passeggiata nel deserto per rilassarmi, questa era l’unica opzione.”
Il chunin annuì, spaventato che qualunque sua parola potesse tradire la confusione che provava.
“Vuoi dirmi che ti prende, piagnucolone? Hai un incarico importante dovresti stare a lavor…”
“Ho paura, Temari” ammise piatto. “Paura di non essere adatto a portare così tante vite sulle mie spalle. Vorrei proteggere tutti quelli che amo, se faccio un errore…” Nascose il volto sulle ginocchia.
“Saresti stupido a non avere paura! Io sono terrorizzata e non ho la responsabilità che hai tu.”
“Gaara non sembra spaventato, nessuno di loro lo sembra” le fece notare il moro.
La ragazza sbuffò. “Sei serio? Sono solo più bravi a nasconderlo. Shikamaru, non ti avrebbero dato un incarico così importante se non credessero in te. Parlavo con Ino e Choji prima, sono preoccupati che tu non ti senta all’altezza, mi hanno chiesto di tenerti d’occhio. Non capisci? L’unico che non vede quanto tu sia prezioso, sei tu.” Shikamaru alzò la testa per osservare la bionda. “E se te lo dico io che non riesco a sopportarti, devi accettare che sia vero!” esclamò arrossendo.
Il chunin scoppiò a ridere. “Eddai ammettilo che non sapresti che fare senza di me?”
Lei non rispose. Il silenzio che si frappose tra loro sembrava carico di parole.
“Seccatura… io…” disse ad un tratto, la ragazza lo guardò piena di un’aspettativa che nemmeno lei capiva. “Io… voglio che anche tu sia al sicuro” disse, costringendola a sbarrare gli occhi per la sorpresa.
Shikamaru si alzò in piedi e prese la maglia che si era sfilato e se la rimise, poi prese la giacca e la lasciò accanto alla ragazza.
“Ne potresti avere bisogno, poi riportamela” le disse, e se ne tornò all’interno del palazzo, dove fu immediatamente raggiunto da Ino e Choji. La ragazza gli si fiondò tra le braccia e lui la strinse a sé.
“Non possiamo cambiare reggimento? Noi tre siamo più forti insieme” lo pregò la ragazza con il volto nascosto sulla spalla dell’amico.
“Mi dispiace. La compagnia di Darui è più adatta a voi. Andrà bene.”
Ino si distanziò da lui e si mise le mani sui fianchi. “Te la caverai?”
“Certo che se la caverà!” esclamò Choji, pose una mano sulla spalla dell’amico e lo guardò intensamente. “Vero?”
“Sì, certo! Poi, avete chiesto a Temari di farmi da baby-sitter, no?” ridacchiò.
“Per sicurezza” spiegò il castano, piegando la testa di lato in un sorriso.
“Forza! Ora andiamo, i nostri genitori ci staranno aspettando!” ordinò la Yamanaka, prendendo a braccetto entrambi.
 
Shisui guardava il cielo scuro appoggiato alla ringhiera di un balcone, quando Shiori lo raggiunse. La donna si appoggiò con la schiena alla ringhiera e osservò l’amico.
“Te l’hanno detto?” Lui annuì. “A quanto pare farai parte del reggimento di Kakashi. Te la caverai senza di me?”
“Me la sono cavato per anni senza di te!” sbuffò. “Ma mi mancherai. Com’è che non ti sei ribellata più di tanto?”
“Mettere quelle persone a disagio potrebbe portare più pericoli. Non voglio che qualcuno muoia a causa mia.”
Shisui alzò lo sguardo su di lei. “Troverai il modo per entrare in azione, vero?” chiese dimostrando di conoscerla piuttosto bene.
Lei ridacchiò. “Farò il possibile.”
“Razza di testarda.”
La donna sentì la paura e l’agitazione all’interno dell’amico. “Shisui sei un bravo ninja perché…”
“L’ultima volta che ho combattuto con qualcuno mi ha sconfitto!”
“Pensavi che Itachi fosse in pericolo.”
“Lo so, ma…”
“Niente ma! Devi essere concentrato!” Si aggrappò forte alla ringhiera, facendo diventare bianche le nocche delle sue mani. “Non posso perderti! Sono stanca di perdere chi amo.”
“Ehi!” Il moro la abbracciò. “Non mi perderai. E troverai Tenzo, okay?”
“Forse non avremmo dovuto chiedere a Tora di stare a casa. Poteva starti accanto.”
“Tora sta meglio dove si trova. E c’è Kakashi con me, più al sicuro di così!”
Shiori si scostò dall’amico e gli sorrise. “Quando tutto questo sarà finito, io, te e i bambini sistemeremo la casa nella riserva e vivremo lì.”
“Sembrerà quasi di essere di nuovo a casa, tra le montagne” acconsentì lui.
 
Nella sala che qualche ora prima aveva ospitato il consiglio, ora stavano quattro shinobi riuniti attorno al tavolo, alla flebile luce di una candela.
“Spiegami perché non li avvertiamo?” chiese il ninja con la bandana, rigirandosi il senbon in bocca.
“Gen, sapere che si tratta di Obito, non cambia niente!” esclamò Kakashi.
“Tu credi?” ribatté lui.
“In fondo Gen, sappiamo già che è un Uchiha” gli fece notare Gai.
“Credono sia Madara, cazzo! Resuscitato in non so che modo!”
Raido fece un passo avanti. “Kakashi, a me può stare anche bene non rivelare la verità, ma voglio la vera motivazione. Ci siamo dentro tutti e quattro, ma tu e Gai ci tenete all’oscuro!”
Il Copia-ninja si passò una mano tra i capelli. “Se potessi ritrovare il vero Obito? Vi ricordate quel ragazzino folle e sorridente. Inoltre… Sono stato io a… a uccidere Rin.”
“Kakashi si è gettata tra te e il nemico!” esclamò Genma.
“Non importa! Era la mia mano. Io gli ho promesso che l’avrei protetta, invece… Se è così è colpa mia.”
“È un debole!” esclamò Raido. “Chi non ha passato momenti difficili? Non diventiamo tutti omicidi. Poi, ha deciso lui di intraprendere quella strada. Lui ha ucciso Yondaime…. Lui…”
“Ragazzi, so cosa provate!”
“Kakashi, lui era nostra responsabilità!” urlò il ninja con la bandana. “Volevo ammazzare quell’uomo con le mie mani da tempo. Il fatto che sia Obito mi frena un po’, ma non sembra che abbia dei rimorsi!”
La porta si spalancò e una figura avvolta nell’ombra si avvicinò. “State urlando” disse la voce di Shiori, mentre si avvicinava. “Se volete tenere la conversazione su Obito segreta, non dovreste farlo.”
“Come fai a…?” chiese il ninja con la cicatrice.
“Riconosco i sentimenti di Kakashi riguardo a questo.”
“Puoi convincerlo a dire la verità?” domandò Raido, come se l’Hatake non fosse proprio lì accanto a loro.
“No, non posso. È testardo!”
“Senti chi parla! Se qui c’è…” cominciò il Copia-ninja.
“E comunque”, lo interruppe lei, “è meglio non aggiungere altra carne al fuoco. Ce ne occuperemo nel migliore dei modi.”
Gai, che fino a quel momento era stato in silenzio, prese parola: “Vuoi ucciderlo?”
Shiori scosse la testa. “Non necessariamente, ma la tengo come opzione. E tutti voi dovreste farlo. Non metteremo in pericolo l’Alleanza per un solo uomo.”
“D’accordo!” esclamarono Genma e Raido, convinti dalla sicurezza della donna.
“Ok” sospirò Gai.
“Io non ho voce in tutto questo?” chiese irritato Kakashi.
“Non vogliamo che tu debba portare quel peso!” esclamò Shiori.
“Quando sarà il momento ce ne occuperemo” concluse sbrigativo il ninja dai capelli argentati.
Gli shinobi attorno al tavolo annuirono e cominciarono a lasciare la stanza. Genma però tornò un attimo indietro e si rivolse alla kunoichi.
“Hai messo in pericolo Akemi. Ha sofferto molto!” la rimproverò.
Shiori abbassò la testa in colpa. “Mi dispiace, Gen. Era l’unica persona di cui mi fidassi. Non volevo soffrisse.”
L’uomo annuì e le sorrise. “Va bene così. Lei è stata felice di aiutarti. Volevo solo che sapessi che non ho totalmente apprezzato.”
La donna comprese, poi fece un sorrisetto malizioso. “Quindi fate sul serio voi due?”
“Cosa? No, cioè…” lo shinobi arrossì. “Non è una relazione normale.”
“Chi di noi ce l’ha” commentò lei con un tono quasi di saggezza.
Finalmente, tutti lasciarono la stanza. Shiori e Kakashi raggiunsero in silenzio i loro compagni di Konoha e si sedettero accanto a loro. La donna appoggiò la testa sulla spalla del fratello, che stava accanto ai suoi amici e ai loro figli. Shisui era lì con loro. Kakashi gli si sedette accanto. Non tanto distante vi erano Gai e la sua squadra, e vicino il team di Kurenai, anche se la donna era ovviamente rimasta a casa.
In quel momento nella stanza entrò Kenta, Shiori aveva deciso di portare solo lui della sua squadra della Kumori. Era riuscita con molta difficoltà a convincere i ragazzi a stare a casa. L’uomo si sedette in disparte, ma Shiori lo chiamò accanto a sé e gli strinse la mano.
“Grazie” le disse.
“Non ti sto facendo un favore, portandoti con me” commentò lei.
“Questo lo dici tu. Voglio combattere ancora.” L’uomo non alzava lo sguardo, temeva che avrebbe incontrato solo occhi ostili.
Shiori diede un colpetto alla spalla del fratello e gli indicò l’uomo più grande.
“Ehi, Kenta!” esclamò Shikakau, capendo. “Hai assaggiato i biscotti di Yoshino? Ce ne ha dati un po’ per il viaggio” spiegò allungandoli verso di lui.
L’uomo dai capelli ormai grigi sorrise. “Grazie. Io…” Aveva le lacrime agli occhi. Shiori gli strinse una mano.
“Va tutto bene” gli sussurrò.
Poteva sembrare strana la scelta di portare Kenta con sé, ma non c’era nessuno nella sua squadra che conoscesse così bene l’estensione e l’obiettivo delle ricerche di Orochimaru. Inoltre, Shiori sapeva che si poteva fidare di lui. Avrebbe preso parte ai combattimenti, come membro del team di Shikamaru e, al momento del bisogno, avrebbe combattuto contro i cloni.
 
A qualche chilometro di distanza, in una piccola caverna segreta sulla dorsale di una montagna, Yoharu camminava avanti e indietro, mentre Kabuto sedeva a terra a gambe incrociate, preparandosi a portare a termine la Tecnica della Resurrezione.
“Spiegami ancora perché non posso cercare la puttana e farla fuori.”
“Perché, per l’ennesima volta” sbuffò il ninja con gli occhiali, “dobbiamo guardare al quadro generale. E ci servono ancora i suoi poteri, i cloni sono instabili, riusciamo a controllarli solo grazie alla tua forza, dovrebbero poter essere più autonomi.”
“D’accordo, allora cosa proponi? Morirà piuttosto che aiutarci!”
L’uomo mascherato entrò ridacchiando, accompagnato da uno zetsu bianco. Yoharu riconobbe che era quello in cui aveva rinchiuso lo shinobi con le cellule di Hashirama Senju. Quell’uomo aveva combattuto con tutte le sue forze contro il controllo da parte di Madara, ma alla fine aveva dovuto cedere. In quel momento, era un fantoccio nelle loro mani.
“Vedi, Yoharu, tu non vedi aldilà dei tuoi personali bisogni, ma qui c’è molto di più. A volte, però, possiamo accompagnare la vendetta a ciò che è il bene superiore. Insomma possiamo unire l’utile al dilettevole.”
“E come pensi di fare? Io non voglio che lei muoia, io voglio che soffra!” urlò il mercenario con rabbia.
“Ci sono molti modi per far soffrire una persona, basta sapere con chi si ha a che fare. Qual è il modo migliore per far soffrire una madre?” Obito sapeva che questo avrebbe portato non solo sofferenza alla donna, ma anche all’uomo che gli aveva portato via tutto. Non avrebbe dovuto indugiare su quelle vendette terrene, ma una parte di lui non poteva farne a meno.
Yoharu sorrise malefico. “Dimmi il tuo piano!”
 
La mattina successiva al campo dell’Alleanza, gli shinobi cominciarono a prepararsi per la guerra. Shikamaru era stretto tra le braccia di sua zia.
“Stai attento” gli disse.
“Ci vediamo presto!” disse lui allontanandosi e tendendo una mano verso il padre, che lo portò a sé.
Il chunin, poi, raggiunse i suoi amici. Shiori lo vide abbracciare Ino e Choji. I tre si guardarono in silenzio per qualche minuto, poi annuirono, come se si fossero fatti forza solo con lo sguardo.
Shikaku e Inoichi, accanto a lei, salutavano Choza. Posarono entrambi una mano sulla spalla dell’amico.
“Proteggili” sussurrò il biondo.
“Noi saremo lì con te” gli ricordò il Nara.
“Non fate sciocchezze in mia assenza” li prese in giro il castano per smorzare la tensione.
Shiori, dal canto suo, stringeva la mano di Shisui accanto a lei, incapace di lasciarlo andare. L’amico era nervoso, ma riteneva quell’agitazione utile per poter combattere propriamente.
“Devo andare” le disse.
Shiori annuì. “Fa attenzione!”
“Non darmi ordini!”
“Sarebbe il mio compito.”
Lui la abbracciò e le posò un bacio sulla guancia. “Ti aspetto sul campo di battaglia” le sussurrò all’orecchio, per poi andarsene via.
Quando il grande ingresso si fu svuotato, i comandanti delle cinque divisioni passarono davanti a loro diretti verso il balcone, per preparare i soldati dell’Alleanza alla battaglia. Gaara era preoccupato di non essere all’altezza giovane com’era e guardava nervosamente Darui, Kitsuchi, Kakashi e Mifune, tutti più vecchi e con più esperienza di lui. I quattro però avevano piena fiducia nel Kazekage. Shiori prese i loro sentimenti e li inviò al giovane, che si voltò preoccupato verso di lei. La donna alzò il pollice in alto e gli fece l’occhiolino.
“Abbi fiducia” gli segnalò con le labbra.
I cinque uomini passarono davanti a lei e uscirono sul balcone. Il discorso di Gaara donò grande speranza alle truppe, e quando i cinque capi divisione rientrarono, fuori gli shinobi ancora urlavano la loro approvazione. A quel punto gli uomini si prepararono ad uscire, e il team di strateghi e sensitivi cominciò a raggiungere la sua postazione nella sala a loro adibita all’ultimo piano.
Fu in quel momento che Shiori si sentì tirare per il braccio e voltandosi vide Kakashi, la forza della sua preoccupazione la investì in pieno. La guardava studiando ogni minimo dettaglio del suo viso in silenzio, mentre lei faceva lo stesso con lui. Poi, la strinse forte a sé, e Shiori si sentì al caldo e al sicuro in quell’abbraccio. Non c’era bisogno di parole, dopotutto non sarebbero state in grado di spiegare ciò che avrebbero voluto esprimere.
Kakashi la scostò da sé di malavoglia e la guardò dritto negli occhi. Avrebbe voluto dirle tante cose, avrebbe voluto che tra loro non ci fosse quel buco nero, avrebbe voluto che fossero riusciti a risolvere, ma l’importante era che ci fossero ancora l’uno per l’atra.
“Trova Tenzo” le ordinò.
“Sì, capitano” rispose lei sorridendo.
Shiori lo guardò allontanarsi da lei e sparire nella rampa di scale. Era arrivato il momento di combattere. 
 
  
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