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Autore: LorasWeasley    28/01/2017    6 recensioni
AU [solangelo]
"-Nessun ragazzo etero e single rifiuterebbe mai una ragazza del genere, non in una discoteca. Quindi … Mi hai confermato di essere single, ma non mi sembri per niente etero, tu che dici Will?
Quanto poteva essere sexy il suo nome che usciva dalle sue labbra con quel sospiro roco?
Improvvisamente si sentì i jeans decisamente troppo stretti.
Fu alquanto imbarazzante. Lo divenne ancora di più quando se ne rese conto anche il ragazzo.
Una sua mano arrivò con delicatezza e prontezza all’altezza del suo cavallo dei pantaloni, Will sussultò e il ragazzo sghignazzò.
-Se vuoi posso darti una mano per questo tuo problemino, in effetti è un po’ colpa mia se adesso sei in questa condizione, no?
Non aspettò neanche una sua risposta che l’aveva già afferrato per un polso e trascinato in bagno.
-Ah, per quando urlerai il mio nome, mi chiamo Nico."
Genere: Fluff, Generale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Nico/Will, Quasi tutti, Will Solace
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Coming Out



Parte1

Will Solace era in ritardo.
Per la prima volta in vita sua era in ritardo per una lezione all’università.
Stava correndo a perdifiato, con la borsa che gli sbatteva a ogni passo nella gamba, facendolo rallentare.
Pessima idea mettersi una felpa pesante quel giorno, era in un bagno di sudore.
In tutto questo si aggiunse anche il cellulare che aveva iniziato a squillare.
Lo ignorò, ma alla terza chiamata decise che era decisamente il caso di scegliere fra due opzioni: accettare la chiamata o lasciarlo sfracellare contro l’asfalto.
Opto per la prima.
Recuperò il cellulare dalla tasca continuando a correre e rispose con un misto di rabbia e affanno.
-Pronto!?
-Allora sei vivo- commentò dall’altro lato la voce di Cecil, suo migliore amico –Pensavo che dopo ieri fossi entrato in qualche specie di coma e fossi ancora mezzo nudo buttato da qualche parte a dormire con la bava alla bocca.
-E invece sto correndo verso l’università visto che, grazie a te, sono già a 10 minuti di ritardo!
L’amico sembrò ignorarlo.
-Allora, che fine hai fatto poi ieri notte?
Will arrossì fino alla radice dei capelli, felice che il suo amico non fosse li a vedere la sua reazione.
-Cosa non capisci della frase “sono in ritardo e sto correndo verso l’università”!? Ci sentiamo dopo Cecil.
Detto questo gli chiuse la chiamata in faccia e cercò di infilare il cellulare nuovamente in tasca.
Non riuscì però ad evitare che le immagini della notte precedente gli invadessero il cervello.
 
Non appena Will entrò nella discoteca non poté fare a meno di fare una smorfia.
Odiava tutti quei corpi ammassati che ballavano senza neanche sapersi muovere, il sudore, le droghe, sapete quante malattie si possono prendere in posti del genere?
Ma Cecil l’aveva trascinato con la scusa che doveva divertirsi anche lui invece di pensare sempre allo studio. Inoltre, Will, quella mattina aveva passato anche un esame con 30 e lode e quindi doveva assolutamente festeggiare, a detta sempre dell’altro ragazzo.
Due minuti dopo essere entrati li dentro Will aveva già perso Cecil.
Lo ritrovò che ballava in pista con tre ragazze.
A quel punto decise che non gli andava poi così tanto passare la serata con il suo migliore amico.
Si avvicinò al bancone, non poteva pensare di resistere un’intera notte senza un goccio di alcool in corpo.
Si sedette aspettando che gli portassero la sua birra quando gli si avvicinò una ragazza bellissima.
Così bella da essere palesemente finta, le labbra, il seno, gli zigomi e il naso rifatto, i capelli tinti di biondo platino e delle lentine verdi negli occhi.
-Perché sei qui tutto solo?- Chiese con voce suadente avvicinandosi a lui e poggiando il seno sul suo braccio.
-Non ti offendere, ma non sono interessato- rispose senza neanche guardarla.
-Sei sicuro?- Chiese ancora avvicinando la bocca al suo collo.
-Sicurissimo- rispose scostandosi, prima ancora che lei potesse anche solo sfiorarlo.
Alla fine strinse le labbra e andò via indispettita, cercandosi qualcun altro.
-La tua ragazza è davvero fortunata- commentò una voce maschile mentre si avvicinava, prendendo il posto della ragazza appena andata via.
Will lo fissò di sottecchi, era un ragazzo scuro sia di capelli che di occhi, vestito anche di scuro, più basso di lui di mezza testa e piccolino, ma anche muscoloso al punto giusto, lo poteva vedere grazie alla canottiera nera che indossava, la quale lasciava veramente poco all’immaginazione.
-Non ho una ragazza- borbottò Will portando poi lo sguardo sulla birra che una ragazza dietro il bancone gli aveva appena portato.
Il moro fece un sorrisetto quasi inquietante e fece segno di portare una birra anche a lui.
Tre secondi dopo lui aveva già la sua ordinazione, che ingiustizia la vita.
-Allora, com’è che ti chiami?- Chiese il moro prendendo un lungo sorso dalla sua bottiglia.
-Will- rispose il biondo continuandolo a fissare di sottecchi, non riusciva a reggere il suo sguardo per molto tempo, era qualcosa di troppo profondo –Tu?
Il moro alzò un sopracciglio, cosa che decisamente lo rese ancora più sexy, e lo fissò con uno sguardo quasi incredulo.
-Davvero non sai chi sono io?
Will portò allora tutto lo sguardo su di lui sbattendo più volte le palpebre, per quanto si sforzasse restava comunque certo che non lo avesse mai visto prima, insomma si sarebbe di certo ricordato di un ragazzo così carino.
-No, scusa. Dovrei?
-Oh, no no. Non scusarti.
Will semplicemente continuò a fissarlo, cercando comunque di spremersi il cervello per capire se fosse un suo vecchio amico d’infanzia o qualcosa del genere.
Il ragazzo si bevve il resto della birra e fece un nuovo sorrisetto, poi gli si avvicinò.
Will raggelò sul posto quando sentì il suo respiro all’orecchio, lo sentì ridere leggermente e poi sussurrargli.
-Nessun ragazzo etero e single rifiuterebbe mai una ragazza del genere, non in una discoteca. Quindi … Mi hai confermato di essere single, ma non mi sembri per niente etero, tu che dici Will?
Quanto poteva essere sexy il suo nome che usciva dalle sue labbra con quel sospiro roco?
Improvvisamente si sentì i jeans decisamente troppo stretti.
Fu alquanto imbarazzante. Lo divenne ancora di più quando se ne rese conto anche il ragazzo.
Una sua mano arrivò con delicatezza e prontezza all’altezza del suo cavallo dei pantaloni, Will sussultò e il ragazzo sghignazzò.
-Se vuoi posso darti una mano per questo tuo problemino, in effetti è un po’ colpa mia se adesso sei in questa condizione, no?
Non aspettò neanche una sua risposta che l’aveva già afferrato per un polso e trascinato in bagno.
-Ah, per quando urlerai il mio nome, mi chiamo Nico.
 
Nico.
Non aveva idea neanche di quale fosse il suo cognome, ma era abbastanza certo che sapesse fare dei pompini eccezionali.
Era arrivato in classe dopo 20 minuti di ritardo ed era anche riuscito a perdersi la restante spiegazione grazie al ricordo di quel ragazzo.
Doveva ringraziare Cecil. Decisamente.
Quando arrivò a casa si buttò stressato nel letto e prese il cellulare in mano.
 
Nico fissò l’orologio sospirando.
Will era ancora attaccato alle mattonelle sporche di quel bagno, troppo appagato per riuscire a reggersi in piedi solo con le sue gambe.
-Devo andare, mi staranno cercando.
Poi infilò una mano dentro la tasca posteriore dei jeans del biondo, che aveva sistemato subito dopo aver finito di lavorare, e prese il suo cellulare, scrisse qualcosa e lo rimise al suo posto.
-Se ti va, sai come contattarmi- sussurrò prima di lasciargli un ultimo bacio a stampo.
 
E adesso Will fissava quei dieci numeri scritti in fila sotto quattro semplici lettere: “Nico”.
Cercarlo o non cercarlo? Si addormentò mentre ancora ci pensava.
Si risvegliò che era tardo pomeriggio, quasi le sei.
Si alzò sbloccando il cellulare, si ritrovò davanti quel numero.
Sbuffò e, senza pensarci una seconda volta, inoltrò la chiamata.
Mentre il cellulare squillava si avviò in cucina per cercare qualcosa da mangiare, in effetti stava morendo di fame.
Fu al terzo squillo che la chiamata venne accettata, ma la voce dall’altro lato non era quella di Nico.
Will rimase spiazzato un solo secondo, stava per aprire bocca e rispondere quando gli arrivò all’orecchio dei rumori davvero strani.
Come se il cellulare avesse sbattuto da qualche parte, successivamente vari fruscii e poi un quasi urlo che diceva “Quante volte ti ho detto di non rispondere al mio cellulare, Percy?”
Infine quella stessa voce, che apparteneva di sicuro a Nico, si rivolse al cellulare con un “Pronto” abbastanza scorbutico.
-Oh … Ehm … Ciao. Sono Will.
Il moro stette in silenzio per qualche secondo, poi si schiarì la gola e allontanò il cellulare dalla bocca, ma Will riuscì comunque a sentire tutto.
-Senti Percy, perché non vai a farti una doccia? Sei tutto sudato e in macchina non ci entri così.
Sentì l’altro ragazzo borbottare qualcosa in risposta, anche se non riuscì ad afferrare cosa.
Nico restò in silenzio per qualche altro secondo, forse aspettando che il ragazzo andasse via del tutto, infine disse un semplice “ciao”.
-Ti ho chiamato in un momento inopportuno?
Sentì l’altro sbuffare in una quasi risata –No, tranquillo. Percy è sempre inopportuno quindi … comunque, volevi chiedermi qualcosa?
E Will avrebbe voluto chiedergli davvero tante cose. Chi era Percy? Perché rispondeva lui al suo cellulare? Era per caso il suo ragazzo e l’aveva mandato via per poter parlare in pace con Will senza problemi?
Ma l’unica cosa che chiese fu.
-Ehm, si. In realtà volevo sapere se qualche giorno ti andava di uscire … Dove vuoi tu, senza problemi e se ti va naturalmente.
Nico tentennò qualche secondo prima di rispondere.
-Uscire in un luogo pubblico? Io non so se …
L’ultima frase si andò ad affievolire sempre di più, rimanendo incompleta.
Will non disse nulla, le sue supposizioni mentali sembravano sempre più plausibili.
Alla fine il moro continuò –Senti ma se venissi da te? Sei libero fra 20 minuti? Mi dai l’indirizzo?
Will annuì velocemente, senza pensarci, come praticamente non aveva pensato razionalmente a tutte le sue azioni da quando si era svegliato.
Quando si rese conto che il moro non poteva vederlo si schiarì la gola e acconsentì a voce, dandogli l’indirizzo, Nico riattaccò con la promessa che sarebbe stato li entro 20 minuti.
 
Will ebbe tempo di metabolizzare in quei 20 minuti.
Ma come diavolo si stava comportando? Da quando si faceva fare un pompino da un perfetto sconosciuto nei bagni di una discoteca, lo richiamava il giorno dopo e lo invitava a casa sua dove, ne era abbastanza certo, non avrebbero giocato a monopoli.
Inoltre, quasi sicuramente, quel ragazzo era fidanzato e lui sarebbe stato cosa? Una puttana.
Okay, doveva decisamente chiarire.
Si ripromise di farlo subito, appena Nico sarebbe arrivato.
Peccato che non aveva messo in conto quanto il cervello gli entrasse in tilt solo perdendosi nei suoi occhi.
Dio, quel ragazzo aveva davvero uno strano potere su di lui.
Will non aveva mai creduto nell’amore a prima vista, continuava a non crederci, ma quello era la cosa che più gli si avvicinava.
O forse, erano semplicemente i suoi ormoni.
Fatto sta che, non appena il ragazzo varcò quella porta, le uniche due parole che si scambiarono furono “Hey” e “Ciao”.
Poi le loro labbra si ritrovarono a fare altro.
E Will non aveva davvero idea di come si ritrovarono sopra la penisola della cucina, anzi, di come lui salì il moro su di essa, di come i glutei del ragazzo fossero stretti fra le sue mani e di come la sua bocca fosse impegnata a lasciare un evidente succhiotto su quel collo candido.
Ma i gemiti e i sussurri spezzati che Nico mormorava direttamente nel suo orecchio non aiutavano di certo a riprendere lucidità.
Gli tolse la maglietta, ormai diventata solo d’impiccio e fece scontrare i loro bacini con un colpo di reni, entrambi boccheggiarono.
Fu a quel punto che il campanello suonò.
Si bloccarono entrambi, Will lo fissò negli occhi, indeciso sul da farsi.
-Non sarà importante- disse alzando semplicemente le spalle, rituffandosi in quelle labbra socchiuse e ormai rosse.
Ma il campanello suonò di nuovo, ancora, ancora e ancora.
Will sospirò esasperato poggiando la fronte sulla sua spalla, Nico si limitò ad alzare gli occhi al cielo, poi parlò.
-Forse è il caso che vai ad aprire.
Will semplicemente annuì.
Se erano dei venditori porta a porta li avrebbe uccisi.
Peccato che quando aprì si trovò davanti solo il suo migliore amico, che forse era anche peggio.
-Cecil, sono un po’ occupato adesso.
Il ragazzo neanche lo sentì.
-No, ma bravo, continua pure a ignorarmi, ieri sei sparito in quel locale, oggi non rispondi alle chiamate. Cosa può esserci di più importante del tuo migliore amico?
-Cecil, davvero, non è un buon momento adesso …
Ma il ragazzo entrò comunque in casa, sorpassando tranquillamente il suo migliore amico e continuando a blaterare qualcosa sull’amicizia che Will smise di ascoltare secondi prima, cercando un modo per buttarlo fuori di casa.
Cecil si bloccò di scatto, incredulo, quando vide Nico, senza maglietta e con un livido rosso sul collo, spuntare dalla porta della cucina.
Will non capiva cosa gli stesse succedendo, sapeva che gli piacevano i ragazzi, non doveva essere poi così sorpreso.
Nico abbozzò un sorriso e provò a dire – Ciao.
A quel puntò Cecil si inginocchiò ai suoi piedi, Nico sembrava abbastanza imbarazzato, Will era sempre più confuso.
-Okay ragazzi, qualcuno mi spiega cosa …
-Will!- Era stato Cecil a parlare – Lui è Nico Di Angelo!
Okay, il suo migliore amico conosceva nome e cognome, quindi qualcosa in più di lui, del ragazzo che stava baciando fino a qualche secondo prima sopra la penisola della sua cucina.
Nico stava per dire qualcosa, ma Cecil continuò a parlare, questa volta rivolto proprio a lui.
-Sei il mio idolo! Ti adoro! Lo scorso campionato sei stato ultrafantastico, sei il mio modello di ispirazione davvero e ancora non  ci credo che tu sia seriamente qui davanti a me in carne e ossa. Posso toccarti?
Will si oscurò e Nico sghignazzò –Si, però alzati da terra che mi stai davvero mettendo in imbarazzo.
Gli porse la mano per aiutarlo ad alzarsi e Cecil la fissò incredulo con gli occhi che gli brillavano.
Quando si rimise in piedi iniziò a parlare a macchinetta –Mi fai un autografo? Ti prego. Ma poi che ci fai qui? Quell’idiota del mio migliore amico non ne capisce nulla!
Nico interruppe il suo monologo sghignazzando e fissando Will – Infatti non sa chi sono.
Will, dal canto suo, era ancora scioccato.
-Dio santo Will!- Fece esasperato Cecil staccando finalmente lo sguardo da lui e portandolo sul suo migliore amico.
-E’ Nico Di Angelo. Miglior attaccante del Chicago Fire. Ha iniziato la sua carriera professionistica a 16 anni e oggi è conosciuto come miglior calciatore per la sua età, è il più giovane nella squadra e anche il migliore, dovresti vederlo giocare, è davvero strabiliante. Tutto il mondo ora come ora vorrebbe essere al tuo posto e tu non hai neanche idea di chi hai in casa!
La mascella di Will, a quel punto, poteva anche toccare terra.
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Ciaoooo
Si, lo so, non pubblico da un sacco di tempo se consideriamo i miei tempi.
Ma ormai siamo praticamente a Febbraio e io non ho mai studiato così tanto in tutta la mia vita. Mi sto prendendo una pausa solo perchè ho passato un'intera settimana a studiare due secoli di autori di letteratura italiana.
Passiamo alla storia, ammetto che è da un pò che ho già questa idea, doveva essere una semplice OS, ma è venuta così lunga che sarà divisa in 5 parti. I capitoli sono più o meno pronti, bisogna solo sistemarli, ma non so quando potrò di nuovo prendere in mano il PC...
La trama si dovrebbe essere già capita dall'ultima parte e dal titolo: tratta di come la gente famosa affronta il coming out.
Spero che ci risentiremo presto! Alla prossima, Deh

P.S. Un grazie particolare a OperaIncompiuta che mi ha dato l'idea per continuare, senza di lei sarei rimasta bloccata al secondo capitolo.
  
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