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Autore: Sabriel    01/06/2009    3 recensioni
Cosa succederebbe se il destino di una ragazza orfana si intrecciasse a quello di Near, Matt e Mello?. E se lei possedesse un intelligenza fuori dal comune? E se, celato nel suo passato, di cui lei non ricorda nulla, ci fossero dei collegamenti utili a comprendere e risolvere il caso Kira? E se ci si mettesse di mezzo l'amore a complicare le cose? Leggete e commentate :)
Genere: Generale, Mistero, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, Matt, Mello, Near
Note: Lemon, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ecco un nuovo capitolo, visto che velocità? xD
No, non sono matta, solo che la storia è già a buon punto, quindi mi andava di aggiungere anche il secondo capitolo, che rende il tutto un pochino più interessante. Fatemi sapere cosa ne pensate ^^


E LE COINCIDENZE POSSONO SALVARTELA

La mattina mi risvegliai nel mio letto, chiedendomi come cavolo ci ero finita. Mi stiracchiai pigramente, tirandomi a sedere. Scesi dal letto, dirigendomi in bagno per fare una bella doccia.
Frettolosamente mi vestii, legandomi i capelli ancora zuppi in una coda alta, seppur piccoli ciuffi ribelli, troppo corti per essere imprigionati dall’elastico, mi ricadevano sul viso,bagnandolo.
Scesi in fretta e furia, desiderosa di salutare Near. Come di consueto era li che giocava con i suoi robot, allineandoli in ordine di altezza, feci per avvicinarmi in un sorriso ma Halle mi prese per il colletto della camicia, con un espressione di rimprovero dipinta sul viso.
“Che cosa fai con i capelli bagnati?”chiese ammonitrice.
La fissai scioccata “Non mi va di asciugarli, ci vuole troppo tempo” protestai, gonfiando le guance.
Near si voltò, attirato dal battibecco, osservandoci in silenzio.
“Ti verrà la febbre se li lasci così. Fila in bagno, te li asciugo io!” ordinò autoritaria
“MA…Halle” tentai di protestare, piano.
“Niente ma!” mi lapidò, e senza troppi preamboli mi trascinò in bagno.
Tornai dopo un quarto d’ora, accaldata per via del phon. Feci per avvicinarmi a Near in un sorriso, ma Halle mi accalappiò ancora, raggiante. “Coraggio, andiamo a fare shopping!”
“Eh? Adesso?!” chiesi contrariata.
“Certo che sì, non vorrai mica restare in eterno con addosso i vestiti di Near” chiese conciliante.
Riflettei sull’eventualità, mentre per la seconda volta venivo trascinata lontano dall’oggetto dei miei pensieri.
Halle era un assatanata di shopping! Mi fece girare per tutti i negozi della città, continuando senza sosta a propinarmi roba da provare.
Tornammo all’SPK che ero sfinita, e piena zeppa di vestiti. Avevo più vestiti in quel momento di quanti ne avessi mai posseduti in tutta la mia vita.
Indossavo una gonna a ventaglio nera, e una maglia rossa con dei ricami neri di pizzo. Non appena mi vide Near posò il suo sguardo indifferente su di me, accennando un saluto con il capo, mentre lentamente si arricciava una ciocca di capelli.
“Near!” esclamai, sedendomi al suo fianco, sorridente.
Jevanni si alzò dalla sedia, osservandoci serio. “Bene siete tornate. Io e Halle andiamo all’appuntamento con Marcus, voi restate qui”
Annuii per entrambi, perché Near non diede segno di aver ascoltato, intento ad arricciarsi i capelli.
Passai il pomeriggio ad osservarlo lavorare, o almeno era quello che credevo facesse. Il misterioso L non si era più fatto sentire, ed io decisi che chiedergli chi diavolo fosse non era affar mio, ne tanto meno buona educazione.
Se avesse voluto mettermi al corrente l’avrebbe fatto.
Verso sera tornarono Jevanni ed Halle,e con sgomento notai che la donna mi aveva comprato altri vestiti. Mi aveva preso per una bambola?
Passarono diverse settimane, in cui le giornate scorrevano lente, anche un po’ noiose, se non per i brevi dialoghi con Near, e per alcune telefonate del misterioso L.
Ad essere sincera non capii molto del loro discorso… e mille domande mi frullavano impietose nella testa, rumorose.
Avevo sentito menzionare numerosi omicidi inspiegabili, quasi soprannaturali. Inoltre, durante i loro brevi colloqui menzionavano spesso un certo Mello, anche se non avevo idea di chi fosse.
Così, per ammazzare il tempo, facevo congetture su questo complicato caso Kira, cercando di capirci qualcosa.
Poi, un pomeriggio, accadde qualcosa che ruppe quella monotonia.
Ero sdraiata pancia sotto sul pavimento, che leggevo un libro di poesie che mi aveva consigliato Halle, quando Jevanni scattò in piedi esclamando “Near, il monitor… quello è Mello”
Alzai lo sguardo incuriosita, ma il mio interesse scemò d’un sol colpo quando vidi Halle con una pistola puntata alla tempia da un individuo incappucciato.
Saltai in piedi, ma Near mi bloccò
“Cosa vuoi fare?” chiese atono.
“Halle è in pericolo!” esclamai, cercando di divincolarmi dalla sua presa. Era delicata ma incredibilmente ferma.
“No, non lo è. Mello sta venendo qui. Cerca di non attirare l’attenzione per favore” una richiesta pacata, senza alcun cenno di panico.
“Ma cosa vuole quello da te?” chiesi spaventata e contrariata,risedendomi al suo fianco.
Lui sfoderò un sorriso sghembo. “La sua identità”
Lo guardai male, come fosse impazzito. Feci per parlare,ma la porta sbatté con impeto, attirando la mia attenzione.
Mello era li, imperscrutabile, la pistola puntata alla tempia di Halle.
“Finora è andato tutto come ti aspettavi… eh Near?” chiese pacato, i suoi occhi freddi mi davano i brividi.
“Già. Immagino che Ridner ti abbia già parlato del secondo L” Il viso di Near era l’icona della calma, ed io lo osservai scioccata, cercando di mimetizzarmi con il pavimento, il mio respiro era calcolato, per paura di attirare l’attenzione di quel ragazzo oscuro.
“Ormai sono molto vicino a Kira… e di questo devo ringraziare te, Mello”
Il biondo scattò infuriato, puntando la pistola verso il coetaneo. “Near!” urlò, ed immediatamente Jevanni e alcune guardie sfoderarono le armi. “Io non sono uno strumento per risolvere i tuoi puzzle” la sua voce era gelida, colma di risentimento.
“Mello, sei vuoi spararmi fai pure”
Mi avvicinai a lui circondandolo col mio corpo “Ma cosa dici, sei impazzito?!” sbottai spaventata, mentre il cuore accelerava impazzito.
Ok… avrei dovuto mimetizzarmi con il pavimento, ma che cavolo! Non potevo restarmene ferma e zitta mentre sfotteva un delinquente incazzato, spronandolo a premere il grilletto.
Come se non si capisse che fosse un tizio dal grilletto facile.
Il biondo posò lo sguardo su di me, dapprima stupito, poi nuovamente gelido, caricando l’arma. Lo guardai a mia volta, in un misto tra paura e supplica.
Halle, approfittando di quell’attimo di esitazione si sovrappose fra noi e Mello, seguita dagli altri, dicendo: “Mello, se sparerai a Near, subito dopo verrai ucciso da noi” spiegò pacata, quasi conciliante. “Cosa pensate di ottenere morendo entrambi? L’unico a gioirne sarebbe Kira”
Sante parole…
Lui le rivolse uno sguardo di pietra, poi, dopo quella che mi parve un eternità rilassò i muscoli,abbassando l’arma.
“Hai ragione” concesse, poi il suo sguardo si posò su di me, incuriosito.
Rabbrividii a disagio, stringendomi di più alla camicia di Near. “Near da te voglio solo quella vecchia fotografia che mi ritrae”disse secco, poi il suo volto venne storpiato da un ghigno poco rassicurante “Non sapevo ti fossi fatto la ragazza, è carina” il suo sguardo scese languido sul mio corpo facendomi arrossire come un pomodoro.
Near lo ignorò, scostandomi con dolcezza. Sfilò una fotografia dai pantaloni, trattenendola fra le dita.
“Certamente. E’ l’unica che ho, tutte le altre sono andate distrutte. Mi sono anche occupato di quelli che alla Wammy’s House conoscevano il tuo volto” disse, lanciandogliela a mo di frisby.
Il biondo l’afferrò al volo.
“Non ne avrai mai la certezza assoluta, ma dovresti essere immune a quel quaderno, adesso”
Corrugai le sopracciglia, confusa, ma non mi intromisi.
“Cercavi solo questo, Mello?” chiese poi, criptico. Si scrutarono intensamente per quella che parve un eternità.
“Near… io non intendo minimamente collaborare con te”
“Lo so” disse semplicemente lui.
Il biondo mi osservò nuovamente “E così anche un tipo freddo e apatico come te può avere dei legami affettivi con un altro essere umano” lo disse fintamente stupito, irridente.
Near gli rivolse uno sguardo incurante. Io tremavo, spaventata, e se ne accorsero entrambi.
“Di alla tua bambolina di stare tranquilla, non ho alcuna intenzione di ucciderti, oggi” aggiunse poi, soavemente, sorridendomi sornione. Poi sembrò riflettere su un qualcosa di ignoto “Sai, mi seccherebbe prendermi semplicemente la foto ed andarmene”.
Ancora una volta i loro sguardi si ancorarono gli uni agli altri, indecifrabili
“Il quaderno della morte appartiene ad uno Shinigami, ma esso è visibile soltanto al possessore del quaderno” dichiarò, mentre il suo sguardo assumeva un espressione folle.
Jevanni e alcuni membri dell’SPK gli diedero del pazzo, screditandolo con rabbia ma Near l’interruppe dicendo “Io gli credo. Mello non ha motivo di mentire in quel modo, se volesse farlo si inventerebbe qualcosa di più verosimile”
Non faceva una piega, nemmeno io ero in grado di inventare simili fesserie, ed ero la numero uno.
“Quindi lo Shinigami esiste” concluse atono, esponendo un semplice, mero dato di fatto.
“Pare poi che il quaderno sia stato usato da un altro Shinigami” continuò calmo il biondino “il quale ha riportato su di esso delle finte regole. Questo è tutto ciò che posso dirti.”
Avevo la bocca così tanto aperta che sarebbe potuto entrarci il trenino che mi sfrecciava di fronte.
Mello non aggiunse altro, facendo dietrofront, accingendosi ad andarsene. Si fermò giusto sulla soglia della porta.
“Near..”
“Mello”
Mi sembrava una scena di quei vecchi film western, in cui i pistoleri si sfidavano. Mi venne da ridere a quel pensiero, ma decisi che non era una cosa educata scoppiare a ridere come una scema e mi trattenni.
E, proprio come in un film Western entrambi si mossero rapidamente, Near per arricciarsi una ciocca di capelli, Mello per scartare ed addentare una barretta di cioccolato.
Ma non si scioglieva a tenerla in tasca?
“Chi di noi sarà il primo ad arrivare a Kira?” chiese il biondino ancora di spalle.
“E’ una gara” affermò Near in un ghigno, mentre con lentezza esasperante torturava una ciocca di capelli.
“Il traguardo è lo stesso per tutti e due. Ti aspetterò li”
Arrogante il signorino…
“Va bene”accettò Near, serafico, e Mello, senza aggiungere altro uscì dalla porta, sparendo oltre la soglia. Rimasi a fissare la porta con la tipica espressione di una sogliola lessa.
Poi, passato lo stupore del momento, mi arrabbiai.
“Near, sei uno scemo” sbottai gonfiando le guance “poteva anche farti saltare il cervello” gli feci notare.
“Lo so” rispose lui, laconico.
Mi alzai, afferrando il mio libro. “Vado in camera mia” dichiarai imbronciata, sparendo su per le scale.
Rimasi scossa per parecchi giorni, inspiegabilmente. Il fatto era che al solo pensiero che Near sarebbe potuto morire mi mancava il respiro. Come poteva essere così dannatamente irresponsabile?!
Ero pancia sotto sul letto, in camera mia. Non scendevo se non per mangiare, risalendo poi senza degnare Near di uno sguardo, limitandomi a buongiorno e buonanotte.
Dei tocchi alla mia porta mi allontanarono da quei pensieri truci.
“Avanti…”
Spalancai gli occhi per lo stupore, trovando Near sulla soglia. Non era mai venuto in camera mia prima.
“Ciao” dissi calma, in una tonalità molto simile alla sua.
“Ciao, sono parecchi giorni che non vieni a tenermi compagnia” mi fece notare pacato.
Scrollai le spalle, senza rispondere.
“Sei ancora arrabbiata?” mi chiese, puntando i suoi occhi scuri su di me.
“Un po’, mi sono spaventata” ammisi, senza perdere la calma.
Lui si avvicinò, sedendosi al mio fianco, sul letto. Mi stupii a quel gesto, arrossii un poco.
“Ambra, ero sicuro che non l’avrebbe fatto” spiegò serafico, e con la mano mi scostò una ciocca di capelli castani che mi nascondeva il viso.
A quel gesto mi sciolsi, mentre il battito del cuore accelerava preoccupantemente.
“Non voglio perderti, Near” le parole uscirono veloci, prima che potessi afferrarle e relegarle nel mio profondo.
Lui sussultò appena, stupito, ma il suo viso non mutò. Io mi imbarazzai per quelle parole affettuose, pensando di aver esagerato.
Spostò la mano, lasciandola ricadere pigramente lungo il fianco, osservandomi intensamente.
Mi stavo innervosendo, il suo sguardo era come bollente sulla mia pelle, fastidioso. Mi alzai piano, mettendomi in ginocchio per poi scendere dal letto.
“Credo che chiederò ad Halle di uscire, ho bisogno di un po’ d’aria fresca” spiegai tranquilla.
“Halle è fuori con Jevanni per conto mio” mi informò lui, pacifico.
Sospirai “Allora vorrà dire che andrò a farmi un giro qui intorno”
“Preferirei di no”
Mi voltai a fissarlo, stupita “Perché no?” domandai curiosa.
“Perché è pericolosa come zona, e nemmeno io ci tengo particolarmente a perderti” non un inflessione, ma le sue parole mi colpirono, procurandomi un piacevole calore.
Risi, per la prima volta dopo giorni “Tranquillo, so cavarmela, credo di riuscire a sopravvivere” dissi dolcemente.
Lui chiuse gli occhi, il viso inespressivo e rilassato. “Come preferisci, ma torna prima che faccia buio” non sembrava felice, ma avevo davvero bisogno di allontanarmi da lui, per poter riflettere.
Aprì gli occhi inglobandomi con i suoi occhi d’ardesia, serio. Gli posai una mano sulla guancia, mi venne istintivo.
“Promesso”sussurai.
Restammo a fissarci in silenzio,ma ovviamente ebbe la meglio e fui costretta ad abbassare lo guardo, imbarazzata.
Mi alzai ed in un ciao fuggii letteralmente fuori dalla porta.
Strascicavo i passi pensierosa, mentre mi chiedevo come diavolo facessi a rendermi sempre così ridicola. Camminai parecchio, sfogando quella tensione insopportabile accumulata negli ultimi giorni, finché qualcuno non interruppe la mia camminata propedeutica, afferrandomi per un polso.
Riconobbi quel tocco freddo ed indelicato “Marcus!” esclamai più stupita che irritata.
“Ma guarda guarda chi si vede, la mia piccola puttanella”
“Lasciami” sbottai, divincolandomi dalla sua presa.
Lui rise “Volevo solo ringraziarti, per merito tuo non sono più un pesce piccolo, adesso faccio parte dei piani alti”
Sapevo che si riferiva alla mafia, e storsi il naso contrariata.
“Ehi, non usare quel faccino snob con me, non mi interessa se adesso sei una ricca puttanella viziata, devi continuare a portarmi rispetto. Saresti morta, se non fosse stato per me” poi notando che ero sola chiese “Dove sono i due man in black e il piccolo alieno bianco?”
Non risposi, guardandolo storto. Lui mi afferrò nuovamente, ridendo. “non dirmi che ti hanno scaricata!”
“No, sono uscita a fare due passi” sibilai gelida.
Il suo sguardo dardeggiò “Ma come siamo insolenti, ti sei già dimenticata la buona educazione? Che ne dici di fare due passi, così mi potrai raccontare come va la tua nuova vita da principessa”
“Grazie non mi va” declinai cattiva, ma lui mi ignorò trascinandomi con sé.
Mi trasportò di peso quasi dall’altra parte della città, incurante delle mie proteste, come sempre. Sul mio polso si formava già un ematoma violaceo. Era sempre così con lui, era troppo violento ed io avevo la pelle delicata…
Con uno spintone mi fece passare oltre le porte scorrevoli. Mi chiesi dove diamine fossi finita, mentre la paura iniziava a farsi sentire sadica.
“Lasciami andare!”
“Perché, non ti va di passare un po’ di tempo con il tuo adorato patrigno? Ti mostro le mie nuove amicizie”
“Non voglio avere niente a che fare con le tue amicizie” sibilai velenosa, massaggiandomi il polso dolorante.
Lui, contrariato ed arrabbiato per il mio tono impudente mi afferrò per i capelli, trascinandomi nell’ascensore. Gemei di dolore, cercando di divincolarmi. Salimmo per una decina di piani, finché le porte non si aprirono ed io finii a gattoni fuori dalla porta, grazie ad un suo spintone.
Mi tirai su, boccheggiante, e alzando lo guardo vidi una figura famigliare stravaccata malamente sul divano, intenta a mangiare una barretta di cioccolato…
  
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