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Autore: crazy lion    22/01/2017    4 recensioni
Attenzione! Spoiler per la presenza nella storia di fatti raccontati nel libro di Dianna De La Garza "Falling With Wings: A Mother's Story", non ancora tradotto in italiano.
Mancano diversi mesi alla pubblicazione dell’album “Confident” e Demi dovrebbe concentrarsi per dare il meglio di sé, ma sono altri i pensieri che le riempiono la mente: vuole avere un bambino. Scopre, però, di non poter avere figli. Disperata, sgomenta, prende tempo per accettare la sua infertilità e decidere cosa fare. Mesi dopo, l'amica Selena Gomez le ricorda che ci sono altri modi per avere un figlio. Demi intraprenderà così la difficile e lunga strada dell'adozione, supportata dalla famiglia e in particolare da Andrew, amico d'infanzia. Dopo molto tempo, le cose per lei sembrano andare per il verso giusto. Riuscirà a fare la mamma? Che succederà quando le cose si complicheranno e la vita sarà crudele con lei e con coloro che ama? Demi lotterà o si arrenderà?
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo. Saranno presenti familiari e amici di Demi. Anche per loro vale questo avviso.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Joe Jonas, Nuovo personaggio, Selena Gomez
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Non so perché, di nuovo, aggiorno così in anticipo. Semplicemente avevo voglia di farlo. :)
Si continua con i capitoli drammatici. Spero che anche questo, per quanto triste, vi piacerà.
Nel prossimo mese avrò tre esami. Forse aggiornerò a febbraio, tra un esame e l'altro, dato che avrò più di due settimane di tempo per terminare di studiare. Vediamo se ce la
faccio.
Una cosa IMPORTANTE: ho deciso di dividere in due parti la storia. Si stava facendo davvero lunga, con tantissimi capitoli, così ho deciso che ci sarà un seguito. In questa FF verranno sciolti alcuni nodi, mentre altre domande resteranno aperte (tra le quali la questione di Mackenzie, che non si risolverà completamente qui, anzi, sarà nel secondo che evolverà maggiormente, nonostante le darò comunque spazio in questa storia). Nel sequel, inoltre, si capirà quella famosa frase della cartomante, che ha detto a Demi che attraverserà il fiume, ma che la vita che sarà dentro di lei forse non ce la farà. Quindi, la storia potrà essere letta solo dopo averlo fatto con questa. Tra la presente FF e la successiva ci sarà un salto temporale di qualche anno. Volevo dunque avvertirvi di queste cose. Stavo anche pensando che un giorno vorrei tradurre tutte e due le storie, o in inglese o in francese per poterla postare anche altrove, ma prima voglio concludere la versione in italiano di entrambe, quindi ci penserò poi. Dopo questo, solo un'ultima cosa: dedico questo capitolo alla mia meravigliosa, stupenda, dolcissima amica _FallingToPieces_. Senza di te non so come farei, a volte, tesoro!
Ti voglio bene!
A tutti auguro buona lettura!
 
 
 
 
 
 
67. UN'ATTESA STRAZIANTE
 
Intanto Madison si stava occupando di Mackenzie e Hope. Le due piccole ovviamente non sapevano ciò che era successo e la zia cercava di farle giocare come se tutto fosse stato normale.
Erano entrambe in camera sua. Mackenzie stava disegnando, seduta alla scrivania, mentre Hope, sul pavimento, giocava con un orsetto.
Zia Maddie, quando torna la mamma?
"Non lo so tesoro, aveva delle cose da fare. Non sei contenta di stare qui?"
Sì, è che mi ha detto che pensava ad Andrew e allora io credevo che lui stava male.
"Si dice "stesse", amore" la corresse gentilmente Madison. "Vedrai che quando la mamma tornerà ci dirà tutto. Ora è andata da lui."
La bambina meritava di sapere almeno questo.
"Bam bam bam bam" fece Hope, indicando l'orologio appeso al muro.
"No cara, quello è un orologio, un tic tac. Bam bam si dice per le pistole" le spiegò la ragazzina, pur sapendo che la bambina non aveva capito cosa fossero.
"Tic tac" ripeté, puntando ancora il ditino verso l'orologio.
Madison sorrise, scese dal letto e si sedette accanto a lei. Poco dopo le raggiunse anche Mackenzie, mostrandole il disegno che aveva fatto: era il mare, con sopra un tramonto rosa, bellissimo.
"Mackenzie, è stupendo! Chi ti ha insegnato a disegnare così bene?"
Ho imparato dalla mia mamma affidataria, quella da cui stavo quando Demi è venuta a prendermi spiegò.
"Doveva essere davvero brava se ti ha insegnato così bene."
Lei una volta faceva la pittrice, poi ha smesso e ha cominciato a studiare per diventare insegnante, ma alla fine ha preferito fare la casalinga quando si è sposata.
"Capisco. Coraggio, venite qui tutte e due!" esclamò, prendendole in braccio e coccolandole. "Non sapete quanto sono felice di essere diventata zia! Chissà che anche la zia Dallas si decida a trovare un fidanzato e più avanti ad avere un bambino, che dite?"
Mackenzie annuì.
Vorrei che anche la mia mamma avesse un altro bambino un giorno, con Andrew magari.
"Forse sarà così, ma non so Mackenzie, loro per ora sono solo fidanzati" le spiegò la ragazza.
Non voleva dare alla piccola false speranze e poi non era suo diritto spiegarle che la mamma avrebbe fatto molta fatica ad avere bambini. In realtà, però, questo Mackenzie lo sapeva già e infatti lo disse.
La mamma mi ha detto che non può avere bambini, per questo ha adottato noi, magari lei ed Andrew potrebbero farlo di nuovo.
Madison non seppe cosa dire e rimase in silenzio, pensando che Demi aveva fatto bene ad essere onesta con le sue figlie e a raccontare loro quelle cose. Forse per lei era stato più facile dire che non poteva avere figli, evitando così di dare alle piccole false
speranze.
"Madison, ha chiamato Demi" disse Eddie, entrando nella stanza.
"Che ha detto?" chiese la ragazza, mentre Mackenzie scendeva, si alzava e andava verso l'uomo.
Nonno, la mamma sta male?
Eddie sorrise nel sentirsi chiamare "nonno" da lei. Era già successo, ma ogni volta era come fosse la prima.
"No Mac, la mamma sta benissimo, è Andrew che non sta tanto bene."
In quel momento li raggiunsero anche Dallas e Dianna. Era stato Eddie a rispondere alla chiamata di Demetria.
"Amore, che cosa gli è accaduto?" chiese Dianna, angosciata, con il viso contratto dalla preoccupazione.
"Si è reciso un'arteria" rispose lui, in tono grave.
"Che?" chiese Dallas, incredula.
"Oh Santo Dio benedetto!" esclamò Dianna.
Cosa vuol dire, nonna, che Andrew si è reciso un'arteria? scrisse Mackenzie.
"Che lui… si è fatto un taglio un po' grave, amore, ma i medici lo stanno curando, vero Eddie?"
Nessuno voleva spaventare la bambina con brutte notizie. Si sarebbe impressionata e nessuno voleva che stesse male. Sarebbe stata Demi,poi, a spiegarle tutto.
"Sì, certo" disse, poi fece segno a Dianna di portar fuori le bambine, le si avvicinò e le sussurrò: "Io e te parliamo dopo, amore."
Lei annuì, prese Mackenzie per mano e Hope in braccio e le portò fuori, dicendo con enfasi:
"Ho appena fatto dei biscotti buonissimi! Andiamo a vedere se sono pronti."
Quando la donna chiuse la porta, Eddie guardò le sue figlie. Dallas non era sua figlia, come Demi del resto, ma lui le considerava tali. Si avvicinò, prese le loro mani e sussurrò:
"Demi mi ha spiegato che Andrew è stato autolesionista."
Raccontò il perché, che aveva smesso da molti mesi, ma che quella sera, forse per il troppo dolore legato alla morte della sorella, si era lasciato andare.
"Ha lasciato anche una lettera a Demi nella quale diceva di amarla e che non era colpa sua" aggiunse, con un sospiro.
Quando l'aveva chiamato Demi gliel'aveva letta, in lacrime. Aveva pianto così tanto, povera creatura!
"Papà," disse Madison, cominciando a piangere, "lui voleva… insomma, voleva davvero…"
Un singhiozzo la bloccò e le impedì di finire la frase.
"Non si sa ancora se volesse suicidarsi o no. Comunque è molto grave. Andrew è rimasto incosciente per diversi minuti, ha perso tantissimo sangue e, se Demi fosse arrivata qualche minuto dopo e non avesse tamponato la sua ferita per tentare di fermare l'emorragia, non ce l'avrebbe fatta. Ora è in ospedale e con Demi c'è Selena. Questo è tutto quello che sappiamo."
"È terribile" sussurrò Dallas. "Io non avrei mai detto che lui… insomma, lo conosciamo da una vita."
"L'avresti detto di Demi, prima di sapere che si tagliava?" le chiese Eddie, facendole una domanda retorica.
La risposta era ovvia.
"No."
"Appunto. Sapete, se c'è una cosa che insegna tutto il dolore che ora proviamo e che abbiamo sentitto in passato per Demi, è che anche le persone ricche, famose, che sembrano avere una vita perfetta, in realtà hanno dei problemi e che a volte sono più grandi di quanto immaginiamo."
Eddie sapeva che non era tempo di frasi filosofiche, ma quella gli era venuta spontanea.
"Papà, Demi sarà distrutta. Io voglio andare da lei!" esclamò Madison, scoppiando a piangere. "Andrew è il suo fidanzato non so e lei sta rischiando di per-perderlo!"
"Shhh, bambina mia, cerca di calmarti!  Lo so che non è facile, ma dobbiamo essere forti per lui e per Demi. In ospedale la situazione è  molto grave e sicuramente tu staresti ancora più male se ci andassi. La cosa migliore è che tu stia qui con me, la mamma e le tue nipotine. Dobbiamo occuparci di loro finché Demi non torna."
"Ma io ho 17 anni, sono grande…"
"Non è per questo, tesoro. Credo che Demi sarebbe contenta di sapere che ti stai occupando delle sue figlie. Sa che le adori."
"Papà ha ragione, Maddie."
Dallas era riuscita a chiamare "papà" Eddie dopo molto tempo dalla morte del suo vero padre. Non era stato facile, ma ce l'aveva fatta. L'aveva voluto, anche perché lui era sempre stato così buono e dolce con lei e Dallas, che aveva sofferto tantissimo dopo la scomparsa di Patrick e che ci aveva messo mesi a superare (per modo di dire) quel lutto, perché una perdita non si supera mai, aveva sentito la necessità di chiamare "papà" Eddie, anche se non lo faceva sempre. Non certo per sostituire Patrick, ma più che altro perché aveva bisogno di una figura paterna accanto a lei e chiamare il marito di  sua madre così glielo faceva sentire più vicino.
"Se vuoi tu puoi andare in ospedale, Dallas" le disse l'uomo.
"Sì, vado. Dov'è ricoverato?"
Eddie glielo disse e Dallas, infilatasi un paio di jeans e una maglia a maniche lunghe con sopra una felpa, uscì di casa, salì in macchina e partì.
 
 
 
Erano passati solo pochi minuti. Nella sala d'attesa un orologio continuava a ticchettare e Demi non faceva altro che contare i secondi con le dita. A volte se le mordeva per il nervosismo. Lo faceva per non scoppiare a piangere. Poco prima era tornato da loro il dottore che le aveva parlato nel parcheggio dell'ospedale. Non aveva avuto notizie, era solo venuto ad accertarsi che Demi stesse bene. La ragazza gli aveva chiesto come avevano fatto a conoscere il gruppo sanguigno di Andrew dato che gli era stata fatta una trasfusione in ambulanza e lui le aveva risposto:
"Mentre i miei colleghi preparavano l'ambulanza, io ho cercato un dottore che si fosse occupato del caso di Carlie per capire se ci fossero connessioni tra ciò che era successo a lei e quel che aveva fatto lui. Pensavo che anche sua sorella si fosse autolesionata, ma non era così. Ho dunque chiesto a quel medico se si ricordava se il gruppo sanguigno era lo stesso per entrambi; è un dato che preferivo sapere. Lui ha controllato fra le carte e ha detto che sì, era lo stesso, che ad Andrew ne era stato prelevato un po', utilizzato poi per fare una trasfusione alla sorella quando le si erano tolti dei punti da una ferita che si era fatta durante l'incidente. In questo modo sono riuscito a prendere una sacca di sangue e ad aiutarlo tempestivamente, ma il merito è stato anche dei miei colleghi."
Detto questo se n'era andato, di nuovo, dietro quella porta e Demi non aveva potuto chiedergli altro, né sapeva cosa aspettarsi.
Gli amici provavano a parlarle, a distrarla, a chiacchierare con lei di altre cose per tentare di farla stare meglio, ma la ragazza sembrava estranea a tutto, esattamente come mesi prima, quando Hope si era fatta male e Mackenzie aveva avuto quella terribile crisi. Demi era pallida come un cadavere e Selena pensò di non averla quasi mai vista in quel terribile  stato.
"Se non mi diranno qualcosa, tra un po' morirò d'infarto" disse ad un certo punto la ragazza, con voce così debole che gli amici fecero fatica a sentirla.
La cartomante aveva ragione quando mi ha detto che ci sarebbero stati degli ostacoli sul nostro cammino pensò, sconsolata. Sono iniziati con la morte di Carlie e Dio solo sa quando finiranno, o se avranno mai fine.
Il suo cuore batteva all'impazzata e le mancava il respiro.
"Aspettare è una delle cose più difficili in casi così gravi" disse Joe, arrivato da qualche minuto, "ma purtroppo non c'è altro che possiamo fare se non pregare e sperare."
"Appunto, preghiamo" sussurrò Demi e, tutti insieme, cominciarono a sussurrare piano le preghiere.
Si spostarono, poi, nella cappella dell'ospedale, così da non disturbare le altre persone che, come loro, attendevano con ansia notizie dei propri cari. Tornarono dopo poco, comunque, troppo ansiosi e preoccupati. Se fosse arrivato un dottore e non avesse trovato nessuno, sarebbe stato un problema.
Demi si risedette al suo posto, sempre più stanca e debole. La preghiera l'aveva aiutata per qualche minuto, facendola sentire sollevata, ma adesso tutto il dolore che, per un po', si era affievolito, le stava ricadendo addosso.
"Mi sento così impotente" disse. "È orribile."
Perfino la sua voce era diversa, atona, incolore. Ad occhio esterno, qualcuno avrebbe potuto dire che quella ragazza non provava più emozioni, ma i suoi amici sapevano che era l'immenso dolore che provava a farla parlare in quel modo.
"Demi!" esclamò Dallas, correndole incontro.
La ragazza non riuscì a rispondere. Si alzò e le si gettò tra le braccia, scoppiando in singhiozzi.
"Ci sono io, Demi, andrà tutto bene" cercava di consolarla la sorella, ma invano.
Demetria si asciugò in fretta le lacrime e chiese come stessero Eddie, sua mamma e le bambine, poi si risedette e Dallas le si mise accanto.
"Sarà una notte infinita e piena di dolore, questa" disse poi.
Nessuno aggiunse niente a quel che aveva appena detto. Demi aveva riassunto alla perfezione ciò che tutti pensavano.
Il tempo passò, lento.
"Quante pensi di riuscire a mangiarne ancora?"
Era stata Selena a chiederglielo. Demi si trovava vicino alle macchinette e stava mangiando il secondo pacchetto di patatine, per nervosismo, non per voglia. Aveva lo stomaco chiuso in una morsa e sapeva che probabilmente poi avrebbe vomitato, ma mangiare era l'unico modo che aveva per non piangere, in quel momento.
"Non lo so, Sel" le rispose nervosamente, poi si calmò e disse: "Scusa", vergognandosi molto per il tono che aveva appena assunto con la sua migliore amica.
"Non preoccuparti."
"Non so più che cosa fare ormai. Siamo qui da quasi un'ora e non ci hanno ancora dato notizie" riprese Demi, tornando in sala d'attesa e continuando a mangiare.
Lì Dallas e Joe la stavano aspettando.
"Non è venuto nessun dottore, vero?" chiese, abbattuta.
Era stata via solo un minuto, ma sapeva che nulla era cambiato.
"No purtroppo" disse Joe.
La ragazza sbuffò.
"Non so più cosa pensare e che sperare!"
"Non si deve mai perdere la speranza" le disse Dallas.
"Lo so, ma a volte la speranza è la prima che si spegne, non l'ultima a morire e credo che a me stia accadendo questo."
"Io non la penso così" intervenne Selena. "Se la speranza si spegne, la persona che prova questo si uccide e tu non l'hai fatto."
"Io no, non ne avrei motivo, ma forse è quanto ha tentato di fare Andrew."
"Lo sapremo solo quando starà meglio."
"Se starà meglio" puntualizzò Demi.
Gli amici la abbracciarono. Non potevano fare altro per starle vicini in quel momento, se non cercare di distaccarsi un po' dalla situazione e non stare male anche loro, per quanto possibile. Sapevano che, se avessero sofferto o pianto, Demi sarebbe stata peggio ed era proprio quello che non volevano.
"Vado a chiedere informazioni alla capo sala. Magari lei sa qualcosa" disse poi Joe, alzandosi.
"No, aspetta, ci penso io" lo anticipò Demi, correndo via.
Inutili furono i tentativi degli amici di richiamarla indietro. Sapevano che, nello stato in cui era, avrebbe potuto perdere il controllo.
La ragazza si avvicinò al banco di accettazione e chiese alla signorina che si trovava dall'altra parte se aveva notizie di Andrew Marwell, il suo fidanzato che si era reciso l'arteria omerale.
"Non si sa ancora niente, signorina, mi dispiace" le rispose lei, gentilmente.
"Le dispiace? Tutto ciò che sa dire è che le dispiace? Cazzo, sono passate due ore e non si sa ancora nulla! Mi sta prendendo per il culo? Qui qualcuno si rende conto che io non so più se devo avere speranza o no, cosa devo pensare, che santo devo pregare? Qualcuno è cosciente del fatto che il mio fidanzato è in pericolo di vita e che sto impazzendo dal dolore?" urlò, sbattendo un piede per terra.
"Signorina," le rispose un dottore arrivato in quel momento, "noi stiamo lavorando da ore per lui. Non è che facendo così ci dà una mano!"
"Lei non dicendomi niente pensa di darmi una mano?" gridò la ragazza, più forte.
Accorsero gli amici e la sorella di Demi, preoccupati.
"Calmatevi tutti quanti" ordinò la capo sala uscendo da dietro il banco. "Dottore,visto che è qui può dire qualcosa, no? La signorina è sconvolta. Lei avrà anche sbagliato, è vero, ma crede che urlarle contro serva a qualcosa? Inoltre, non è per niente professionale, se posso permettermi e con tutto il dovuto rispetto. Dovrebbe vergognarsi."
"Mi scusi" disse il medico a Demi, più  tranquillo. "La situazione è davvero molto grave. I miei colleghi stanno finendo di ricucire i tagli e curare l'arteria e solo quando si sveglierà dall'anestesia sapremo dire qualcosa di più preciso. Mi dispiace tanto, sono stato davvero imperdonabile, lo so."
"Non si preoccupi. Anch'io non mi sono comportata bene" disse Demi sospirando, rendendosi conto che altre persone la stavano guardando. Si rivolse a loro e aggiunse: "mi dispiace di avervi spaventati."
Ringraziò il dottore e poi tornò in sala d'attesa, praticamente trascinata da Dallas e Selena che cercavano di sostenerla, dato che quasi non riusciva a reggersi in piedi. Il dolore che sentiva le lacerava l'anima.
"N-non so più c-cosa" balbettò, poi scoppiò di nuovo a piangere.
Dallas la abbracciò e la lasciò sfogare, non dicendo niente, sapendo che ogni parola, in quel momento, sarebbe stata superflua.
   
 
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