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Autore: WibblyVale    29/01/2017    2 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Il centro operativo all’interno del palazzo del Raikage era in pieno fermento. I ninja sensitivi mandavano le informazioni ai ninja sul campo. Da che erano cominciate le battaglie, le truppe erano state attaccate da schiere di Zetsu bianchi e da resurrezioni di shinobi potentissimi.
Shiori, grazie all’aiuto di Inoichi, comunicava con le truppe al di fuori.
“Kakashi! I sette spadaccini!” gridò.
“Come fai ad essere certa che siano loro?”
“Zabusa!”
Il Copia-ninja rimase sconvolto da quella notizia, la donna lo sentì dare ordini alle sue truppe. Qualcosa colpì la kunoichi allo stomaco. La volpe si stava muovendo da qualche parte. Shiori si scostò da Inoichi.
“Che succede?” le chiese il fratello vedendola correre verso i due Kage.
“Bee e Naruto!” esclamò, raggiungendo il tavolo.
“Cazzo!” esclamò un sensitivo dall’altro lato della grande stanza. “I Jinchuriki stanno lasciando l’Isola-Tartaruga!”
“Bee!” ringhiò il Raikage.
Tsunade scosse la testa, era ovvio che sarebbe successo. “Credi che dovremmo fermarli?” chiese alla kunoichi dal ciuffo rosso.
“Se ce la fate. Sono determinati.”
“Forse dovremmo fidarci di loro” tentò Tsunade.
“No!” sbottò il Raikage. “Hokage, se vuoi venire con me, io vado a dare una strigliata a quell’idiota di mio fratello.”
“Lo farò ragionare” disse Tsunade ai due Nara, riferendosi evidentemente al Raikage che si era lanciato fuori dalla porta. “Shikaku il comando è tuo.”
“Sissignora!” Quando la donna uscì, il capoclan si appoggiò al tavolo. “Si sta facendo buio, dobbiamo dire alle truppe di ritirarsi. Hai trovato Kabuto? O Tenzo? O l’uomo mascherato?” chiese alla sorella.
“Credo che Yoharu abbia trovato il modo di schermarli provvisoriamente.”
 
Shikamaru era nella tenda del Kazekage. La notte li aveva raggiunti e i nemici si erano ritirati. Gaara osservava le mappe, cercando una strategia, mentre il Nara sedeva in un angolo pensieroso, le dita delle sue mani posizionate sotto il mento.
Temari entrò in quel momento con due piatti ricolmi di cibo e li pose davanti ai due ragazzi. “Dovete mangiare” li avvertì, venendo ignorata. “Ho detto mangiate, o giuro che vi prendo a pugni!” urlò, ridestandoli dalla loro trance.
Gaara alzò la testa e sorrise. “Scusa, ero concentrato” spiegò, prendendo in mano la ciotola e cominciando a mangiare.
“Seccatura” borbottò Shikamaru, ma fece come gli era stato ordinato. “Notizie dagli altri campi?” chiese prima di prendere un boccone.
“Hanno tutti subito perdite, il numero di feriti si è alzato, però abbiamo anche dato duri colpi ai nemici.”
“Kankuro…” cominciò il Kazekage preoccupato.
“Sta bene, così come i tuoi amici” disse poi rivolta a Shikamaru. Poi, abbassò la testa e guardò il pavimento.
“Sapevamo che non saremmo tornati tutti a casa” le disse il fratello.
“Sì, ma è diventato così… così reale in questo momento.”
Shikamaru strinse i pugni, aveva visto uno shinobi morire accanto a lui, era stato terribile. Si avvicinò alla mappa e indicò un punto. “Qui” sottolineò.
“Shikamaru, Temari è…” cominciò il Kazekage.
“Lascialo parlare” lo zittì la sorella.
“Oggi, si sono ritirati verso ovest, ma le nostre truppe ricognitive non hanno trovato nulla. Si sono bloccati a questo promontorio. Credo ci sia un passaggio o qualcosa, i nemici l’hanno attraversato” con le dita segnalava il percorso. “Come vedi qui dietro c’è un sentiero che porta esattamente alle spalle del nostro reggimento. Domani attaccheranno da dietro, credendo di prenderci di sorpresa. Certo è una teoria, quindi direi di stanziare la maggior parte delle truppe in questa direzione, ma un piccolo contingente guarderà verso ovest, cioè verso dove il nemico si è ritirato, di modo da coprire entrambi i fronti.” Il chunin alzò la testa e guardò i due fratelli. “Non ha senso essere avventati e rischiare di perdere qualcuno, giusto?”
Il Kazekage annuì soddisfatto. “Bene, avverti gli altri, lascio a te la scelta.”
Shikamaru si voltò per uscire.
“Nara?” lo fece voltare Gaara. “Puoi tornare qui per dormire.”
“No, preferisco l’aria aperta. Poi, tu sei il capo, è giusto che stia chiuso qui, ti dà l’autorità giusta. Io, invece, sono uno di loro, devono vedermi come un compagno.”
“Non c’è nessuno che possa sostituire te, tanto quanto non c’è nessuno che possa sostituire me.”
“Sì, be’, allora auguriamoci che le vedette facciano il loro lavoro.” Il Nara fece l’occhiolino e uscì.
“Quel ragazzo è strano” commentò il Kazekage, quando rimase solo con la sorella.
“Fidati, sa quello che dice. Il più delle volte almeno.” Lo rassicurò la bionda.
“Dormirai fuori anche tu? Sei mia sorella, potresti…”
“Non voglio essere privilegiata per questo.”
“Immaginavo, poi sicuramente la compagnia là fuori è migliore.”
Temari arrossì. “Se intendi Shikamaru ti sbagli!” si difese lei.
“Io, in realtà, intendevo Matsuri e Sari” rispose lui con un sorriso.
La sorella mise il broncio e cominciò ad uscire. “Comunque a me piace stare con te, fratellino” disse, lasciando solo il Kazekage.
 
Kakashi era seduto accanto a Gai e Shisui, aveva ottenuto una grande vittoria contro i Sette Spadaccini, ma a quale costo? Kabuto usava i resuscitati per i suoi scopi, andando contro al loro volere e ai loro desideri. Era tremendo quello che i loro nemici stavano facendo, bisognava trovare un modo per fermarli.
“I sigilli non sono abbastanza” pensò.
“Credi che non lo sappia?” gli fece notare Shiori, nella sua testa.
Shisui e Gai si guardarono, preparandosi a ricevere un gran mal di testa a causa di quella conversazione.
“Cosa dice Shikaku?” domandò l’Uchiha.
“Che ovviamente, qualunque cosa accada, Kabuto avrà sempre più materiale su cui lavorare, potrebbe usare i nostri compagni morti sul campo.”
“Merda! Dobbiamo fermarlo!” esclamò Gai.
“Qualcuno conosce un modo per disattivare la tecnica?” domandò Shiori.
“Orochimaru” commentò retorico Kakashi.
“Qualcuno che non la userebbe per i suoi scopi e al momento reperibile?” ribatté la donna.
“Oh, come sei esigente Nara!” commentò il Copia-ninja facendola scoppiare a ridere. “Non saprei… Shisui, tu con lo Sharingan potresti fare qualcosa?”
L’Uchiha ci pensò un attimo e scosse la testa. “Dipende da troppe variabili, potrei provare a…”
“NO! Non da solo!” esclamò Shiori.
“Non sono un bambino!” urlò lui nella testa.
“Lo so, ma… aspetta ancora un attimo d’accordo? In fondo non so ancora dove sia Kabuto.”
“Va bene.”
La comunicazione si interruppe, ma Gai e Shisui notarono che Kakashi ancora aveva lo sguardo perso nel vuoto.
“Riesci a contattare i piccoli?” stava chiedendo a Shiori.
“Io e Inoichi, insieme e con l’aiuto di Hikaru dovremmo farcela” spiegò la donna.
“Li saluti anche per me.”
“Certo.”
L’uomo tornò in sé e guardò gli amici accanto a lui.
“Sai, credevo sarebbe già stata fuori da quel posto, invece si sta trattenendo” fece notare l’Uchiha.
“Credo che aspetti di trovare Yoharu” spiegò Kakashi. “A quel punto nessuno la fermerà.”
 
Shiori e Inoichi stavano chiamando casa, usando i loro poteri in sincronia e assorbendo un po’ di chakra da Shikaku.
“Mami!” gridò Hikaru nella sua testa.
“Amore mio! Ce la fai a resistere?”
“Certo! Kurenai e la zia Yoshino mi stanno aiutando. Però non riesco a portare Yaya. Non riesco a portare nessuno!”
“Non ti preoccupare. Salutamela tu, piccino.”
“Mami, torni presto, vero?” chiese.
“Certo io e papà torneremo, lo senti?” cercò di inviargli le sensazioni dell’Hatake.
“Sì!” esclamò lui.
Shiori lo sentì frugare in giro e l’accompagnò per i campi, schermandolo dal male, quando…
“Mamma, quello era…”
“Non so chi era…” cominciò la donna preoccupata.
“Ma sembrava…”
“Tesoro, devo andare! Saluta tutti. Vi voglio bene!”
Shiori si separò da Inoichi e osservò lui e suo fratello.
“Peste, cos’era?” chiese lo Yamanaka.
Shiori corse al tavolo principale e guardò la mappa. Prese una penna e cominciò a fare dei cerchi. Ora non sentiva più nulla, ma approssimativamente aveva percepito qualcosa.
“Shiori, si può sapere che sta succedendo?” chiese Shikaku.
La donna stava cercando di mantenere una calma che non aveva. Guardava la mappa con timore e speranza.
“Shiori?” gridarono gli uomini.
“Andiamo a letto” disse lei. “Domani ci aspetta una lunga giornata.”
“Non hai intenzione di dire nient’altro?”
La kunoichi scosse la testa. “Non finché non ho certezze.” Lasciò la stanza e si accinse ad andare a riposare. Il giorno successivo ci sarebbero stati enormi sconvolgimenti.
 
A qualche chilometro di distanza, Yoharu camminava davanti alle sue truppe. L’esercito di cloni che era stato creato da Orochimaru e Shiori era all’apice della potenza, e lui era il loro comandante. Uomini dai poteri eccezionali, ma per ora gliene servivano due piccoli contingenti.
Nominò due capitani e diede gli ordini. Un gruppo doveva portare allo scoperto Shiori, mentre l’altro doveva raggiungere Konoha. L’uomo mascherato aveva ragione su di una cosa, la kunoichi sarebbe morta sapendo che suo figlio sarebbe stato in mano a loro, che l’avrebbero utilizzato per i loro scopi.
Si era separato da Kabuto e Madara che gli avevano lasciato lo Zetsu bianco con dentro il corpo dello shinobi di Konoha per le comunicazioni.
“Pensi che bastino una decina di uomini contro la ninja solitaria?” aveva chiesto.
“Assolutamente, gli altri serviranno per l’attacco finale, non possiamo sprecarne molti,” spiegò il mercenario.
“Secondo me venti uomini a Konoha sono…” lo Zetsu bianco si bloccò, sembrava quasi combattere con sé stesso.
Yoharu si preparò a ucciderlo, nel caso lo shinobi dentro di lui avesse la meglio.
“… sufficienti in effetti. I ninja migliori sono qui.”
“Tutto bene?” chiese il mercenario allo Zetsu bianco.
“S… sì” rispose lui confuso. “Credo che mantenere in vita il portatore delle cellule di Hashirama sia più dura del previsto.”
“Se dovesse cercare di fuggirti…”
“Ti chiederò di uccidermi” concluse lo Zetsu bianco per lui.
 
Un uomo sbarrò gli occhi. Si trovava disteso su un letto d’erba, accanto a lui sentiva la presenza di qualcuno. Sorrise per un secondo, credendo di aver vissuto un incubo fino a quel momento e, seppur con fatica, si voltò verso l’uomo accanto a sé.
La delusione dovette essere evidente nei suoi occhi, perché l’uomo dai capelli bianchi assunse uno sguardo comprensivo e disse: “Speravo anche io di essermi risvegliato da un incubo. Di essere ancora bambino con i miei amici accanto. Tu chi pensavi che ci fosse?”
L’uomo dai capelli neri fece un sorriso enigmatico, ma non rispose. Si mise a sedere e aiutò l’uomo accanto a lui ad alzarsi in piedi. Sembrava affaticato, in fondo in vita era sempre stato attaccato ad una macchina.
“Siamo stati resuscitati?” chiese l’uomo dai capelli bianchi.
“Sì, ma non si tratta di Orochimaru… Kabuto direi.”
“Non siamo sotto il suo controllo ora.”
“No, al momento non lo siamo. Riesci a stare in piedi?” chiese l’uomo dai capelli neri.
L’uomo sofferente annuì. Così l’altro uomo fece apparire un corvo tra le sue mani e impresse in lui qualcosa con i suoi occhi. “Vai!” ordinò facendolo volare via. “Bene, credo che qualcuno si stia avvicinando a noi, li senti Nagato?”
L’Uzumaki annuì. “Sono i Jinchuriki.” Si avvicinò al suo compagno, che l’aiutò a sorreggersi. “Itachi, tu da che parte stai?” gli chiese.
“Dalla parte da cui sono sempre stato. Voglio salvare il mondo” rispose l’Uchiha.
“Sì, ma…”
“Sto con Naruto” spiegò più chiaramente.
“Bene, allora siamo dalla stessa parte” commentò Nagato.
 
La mattina successiva, Shikaku e Inoichi trovarono Shiori già nel salone, vestita con una maglietta senza maniche, un paio di lunghi pantaloni neri e una mantellina azzurra tra le mani.
“Lady Tsunade e il Raikage entrano in campo. Naruto e Bee hanno stanno per raggiungere due redivivi.”
“E tu? Che stai facendo?” chiese Shikaku preoccupato.
“Ieri sera io e Hikaru abbiamo sentito Itachi, credevo fosse un errore ma…”
“È vivo” capì Inoichi.
La kunoichi annuì. “Inoltre, si sono mobilitati dei cloni. Devo andare.”
Lo Yamanaka le andò incontro e l’abbracciò. “Stai attenta, peste.” Quando si separarono uscì dalla stanza, permettendo ai due fratelli di stare soli qualche momento. I due si guardarono in silenzio per qualche secondo, spaventati dal doversi separare per l’ennesima volta.

 
Shiori aveva sette anni, quando riuscì ad entrare nelle selezioni per gli Anbu. Suo padre e sua madre erano terrorizzati da quell’eventualità e orgogliosi allo stesso tempo. Ci sarebbero voluti un altro paio d’anni perché andasse effettivamente in missione, ma stava cominciando una nuova fase della sua vita, una fase piuttosto rischiosa.
La piccola Nara che allora non era così brava a controllare i suoi poteri poteva sentire quell’agitazione e ne veniva sopraffatta. In quei giorni, si era rinchiusa nella sua stanza, cercando di tenere il mondo fuori, ma non tutto il mondo voleva starle lontano.
Shikaku l’aveva lasciata sola per due interi giorni, ma poi aveva preso l’iniziativa e si era deciso ad entrare. Non bussò nemmeno alla porta, semplicemente entrò e si sedette sulla sedia alla scrivania a braccia incrociate, fissando il letto dove sua sorella era sdraiata con la testa sotto il cuscino.
“Va via!” gli aveva gridato lei.
“No.”
Shiori sentiva che suo fratello era determinato, le sue sensazioni avevano quello strano di superiorità, che lui assumeva quando si preparava a dare una ramanzina e sapeva di avere ragione.
“Sai di essere ancora una bambina.”
“Sono una kunoichi!” urlò lei.
Lui la ignorò. “Papà e mamma si fidano di te, sono solo preoccupati. Sono stato là fuori, la guerra è pericolosa. Non puoi farli sentire in colpa perché ti amano.”
Shiori scattò a sedere. “Tu non capisci!”
Il fratello alzò gli occhi al cielo. “Io capisco tutto.”
“Idiota altezzoso” fece lei mettendo il broncio, ma non contraddicendolo, poteva sentire che il fratello sapeva esattamente cosa le passava per la testa.
“Loro si preoccupano anche per te, ma non così. Questo mi fa sentire… inadeguata.”
Shikaku si alzò e si sedette accanto a lei. “Peste, tu diventerai più forte di me, tu sarei quella che mostrerà a tutti un mondo diverso, tu sei la luce di questa famiglia. Non sei inadeguata e non è quello che mamma e papà vorrebbero che pensassi. Sai di cos’hanno paura, vero?” chiese Shikaku, incapace di dirlo ad alta voce.
“Che mi sacrifichi per salvare qualcuno. Ma non lo farò!” esclamò lei. “Sono una Nara, io… creerò la strategia migliore, sempre.”
“Io lo so” rispose lui sorridendole. “Certo capisci i loro dubbi, quando non riesci a battermi nemmeno in una partita agli shogi?”
La bambina sbuffò. “Ti lascio vincere.”
“Certo, certo” ridacchiò il fratello. Shikaku si alzò in piedi e cominciò ad uscire. “Ti aspettiamo per pranzo,” le disse quando era sulla soglia della porta.
Shiori sorrise. “Grazie, Shishi!”
“Ehi, è per questo che ci sono i fratelli più grandi!”

 
Shikaku…” cominciò lei.
“Non dire nulla. Dove andrai?”
“Al reggimento di Kakashi. Devo avvertire Shisui. È l’unico che può occuparsi di Itachi.”
“Kakashi ti aiuterà con i cloni, lo sai questo?”
“Lo so.” Sorrise al fratello. “Shikaku, nel caso io non…”
“Non dire una cosa del genere!” urlò lui.
“Voglio che tu sappia che mi dispiace per tutto!” gridò. “Tu… tu sei… il fratello migliore che potessi desiderare. Sei stato un amico, e quando mamma e papà sono morti, sei stato anche un genitore.” Lacrime cominciarono a scenderle dagli occhi. “Sei stato il mio esempio. Volevo renderti orgoglioso. Forse ti ho deluso e…”
Il fratello la strinse a sé. “Non mi hai deluso. Non potrei essere più fiero di così. Sei una grande kunoichi, e cosa più importante una donna meravigliosa. Se è minimamente merito mio, be’ questo va solo nel cumulo di cose buone che sono riuscito a fare nella mia vita.”
I fratelli Nara rimasero abbracciati in silenzio per un po’. Quando si separarono Shikaku pose un bacio sulla fronte della sorella.
“Ti aspetto per una partita agli shogi, quando tutto questo finirà.”
“Farò di tutto per esserci!” acconsentì Shiori, posandogli un bacio sulla guancia.
Si infilò la mantellina e, dopo aver sorriso ancora al fratello, uscì dalla porta, pronta ad entrare in battaglia.
 
Kakashi e Shisui furono attratti al centro del loro campo a causa delle urla di alcuni membri del loro reggimento. Il Copia-ninja si fece strada in mezzo a loro e con la voce severa chiese: “Che sta succedendo qui?”
Notò un ragazzino dai capelli biondi combattere contro un corvo e l’uccello stava avendo la meglio. Il ragazzo lo teneva per le zampe, ma l’animale non la smetteva di sbattere le ali.
“Lascialo!” ordinò l’Hatake.
“Ma potrebbe essere una spia nemica!”
“Ti ho detto di lasciarlo!” gridò. “Non vedi che sta guardando dritto verso Shisui!”
Il giovane lasciò l’animale, che gracchiò felice e con eleganza si posò sul braccio teso dell’Uchiha. Shisui guardava il corvo quasi come in trance. Non riusciva a credere al suo occhio, che fissò in quelli dell’uccello e subito il volto di Itachi popolò la sua mente.
“So come fermare Kabuto. Non mi avrà” diceva semplicemente, in tono professionale ma con il chiaro intento di tranquillizzarlo.
Dopo aver dato il messaggio il corvo svanì. Shisui osservò il suo capo squadra e si allontanò dal gruppo. Kakashi lo seguì.
“Che succede?”
“Dobbiamo chiedere a Shiori di rintracciare Itachi!” esclamò l’Uchiha. “Kakashi, devo assolutamente raggiungerlo.”
“Ma certo.”
“Non credevo sarebbe stato così facile convincerti!” Shisui era sbalordito.
“Sciocchezze! Se sei con Itachi…”
“Non farai sciocchezze” concluse Shiori dietro di lui. I due uomini la guardarono a bocca spalancata. La donna aveva la testa leggermente piegata di lato e sorrideva. “Credevate davvero che sarei stata in quella torre ancora per molto?”
I due uomini scossero la testa. “Sai dove si trova?” chiese l’Uchiha.
Lei gli porse una mappa. “Naruto l’ha quasi raggiunto, ma sicuramente tu gli sarai più utile.”
“Tu non vieni?” domandò il moro sconvolto.
Lei lo abbracciò. “Ho una cosa da fare. Salutami quello psicopatico e digli che gli voglio bene. Cercherò di raggiungervi al più presto.”
“Dai a Yoharu un calcio dove non batte il sole anche per me. E sta attenta.” Shisui si scostò dall’amica e tese una mano verso Kakashi. “Spero di rivederti presto, capitano.”
Il Copia-ninja prese la mano. “Sono certo che sarà così. Buona fortuna, Shisui.”
L’Uchiha raccolse le sue cose e se ne andò di corsa nella direzione indicata dalla mappa, lasciando soli gli altri due shinobi.
“Vengo con te” esordì l’Hatake.
“Grazie.”
“Che ne è stato di ‘Kakashi, me la so cavare da sola!’” la imitò l’uomo.
Shiori ridacchiò. “Primo, questa è la peggiore imitazione che abbia mai sentito. Secondo, non credo di potermela cavare da sola. Io… ho bisogno di te.”
Il Copia-ninja assorbì quelle parole, felice di sentirgliele pronunciare.
“Non essere così compiaciuto!” lo redarguì lei che poteva sentire i suoi sentimenti.
Lui si passò una mano tra i capelli nervoso. “Scusa, non è così. Insomma… è che…”
“Il tuo aiuto non è mai superfluo, solo… Forse sono un po’ testarda per chiederlo”” ammise la donna.
“Cazzo come vorrei avere qualcosa per registrarti!” la prese in giro lui.
“Smettila, idiota! Dobbiamo sbrigarci!”
Kakashi andò ad avvertire Gai, il suo secondo in comando. Il verde lo aspettava al centro del campo.
“Te ne vai, vero?” chiese.
“Gai…”
“Voglio venire anche io! Non potete cavarvela da soli.”
Il Copia-ninja sospirò.
“Ho bisogno di te qui. Sai, sei l’unico di cui mi fido. Io e Shiori ce la caveremo.”
“D’accordo!” Alzò il pollice e fece un sorriso smagliante. “Ma se hai bisogno chiama!”
“Buona fortuna, amico!” esclamò Kakashi.
“Buona fortuna, mio eterno rivale” rispose Gai, tendendogli la mano.
  
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