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Autore: Old Fashioned    26/01/2017    15 recensioni
È una fase della mia vita in cui ho bisogno di cose demenziali e ludiche.
Queste sono le avventure tragicomiche (molto più comiche che tragiche) di un capitano della flotta imperiale di nome Roy Veers (nipote degenere del più famoso Maximilian Veers - eroe di Hoth).
Il capitano viene mandato in missione al seguito di un colonnello affetto da demenza senile, con il poco invidiabile compito di recuperare uno psicopatico omicida che si è sottratto al controllo dell'Impero e ha instaurato un regno del terrore su un pianeta coperto di giungle inospitali e abitato da indigeni ostili.
"Riuscirà il nostro eroe a ritrovare Kurtz?" sarebbe una frase troppo abusata. Noi, più semplicemente, potremmo dire: "riuscirà il nostro eroe (si fa per dire), nonostante il gruppo di devastati e cerebrolesi che ha con sè, a riportare a casa la pelle?"
Lo saprete solo leggendo.
(ATTENZIONE: la storia contiene linguaggio molto volgare - chi è disturbato dal turpiloquio non legga per favore)
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Giorno 1 – Effetti collaterali dei cocktail gamorreani

La prima cosa di cui mi accorgo è che ho della gente intorno. Devo essere sdraiato da qualche parte e tutt’intorno a me c’è un tramestio confuso. Provo anche ad aprire gli occhi, ma vedo solo figure indistinte. E poi la luce mi fa aumentare il mal di testa.
Si sta svegliando,” dice una voce.
Alla buon’ora,” risponde un’altra.
Qualcuno cerca di sollevarmi, ma devo essere floscio come una dianoga morta e ricado sul letto. La testa mi gira come se stessi facendo acrobazie sfrenate col TIE fighter.
Ma che ha?” chiede una terza voce, o forse una delle due di prima, “è ferito?”
No, ha vinto una gara di birra con un trafficante di spacca-cervello trandoshan, ha scatenato una rissa da Hoynk lo Sbronzo devastandogli il locale e prima finire in coma etilico nel camerino di Samyra la danzatrice dei ventri ha fatto a botte con una squadra di cacciatori di taglie rodiani. Una serata quasi normale, per Veers.”
Vorrei chiedere cosa succede e dove sono, ma mi viene fuori una cosa che più o meno somiglia a “…skfszxbf…?”
Dannazione, è ancora ubriaco fradicio,” dice una delle voci con tono costernato, “e deve partire tra meno di tre ore! Passami quella siringa!”
No, potrebbe farlo stare male!”
Peggio di così? E poi, questa roba non può essere più pericolosa dei cocktail gamorreani che si scola di solito.”
Mi scoprono senza tante cerimonie una spalla e una mano delicata come quella di un wookiee ci conficca una siringa da dewback. Mi sfugge un gemito soffocato.
Buono, capitano, vedrà che ora si sentirà meglio.”
“…fxzsk…”
Molto bene, ora le inietto il farmaco,” mi dice una voce dal tono professionale.
Un male porco alla spalla, tutto il braccio e mezzo torace.
Ahia!! Ma che cazzo è, acido solforico?” grido sussultando costernato, diabolicamente lucido e col braccio intorpidito fino alla punta delle dita.
Vedi? Ha funzionato!”
La situazione che mi si presenta è la seguente: sono nel mio letto, ho addosso una vestaglia di seta rossa e ho davanti un sottufficiale, due soldati e un caporale della sanità. Sono perplesso.
Mi sono perso qualcosa?” mormoro guardandomi intorno.
Sta meglio, ora, signor capitano?” si informa cortesemente il sottufficiale.
Non lo so ancora. Devo avere un ammutinamento in corso nel sistema nervoso autonomo. Che razza di porcheria mi avete somministrato?”
Segreto militare.”
Però ora è lucido, vigile ed orientato nel tempo e nello spazio, signore,” interviene il caporale della sanità.
Più o meno. A cosa devo questa terapia d’urto?”
Il sottufficiale mi dice: “signore, lei è stato scelto per accompagnare il colonnello Paul Waxen su Sullust in qualità di aiutante di campo.”
La sconcertante rivelazione rischia di farmi perdere nuovamente i sensi. Aiutante di campo di ‘Alzheimer’ Waxen su Sullust? Cazzo! Non mi passerà più!
Perché? Cos’ho fatto stavolta per meritare una punizione del genere?” chiedo smarrito.
Ha tempo, signore, o le faccio un riassunto?” risponde l’altro consultando un palmare.
No, fa lo stesso. Mi dica qualcosa della missione, piuttosto.”
Signorsì. Alcuni mesi fa una spedizione è partita per Sullust. Dopo circa una settimana di regolari comunicazioni, abbiamo smesso di ricevere messaggi. Non è stato possibile neppure tracciare i dispositivi di ricerca automatica che i mezzi avevano in dotazione. È come se l’intero gruppo fosse sparito nel nulla. Dovete andare sul posto per cercare di scoprire cos’è successo.”
Qual era la loro missione su Sullust?” chiedo.
Questa informazione è top secret, signore. Le verrà rivelata a tempo debito.”
Ho capito. Una spedizione imperiale è scomparsa su un pianeta la cui popolazione non è mai stata apertamente ostile ma neppure particolarmente favorevole all’Impero, per metà ricoperto di una giungla fitta e piena di bestie schifose e per l’altra metà un deserto inospitale di pietra vulcanica dove si può vivere solo in cunicoli sotterranei. E per cercarla mandano un vecchio rincoglionito che non riesce neppure a trovarsi il buco del culo con due mani. Sarò prevenuto, ma giurerei che l’intenzione sia più che altro quella di liberarsi del vecchio rincoglionito in questione. E possibilmente anche del simpatico capitano che è stato scelto per accompagnarlo.
Mi alzo lentamente in piedi. Barcollo un po’, ma fondamentalmente sono a posto. I miracoli della chimica farmaceutica non smetteranno mai di stupirmi.
Faccio cenno ai miei simpatici ospiti di accomodarsi fuori e mi metto in uniforme. Già che ci sono preparo anche lo zaino, se devo andare in missione potrei averne bisogno.

Poco dopo, il solerte sottufficiale mi consegna il materiale informativo e i documenti relativi alla missione, poi mi accompagna alla navetta per la stazione orbitante MPX. Mi spiega che là incontrerò il resto della spedizione, cioè altri otto elementi, ivi compreso l’aborrito Waxen.
Con questo mezzo dovrebbe arrivare a MPX in tre ore.”
Grazie, sergente.”
Ah, un’altra cosa, signore,” aggiunge con fare imbarazzato, “buona fortuna. Ne avrà bisogno.”
Siamo incoraggianti, eh?”
Ma l’altro non risponde e si allontana velocemente, lasciandomi al mio destino.
Mi accomodo sul trasporto mentre una voce sintetica ma gentilissima fornisce ai passeggeri alcune notizie sul tragitto. Nei sedili vicini al mio ci sono alcuni inquietanti personaggi alieni, probabilmente impiegati civili. Proprio di fronte a me siede un trandoshan apparentemente ubriaco (a meno che l’odore di liquore scadente e l’aria rincoglionita non siano caratteristiche tipiche della specie) che parla concitatamente dentro un com-link nella sua lingua e di fianco ho una coppia di bothan, col che sfatiamo il mito che lavorino solo per i ribelli.
Io intanto consulto gli scarni dati che mi sono stati forniti. Ci sono un profilo psico-attitudinale di ognuno dei membri della spedizione precedente, una breve descrizione dell’itinerario percorso dalla squadra prima di scomparire, notizie generali su Sullust e poco altro. Decisamente, non si sono sprecati. Con l’ultima edizione della guida “Lonely Galaxy” ottengo facilmente tutte le notizie che mi servono su Sullust compreso il prezzo medio di una troia sullustiana e di sicuro una cosa di cui mi frega meno di niente sono i profili pisco-attitudinali dei membri della spedizione precedente. Bazzecole assolutamente marginali come contatti sul posto, possibilità di comunicare con il comando ed eventuale presenza di forze ribelli o altri pericoli saranno una simpatica sorpresa quando arriveremo a destinazione. Io vorrei proprio sapere chi è il cazzone che prepara il materiale informativo per le missioni.
Mentre bestemmiando fra me e me consulto gli scarni dati, arriviamo a destinazione. Raccolgo le mie cose e mi dirigo verso il centro di smistamento militare. Comincio a guardarmi intorno alla ricerca dei miei compagni di viaggio, anche se in mezzo a duemila militari di tutte le armi non sarà facilissimo trovarli.
Ma dopotutto, se abbiamo conquistato mezzo universo un motivo c’è. Mi sto aggirando irresoluto quando un capitano mi ferma e chiede: “È lei il capitano Veers?”
Ho smesso di rimanere basito di fronte a questi sfoggi di marziale efficienza. Gli rispondo di sì, lui mi invita a seguirlo. Percorriamo un corridoio e giungiamo ad una stanza dove sono riuniti alcuni umani e un paio di alieni.
Si fa subito avanti un attempato colonnello, un ometto con i capelli bianchi ed un bel paio di baffi dalle punte all’insù, che mi scruta con occhio critico. Questo dev’essere Waxen.
Il capitano Veers, signor colonnello,” dice l’ufficiale che mi ha accompagnato.
Il vecchietto aggrotta le sopracciglia, mi squadra attentamente poi fa: “La ricordavo più alto, giovanotto.” E si attorciglia un baffo attorno all’indice con aria perplessa.
Veramente, signore, io non l’ho mai vista prima,” rispondo ingenuamente, senza tenere conto della celeberrima demenza senile del soggetto.
Che sciocchezze, giovane capitano! La sua memoria è davvero scarsa se non ricorda che era il mio aiutante di campo durante la battaglia di Thali. O era la battaglia di Okakwejo? Be’, fa lo stesso, comunque lei era il mio aiutante di campo.”
Faccio mente locale e finalmente mi viene l’illuminazione: “Ma signore, quello che dice lei è mio zio, Maximilian Veers delle truppe d’assalto. Io mi chiamo Roy Veers e sono nella flotta imperiale.”
Ah, capisco,” risponde il colonnello perplesso. Poi, dopo una lunga pausa, mi chiede: “Ma perché poi ha cambiato nome, giovane capitano? Maximilian non le piaceva?”
Oh, merda…” gemo disperato.
Figliolo,” mi riprende subito Waxen, “che modo di esprimersi è questo? Parli come si conviene ad un ufficiale!”
Si mette anche a sgridarmi come se fossi un dodicenne, siamo a posto.
Signore, io non sono Maximilian Veers!” insisto.
Oh, bella! E chi sarebbe allora?”
Capitano Roy Veers, della flotta imperiale.”
Vuole prendersi gioco di me, figliolo?”
Ma prima che io possa rispondere, o anche solo avere una crisi isterica, il colonnello mi fissa con aria critica e fa: “Cos’è quell’abito a dir poco pittoresco che ha indosso, giovanotto?”
Rimango basito, anche perché stavolta il mio abbigliamento non ha niente di strano. “Signore, ma è l’uniforme tropicale,” rispondo, “stiamo per andare in un posto dove ci sono quaranta gradi e il 100% di umidità.”
Cos’è questa sciatteria?” ribatte Waxen, “da quando in qua un ufficiale deve andare in giro vestito in questa ridicola maniera per colpa di un po’ di caldo? Il mio stimato comandante, il generale… il generale… be’, mi verrà in mente prima o poi, stava in uniforme di servizio completa anche nel deserto dello Jundland ed era un esempio per tutti i suoi uomini. Si cambi immediatamente!”
Ma signore, non siamo mica sul ponte di uno star destroyer!”
Non discuta, figliolo. Questo è un ordine!”
Forse ho capito qual è la tattica da usare con quest’uomo dal cervello squinternato.
D’accordo, signore,” gli rispondo obbediente, “mi metterò in uniforme di servizio. Sa dirmi che ore sono, per favore?”
Colto alla sprovvista dall’insolita domanda, il colonnello esita un attimo, poi dice: “Le undici e trenta antimeridiane. E… di cosa stavamo parlando, giovane capitano?”
Di quanto è comoda e pratica l’uniforme tropicale che mi ha appena dato il permesso di indossare, signore.”
Ah, già. Certo, certo. Una scelta molto assennata, figliolo. Soprattutto tenendo conto delle condizioni climatiche che troveremo sul posto. Su… quel pianeta con la giungla…”
Sullust, signore,” suggerisco.
Ah, certo, naturalmente. Sullust. Del resto, ricordo che anche un mio stimatissimo superiore, il colonnello… o era un generale?… Be’, comunque diceva che non esistono cattivi equipaggiamenti, ma solo cattivi climi. O era il contrario? Diamine!”
Lo lascio a ragionare sull’architettura della sua citazione e mi rivolgo nuovamente al capitano che mi ha accompagnato.
Questo mi guarda con vago compatimento e dice: “Le presento gli altri membri della spedizione.”
Il primo che chiama è un ufficiale medico dall’aria cupa.
Capitano Evan Hyaskon,” si presenta.
Io mi presento a mia volta e gli chiedo: “Senta, collega, non è che potrebbe far qualcosa per la demenza senile di quel dannato colonnello? Io lo conosco da dieci minuti e ho già voglia di ucciderlo, non posso neanche pensare di passarci insieme tutta la missione.”
Con voce lugubre, mi risponde: “E cosa vuole che faccia? La demenza senile è incurabile, non c’è rimedio… sarà una missione terribile…” poi mi gira le spalle rassegnato e si allontana. Rimango a fissarlo smarrito finché il mio accompagnatore non attira la mia attenzione.
Il Wookiee è il cameriere personale del colonnello,” mi spiega, indicando un bestione peloso alto due metri e venti, “il suo nome è troppo difficile da pronunciare, per cui tutti lo chiamano Lothar.”
Lo saluto, mi risponde con un grugnito.
Qui ci sono i suoi soldati,” prosegue il capitano, “sono reclute appena uscite dalla caserma di addestramento, ancora in attesa dell’ID. Si chiamano Bud Wolfen, Ross Lawrence e Vic Felsen.” Mi indica tre soldatini dall’aria spaurita, che mi danno l’idea di essere imbranati come dei gungan mongoloidi.
Lo guardo con aria interrogativa, ma si stringe nelle spalle senza darmi spiegazioni. Torno a voltarmi verso i tre sfigati, che mi stanno salutando militarmente.
Come ti chiami, soldato?” chiedo a quello di mezzo.
Lawrence, signore. Soldato semplice Ross Lawrence!”
Si saluta con la destra, Lawrence, non con la sinistra.” Se queste sono le truppe incaricate di proteggerci siamo messi bene.
Il capitano mi presenta a questo punto una signora in borghese piuttosto attempata e con un’aria decisamente arcigna. “La professoressa Ophelia Du Bal, docente di dialetti alieni all’Università di Coruscant.” Notando il mio totale smarrimento, aggiunge: “È l’unica umana in grado di parlare il sullustiano correntemente.”
Ma non ci sono i droidi protocollari per questo?” azzardo speranzoso.
Non ne avevamo di disponibili. Quello destinato a voi è andato inaspettatamente in avaria ed era tardi per richiedere il droide sostitutivo. Per fortuna la professoressa non aveva impegni.”
Veramente una bella fortuna,” rispondo, mentre la signora mi rivolge uno sguardo sussiegoso.
L’ultima rimasta è una twi’lek azzurra che probabilmente rappresenta l’unico lato positivo di questa missione del cazzo, perché è una gnocca impressionante: alta quasi come me, con due tette che insultano la forza di gravità con epiteti irriferibili, un culo spettacolare e la minigonna pitonata.
Io sono Fjo’ona, la segretaria del colonnello Waxen,” sussurra sfarfallando gli occhioni adorni di vistose ciglia finte.
Segretaria?” chiedo basito, “e da quando in qua gli ufficiali si portano in missione la segretaria?”
È per le pratiche figliolo!” esclama il colonnello sopraggiunto nel frattempo.
Scusi, quali pratiche?”
Le pratiche, perbacco, le pratiche! Ormai non possiamo più sparare nemmeno un colpo di blaster senza prima compilare un dannato modulo. Ci stanno avvelenando la vita con questa roba, maledetti burocrati! Siamo governati dai ragionieri!”
Sospiro levando gli occhi al cielo, il colonnello pensa che lo faccia perché anch’io sono esasperato dalle pratiche.
Fatte le dovute presentazioni, il collega che mi aveva accompagnato se ne va lasciandomi in balia del branco di cialtroni.
Li guardo sconcertato: la professoressa e la twi’lek stanno già litigando, le tre reclute stanno cercando disperatamente di seguire un racconto di guerra del colonnello, che però ha già ricominciato la narrazione tre volte e tutte e tre le volte ha fornito una versione diversa, il wookiee cammina su è giù dondolandosi ed emettendo bramiti e il capitano medico scuote la testa sospirando con aria cupa.
Controllo i dati in mio possesso. Secondo il mio palmare, dovremmo prendere posto su una nave adibita al trasporto truppe che ci lascerà a Mos Eisley. Da lì proseguiremo per Pettah, a quanto pare la città principale di Sullust, con un trasporto più piccolo.
Signor colonnello,” comincio, distraendolo dal racconto di un aneddoto di guerra, “il nostro mezzo sta per decollare. Non pensa che sarebbe meglio avviarci?”
Perché? Dove dobbiamo andare?”
La prima tappa è Mos Eisley, ma siamo diretti a Pettah, signor colonnello.”
Pettah… questo nome mi dice qualcosa. È su Sullust, vero? E che ci andiamo a fare, giovane capitano?”
Non mi dica che se l’è già dimenticato.”
Figliolo, io non dimentico mai niente!” esclama il colonnello irritato, “Chiaramente dobbiamo… dobbiamo… insomma, abbiamo delle cose da fare laggiù. Andiamo!”
Si incammina risolutamente scortato da Lothar che muggisce seminando pelame dappertutto e, a qualche metro di distanza, da tutto il resto della truppa, professoressa e gnocca twi’lek comprese.
Io lo seguo disperato, elencando mentalmente tutti i sistemi che conosco per simulare un incidente mortale e ragionando su quale sia più opportuno usare.
Il trasporto sul quale prendiamo posto può caricare quattrocento tra soldati e ufficiali e quando arriviamo noi è già bello pieno. Rimangono solo i nostri nove sedili, dislocati qua e là. Il colonnello, sempre tallonato dal fedele wookiee, si accomoda di fianco ad un maggiore delle truppe d’assalto e prima ancora di essersi allacciato le cinture di sicurezza comincia a devastargli le gonadi con vari aneddoti di guerra. Scuotendo la testa con rassegnazione, il capitano medico si posiziona vicino ai droidi protocollari. Dopo aver rischiato di inciampare sulla rampa di salita, i tre soldatini arrancano faticosamente lungo il corridoio sbattendo gli zaini dappertutto e finalmente si siedono trafelati. “Io soffro il mal di spazio…” mormora uno dei tre, mi pare che sia Felsen, assumendo un colorito verde pallido. A fatica lo convinco che per avere mal di spazio bisogna almeno aspettare che l’astronave sia decollata.
Fjo’ona percorre il corridoio ancheggiando e tutti i presenti esclusi i droidi protocollari e la docente universitaria tirano fuori un metro abbondante di lingua. Giunta ai posti riservati agli ufficiali superiori fa due moine e almeno tre generali di corpo d’armata cominciano a litigare per cederle il posto.
Rimaniamo io e la professoressa Du Bal, che abbiamo due posti vicini verso il fondo, proprio dove ci sono i cessi. Mi siedo rassegnato, mi toccherà di sorbirmi l’arcigna docente per tutto il volo.
La nave, intanto, sta cominciando le manovre di decollo. Viene trainata sulla pista e lì accende i reattori. Le navi militari non sono comode come quelle civili, per cui dentro tutto comincia a vibrare e il sibilo delle turbine, almeno finché non vanno a regime, è piuttosto forte. La Du Bal mi fissa con riprovazione, come se la colpa di tutto ciò fosse specificamente mia, io mi stringo nelle spalle e le rivolgo un sorriso disarmante. Le fa lo stesso effetto che fa a Tarkin.
Un attimo dopo, l’accelerazione ci schiaccia contro i sedili: un tipico decollo militare, completamente scevro di quelle stucchevoli premure che caratterizzano i voli civili, nei quali generalmente si cerca di evitare che passeggeri paganti si mettano a vomitare o abbiano attacchi di panico.
Sempre più infastidita, la professoressa guarda fuori dal finestrino poi mi fissa severa negli occhi e con tono che non ammette repliche mi dice: “Qui c’è qualcosa che non va: non si alza.” E mi rivolge un’occhiata carica di significato.
Io mi astengo naturalmente dal chiederle se sta alludendo alle prestazioni sessuali di suo marito e le rispondo: “Non si preoccupi, è una procedura normale.”
Io ho preso decine di trasporti iperspaziali, mio caro,” mi risponde acida, “e questa non è affatto una procedura normale.”
Signora, questo è un mezzo militare. Non ha le procedure delle navi civili.”
Professoressa, prego. E comunque non penso affatto che sia come dice lei. Qui c’è di certo qualcosa che non va. A meno che, naturalmente, il pilota non voli a bassa quota perché ha deciso di farci ammirare il paesaggio.”
Professoressa, eccellenza o come diavolo vuole che la chiami,” rispondo guardandomi intorno nella vana ricerca di un altro posto libero, “si dà il caso che io sia un pilota militare, quindi se le dico che queste sono le procedure militari mi faccia il favore di prenderne atto e basta.”
Sono stanco e ho mal di testa, figurarsi se ho voglia di sopportare questa rompicoglioni fino a Mos Eisley. Piuttosto mi chiudo nel cesso per tutte le quattro ore di volo.
La mia interlocutrice inarca le sopracciglia con aria di sarcastica degnazione e ribatte: “Sarà come dice lei, allora…” quindi smette di darmi udienza e si immerge nella lettura di un testo in geonosiano antico.
Io provo a dormire, ma tra gli scossoni, la turbolenza, il casino che fanno i soldati, i bramiti del wookiee e la professoressa che fraseggia in geonosiano emettendo suoni che sembrano una padellata di popcorn sul fuoco, la cosa si rivela alquanto difficile.
Tanto per ingannare il tempo, mi metto a leggere i famosi profili psico-attitudinali e le note caratteristiche dei partecipanti alla spedizione dispersa. E qui imparo la seconda parte – quella divertente – delle informazioni riguardanti il nostro obiettivo: se pensavo che questa fosse una missione di merda devo assolutamente ricredermi, questa missione è senza alcun dubbio la quintessenza dell’apoteosi della merda; se devo immaginare qualcosa di peggio mi viene in mente solo un’esplorazione rettale a un rangkor incazzato con le emorroidi.
In pratica, sembra che il capo della missione precedente, tale comandante Jerec Kurtz, sia una congerie di disturbi psichiatrici, tra i quali prevalgono patologie deliranti a sfondo mistico e megalomanico, idee messianiche, disturbo antisociale di personalità, stati maniacali, psicosi paranoide, sadismo primario e altre cosette di minore importanza. Tale inquietante personaggio, che fra l’altro appartiene ai reparti speciali ed è un soldato di eccezionali capacità, è stato mandato un discreto numero di volte sotto corte marziale per vari crimini, in particolare atti di crudeltà gratuita nei confronti di civili e prigionieri di guerra. Altrettante volte è stato ricoverato in ospedale psichiatrico in preda alla convinzione di essere Dio e di avere la missione di riportare ordine nell’universo.
Durante la sua ultima spedizione, per l’appunto quella su Sullust, dopo aver lasciato dietro di sé una scia di massacri, stupri e devastazioni da far impallidire una colonia di hutt, il comandante Kurtz ha avuto una riacutizzazione del suo delirio mistico-megalomanico, ma questa volta si è sottratto alle cure mediche, si è ammutinato ed è scomparso con i suoi uomini. Secondo fonti ufficiose ma attendibili, avrebbe istituito da qualche parte nella giungla sullustiana una sorta di monarchia teocratica basata sul terrore e sarebbe adorato come una specie di divinità dagli indigeni tam-hil, una razza di sullustiani feroci che vive nel folto della vegetazione tropicale.
Noi abbiamo il poco invidiabile compito di ritrovare questo bel soggetto, avvicinarlo senza venire fatti a tocchi dai suoi scherani e somministrargli o la terapia o, in via subordinata, un colpo di blaster in mezzo agli occhi nel caso rifiutasse le cure farmacologiche.
Se non fossi consapevole del pericolo che stiamo correndo, giuro che mi metterei a ridere. Dobbiamo catturare una belva assetata di sangue e completamente folle, adorata come un dio da migliaia di selvaggi noti per la loro inaudita efferatezza e chi siamo? Un vecchio idiota con l’Alzheimer, un’arcigna docente universitaria, una svampita in minigonna, tre reclute imbranate, un capitano medico dall’aria lugubre, un grosso tappeto ambulante e il sottoscritto, che non alza certo la media.
L’avvisatore acustico segnala l’entrata nell’atmosfera di Tatooine. Atterriamo poco dopo nella zona militare dello spazioporto di Mos Eisley.
Scendiamo poi a terra più o meno ordinatamente: Lothar si fionda giù muggendo e seminando il panico tra alcuni jawas che avevano già cominciato a palpeggiare con aria lasciva la nostra nave, i tre soldatini imbranati escono lentamente vacillando: Felsen era quello che soffriva di mal di spazio e durante il viaggio ha vomitato anche quello che aveva mangiato sei mesi fa, ma gli altri due, per non essere da meno, hanno pensato di farsi venire a loro volta il mal di spazio e sono stati male come bestie. Hyaskon li visita al volo direttamente sulla rampa e prescrive loro molti liquidi e reintegratori salini, poi se ne va cupo come al solito.
La professoressa Du Bal scende sbuffando con aria esasperata, mentre Fjo’ona compare sul portello scortata dai due piloti. Ora mi spiego il perché della traiettoria di volo irregolare: altro che turbolenza…
Da ultimo, occhietto vispo e baffi frementi, scende con balzi atletici anche Waxen, che mi si avvicina e dice: “Magnifico volo, nevvero, giovane capitano? Mi ha fatto ricordare i bei tempi, quando durante la battaglia di Sur facemmo un attacco a volo radente attraversando tre sbarramenti di… di cosa… come si chiama? Quell’artiglieria che spara ai caccia…”
Contraerea?”
Certo, esatto! Intendevo proprio quella! Ma di cosa stavamo parlando, figliolo?”
Mi stava raccontando di Sur, signore.”
Perché, che è successo a Sur?”
Oh, niente di importante, signore.”
Volevo ben dire. Dove dobbiamo andare adesso?”
Consulto rapidamente i miei dati e rispondo: “Abbiamo un po’ di attesa perché stanno preparando la navetta di classe Lambda per arrivare a Pettah. Suggerirei di dare una mezz’ora di libertà agli uo… ehm, volevo dire alla gente.” Abbiamo tre ragazzini, una signora, un’aliena scosciata e due metri e venti di wookiee, direi che qui gli uomini sono in netta minoranza.
Ottima idea, figliolo, davvero ottima. Del resto, mi ricordo che anche nella battaglia di Thali diede prova di un encomiabile senso pratico!”
E dai con la battaglia di Thali. Ormai l’ho presa persa, per cui non perdo tempo a spiegargli che io non sono mio zio e lo abbandono sperando che vada a vedere troppo da vicino un reattore in accensione.
Mentre mi aggiro per la sala d’attesa della zona civile mi intercetta Fjo’ona, delusissima dalla profumeria che ha visitato al duty-free. Mi porge i polsi facendomi capire che devo annusarli nella loro superficie palmare, poi mi dice: “Uno è Brivido Lascivo e l’altro è Sabipode in Calore. Lei quale sceglierebbe?”
Dipende se mi serve un insetticida o un disinfettante da cesso.”
Uffa, non dica così!” protesta la twi’lek. Poi, abbassando la voce e sfarfallando gli occhioni, aggiunge: “Io lo prendo per la missione, capisce cosa intendo?…”
Allora propenderei per l’insetticida. Per i cessi avrà sicuramente qualcosa il capitano medico.”
Non mi ricordo più qual è dei due…” si lamenta Fjo’ona desolata, ben lontana dal cogliere la sottile ironia appena accennata presente nella mia risposta.
Stiamo così ragionando di profumi quando passa un gruppetto di civili sullustiani verosimilmente diretto a Pettah con un mezzo di linea. Fjo’ona li osserva incuriosita, con i piedi un po’ all’indentro e un ditino vezzoso in bocca, poi fa uno strillo e ridacchiando mi dice: “Guardi! Guardi quelle sullustiane!”
Io guardo, ma mi sembrano normalissime. Mi volto verso la segretaria particolare con aria interrogativa.
Non hanno le gambe depilate, che orrore!”
Fjo’ona, ma tu guardi le gambe delle sullustiane?” le chiedo preoccupato. Spero che non si tratti della tipica budellona zoccolante che tira a farsi qualsiasi cosa si muova, altrimenti prevedo casini, e non solo in senso figurato.
No, ma… ha visto che brutte? E dire che qualcuna sarebbe anche carina se si tenesse un po’.”
Mi guarda di sottecchi aspettandosi che io le spari qualche complimento su come invece sono perfettamente depilate e lisce come seta le sue gambe, ma io me ne astengo accuratamente. Se dai corda a una twi’lek sei finito, diventa talmente appiccicosa che dopo per liberartene ti tocca di buttarla in pasto a un rangkor.
Lo sai come si riconosce una sullustiana dal parrucchiere, Fjo’ona?”
No, come?”
È l’unica che ha i bigodini nelle gambe.”
Mi allontano lasciandola a riflettere su questa sconvolgente rivelazione.
Poco dopo ripartiamo alla volta di Pettah. Purtroppo il colonnello non è stato cotto da un reattore, la docente non è stata ripetutamente stuprata dal gruppo di Tusken che si aggira predace tra i passeggeri civili e la twi’lek ha comprato una tanica di colonia che puzza come un bordello in fallimento. Per prima cosa cerca di aspergerne il wookiee asserendo che fa odore di selvatico e la salviamo a stento da un manrovescio che avrebbe staccato la testa a un gundark.
Le tre reclute salgono a bordo con aria desolata. “Devo fare la pipì…” mormora Wolfen.
Sospiro. “Wolfen, un soldato deve saper sfruttare i momenti opportuni per farla. Siamo stati due ore fermi in un luogo pieno di cessi. Perché diavolo non hai pisciato?”
Io… io non me la sentivo, signore. C’era delle gente che mi guardava.”
Come facevi in caserma, Wolfen?”
La recluta mormora qualcosa di inintelligibile che ritengo opportuno non approfondire.
C’è il cesso della navetta. Usa quello e non rompere,” gli dico severamente. Mi hanno dato delle reclute imbranate e per di più con la fobia dei cessi, non c’è limite al peggio.
Carichiamo anche il capitano medico, poi viene chiuso il portello e decolliamo. Io cerco di dormire, forse domattina mi sveglierò e mi accorgerò che tutto questo è solo un brutto sogno.

   
 
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