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Autore: sonsimo    31/05/2009    2 recensioni
L’immagine di lei, di lei… dalla bacchetta del Signore Oscuro… lei.
Siamo al quarto anno di Harry ad Hogwarts, la notte dopo la Terza Prova che ha visto spezzarsi la vita di Cedric Diggory. Di ritorno dal suo primo colloquio con Voldemort dopo la riacquisizione del corpo da parte di quest’ultimo, Severus viene a sapere esattamente cosa è accaduto durante lo scontro tra Harry e il suo ritrovato Signore Oscuro.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un po' di luce

Introduzione:

L’immagine di lei, di lei… dalla bacchetta del Signore Oscuro… lei.

Siamo al quarto anno di Harry ad Hogwarts, la notte dopo la Terza Prova che ha visto spezzarsi la vita di Cedric Diggory. Di ritorno dal suo primo colloquio con Voldemort dopo la riacquisizione del corpo da parte di quest’ultimo, Severus viene a sapere esattamente cosa è accaduto durante lo scontro tra Harry e il suo ritrovato Signore Oscuro.

 

 

Un po' di luce

 

"I run across through black and white."

Fuel – Metallica

 

 

“È tutto?”

Esausto oltre misura, Severus si limitò a chinare il capo affermativamente, pregando che Albus non gli facesse altre domande. Aveva davvero bisogno di riposo, quella giornata era stata interminabile. Era nauseato.

Innanzitutto la preoccupazione per quell’idiota di Potter e la sua Terza Prova, che si era rivelata un autentico disastro, ben peggio di quanto Severus temesse. Nemmeno nel suo immenso pessimismo e nella sua sconfinata diffidenza era riuscito a immaginare un esito talmente tragico. Certo, temeva seriamente per l’incolumità di quel ragazzo incompetente, posto di fronte a prove che andavano ben oltre le sue mediocri capacità. Qualche osso rotto, come minimo.

Di certo non pensava di vederlo materializzarsi sanguinante, sconvolto e stretto a un cadavere.

Severus chiuse gli occhi, dimentico per un attimo della presenza di Albus. Quando aveva sentito la fitta al braccio che portava il Marchio Nero gli era mancato il respiro. Erano trascorse solamente poche ore da quel momento, ma già ricordava l’episodio come da una infinita distanza, e ne vedeva i contorni sfocati. Solo l’espressione terrorizzata sul viso di Potter era perfettamente nitida nella sua mente, scolpita come se l’avesse avuto ancora davanti agli occhi.

“Allora vai pure a riposare, Severus. Sarai esausto.”

Il professore di Pozioni si mise in piedi a fatica, ancora senza posare lo sguardo sul Preside. Non aveva alcuna voglia di cogliere la preoccupazione di Albus.

Severus… se sei pronto, se sei in grado…

Lo era. Perfettamente. Erano anni che attendeva quel momento e sarebbe andato fino in fondo.

“Sei sicuro di non voler vedere Madama Chips? Credo tu ne abbia bisogno.”

“No, prenderò una pozione.”

Non è certo qualche Cruciatus che mi impensierisce.

Il suo nuovo ruolo di spia gli dava quasi un senso di liberazione. Aveva finalmente un compito da svolgere, oltre a cercare di tenere lontano dai guai quell’arrogante Grifondoro, impresa impossibile tra l’altro. In un certo senso persino il suo nuovo compito era meno complesso.

Certo, il passaggio dal buio tetro del cerchio di Mangiamorte, dalla voce serpentina del Signore Oscuro, alla quiete dell’ufficio di Silente e ai toni pacati di quest’ultimo era brusco, destabilizzante, ma Severus sapeva che si sarebbe ben presto abituato. Un altro paio di incontri con il suo “Signore” e non avrebbe più nemmeno avvertito quel disagio. Anzi, il confine che separava quei due mondi sarebbe stato sempre meno netto ai suoi occhi.

Con il tempo sarà più semplice. Credo.

La mano di Piton era già poggiata sulla maniglia della porta, quando il Serpeverde sentì quella di Albus sulla propria spalla. Incapace di trattenere il proprio fastidio, si voltò in direzione del mago più anziano, che gli fece un mezzo sorriso in segno di scusa, consapevole di quanto Severus detestasse contatti di quel genere. Solo l’idea di cercare di dargli conforto avrebbe terrorizzato gran parte dei maghi che mai avessero fatto la sua conoscenza. Albus Silente, naturalmente, non era uno di quei maghi.

“Volevo solo aggiungere, Severus, che so quanto sia difficile per te e ti sono grato per quello che fai.”

Severus storse le labbra.

“Non lo faccio per te.”

“Oh, ne sono certo,” Silente spostò lo sguardo in direzione della finestra, dalla quale di lì a poco sarebbero sopraggiunte le prime luci dell’alba. I suoi occhi azzurri, che sempre parevano capaci di vedere molto più in là di tutti gli altri, erano particolarmente intensi e penetranti in quel momento, specie quando li riportò sul mago più giovane.

“Il tuo aiuto sarà indispensabile per sconfiggere Voldemort.”

Severus lo fissò intensamente, traboccante disprezzo, reprimendo a stento la tensione nell’udir pronunciare il nome del Signore Oscuro.

“Non certo quanto quello del prezioso Ragazzo Sopravvissuto. Era proprio necessario che il piccolo arrogante partecipasse al Torneo Tremaghi, vero Albus?”

Silente abbassò la mano che era ancora poggiata sulla spalla di Piton e lo guardò con leggero rimprovero negli occhi.

“Pare proprio che dovesse andare così, Severus. Harry ha dovuto affrontare una terribile prova, questa notte. Ma chissà che da tutta questa sofferenza non possa emergere qualcosa di buono.”

“Che cosa intendi dire, Albus?”

Il tono di Silente cambiò improvvisamente, da intenso a noncurante, lasciando Severus perplesso.

“Oh, niente Severus. I vaneggiamenti di un vecchio. Non badarci.”

Mosse qualche passo indietro, lasciando spazio a Piton, prima di riprendere:

“Harry è stato sottoposto per due volte alla maledizione Cruciatus, questa notte.”

Se non avesse conosciuto bene Severus Piton, Silente non avrebbe nemmeno notato il lampo d’orrore che per un istante attraversò il suo sguardo. L’insegnante di Pozioni represse immediatamente qualsiasi emozione quella rivelazione avesse suscitato in lui, prima di replicare freddamente:

“Di certo la sua banda di ammiratori lo avrà già ampiamente consolato,” poi, al ricordo improvviso di Black, di quella mano che era stato costretto a stringere, “A cominciare dal suo padrino,” disse, pronunciando l’ultima parola con tutto il disprezzo di cui era capace.

“Tu e Sirius siete adulti, è ora che mettiate da parte gli antichi dissapori e…”

“Stiamo parlando di Black, Albus! Black, che fino a qualche ora fa io credevo responsabile di… di…”

La voce gli morì in gola. Non doveva pensare a quella notte e soprattutto non doveva, per nessun motivo, pronunciare quel nome. Era già tanto che si ritrovasse davanti quegli occhi così di frequente. Non avrebbe potuto sopportare nient’altro.

“Capisco che possa non essere semplice. Ma di quel crimine a cui ti riferisci era innocente, Severus. Forse avrei dovuto parlartene, prepararti…”

“Ma no, perché parlarmene, Albus? Lasciami pure all’oscuro di questi dettagli! Sono io che invece devo riferirti tutto per filo e per segno, non è così?”

Albus sospirò, e per un attimo dimostrò gli anni che effettivamente aveva, che in genere rimanevano celati dalle sue espressioni e da quegli occhi intensi.

“Vai a riposarti adesso, Severus. Adesso vedi tutto nero. Domani magari… domani vedrai un po’ di luce.”

Oh, no, Albus. Anche se dovesse essere come dici tu, tornerebbe comunque nero al cospetto del Signore Oscuro.

La condanna era firmata, ormai. La spia avrebbe presto ripreso le consuete attività dei Mangiamorte.

Nonostante la spossatezza fosse ormai insopportabile, Severus desiderava un ultimo chiarimento da parte di Silente prima di ritirarsi per riposare un po’. Il loro breve dialogo davanti alla porta glielo aveva riportato in mente.

“Un’ultima cosa. Come ha fatto Potter a… sfuggirgli?”

Albus lo fissò in silenzio per qualche istante, prima di raccontargli quello che era accaduto quando le bacchette di Harry e Voldemort si erano scontrate. Com’era prevedibile, quando raccontò degli spiriti che erano fuoriusciti dalla bacchetta di Voldemort, Severus impallidì considerevolmente. Alla fine del racconto, incapace di replicare e non fidandosi della propria voce, Piton lasciò la stanza senza pronunciare una parola.

 

 

Ancora adesso non sapeva come avesse fatto. Era consapevole di essere un ottimo Occlumante, ma fino all’ultimo aveva temuto in cuor suo di non riuscire a superare una prova così grande. Trovarsi di fronte all’assassino di lei, per la prima volta dopo la sua morte… anzi, inginocchiato di fronte all’assassino di lei, a baciare l’orlo della sua veste, a implorare pietà, e perdono. Ne era stato davvero capace e nemmeno lui sapeva spiegare come. Ma dopo aver udito il racconto di Silente, dopo aver sentito che l’immagine di lei era sgorgata da quella bacchetta che aveva posto fine ai suoi giorni, le sue emozioni erano esplose. Certo non si trattava di un’emozione visibile, a parte il suo pallore non vi era alcun segno all’esterno, nel suo aspetto o nella sua postura, che testimoniasse ciò che avveniva nell’intimità del suo animo provato dagli eventi di quella notte.

L’immagine di lei, di lei… dalla bacchetta del Signore Oscuro… lei.

Non si rese conto che, anziché recarsi nei sotterranei per il meritato riposo, si stava dirigendo verso l’infermeria. Non si chiese nemmeno se ci fosse stato qualcuno al capezzale del ragazzo, o che cosa avesse risposto se avesse incrociato qualcuno e gli avessero chiesto cosa ci facesse lì. Camminava velocemente, senza porsi domande, salendo scale e svoltando angoli meccanicamente.

Harry, sotto l’effetto della pozione Sonno senza Sogni, dormiva sereno. Era stato lasciato solo, la signora Weasley aveva fatto ritorno alla Tana, il ragazzo avrebbe dormito tranquillamente tutta la notte e della sua presenza non c’era più bisogno.

Severus gettò uno sguardo al quattordicenne. Occhi chiusi. Così, guardandolo, non c’era nulla in lui che evocasse il ricordo della madre. Eppure quel verde straordinario, Severus lo sapeva, era proprio lì a pochi centimetri da lui, nascosto dalle palpebre del ragazzo. E quindi, trovarselo davanti era comunque, come sempre, fonte di un tormento indescrivibile.

Ma in quel momento Severus era lì per un motivo ben preciso. Aveva inconsciamente preso la decisione di farlo nel momento stesso in cui Albus gli aveva raccontato che cosa era accaduto.

Non c’era altra scelta, non poteva evitare nemmeno se avesse voluto.

Aveva la possibilità di avere un’immagine di lei, un’immagine del tutto nuova, da conservare per sempre insieme a tutte le altre. Non ci avrebbe rinunciato per nessun motivo. Era solamente grato che il ragazzo dormisse, perché probabilmente, incurante del trauma che avrebbe provocato, si sarebbe comportato allo stesso modo anche se fosse stato cosciente.

Severus estrasse la bacchetta.

Legilimens!

 

 

Paura, intensa paura, ma anche risolutezza. Determinazione, orgoglio. Sentimenti intensi e nobili misti al terrore di un quattordicenne. Dolore, impotenza, voglia di fuggire, disperazione. Poi le immagini delle vittime del Signore Oscuro, Cedric Diggory e la sua richiesta. E poi commozione, quasi più forte di tutto il resto. I loro volti e soprattutto il volto di lei. I suoi capelli, la sua espressione, la sua voce… tutto era esattamente come Severus lo ricordava. I suoi occhi, che però erano solo per lui. Per il suo bambino, quel bambino della cui incolumità Severus aveva fatto lo scopo della sua esistenza.

Finì tutto troppo presto.

 

 

Severus emerse dai ricordi di Harry tremando, avvertendo con disagio qualcosa di umido sulle guance. Ma non doveva preoccuparsi, nessuno se ne sarebbe accorto, era lì da solo.

Non del tutto solo, in realtà, come gli ricordò il gemito proveniente dal letto su cui giaceva il ragazzo di cui aveva appena violato la mente. Nonostante la pozione che aveva bevuto, l’attacco dell’insegnante aveva disturbato il sonno di Harry, non tanto da svegliarlo fortunatamente, ma sicuramente quanto bastava per fargli rivivere per pochi istanti quello che aveva provato al cimitero del padre del Signore Oscuro.

Severus avrebbe voluto voltarsi e andarsene immediatamente dall’infermeria, dopo aver avuto quello che voleva. Ma non ci riuscì. Il ragazzo si rigirava nel sonno, tremando leggermente e gemendo di tanto in tanto.

Ne era responsabile e nonostante si trattasse del tanto disprezzato figlio di James Potter non poteva andarne fiero. Non quella notte, Potter aveva davvero bisogno di riposo.

Non dopo aver visto come lei lo guardava. Come fosse quanto di più prezioso esistesse al mondo.

Sapeva già che il proprio figlio doveva essere preziosissimo per lei, ovviamente. Ma vederlo con i propri occhi era diverso. Conoscendo la propria indole, Severus credeva avrebbe dovuto provare qualcosa di simile alla gelosia, o all’invidia, di fronte a una scena del genere. Stranamente non era così. Provava solo qualcosa di… caldo, di confortevole.

Per la prima, e probabilmente unica, volta dopo anni,  Severus ebbe la chiara percezione di quello che stava facendo, della missione che conduceva per lei. Proteggerne il figlio, per onorarne la memoria, per lavare una colpa che non poteva essere lavata. Ma non era qualcosa di così poco conto come lui era abituato a pensare.

Forse era davvero importante per lei.

Forse, anche se Severus non avrebbe nemmeno voluto illudersi per un attimo con un pensiero del genere, lei era grata per ciò che stava facendo, per quella vita che proteggeva con tutte le sue forze. Che avrebbe continuato a proteggere, anche più di prima, finché avesse potuto.

Non sperava nel perdono, poiché lui stesso non se l’era concesso.

Solo, adesso la vedeva. Un po’ di luce. Mentre fuori albeggiava e un debole raggio si posava sul cuscino del ragazzino.

Severus continuò a guardarlo, finché il ragazzo smise di agitarsi nel sonno e riprese a dormire tranquillamente. Quindi, sollevato, si volse per lasciare l’infermeria, lasciandosi alle spalle quello che, almeno per il momento, non era Potter. Né il Ragazzo Sopravvissuto, né un arrogante Grifondoro. Era solo suo figlio. Di Lily.

 

FINE

 

Nota dell’autrice: Il sottotitolo della storia, un verso della canzone “Fuel” dei Metallica, è uno dei prompt che mi sono stati assegnati per la challenge Temporal-mente di Criticoni. Credo sia piuttosto ovvio il riferimento alla condizione di spia di Severus, che a causa di questo ruolo è costretto a passare continuamente dalla parte della “luce” a quella dell’”oscurità”.

In realtà, ho scritto questa storia già da diverso tempo, ma non riuscivo a convincermi a pubblicarla. Non so bene nemmeno io perché. Forse non mi convince del tutto, forse si trattava semplicemente di pigrizia. Rimane il fatto che non riuscivo a “lasciarla andare”.

Ah, una precisazione: non so se (e non credo che) sia possibile effettuare la Legilimanzia su qualcuno privo di conoscenza, spero non vi abbia dato troppo… “fastidio” questo particolare.

Inoltre, non è la prima volta che Severus, nelle mie storie, non riesce nemmeno a pensare il nome di Lily finché proprio non può farne a meno.

Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate, quindi se vi va… sapete cosa fare, dico bene? ;)

Alla prossima!

Sonsimo

  
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