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Autore: crazy lion    03/02/2017    5 recensioni
Attenzione! Spoiler per la presenza nella storia di fatti raccontati nel libro di Dianna De La Garza "Falling With Wings: A Mother's Story", non ancora tradotto in italiano.
Mancano diversi mesi alla pubblicazione dell’album “Confident” e Demi dovrebbe concentrarsi per dare il meglio di sé, ma sono altri i pensieri che le riempiono la mente: vuole avere un bambino. Scopre, però, di non poter avere figli. Disperata, sgomenta, prende tempo per accettare la sua infertilità e decidere cosa fare. Mesi dopo, l'amica Selena Gomez le ricorda che ci sono altri modi per avere un figlio. Demi intraprenderà così la difficile e lunga strada dell'adozione, supportata dalla famiglia e in particolare da Andrew, amico d'infanzia. Dopo molto tempo, le cose per lei sembrano andare per il verso giusto. Riuscirà a fare la mamma? Che succederà quando le cose si complicheranno e la vita sarà crudele con lei e con coloro che ama? Demi lotterà o si arrenderà?
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo. Saranno presenti familiari e amici di Demi. Anche per loro vale questo avviso.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Joe Jonas, Nuovo personaggio, Selena Gomez
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Non basta un raggio di sole in un cielo blu come il mare
perché mi porto un dolore che sale, che sale...
Si ferma sulle ginocchia che tremano, e so perchè...
 
E non arresta la corsa, lui non si vuole fermare,
perché è un dolore che sale, che sale e fa male.
[…]
Ma c'è il dolore che sale, che sale e fa male.
Arriva al cuore lo vuole picchiare più forte di me
 
Prosegue nella sua corsa, si prende quello che resta
Ed in un attimo esplode e mi scoppia la testa
Vorrebbe una risposta ma in fondo risposta non c'è
 
E sale e scende dagli occhi
il sole adesso dov'è?
Mentre il dolore sul foglio è
seduto qui accanto a me
 
Che le parole nell'aria
sono parole a metà
Ma queste sono già scritte
e il tempo non passerà
(Arisa, La notte)
 
 
 
 
 
 
69. IL DOLORE DI DEMI
 
Passò un'altra interminabile ora. Demi rimase per la maggior parte del tempo in silenzio e rispose a monosillabi tutte le volte nelle quali gli amici e la sorella le chiedevano se si sentiva meglio. La ragazza rispondeva di sì. Ovviamente non era vero, ma non aveva voglia di
parlarne.
Finalmente si aprì una porta e ne uscì il dottore che aveva parlato loro tempo prima.
"Il signor Marwell ha di nuovo perso conoscenza, ma ora si è svegliato" disse, ma aveva un'espressione così grave che Demi non tirò un sospiro di sollievo, come invece fecero gli altri che, forse, non se n'erano resi conto.
"Ma?" chiese, alzandosi e avvicinandosi all'uomo. "C'è un "ma", vero?"
"Sì. Purtroppo, nonostante sia andato tutto bene e le condizioni fisiche di Andrew siano buone, c'è un problema. Lui non ha febbre e credo che non avrà bisogno di trasfusioni, comunque questo si vedrà nelle prossime ore. Il fatto è  che non parla. Non risponde se lo chiamiamo, se gli diciamo che voi siete qui, non fa nulla. Si muove, risponde agli stimoli se gli provochiamo dolore, ha gli occhi aperti e le pupille reattive alla luce, ma non parla."
"Questo è dovuto al fatto che è troppo debole?" chiese Dallas.
"No, non lo riteniamo possibile. Io e i miei colleghi pensiamo che lui sia sotto shock per la morte della sorella e, forse, per il gesto che ha fatto. Magari ora che si è svegliato e si è reso conto di essere ancora vivo, essendo più lucido ha compreso veramente di essersi procurato delle ferite da solo dopo tanto tempo che questo non accadeva più e di aver tentato il suicidio. Ciò può averlo spaventato  a tal punto da impedirgli di parlare. Se uno di voi vuo…"
Il medico venne interrotto da un'infermiera che uscì di corsa dalla stessa porta aperta da lui poco prima.
"Dottore, deve venire immediatamente!" esclamò.
"Sì, arrivo" rispose lui prontamente e stava per andare via quando Demi lo fermò.
"Si tratta di Andrew? Sta male?" domandò, allarmata.
"Sì" le rispose l'infermiera, poi entrambi sparirono.
"Oh Dio, mi gira la testa" riuscì a sussurrare la ragazza, poi cadde a terra.
"Demi, Demi!" urlò Dallas, andandole vicino.
"Oh Dio, aiuto!" urlò la ragazza. "Joe, vai a chiamare qualcuno" gli disse, agitata, mentre Selena diceva a Dallas di spostarsi, per lasciar respirare Demi.
Lo fece. Comprese che, forse, Selena sapeva qualcosa di più in proposito sugli svenimenti; perché, lo capiva, Demi aveva perso i sensi.
La ragazza si risvegliò dopo qualche secondo, proprio nel momento in cui Joe tornò con un'infermiera. La donna si fece spiegare da Dallas e Selena ciò che era successo, poi misurò la pressione a Demi e scoprì che era bassissima.
"Forse lo stress l'ha fatta crollare" disse e consigliò a coloro che erano con lei di darle un po' di caffè, ma aggiunse: "Se le girerà ancora la testa, o si sentirà svenire di nuovo, me lo dica. Faremo degli esami del sangue."
"D'accordo" rispose Demi, mentre gli amici la aiutavano a sedersi.
"Credo che sarebbe meglio se lei andasse a casa" aggiunse la ragazza.
"No, voglio stare qui. Se andassi a casa mi sembrerebbe di abbandonarlo."
"Va bene, ma stia attenta. Non si alzi troppo in fretta e, al minimo segnale di malessere, chiami o faccia chiamare qualcuno."
"Okay, grazie."
Selena, Joe e Dallas provarono ad insistere, a dire a Demi che sarebbero rimasti in due e che uno di loro l'avrebbe accompagnata a casa, che sarebbe stato meglio che si riposasse considerato il suo debole stato, ma lei non ne voleva sapere. Fu irremovibile. Non poteva andare via mentre il suo fidanzato stava così male.
Dallas andò a prenderle qualcosa da mangiare e tornò dopo poco con una brioche e un caffè.
"Non ho fame" sbuffò la ragazza.
"Devi mangiare qualcosa, cara" le disse la sorella, con quella dolcezza tipica della loro mamma.
Demi le sorrise e pian piano riuscì a finire il cibo e la bevanda. Poco dopo si sentì salire la nausea, ma pensò che fosse a causa della sua agitazione e non ci diede peso. La testa non le girava più, si sentiva più in forze di prima, ma il dolore restava e nulla, se non la guarigione di Andrew, avrebbe potuto placarlo.
Il solito medico tornò per la terza volta.
"Abbiamo dovuto fargli un'altra trasfusione anche se l'emorragia si era fermata, anche per questo ci abbiamo messo molto a darvi notizie: volevamo vedere come andavano le cose. Come avevo spiegato a Demetria, in queste ore abbiamo reso asettica la ferita e gli abbiamo messo dei punti di sutura e fatto lo stesso con gli altri tagli che si era procurato. La ferita all'arteria guarirà, così come le altre. I tendini non sono stati recisi. Andrew riuscirà a muovere di nuovo la mano senza aver bisogno di riabilitazione, ma a seguito dell'intervento gli è salita, all'improvviso, la febbre a quaranta" spiegò. "Gli abbiamo dato un antibiotico per abbassarla. Ora si è addormentato. Per ora la prognosi resta riservata."
"Quindi non posso vederlo?" chiese Demi.
Capiva che era una domanda sciocca, sapeva bene cosa volesse significare "prognosi riservata" e che, con la febbre così alta, sarebbe stato meglio lasciarlo in pace, ma il fatto di non poterlo vedere, di non potergli stare accanto, la angosciava.
"No, signorina, almeno non per ora. Purtroppo è peggiorato improvvisamente. Mi dispiace. Nemmeno noi sappiamo cosa succederà. I tagli sono ricuciti e, a parte la febbre, le sue condizioni sono buone, ma ci preoccupa il fatto che non risponda se lo chiamiamo. Non sappiamo se è in stato di shock o se non vuole reagire. Dopo che gli abbiamo curato le ferite alle braccia Andrew si è svegliato dall'anestesia, ma non ha parlato. Gli abbiamo fatto dei controlli: una tac cerebrale, una radiografia alla colonna vertebrale e una risonanza magnetica. Grazie al cielo non ha nessuna frattura, né al cranio né in altre parti del corpo ed è stato molto fortunato sotto questo punto di vista. Il trauma cranico è stato lieve, non ha provocato nessun danno cerebrale. Nonostante questo, siamo preoccupati perché non proferisce parola. Forse non comprende ciò che diciamo. Gli abbiamo chiesto di sbattere gli occhi se ci stava capendo, ma non l'ha fatto."
"Tutto ciò è dovuto al trauma cranico?" domandò Selena.
"Vista la lieve entità dello stesso lo ritengo poco probabile. Credo sia sotto shock, è l'unica spiegazione plausibile. Come stava affrontando la morte della sorella?”
“Malissimo” rispose Demi. “Si era chiuso in casa, non parlava con nessuno, non faceva entrare nemmeno me. Non lavorava più.”
"Capisco. In ogni caso, quando si riprenderà dovrò valutare anche con l'aiuto di un neurologo il suo stato di salute mentale, fargli delle domande per capire cosa ricorda, per esempio."
“E in quanto tempo si riprenderà?” domandò Demi.
“Questo, sinceramente, non so dirglielo. Forse nel giro di ore o di giorni. È lui che deve trovare la forza di farlo.”
“E se non si riprendesse?”
Il dottore fece una breve pausa.
"Allora vedremo come procedere. Comunque, il fatto che non abbia vomitato, né avuto lesioni o fratture è un ottimo segno! Inoltre, prima avrei voluto aggiungere che potrebbe avere bisogno di un'altra trasfusione. Per ora no anche se ha perso moltissimo sangue, perché le due trasfusioni che gli abbiamo fatto sono state sufficienti. Lei è stata brava, Demi: ha tamponato bene quelle ferite e ha fermato l'emorragia all'arteria e il sangue che gli usciva dalle vene; ma è meglio essere previdenti, nel caso dovesse avere, per qualche motivo, un'altra emorragia nelle prossime ore o nei giorni a venire. Per questo, se tutti voi siete d'accordo, vi farò un prelievo del sangue per scoprire il vostro gruppo sanguigno, a meno che non lo conosciate già. Se è compatibile e se non avete particolari malattie o problemi dei quali dovrei essere a conoscenza, nel caso servisse, io e i miei colleghi potremo prelevarvi altro sangue da dare ad Andrew. Ne abbiamo anche qui in ospedale, ma è sempre meglio averne in più."
Tutti dissero che non avevano malattie di nessun tipo e che non ricordavano il loro gruppo sanguigno.
Dallas sussurrò a Demi che avrebbe dovuto dire al dottore del suo svenimento. Lei non avrebbe voluto farlo: sarebbe stata disposta a svenire un'altra volta pur di salvare Andrew, ma capì che era giusto così.
"In tal caso è meglio non sottoporla a quelle analisi, almeno non per ora" disse il dottore. "Nel caso servisse farle le preleveremo il sangue in un altro momento, non adesso che è debole."
Demi sospirò e si rassegnò così ad aspettare la sorella e gli amici. Dopo circa venti minuti arrivarono tutti.
"Vi hanno detto qualcosa?" chiese.
"No" rispose Selena. "Dovremo aspettare un po'. Hanno detto che ci verrà comunicato nei prossimi giorni."
"Signori," disse un'infermiera che arrivò in quel momento, "il dottor Thompson mi ha chiesto di dirvi che potete andare a casa. È meglio che vi riposiate un po' e torniate qui domani. Al momento, stando qui non potete fare niente per il paziente."
Il suo tono fu gentile e guardò Demi comprensivamente, mentre questa piangeva. La sola idea di lasciare Andrew la terrorizzava. Cosa sarebbe successo se, in sua assenza, lui avesse avuto un arresto cardiaco, o qualsiasi altro problema?
"Se mi lascerete i vostri numeri di cellulare o del telefono di casa, vi avviserò se ci saranno miglioramenti o problemi" aggiunse l'infermiera, guardando soprattutto Demi.
Tutti lasciarono entrambi i recapiti.
Demi provò ad insistere ripetendo più volte che avrebbe voluto restare lì, ma quando Dallas le disse che anche le sue bambine avevano bisogno di lei, la ragazza pensò che era vero.
"Verremo domani, dopo il lavoro" dissero Selena e Joe prima di andarsene.
Demi li ringraziò e partì con Dallas.
Quando entrarono, Dianna, Eddie e Madison le stavano aspettando.
"Come sta?" chiese la madre a Demi.
"Male" rispose questa, con voce rotta e poi chiese delle sue bambine.
"Stanno dormendo. Se vuoi puoi stare qui anche tu stanotte."
"Sì," aggiunse Eddie, "ti cediamo il nostro letto, anche perché le tue bambine ci stanno già dormendo e c'è spazio. Noi dormiremo sul divano."
Demi era così spossata che non provò nemmeno ad insistere perché sua madre ed Eddie andassero nel proprio letto. Ringraziò e poi salì al piano di sopra.
 
 
 
"Non l'ho quasi mai vista così" disse Dianna agli altri.
Dallas spiegò come stava Andrew e tutti rimasero scioccati.
"Bisogna solo aspettare" concluse la ragazza.
"E sperare e pregare" aggiunse Dianna.
Madison non disse niente. Andrew le era sempre stato simpaticissimo, aveva giocato molto con lei quando era una bambina, lo considerava una specie di zio e sapere che era in pericolo di vita la distruggeva. Se avesse parlato sarebbe scoppiata in pianto, così preferì rimanere in silenzio.
Dopo aver parlato un altro po' della situazione, tutti andarono a
letto.
 
 
 
Demi aprì piano la porta della camera dei suoi. Hope e Mackenzie dormivano beatamente. Vederle così tranquille la consolò, anche se solo per un momento. Quando dormivano, le sue bambine sembravano ancora di più degli angioletti. La ragazza accarezzò piano le loro testine, con affetto, poi sospirò. Si tolse le scarpe e le calze, si infilò sotto le coperte senza nemmeno cercare un pigiama, si girò dando le spalle alle piccole e iniziò a singhiozzare, soffocando i sospiri nel cuscino.
Si sentiva così in colpa! Pensava che, se solo fosse arrivata qualche minuto prima, tutto ciò si sarebbe potuto evitare.
"Andrew, mi dispiace, mi dispiace, perdonami!" esclamava. "Perdonami per non esserti stata più vicina e non averti protetto da tutto il tuo dolore! Tutta la sofferenza che ora sento io, è la punizione giusta per non averti aiutato. Me lo merito!"
Avrebbe voluto essere lì con lui per dirgli quelle cose, ma dato che ciò non sarebbe stato possibile, pregò che suo padre, da lassù, apparisse in sogno all'uomo e gli riferisse quanto lei avrebbe voluto.
Dopo molte ore, talmente stanca da non riuscire nemmeno più a piangere, Demi crollò in un sonno agitato e pieno di terribili ed inquietanti incubi, nei quali Andrew, distrutto dal dolore fisico e scosso da orribili convulsioni e tremendi singhiozzi, moriva davanti ai suoi occhi, mentre lei, con le mani letteralmente legate da una corda dalla quale non riusciva a liberarsi, non poteva far altro che rimanere lì, piangendo disperata, immobile e impotente, a guardarlo mentre la sua vita scivolava via pian piano.
 
 
 
NOTA:
per chiarire meglio, lo shock di Andrew non è qualcosa di fisico ma di psicologico. Certo è ancora molto debole e anche debilitato perché nemmeno nei mesi precedenti era stato bene, ma quella che sta avendo ora è, se vogliamo chiamarla così, una non-reazione; è il suo modo di vivere il dolore. Inoltre è ancora molto confuso visto ciò che gli è accaduto.
Il medico dice:
"Allora vedremo come procedere"
perché, al momento, non sa nemmeno lui come comportarsi. Non è sua competenza capire cosa Andrew prova, come sta psicologicamente (in parte sì, perché i medici devono sempre ascoltare i pazienti, ma non può psicanalizzarlo). E per tutti questi motivi asserisce che dev'essere Andrew a trovare la forza di parlare. Nessuno può fare molto per lui se non dice nulla.



ANGOLO AUTRICE:
salve a tutti! Devo dirvi un po' di cose.
Una cosa importante:
ringrazio tantissimo, con il cuore in mano, la mia meravigliosa e fantastica amica Niky_94 per avermi dato tutte le informazioni mediche per scrivere al meglio questi capitoli. Spero quindi di aver spiegato bene tutto. Non ce l'avrei mai fatta, senza di te, cara!
Un ringraziamento anche ad un'altra mia amica, non di EFP, che mi ha dato una mano sempre sullo stesso argomento, con altro materiale.
Ora, a tutti voi lettori dico grazie per l'affetto che mi dimostrate tramite le recensioni. Mi fate emozionare sempre, ridere, piangere, sorridere, mi dite delle cose così belle che spesso penso di non meritare! Siete fantastici, tutti, dal primo all'ultimo, anche voi, lettori silenziosi (so che ci siete). Spero che la storia continuerà a piacervi e di non deludervi, nemmeno con il sequel che, lo annuncio qui se non l'avevo già fatto, si intitolerà "Stay strong".
A sabato prossimo!
   
 
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