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Autore: Hikari_Sengoku    25/01/2017    3 recensioni
Kaname é ormai un membro esterno della Mithril, e ha bisogno di una protezione ridotta. Viene assegnata a Sousuke una nuova missione. Chi sará il nuovo soggetto da proteggere? In quali guai trascinerá i nostri eroi? (Nuovi capitoli a scadenze non assolutamente fisse, ma piú o meno ogni settimana per i primi tempi, credo!)
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kurz Weber, Melissa Mao, Nuovo personaggio, Sousuke Sagara, Un po' tutti
Note: Cross-over, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tanto, tanto, tanto sangue e tanto, tanto, tanto verde


Due ore dopo, tutti, eccetto Francis, si strofinavano gli occhi fuori dall’aereo, fissando lo scenario semi-apocalittico di fronte a loro. I palazzi che un tempo erano stati orgoglio e vanto di un popolo, ora dormivano, con le palpebre di vetro divelte e le teste scoperchiate rivolte al sole freddo e novembrino. Gli ambienti erano vuoti e desolati, le pareti spoglie, per terra polvere, macerie ed immondizia. Lo spettacolo non era dei migliori. Presto videro delle luci baluginare in un angolo. Armati di tutto punto, si diressero veloci nei pressi di quell’enorme casermone metallico. Veloci per quanto potevano esserlo con due carozzelle al seguito.
“Al diavolo!” sbottò Hikari alzandosi di botto. “Posso camminare benissimo da sola!”
“Hik, rimettiti seduta subito. Non sei nelle condizioni…” ribatté Daiki dirigendosi a grandi passi minacciosi verso di lei.
“Di fare cosa? Di essere di una qualsiasi utilitá? Perché diavolo mi avete portato se dovevo rallentarvi?” berciò Hikari.
“Non ci stai rallentando. Abbiamo bisogno di te per chiudere definitivamente la questione.” Cercò di blandirla. Hikari lo fissò, certa che stesse mentendo. C’era qualcosa di molto più complesso dietro a quel “risolvere la questione”, ne era sicura.
“Ragazzi, mi dispiace disturbare il vostro diverbio, ma avremmo qualcosa di più urgente da fare” si introdusse Mathieu, indicando con un gesto del mento la pattuglia della Mithril e Miranda giá dietro l’enorme portone di lamiera, chiuso. Si accodarono a loro, ascoltando gli strascichi di una conversazione dietro la parete sottile.
“Non ho intenzione di fare la stessa fine di Al! Puoi scordartelo, non rimango qui un secondo di più!” esclamò la versione isterica della dottoressa Rangetsu.
“Ma rafiki, abbiamo quasi finito, manca cosí poco! Vuoi davvero mollare tutto adesso?” le chiese la voce acuta, dolce ed esitante del dottor Ousmane.
“Siamo andati troppo oltre. Questa… cosa è troppo pericolosa” gridò più forte “io mi ritiro, e faresti bene a fare lo stesso!”
“Ma il capo ci ha chiesto…” tentò ancora l’uomo.
“Gauron è morto, Oscar, svegliati!” esclamò la donna spalancando la porticina intagliata nel portone più grande. La trascinarono insieme dietro la parete, senza che lei emettesse un fiato. “Ora lei ci spiegherá tutto, dottoressa Rangetsu!” esclamò Sousuke.
“Che cosa sta succedendo lì dentro?” la interrogò Daiki.
“Calmatevi ragazzi, ho intenzione di spiegarvi tutto, non vi agitate” prese tempo lei.
“Cosa volete sapere?”
“Cosa stavate facendo lì dentro, tutto ciò che sai” le richiese con aria intimidatoria Daiki.
“Cercavamo di aprirci un contatto con Prometeo attraverso le informazioni rubate. Non sto a spiegarvi i dettagli, solo attraverso l’acceleratore di particelle lí dentro ci saremmo potuti creare un varco tra le pieghe nell’universo” spiegò brevemente la donna, “ma quel processo non è sicuro al cento per cento, manca qualcosa, per questo sono fuggita. Dobbiamo allontanarci, e in fretta.” Concluse dando il via ad una gara di sguardi. Dopo una serie di menti annuenti, il gruppo si allontanò di due capannoni, tanto quanto la dottoressa ritenesse sicuro, ovviamente tenendola con loro. Sousuke di corsa buttò un minivideo ricetrasmettitore, poi li raggiunse. Non ebbero il tempo di chiedersi nulla, quando un forte boato vibrò nell’aria, accompagnato da un inquietante luce verde che si impresse sul terreno come una xilografia. Contrariamente alle previsioni, l’esplosione non provocò danni evidenti. Mao tirò fuori un dispositivo in grado di controllare la radioattivitá nell’aria, ma questa si rivelò nulla. Sousuke controllò la videocamera, e anche l’interno sembrava illeso e silenzioso. Alla fine, si decisero per andare a controllare, armati di tute antiradiazioni e maschere antigas. Si trovarono in una specie di larga anticamera vuota, di fronte alla quale si trovava un’enorme parete metallica alta fino al soffitto, imbardata con tubi di diverso colore e cavi d’acciaio. Una sottile scaletta di metallo portava ad una piccola piattaforma sospesa, sopra la quale c’era un’interfaccia. Dal pavimento della piattaforma pendeva riverso il cadavere di Oscar Ousmane, ad una prima occhiata illeso.
“Che cosa è successo qui?” sussurrò Sho addossato alla parete, quasi temesse di svegliare i morti.
“La videocamera che ho lanciato all’interno rivela soltanto una forte luminositá dai toni verdi, nient’altro.” Dichiarò Sousuke.
“E del dottor Ousmane?” chiese Kaname.
“L’inquadratura non lo comprende, ma la sua mano pende dal pavimento subito dopo l’esplosione. L’ipotesi del suicidio è esclusa”
Il gruppo si sparpagliò nell’atrio, incerto sul da farsi. Mathieu tratteneva ancora la dottoressa con le braccia dietro la schiena.
“Io so che cosa manca” esordí con voce atona Hikari dalla piattaforma. La dottoressa sorrise mentre la ragazza digitava come in trance file di codici sulla tastiera. Daiki gridò “No!” scapicollandosi sulla scaletta. Prima che potesse arrivare in cima, delle… braccia verdi lo afferrarono per i piedi, costringendolo a terra! La stessa cosa accadde a tutti gli altri: Mani verdi strangolarono Kaname, che cadde a terra tentando di liberarsi, Sousuke accorse, e dei chiodi ugualmente verdi si piantarono nei suoi piedi. Sho, che era accorso ad aiutare i compagni, si ritrovò inchiodato al muro da dei pugnali, indovinate, verdi. Miranda tentò la fuga, ma i suoi piedi erano come ancorati al pavimento, e la mitragliatrice sulle sue spalle sparò tutti i suoi colpi. Tutte le armi da fuoco la seguirono. Kurz e Melissa provarono a lanciare i loro coltelli contro la donna, ma quelli si rivoltarono contro di loro, per fortuna senza colpirli, ma quando tentarono di raggiungerla un’enorme mano li schiacciò a terra. Mathieu vide gli occhi della dottoressa ed il castone del suo anello illuminarsi di quello stesso lucore verde, prima che le corde che le legavano i polsi si bruciassero autonomamente, ed il suo corpo venisse ricoperto da una tuta attillata verde scuro, con al centro del petto l’orma rilucente di un cerchio compreso tra due segmenti paralleli. Il ragazzo tentò di fermarla, ma questa emanò una nube gassosa. In breve tempo, tutto ciò che era verde si dissolse, trasformandosi in una poltiglia appiccicosa che ancorò tutti al terreno, come se la forza di gravitá fosse aumentata di colpo. Con un gesto teatrale, la donna alzò il pugno destro, dove l’anello emanò un sottile raggio color smeraldo, che colpí l’acceleratore. Mentre l’apparecchio aumentava esponenzialmente il ritmo, tanto da assordarli tutti, Hikari scese con passo calmo. Si posizionò di fronte l’immensa parete vibrante, e spalancò le braccia, in attesa. Sousuke, che era il più vicino, strisciò fino a lei con una lentezza esasperante. La dottoressa schiacciò col braccio libero la testa invisibile di un barbaro, curvando le dita, ed improvvisamente la presa di quella sorta di collante si intensificò. Sousuke allungò faticosamente il braccio ed afferrò l’orlo della tuta di Hikari. Lei non si girò, si tolse anzi quasi strappandola, la tuta gialla e la maschera, lasciandole cadere ai suoi piedi. Un forte vento si alzò nell’ambiente chiuso, seguito da una sorta di terremoto. Prima l’aria si distorse, concentrandosi in un unico punto, poi l’immagine dietro quel muro aereo cominciò a dissolversi dal centro, lasciando spazio a bagliori siderali fulminei. Nel giro di pochi secondi, filamenti verdi emersero dalla pelle cadaverica di Hikari, dai polsi, dalle caviglie, da tutto il corpo una quantitá inusitata di questi fili entrarono nel varco. Il vento aumentò d’intensitá, trascinando con se tutto ciò che non era ancorato al suolo. La presa di quella gravitá densa ed appiccicosa si intensificò sui corpi dei ragazzi, che a fatica si girarono sul dorso per vedere cosa stesse succedendo. La figura in controluce di Hikari galleggiava sospesa in una forte luce verde, che non gli permetteva di vedere oltre.
“Sei arrivata finalmente, dottoressa Rangetsu” esordí la voce cupa di Lav.
“Eccomi Lav. Ho completato la mia missione, ora chiama i Guardiani” rispose la donna fissando il suo sguardo nella sagoma indefinita che copriva la luce dell’Universo. Una debole luce verde brillava al centro di quella creatura. “Come desideri” La dottoressa Rangetsu si stupí, quando la fumosa creatura si spostò, lasciando passare un Guardiano. Ebbe l’impressione che stesse ghignando.
Hitomi Rangetsu non aveva mai visto un Guardiano dal vivo, poiché vivevano in un universo parallelo diverso dal suo. Si presentò davanti a lei una creatura molto bassa, dall’enorme testa ricoperta di squamosa pelle blu. Il gigantesco encefalo era ricoperto da una sottile peluria biancastra che terminava appena sopra il livello degli occhietti piccoli e neri, posti sopra il naso schiacciato e la minuscola cavitá orale, un buco nero spalancato perennemente sul mondo. Una voce bassissima si diffuse nell’ambiente, senza alcun origine apparente.
“In seguito agli avvenimenti accaduti nel settore 2814b, riteniamo l’esperimento Black Technology, secondo la dicitura terrestre, fallito, ed ordiniamo, sotto deliberazione dell’intero Consiglio all’unanimitá, il ritiro di tutte le conoscenze acquisite a causa di ciò dal genere umano. Riconosciamo inoltre alla Lanterna Verde di questo settore, Hitomi Rangetsu, la perfetta riuscita di questa missione. Procediamo dunque al ritiro”
La donna dal suo angolo vide la mano del Guardiano emanare una luce bluastra. Nello stesso istante, Kaname e Sho persero conoscenza. Le iridi sotto le palpebre socchiuse avevano virato dal caldo castano ad una fredda luce azzurrina. Nello stesso momento, il corpo di Hikari cominciò a deteriorarsi. In mezzo agli spasmi dolorosi, vecchie e nuove ferite si aprivano a distesa per tutto il corpo. Era come vedere uno di quei video ad altissima velocitá. La pelle si piagava, si squamava e si staccava, pendendo dalle dita e dai gomiti. Il sanngue eruppe dalla bocca, dalle orecchie, dal naso. Il Guardiano strinse le dita a pugno, spegnendo la luce, mentre il corpo cominciava a fumare. Hitomi temette che la stesse uccidendo, tanto da lanciarsi in volo a fianco della ragazza.
“Avevi giurato che l’avresti lasciata vivere!” urlò lanciando una sfera di energia luminosa contro il mostro fumoso.
“È impossibile che ciò possa accadere” ribatté il Guardiano.
Quando la donna tentò di protestare, con un gesto della mano la scaraventò contro la parete. Mathieu trasalí nel vedere l’enorme buco fumante al centro del suo addome. Hitomi Rangetsu era morta sul colpo, senza un grido. D’improvviso, ciò che manteneva tutti col viso premuto per terra si sciolse, lasciandoli liberi. L’anello verde al dito della donna brillò un’ultima volta, prima di volteggiare elegantemente nella mano del Guardiano. Un forte boato accompagnò la chiusura del portale, cancellando le ultime parole della stramba creatura. Come tutto era iniziato, finí, spezzando infine le corde che tenevano sospesa Hikari a tre metri da terra, lasciandola ricadere nel suo stesso sangue.
“Richiesto mezzo di soccorso immediato a Ginevra, ex-CERN.” Spezzò il silenzio la voce attonita di Melissa Mao, mentre tutt’intorno gli altri si risvegliavano da quella sorta di trance.





Il fastidioso ululato dell’ambulanza ed il ronzio dell’elicottero furono le prime cose che Kaname fu in grado di percepire. Il sole la stava accecando. Ricordava una forte luce blu e poi il nulla. Si strofinò gli occhi prima di parlare con una voce roca e gracchiante.
“Cosa è successo?” chiese guardandosi intorno. Era stesa su una barella, alla sua destra Mao, Kurz e Souzsuke le sorridevano, chi più chi meno.
“Kaname, ti sei svegliata” ammise con sollievo Sousuke.
“Abbiamo chiamato i mezzi di soccorso della Mithril, la situazione era drastica” rispose Mao al posto suo, notando il turbamento dell’amico.
“Perché? Cosa è successo mentre ero svenuta?” domandò allarmata la ragazza.
“Guarda tu stessa” le disse Kurz, stringendo per un istante la mano di Melissa, che però ne approfittò per passargli un braccio dietro al collo. Mentre i due si stringevano, Kaname osservò. Vide per prima cosa due corpi coperti da un lenzuolo bianco che svolazzava, subito dietro due barelle correvano in un’ambulanza, seguite a ruota dagli sguardi preoccupati che si scambiavano il gruppo di Daiki. Il ragazzo sembrava essere invecchiato di vent’anni in un sol colpo, tanto era chino sul suo bastone, mentre inseguiva con lo sguardo i suoi due migliori amici andare in ospedale. Dietro di lui seguivano Mathieu, Miranda e Francis, che si stringevano intorno al loro capo con premura. Daiki fece un segno e quelli, appropriatisi di una vettura partirono, il tutto nel giro di due minuti. Mentre lei era assorta nella contemplazione del creato, Mao le piazzò quasi a tradimento uno schermo fra le mani. Lei lo guardò perplessa, osservando le luci vivaci che si susseguivano sul monitor.
“Cosa… dovrei farci?” chiese lei.
“Ah, non lo so, dovresti dircelo tu” le rispose la mora sorridente.
“Non capisco”
“È un sollievo sentirtelo dire, Kaname Chidori” si intromise una voce.
“Maggiore Kalinin!” esclamarono i tre soldati mettendosi sull’attenti.
“Riposo. Devi sapere che quello che hai in mano è un test. E tu l’hai fallito su tutti i fronti” disse con cipiglio severo il maggiore.
“E cosa c’è di bello in tutto ciò?” domandò Kaname vedendo i sorrisi sui volti dei suoi compagni.
“Significa che non sei più una Whispered” rispose l’uomo sorridendole a sua volta.
”Per niente? È tutto finito?”chiese allibbita Kaname.
“È tutto finito, ed il Colonnello Testarossa potrá confermarvelo” Seguirono ringraziamenti e convenevoli.
Kaname sorrise solare mentre stringeva la mano del Maggiore, per poi correre da Sousuke: “Hai sentito? Non sono più una Whispered!” gli urlò afferrandolo per le spalle.








So che é un capitolo cortissimo, in teoria l'idea era di fare un lungo capitolo finale, ma sarebbe venuto veramente troppo lungo, cosí l'ho spezzato. Ebbene, questo é il penultimo capitolo, so che alcuni saranno un po' delusi per la mancanza della battaglia finale, ma le sorprese non sono ancora finite, anche se non a questi livelli. Forse ho torturato troppo la mia protagonista... Datemi la vostra opinione: Vi piacerebbe avere il dietro le quinte di diversi personaggi?
Grazie per chi ha recensito i capitoli precedenti con tanta pazienza, la prossima storia sará migliore, e meno tragica probabilmente. Alla prossima,
. Hikari_Sengoku


http://www.grandeblu.it/index.php?url=saccheggio&id=53936
   
 
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