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Autore: damaristich    30/05/2009    16 recensioni
New moon. edward ha lasciato bella, eppure non è andato via.. lei è nella sua stanza "La testa urtò violentemente contro il pavimento in uno spasmo mentre la crisi raggiungeva picchi considerevoli [...]cominciai a raschiare con le unghie il pavimento.. stranamente l'asse venne via con facilità......" buona lettura!
Genere: Romantico, Malinconico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tornata. Perdonate il ritardo, ma sono stata tutti i giorni all'università. Volevo ringraziarvi per i tanti commenti degli ultimi due capitoli! Nel penultimo ho raggiunto anche il recordo dei 21:D che bello! Però Noemix che si stampa il capitolo per leggerselo a scuola è il massimo!!! Grazie a tutti!! (volevo informarmi che siamo giunti a 220 preferiti e 41 seguiti! wow:D sempre onorata!)

Buona lettura! ps.. questo capitolo è lunghetto. contente!?

Bella Pov

Mi sdraiai sul letto e tentai di accucciarmi su me stessa a creare un rifugio sicuro che mi avrebbe protetta dalla situazione che si era instaurata. Il dolore alle costole però, era troppo forte da sostenere senza fasciatura, così voltai solamente il viso immergendolo per quanto potevo nel cuscino.

Udii la porta della stanza chiudersi lentamente, con un leggero cigolio, ma non mi voltai per capire chi fosse andato via. Speravo entrambi. Non volevo parlare: solo il ricordo bastava a condurmi nel buio di quel sotterraneo. Sentii l'aria mancarmi. Volevo dimenticare e mai più rivivere quei momenti. Volevo andare avanti come se non fosse successo niente fingendo che quel maledetto giorno in cui Edward aveva deciso di andare a caccia, io fossi rimasta in casa a attenderlo.

Sapevo perfettamente che tutto ciò era impossibile. Non c'era nessun modo per cancellare il terrore di quei momenti. Ero sicura che la mia famiglia, soprattutto Edward, avrebbe preteso spiegazioni che io non volevo assolutamente dare. Non ero pronta. Non sapevo quasi niente di cosa fosse accaduto prima che giungessero a salvarmi mentre ero in fin di vita nelle grinfie di Victoria. Sapevo che quest'ultima era morta, e ciò mi consolava enormemente. Ma che fine avevano fatto tutti gli altri e soprattutto Laurent? Mi chiedevo se i Cullen erano a conoscenza del fatto che dietro coloro che mi tenevano prigioniera, si celava un folto clan di vampiri che voleva crudelmente la loro morte. Ero conscia che per poterli rendere partecipi di queste informazioni avrei dovuto parlare dell'accaduto ma ero certa di non averne la forza. Non volevo leggere il disgusto negli occhi di colui che amavo. Ero terrorizzata dalla possibile reazione di Edward. Il mio essere sciocca desiderava enormemente annegare nel pesante silenzio che si era creato nella camera.

I miei pensieri erano scanditi dal ticchettio fastidioso di un orologio sul comodino. Pareva ricordarmi che il tempo passava, e urgeva una scelta. Nonostante ciò me ne stavo immobile sul letto, cercando lo forza di sollevarmi.

Non sapevo se Edward era li con me, e non avevo il coraggio di aprire gli occhi per incontrare i suoi. Mi sentivo sporca, violata, indegna. La mia pelle era macchiata, le mie labbra erano state profanate da quelle di un assassino. Come avevo potuto baciare Edward dopo ciò che era accaduto? Eppure nonostante il disprezzo per me stessa, continuavo egoisticamente a avere un bisogno vitale di lui. Avrei desiderato infinitamente tacere la storia di quei giorni per sempre, e tornare alla normalità, ma probabilmente non era possibile. A occhi chiusi sul letto dove giacevo, mi parve per qualche secondo, di ritornare al gelo della mia prigionia, quando attendevo un destino peggiore della morte. Non potevo sopportare quei ricordi. Strinsi i denti per soffocare gli urli che mi laceravano il petto sgomitando per venir fuori. Volevo urlare al mondo e stare totalmente in silenzio; volevo piangere, e sfogarmi, ma allo stesso tempo agognavo rimanere zitta per sempre. Sotto la mia guancia sentivo distintamente il cuscino bagnarsi sempre di più. Piangevo senza singhiozzare, in grossi lacrimoni che rotolavano giù per le guance a causa di un dolore più profondo di qualunque lamento.

Come potevano dieci giorni avermi segnata cosi tanto? Mi sentivo sporca. Mi sentivo nuda alla mercè della cruda realtà. Ma improvvisamente mi resi conto che non lo ero solo mentalmente:

Carlisle mi stava visitando e io portavo solo il reggiseno, che lasciava in bella mostra i grossi lividi sui fianchi, prove inconfutabili delle violenze subite.

Probabilmente ne avevo molti altri sparsi per tutto il corpo perchè mi sentivo indolenzita ovunque. Speravo vivamente che Edward non li avesse visti, anche se la sua reazione poteva solo significare che non ne era a conoscenza. Forse potevo coprirmi finchè i lividi non si fossero assorbiti celando così, almeno agli altri, i miei sporchi ricordi.

Però Edward, ne ero certa, non avrebbe dimenticato quelle mani incise a fuoco sulla mia pelle. Potevo inventare menzogne su menzogne. Dire di essere stata semplicemente afferrata per i fianchi da mani indelicate, troppo forti per il mio corpo fragile. Ma la mia reazione sconsiderata non avrebbe retto a tali bugie e soprattutto, non sarei riuscita a mentire a lungo, almeno non a lui.

Edward.

In quel momento il suo nome rimbombava nella mia mente alternandosi con il ticchettico della sveglia in una cantilena ipnotica. Avevo bisogno delle sue braccia a stringermi, bramavo il suo corpo gelido sul mio bollente e martoriato, per coprirlo con il nostro amore. Aprii gli occhi lentamente. Come avevo potuto pensare che lui fosse andato via dalla stanza? Non mi aveva forse promesso di restare per sempre accanto a me?

Edward era seduto per terra, accanto al letto, precisamente davanti a me. Guardava il pavimento con le mani aperte poggiate sulla bocca, giunte come in una preghiera silenziosa, con i pollici a sorreggere il mento. Lo sguardo era perso. Stava pensando, ma era visibilmente tormentato. Lo chiamai in un sussurro che lui avverti immediatamente:

< Edward... > La voce venne fuori molto più fine di quanto immaginassi. Alzò gli occhi a incrociare i miei. Erano doloranti, di un colore splendido che sfumava dall'oro al nero. Era arrabbiato o forse affamato. Ma avevo tanto bisogno di lui. Strinsi le labbra per non esplodere in singhiozzi e, desiderando che lui capisse il mio tormento, mormorai :

< Edward ti p.. prego > non avevo resistito, fui scossa dagli spasmi del pianto che mi fecero balbettare < abbracciarmi per favore.. > avvertii le ultime parole a una tonalità alta, quasi stridula, rotta dal pianto. Ma non ebbi tempo di ascoltare ciò che dissi che le sua braccia si chiusero attorno a me in un rifugio tranquillo. Edward baciava ogni parte di me che poteva raggiungere con le sue labbra, smasmodicamente mentre io singhiozzavo senza remore.

< piccola piccola, perdonami > scossi il volto, non riuscivo a parlare, di cosa doveva scusarsi poi?

< perdonami per aver reagito così, ma sapere che ti hanno picchiata tanto da lasciare le impronte delle mani su di te... io... la pagheranno cara per questo > le ultime parole le disse in un ringhio spaventoso. < ed è ancora peggio non sapere chi è stato a ridurti in questo stato, su di te non c'era solo l'odore di Victoria, ma tanti altri >

Cercai di prendere aria ma quella arrivava a scatti a causa degli spasmi che il pianto mi provocava, così non parlai e continuai a piangere sempre più forte, cercando di affogare il dolore nelle sue braccia. Edward pensava mi avessero semplicemente picchiata. Oh, se fossero stati solo i calci e i pugni a farmi male. No, le mie non erano ferite superficiali. Erano marchi indelebili.

Presi a tremare e non solo per il suo respiro freddo sulla mia pelle. Lo sentii allontanarsi per un frazione di secondo, ma fu cosi veloce a tornare che non mi sbilanciai nemmeno dalla mia posizione. Aveva con se la mia maglia. Mi aiutò a infilarla, e a ogni movimeno mi posava un piccolo bacio sulle mani, sulle braccia. tra i capelli. Quando fui al caldo sentii le sue labbra sulla fronte e chiusi gli occhi, esausta dal pianto. La mia respirazione era quasi tornata alla normalità. Rimanevo leggermente affannata ma il suo odore mi stava calmando. Gli tenevo la testa sul collo. Completamente abbandonata tra le sue braccia, mi appoggiavo a lui, in ogni modo. Le costole mi facevano male, e Edward, premuroso come sempre, evidentemente lo suppose.

< Bella devo rifarti la fasciatura e medicare le ferite... Ho paura che si infettino > Dal canto mio sentivo il bisogno di lavarmi. Quanto tempo era passato dall'ultima volta che mi ero immersa nell'acqua calda?

< Edward, voglio farmi una doccia prima > Non era solo lo sporco fisico che volevo eliminare dalla mia pelle,ma ero convinta che nemmeno mille doccie avrebbero mandato via ciò che era entrato a far parte di me, indelebile.

< Sì, hai ragione, cosi poi è anche più facile medicarti > La voce di Edward era diventata pacata. Che volesse dimenticare tutto anche lui? O aveva deciso che non me ne avrebbe più parlato finchè fossi stata pronta per farlo? Non ero certa che lo sarei mai stata.

Mi allontanò leggermente da sè per alzarsi.

< vado a chiamare qualcuno per farti aiutare.. > Il terrore mi travolse. Non volevo andasse via, non volevo stare da sola nemmeno un momento. Scattai involontariamente verso di lui.

< NO TI PREGO NO! NON ANDARE VIA! > Afferrai spasmodicamente la sua camicia con la mano, non potevo permettere si allontanasse da me. Mi prese il viso tra le mani gelide scrutando l'agonia del mio sguardo e lo vidi sospirare.

< non vado via ok? Rimango qui con te, ma a meno che tu non voglia che io entri con te nella vasca... > avvampai furiosamente all'idea. Sorrise della mia espressione < quindi che ne dici, chiamo Alice cosi ti aiuta? Io rimango qui in camera. Il bagno è lì > mi indicò una porta a pochi metri da noi sulla parete alla destra del letto. Come un flash mi venne in mente la conformazione della mia prigione. Il bagno era nello stesso punto. Iniziai a tremare:

< ehi hai freddo? > Scossi la testa in segno di diniego.

< perchè tremi? > Mi ripoggiai nuovamente a lui per riacquisire lucidità.

< Edward mi potresti prima accompagnare a vedere il bagno e poi far venire Alice? > Aggrottò le sopracciglia non capendo la mia domanda assurda. Ma era importante entrarci con lui, avevo come l'impressione che aperta quella porta, mi sarei trovata davanti un lavandino logoro da cui usciva acqua gialla e pezzi di terra.

< Certo tesoro > La sua voce era perplessa, ma non titubante. Mi prese tra le braccia e io gli cinsi il collo con le mie. Spalancò la porta del bagno mentre il mio cuore accellerava i battiti paurosamente ma quello che vidi, ovviamente, non aveva nulla a che fare con la latrina buia dei miei ricordi. Era un bagno ampio dalle tonalità rosate. Al centro faceva bella mostra di se una vasca gigante. Aleggiava un vago profumo, probabilmente di lavanda. Sorrisi e allentai la stretta al collo di Edward,tranquillizzata.

< Bella? > Risposi con un gorgoglìo.

< Perchè volevi che ti accompagnassi? > Mi bloccai e decisi che non potevo mentirgli su ogni cosa che riguardasse il rapimento, per quanto fossero stupide le mie paure. Presi un respiro.

< il... sotterraneo dove ero tenuta aveva il bagno nello stesso preciso punto e > mi bloccai incerta se continuare e lui mi diede un bacino sui capelli invogliandomi < non sono impazzita.. davvero > ci mancava solo che mi prendessero per pazza < ma avevo paura che entrandoci senza di te avrei ricordato cose che non volevo... e... > Non dissi altro e lui nemmeno. Ma mi strinse ancora più a se avvicinandosi alla grande vasca.

Mi accorsi che mi reggeva con un braccio solo quando lo vidi armeggiare per far uscire acqua calda. Si sedette con me sulle gambe, a terra, accanto alla parete in ceramica dove scrosciava acqua calda. La stanza si stava lentamente annebbiando. Prese un flacone, anch'esso rosa, poggiato sul bordo, e svuotò metà del suo contenuto nell'acqua che si riempii di bolle. Come una bimba sorrisi alla scena ricordando quando Reneè ogni volta che ero agitata, mi riempiva la vasca di casa, che però era un decimo di quella lì, con acqua calda e bolle: estremamente rilassante.

Mi accucciai ancora di più al petto di Edward, senza pensare al dolore delle costole mentre lui mi coccolava. Non parlavamo, ma quel silenzio era terapeutico. Il mio cuore era tornato a ritmi umani e anche la respirazione. Edward, dolcissimo mi accarezzava i capelli: scoprii a breve che il contenuto del flacone era di essenza di rose. Il grande bagno ne era pervaso.

< Bella > alzai il viso per incontrare i suoi occhi < Alice, Esme e Rose sono uscite a caccia, e non mi va che tu rimanga da sola a fare la doccia, sarei più tranquillo... > pareva titubante < se ti aiutassi io > Gli occhi magnetici di Edward mi intrappolarono e io rimasi tre secondi con la bocca spalancata, poi arrossi furiosamente. Io e Edward nella vasca?! Nudi? Il cuore da calmo che era mi prese a martellare come un pazzo nel petto. Lo vidi scoppiare a ridere ma ero cosi sconvolta che non registrai il magnifico suono della sua risata.

< amore, non ho idea di quali pensieri stia formulando la tua testa folle, visto che il tuo viso è di un bel rosso brillante, non che ti stia male, penso che saresti splendida anche in verde sai? Ma Alice prima di andare via mi ha lasciato un costume da bagno per te, non avevo idea a cosa potesse servire perchè nella sua mente ho visto solo l'immagine di lei e Jasper e... ehm ho evitato di sbirciare, quindi evidentemente aveva previsto una situazione come questa ma non voleva farmelo sapere > Edward sorrise sardonico:

< a ehm... in costume, o..ok > Balbettai. Cercavo di mantenere la calma ma ero completamente in preda all'imbarazzo. Il sorriso scomparve dalle labbra di Edward. Mi afferrò da sotto le braccia come una bimba per alzarmi a livello del suo viso. Mi scrutava ansioso:

< amore, se ti da fastidio, tu.. sai che non sei obbligata vero? Magari aspettiamo che torni Alice >

< nono.. > non volevo che pensasse mi desse fastidio, soprattutto dopo il mio atteggiamento di qualche ora prima, quando l'avevo letteralmente rifiutato. Edward continuava a guardarmi negli occhi ma quando probabilmente vi lesse solo un pò di imbarazzo sorrise.

< vado a prenderti il costume > e in un lampo fu di ritorno, non aveva nemmeno finito a dire la frase, impressionante. Quando vidi la bustina che lo conteneva tra le mani il terrore si impadronì di me. Speravo vivamente che non fosse "alla Alice", perchè non potevo più tirarmi indietro. Se era succinto giurai a me stessa che avrei acceso un bel falò in giardino con i vestiti di quell'arpia!

Fortunatamente scoprii, rigirandomelo tra le mani, che era bell'accollato, di un verde speraldo acceso. Carino. Misi in promemoria di ringraziare la mia sorellina.

Alzai lo sguardo in imbarazzo. Edward era davanti a me.

< oh, ehm... io mi giro, o preferisci vada di là? >

< nono.. girati solo > Tanto mi avrebbe vista a breve in costume. Tolsi dolorosamente i pochi vestiti che avevo addosso e mi infilai il costume, taglia perfetta. Osservai per qualche attimo il mio corpo e una fitta di paura mi percorse la spina dorsale. Ero piena di lividi e graffi. Come avrebbe reagito Edward? Speravo avrei avuto tempo per farli guarire prima che lui vedesse la mia pelle. Ma ormai era tardi. Nel momento in cui ero pronta Edward si voltò, evidentemente aveva sentito la stoffa frusciare, i loro sensi erano perfetti.

Quando si volse lo vidi sgranare gli occhi per qualche attimo e ricomporsi immediatamente. Chinai il capo e arrossii. Era la prima volta che mi vedeva in costume, con il freddo di Forks era normale. Mi tormentai le dita imbarazzata e udii il suo respiro accanto all'orecchio

< Bellissima > Disse solo questo ma con la voce roca e secca, leggermente tormentata. Non disse niente della pelle macchiata. Mi poggiò le mani precisamente sulle impronte dei lividi che avevo sui fianchi, combaciavano. Mi avvicinò a se. Rabbrividii al contatto con la pelle fredda delle sue braccia e gli baciai il petto poggiandovi poi la fronte. Non volevo pensare al freddo sentito nella prigionia e il fatto che le sue mani me lo ricordassero mi dava la nausea, non doveva accadere.

Edward senza dire niente mi prese tra le braccie e mi immerse delicatamente nella vasca. Le bolle nascondevano completamente il mio corpo. Di colpo un getto d'acqua calda mi tolse l'aria. Lo sentivo ridere come un pazzo

< ed..wgar..d > Cercavo di parlare ma l'acqua mi entrava in bocca impertinente, venne fuori un gorgoglio irritato. Quando aprii gli occhi lui era davanti a me.

< Bella sei stupenda > lo disse ridendo ancora e io strinsi le braccia al petto facendo finta di essere imbronciata.

< sleale > tossicchiai altra acqua che mi era finita in bocca.

< Trattieni il respiro > lo feci, meglio seguire le sue direttive pensai. Infatti mi trovai sprofondata in acqua. Venni fuori in nemmeno due secondi. Era tutto pieno di bolle e Edward in quel paradiso dai colori rosa era l'angelo più bello. Con il getto d'acqua calda mi lavò i capelli delicatamente. Il suo gesti ero così casti e tranquilli che mi sentii in pace. Non ero turbata da quel contatto. Le sue mani erano diventate calde e ancora più profumate. Non toccò mai il mio corpo. Si limitò a passare una spugna sul viso, sul collo e sulle braccia. Mi massaggiò la cute dei capelli e nient'altro. Dal canto mio mi rilassavo sempre di più. Era tutto stupendo, perchè lui era stupendo. Ero cosi rilassata che sentii appena quando mi tirò fuori dall'acqua per avvolgermi con un telo caldo. Il suo respiro freddo sulla pelle accaldata del viso mi dava i brividi ma non me ne curavo. Volevo vivere e dimenticare tutte le torture che avevo subito. Edward mi teneva tra le braccia quasi fossi una bambina, cullandomi con il suo amore.

< ti amo Edward > Lo sentii avvicinarmi al suo viso.

< sei tutta la mia vita Bella > e ci scambiammo un bacio delicato, pieno di mille promesse.

Lo sentii adagiarmi sul letto.

< Bella, ora devo rifarti la fasciatura e medicare le ferite. Ci sono i vestiti puliti, Alice ha lasciato anche quelli, mentre svuoto la vasca tu vestiti ok? >

Annuii prendendo gli abiti che mi porgeva. Era un pigiama carino, con gli orsetti. Aveva i pantaloncini corti e la maglia a mezze maniche. Evidentemente serviva per dar modo a Edward di medicarmi. Mi misi l'intimo asciutto, poi il pigiama e mi sdraiai sul letto. Dopo qualche secondo Edward fu accanto a me. Aveva con se una piccola valigetta con disegnata su una croce rossa: perfetto! Quella conteneva gli strumenti di tortura.

< cos'è quella faccia? > Edward aveva notato la mia espressione.

< mmmm quella valigetta del pronto soccorso mi fa paura! > Arriccio le sopracciglia.

< e perchè mai? >

< Perchè il disinfettante mi brucerà tantissimo! > Rise forte.

< ne hai passate di peggio, ne sono certo, non avere paura.. sono qui con te > Mi accarezzò delicamente il viso. Con lui accanto a me potevo sopportare ogni cosa.

< Prima devo disinfettare, ti prometto che sarò delicato, ti fidi di me? > Come se ci fosse qualcuno di cui mi fidassi di più? Annuii e lui sorrise. Prese dell'ovatta sterile e la imbevve di un liquido chiaro: sentii distintamente l'odore pungente di disinfettante.

Come se stesse toccando un oggetto di cristallo Edward mi spostò un ciuffo di capelli dal viso. Il movimento sulla cute mi provocò un dolore bruciate: strinsi gli occhi gemendo.

< shhh, faccio subito > Poggiò il cotone sulla ferita delicatamente. Mi stava disinfettando il taglio che mi ero procurata sulla testa quando Lestat e Laurent mi avevano lanciata contro il muro.

< fatto > sospirai.

< allora fatto male? > mi chiese gentile. Misi il broncio:

< si tanto! > La sua espressione si fece subito seria.

< uhm, avrei qualche idea per far passare il dolore > Edward si avvicinò lentamente a me. Guardavo alternativamente gli occhi caramellati e le labbra carnose sempre più vicine. Il cuore accellerò vertiginosamente i suoi battiti. Edward splendeva più del sole, era di una bellezza disarmante e io ne ero completamente soggiogata. Dimenticai il dolore, i ricordi; avrei dimenticato perfino il mio nome se lui non me l'avesse sussurrato continuamente con voce roca. Rabbrividii a quel suono che mi pizzicava un punto indefinito del cervello lasciandomi senza fiato. Si avvicinò a me lentamente fino a poggiare con la delicatezza di un soffio, le sue labbra sulle mie. Era fuoco e ghiaccio in una danza primordiale dei sensi. Le mie mani furono tra i suoi capelli meccanicamente, era quello il loro posto. Edward mi sosteneva i fianchi per non far gravare il mio peso sulle costole ferite. Mi sdraiò sul letto tenendomi con una grande mano la schiena: i miei capelli si sparsero sulla coperta rosa inondando la stanza di essenza di rose.

Con grazia si chinò su di me, senza mai staccare le labbra dalle mie. Il suo petto era a contatto con il mio ma non pesava. Si allontanò di qualche centrimetro osservandomi mentre percorreva con un dito gelido il profilo della mia guancia. Aveva uno sguardo estasiato:

< sei così bella > Arrossi e non mi impegnai a contraddirlo, l'aveva detto in modo disarmante, con una dolcezza e un ardore ineguagliabili:

< sei così calda... > poggiò la sua guancia fredda sulla mia inspirando l'odore della mia pelle.

< così morbida > sentii la sua mano scivolare sui miei fianchi. Ogni suo tocco mi incendiava la pelle. La mano saliva sempre più su arrampicandosi per i miei fianchi con una leggera pressione, finchè non mi raggiunse le labbra, erano leggermente dischiuse. Vidi le sue dita tramanti accarezzarmi il labbro inferiore quasi terrorizzate di poterlo ferire. Quando lo percorsero tutto al loro posto giunsero le labbra marmoree. Assaporava prima i labbro inferiore, poi il superiore, poi di nuovo l'inferiore in piccoli baci che mi stavano portando via tutte le forze. Una mano mi racchiudeva la guancia quasi a non volermi far andare via. Chiusi gli occhi. Quel bacio era cosi diverso dal solito. Cosi travolgente e passionale da annullare ogni mia remora, ogni mia minima difesa. Sospiravo nell'assoluto silenzio della casa e lui con me. Stretta tra il suo corpo e il letto desiderai di poter rimanere cosi per sempre. Le labbra si spostarono lente verso il collo, trascinando con loro una scia di baci infuocati fin dietro l'orecchio. Edward nascose il viso nel mio collo. Lo sentii respirare in modo irregolare. Non ero l'unica a essere rimasta senza parole per quel bacio quindi. Era stato sconvolgente, travolgente. Lo abbracciai stringendolo a me e cullandolo come potevo tra le mie braccia. Era ancora appoggiato su di me ma il suo peso era tutto ciò che desideravo. In quel momento non era un vampiro di oltre un secolo, era solo un ragazzo, il mio ragazzo. Nient'altro.

Lo sentii tranquillizzarsi piano piano e io con lui.

< Bella > Gli accarezzai leggermente la guancia che non era nascosta tra i miei capelli per fargli capire che lo ascoltavo.

< non rifiutarmi più te ne prego ne morirei... > lo strinsi ancora più forte a me < ho bisogno di te, di ogni piccola parte di te, lo so, sono egoista ma non posso farne a meno > La sua voce era rotta dalla forte emozione che recavano le sue parole. Cercai di alzargli il viso e lui mi lasciò fare, avvertendo il mio tocco caldo. Lo guardai fisso negli occhi cercando di non farmi distrarre dalla loro disarmante bellezza.

< non volevo rifiutarti, non accadrà più... > Come potevo farglielo capire? < non sei tu il problema. >

< ti prego Bella, dimmi cosa ti è successo > Inspirai. Avevo deciso.

 

to be continued

  
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