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Autore: WibblyVale    04/02/2017    2 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Itachi Uchiha e Nagato Uzumaki avevano accolto i due Jinchuriki come due vecchi amici, almeno finché Kabuto non aveva preteso il diritto di controllarli. Certo, il moro non era così incline a farsi controllare da qualcun altro, già troppe persone avevano creduto di aver diritto di decisione sulla sua vita.
 
Anni prima, Itachi era tornato per qualche giorno di riposo nella casa tra le montagne. Orochimaru era stato appena cacciato dall’Akatsuki, ma l’Uchiha temeva rappresaglie. Shisui gli mise davanti un piatto di minestra e fece per uscire dalla cucina, come sempre in quelle occasioni.
“Shisui, tu sai come entrare nella biblioteca privata di Konoha?”
Il ninja più grande si bloccò sulla porta e tornò indietro. Si sedette davanti a quello che era stato l’amore della sua vita e che ora non riconosceva più, sperando di capire cosa gli passasse per la testa.
“Perché?” chiese brusco.
“Ho bisogno di informazioni sul secondo Hokage,”
“Perché?”
“Shisui, ti prego!” esclamò lo shinobi più giovane, ma il suo compagno non si fece intimidire. “Orochimaru conosce molte sue tecniche vorrei contrastarlo” si decise a dire infine.
Il ninja cieco si alzò in piedi e uscì dalla stanza. Itachi nascose il volto tra le mani, non poteva sopportare quell’odio da parte sua. Non ce la faceva. Pochi minuti dopo, però, Shisui rientrò in cucina e si sedette accanto a lui, posando un pezzo di carta sul tavolo.
“Questi sono i codici che ricordo, con l’orario di cambio di turno.”
Itachi si sporse per leggere, erano piuttosto accurati. “Credi siano rimasti gli stessi?”
“Credo sia possibile, poi non dovrebbe essere difficile per te entrare.”
“No, non così tanto.”
“Già.” Shisui prese la sua mano e la strinse con fare protettivo. “Ti vogliono morto, cerca di ricordartelo.”
Itachi sussultò, per quanto fosse distaccato quel tocco era sempre piacevole. “Starò attento.”
“Bene.” Il ninja più grande si rialzò. “Quando hai finito vai a farti un bagno. La tua camera è pronta.”
“Grazie.”

 
Era così che Itachi aveva imparato a contrastare il controllo dell’Edo Tensei. Dopo che Nagato era impazzito aveva aiutato Naruto. Quando si erano separati, aveva lasciato il ragazzo con qualche raccomandazione e con la promessa che avrebbe fermato il ninja medico.
Avrebbe tanto voluto avere l’opportunità di salutare le persone che amava, ma in quel momento c’erano cose ben più importanti da portare a termine. Seguì il suo istinto: dato che era un redivivo, era collegato a Kabuto. Avrebbe usato questa connessione per trovarlo.
Ad un tratto sentì una presenza attorno a lui. Un esercito di Zetsu bianchi, l’aveva circondato. Il ninja medico doveva averli mandati per fermarlo. L’Uchiha attivò lo Sharingan e si preparò a combattere.
 
Shisui arrivò nel punto indicatogli da Shiori, ma non trovò nulla se non i segni di una battaglia senza esclusione di colpi. C’era la possibilità che Itachi avesse combattuto contro Naruto, visto che era sotto il controllo di Kabuto.
Con lo Sharingan l’Uchiha analizzò il terreno. Vi erano bruciature e buchi dove erano stati lanciati gli attacchi. Sugli alberi si potevano vedere graffi di kunai e shuriken, addirittura una pianta sembra essere stata fatta saltare in aria.
Ad un tratto la sua attenzione fu attirata da una roccia, rimasta intatta durante la colluttazione, sulla quale vi era uno strano segno fatto con il fuoco. Era il ventaglio degli Uchiha, il cui manico indicava verso nord.
“Razza di bastardo” borbottò con un sorriso.

 
“Se vogliamo lavorare per salvare il villaggio, forse dovremmo trovare un modo per comunicare” aveva detto un giovane Shisui all’amico.
Erano appena diventati genin e finalmente potevano mettere in atto quei piani che si erano prefissati.
Itachi si grattò il mento pensieroso. “Siamo amici, Shisui, è normale che ci incontriamo, no?”
Il membro delle forze di polizia sbuffò. “A volte ci incontreremo per raccontarci cose un po’ più pericolose, non credi?”
“E allora che proponi?” domandò il figlio del capoclan, mettendo il broncio data l’aria di superiorità che si era dato il suo amico.
“Che ne dici se usiamo il ventaglio degli Uchiha? Il manico indicherà la direzione in cui ci troviamo. Sul ventaglio potremmo mettere un messaggio in codice.”
Itachi sorrise. “Mi piace.”
 
Non avevano mai usato quel metodo, non finché Fugaku non li aveva scoperti insiema. Fu una settimana dopo che Shisui vide il ventaglio per la prima volta sulla porta di casa sua. Il manico indicava il molo, il ventaglio l’orario. Era notte fonda quando lo raggiunse.
“Che succede?” chiese preoccupato che fosse successo qualcosa di grave.
Itachi si limitò a prendere il suo volto fra le mani e a baciarlo con passione. Shisui rispose al bacio. Non si vedevano da giorni e il suo compagno gli era mancato immensamente.
“Mi dici cos’è successo?” chiese, quando ancora stretti l’uno all’altro, si separarono.
“Niente” Itachi era diventato rosso, persino alla luce della luna l’altro ragazzo poteva vederlo.
Shisui ridacchiò. “Non dirmi che hai usato il nostro metodo salvavita solo per baciarmi?”
“No, no solo…”

 
Nel suo percorso Shisui aveva visto un altro paio di ventagli che gli indicavano la via. Li seguì, sperando che quella non fosse una manovra di Itachi per allontanarlo da sé. Quando i rumori di uno scontro lo raggiunsero, il ninja con un occhio solo capì che non era così.
Itachi era circondato da un esercito di Zetsu bianchi, non faticava a tenere loro testa, ma comunque erano troppi. Shisui colpì alle spalle uno di quegli esseri e si fece strada fino al centro del cerchio, accanto al suo compagno.
Era strano vederlo lì vivo, con quella tunica rosso mattone, i capelli neri legati in una coda e un leggero sorriso sulle labbra.
“Ce ne hai messo di tempo!” si lamentò.
“Vaffanculo!” rispose il ninja dai capelli a spazzola.
“Anche tu mi sei mancato” ribatté l’altro.
Schivarono un attacco nemico, poi entrambi attaccarono con la Palla di fuoco Suprema. Shisui stava cercando di evitare gli attacchi di un paio di nemici, mentre Itachi usava lo Sharingan per controllarne altri.
Nella colluttazione, un kunai raggiunse il fianco dello shinobi vivo, lacerandolo. Shisui si premette una mano sul fianco, ma non si arrese. Tornò a combattere corpo a corpo con uno Zetsu bianco e lo sconfisse, staccandogli la testa.
“Dobbiamo bruciarli!” urlò Itachi, che nel frattempo aveva attivato il Susanoo, un enorme gigante rosso corazzato.
Shisui fece lo stesso. Il suo gigante verde si pose al fianco di quello dell’amico e insieme, eliminarono gli avversari. Quando tutti gli Zetsu furono eliminati, i due corsero a nascondersi all’interno della foresta.
Trovarono un piccolo spiazzo erboso e Shisui si accasciò a terra, sperando di riprendersi. Itachi prese una bottiglietta e una garza dalla sacca del compagno.
“Che fai?”
“Dobbiamo fare in modo che tu ti riprenda!” L’Uchiha si inginocchiò accanto al compagno che non aveva smesso di osservare ogni suo singola mossa.
Le emozioni dell’Uchiha più grande erano diverse. Era felice e triste allo stesso tempo di vedere di nuovo Itachi davanti a sé.
“Togliti la maglietta” gli ordinò lui.
“Come, scusa?” domandò Shisui.
“La… ferita…” indicò il moro imbarazzato.
Shisui eseguì e Itachi cominciò a premere la garza bagnata contro il taglio.
“Mi… mi dispiace, Shis…”
“Va bene così.” Prese il volto del nukenin tra le mani e gli impose di guardarlo. “Sono contento che tu sia qui. Ho sofferto parecchio. Sto soffrendo parecchio.”
Itachi scosse la testa triste. “Vorrei che esistesse la possibilità per chiederti scusa per tutto quello che ti ho fatto.”
“Tu non mi hai fatto niente.”
“Ho distrutto la nostra possibilità di…”
“Itachi!” urlò Shisui. “Smettila, ok! Abbiamo dedicato entrambi la nostra vita a qualcosa che ritenevamo più importante. Era giusto ed era sbagliato allo stesso tempo. Ma ci siamo sbagliati insieme.”
Itachi gli sorrise. “Sempre il solito” sussurrò, tornando a concentrarsi sulla ferita. Le sue dita fredde sfioravano il corpo del compagno che cercava di ignorarne la freddezza e di concentrarsi sulla loro delicatezza.
“Questa scena mi ricorda…” cominciò il redivivo.
“Sì, anche a me. Solo che eravamo a parti invertite” ricordò l’amico.

 
Itachi era sdraiato su una panchina degli spogliatoi della caserma Uchiha, Shisui era inginocchiato accanto a lui e medicava la sua ferita allo stomaco. Stava cercando di mantenere la calma, ma avrebbe voluto urlare all’amico.
“Shisui…” cominciò l’Anbu, intuendo la rabbia che ribolliva in lui.
“Che cazzo è successo?” sbottò l’orfano.
Itachi arrossì e si zittì.
“Itachi!” lo redarguì Shisui.
Il figlio del capoclan guardò dall’altra parte, evitando gli occhi dell’amico.
“Hideaki p… ha detto qualcosa che non mi è piaciuta.”
Shisui alzò gli occhi al cielo. “Hideaki dice un sacco di stronzate, Itachi. Cerca di essere più preciso, perché devo spiegare al mio capo il motivo per cui suo figlio ha preso a botte uno dei suoi sottoposti, finendo per rimanere ferito, e sappiamo entrambi che Fugaku non è così comprensivo!” gridò arrabbiato, ma anche preoccupato.
Itachi si voltò verso l’amico ma tacque, non era uno che si faceva spaventare da una voce grossa. “State assieme?” gli chiese, invece.
Ora fu il momento di Shisui di arrossire. L’amico conosceva le sue preferenze da tempo, ma non avevano mai parlato apertamente di queste cose.
“No, che dici! Perché me lo chiedi?”
“Be’ lui dice…” Non voleva ripetere quello che aveva sentito, non sapeva perché ma era stata come una pugnalata, più dolorosa del kunai che lo aveva colpito allo stomaco.
Shisui sospirò. “Ci sono stato un paio di volte, ma niente di serio.”
“È un cretino! Ti proibisco di uscirci!” gridò Itachi.
L’amico lo guardò furioso, a stento trattenendo un ringhio. “Mi proibisci?!? Tu non puoi proibirmi niente!”
Il figlio del capoclan si mise a sedere. “Sì, se tu non sei in grado di capire cos’è meglio per te! Hai usato quell’idiota, e quanti altri? Che immagine pensi di dare di te?”
“Non sono affari tuoi!”
“Certo che lo sono! Sei mio amico!” Itachi era scattato in piedi, trattenendo un leggero gemito di dolore.
“Be’ dovresti accettarmi per quello che sono allora!”
“Non mi va che ti porti a letto chiunque!”
“Ti comporti in maniera stupida!” Shisui si era avvicinato a lui, portandosi a pochi centimetri dall’amico. “Non è normale che tu abbia una reazione del genere!” gli fece notare e, a quel punto Itachi, che stava per ribattere, si zittì, arrossendo come un peperone. Il ninja più grande sbarrò gli occhi, conosceva l’amico da anni, eppure era stato così cieco. “A meno che…”
Il futuro nukenin allontanò l’amico da sé e gli voltò le spalle. “A meno che niente!”
Shisui gli afferrò il polso e lo rifece voltare verso di sé. Guardò negli occhi l’amico, il cui petto si alzava e abbassava velocemente per la litigata. Quegli oscuri pozzi rivelavano qualcosa di più dietro la rabbia, e il ninja orfano si ritrovò a sperare.
“Itachi… Ti prego se mi sto sbagliando fermami” cominciò prendendo il volto dell’amico tra le mani. “Ci tengo troppo a te per perderti, ma…” Sfregò il naso contro quello di lui, e l’altro ragazzo chiuse gli occhi in attesa. “Volevo farlo da così tanto tempo” sussurrò prima di fare incontrare le loro labbra.

 
“Tu sei fuggito. Pensavo di aver fatto una cazzata” ricordò Shisui.
“Ero spaventato!” Itachi accarezzò dolcemente la ferita ormai medicata del compagno e lo guardò negli occhi. “Non sapevo che mi stava succedendo, non facevo altro che pensare a… mi distraevi.”
Shisui gli sorrise e accarezzò le sue guance. “Sono contento che alla fine tu abbia smesso di avere paura allora.”
Itachi si avvicinò più al suo volto. “Non ho mai smesso, ho solo accettato ciò che provavo.” Si allungò più verso il compagno, chiudendo gli occhi.
Lo shinobi con un occhio solo desiderava tanto baciarlo, e gli ci volle tutta la sua forza di volontà per scattare in piedi e stiracchiarsi. “Bene, abbiamo ancora qualche ora di giorno. Dobbiamo proseguire.”
Itachi abbassò lo sguardo. “Sì, andiamo.”
 
Il sole era ormai tramontato da un paio d’ore quando i due shinobi si fermarono di nuovo. Itachi si stava scaldando al fuoco, mentre Shisui preparava da mangiare per sé. I due shinobi non si erano più detti molto da quel pomeriggio. Il ninja vivo aveva raccontato di com’era stato tornare a Konoha, di come stavano i bambini e Shiori, ma sapeva che il compagno era rimasto deluso dalla sua reazione poche ore prima.
Quando la cena fu pronta, Shisui si sedette accanto al redivivo e cominciò a mangiare.
“Sembra davvero buona,” commentò Itachi.
“Se vuoi assaggiare…”
“No, fa lo stesso. Ho queste sensazioni da uomo vivo, ma in realtà non ne ho bisogno. Questa tecnica è mostruosa!” urlò frustrato, scattando in piedi e scalciando l’aria.
Shisui appoggiò la ciotola a lato e si alzò. “Se è per quello che è successo oggi…”
“Certo che è per quello che è successo oggi! Credi davvero che sia così turbato perché non posso mangiare un po’ del tuo stufato?” sbottò Itachi.
“Be’, il mio stufato è molto buono” cercò di sdrammatizzare Shisui.
“Taci!”
“Scusa.”
“Lo vedo che non riesci nemmeno a sopportare la mia presenza. Mi sembra quasi di essere tornato…”
“Puoi essere così imbecille!” urlò il ninja con i capelli a spazzola. Itachi si voltò verso di lui e lo vide con le lacrime agli occhi. “Io ti perderò di nuovo, Itachi. Stiamo andando a fermare Kabuto, e quando lo avremo fatto, tu svanirai. Non è che non riesco a sopportare la tua presenza, razza di idiota, non riesco a sopportare che dovrò rinunciare a te per l’ennesima volta.”
Itachi abbracciò il compagno, capendo solo in quel momento la portata del suo dolore. Quando si separarono, Shisui gli accarezzò il volto.
“Come fai ad essere così caldo?” domandò, sentendo il calore sul suo viso.
“Il fuoco e il chakra che gira nel mio corpo funzionano” spiegò Itachi. “Shisui, voglio che tu sappia che nemmeno per me è facile. So che ho sempre detto che mi sarei meritato questa fine, e lo credo ancora, ma... a volte penso, che quel ragazzo che la prima volta che l’hai baciato è fuggito via, quel ragazzo pieno di speranze per il futuro del suo paese, per il suo futuro, si meritasse altro. Io l’ho rovinato, io ci ho rovinato.”
“Itachi, io… Sai cosa? Non ha senso parlare!” Avvicinò il volto a quello del compagno e lo baciò con delicatezza, poi sempre con più passione, mentre Itachi si aggrappò alle sue spalle, in un certo senso aggrappandosi alla vita, che ormai aveva perso.
Il nukenin sperò che le sue mani fossero abbastanza calde, quando le infilò sotto la maglietta del compagno, disegnando i contorni del suo corpo. Shisui si aggrappò alla tunica di Itachi e lo spinse contro una pianta, premendo il suo corpo contro quello dell’altro, eliminando ogni spazio tra loro.
Il figlio del capoclan sentì il suo corpo andare a fuoco, come se fosse ancora vivo. Shisui scese sul suo collo, baciandolo e mordicchiandolo leggermente, provocando un gemito di risposta.
Fu a quel punto che Itachi lo scostò da sé, gli posò un bacio sulle labbra e tornò a sedersi davanti al fuoco, cercando di recuperare l’autocontrollo perso in quei pochi secondi in cui si era perso nel compagno.
Shisui sospirò e gli si sedette accanto. “Scusa” gli disse. “Tu… Sembri sempre lo stesso, sai? Non è facile.”
“Come dicevo questa tecnica è terribile. Tutto sembra così… normale.”
“Intendi dire vivo?” domandò il compagno.
“Shisui!” esclamò Itachi scuotendo la testa.
“Oh non guardarmi così.”
“Come ti starei guardando?”
“Con quello sguardo che hai quando ti sembra che quello che faccio sia inappropriato.”
“Lo è. Sono morto” gli ricordò il compagno.
Shisui si intristì. “Lo so. Volevo solo… Io ti amo anche se non ci sei più, io… non penso che smetterò mai. Volevo solo che lo sapessi.”
Itachi gli appoggiò una mano sul ginocchio. “Io lo so.” Si scostò dal compagno e attivò la Palla di Fuoco Suprema.
“Che ca…” Shisui aveva alzato lo sguardo, su il cerchio di terreno bruciacchiato.
Itachi si inginocchiò davanti a lui e lo zittì con un bacio. “Posso fare questo…” Sospirò. “Fammi sentire vivo ancora una volta.”
 
Shisui si stiracchiò accanto al suo compagno e si mise su un fianco per osservarlo. Itachi di certo non dormiva, ma in quel momento teneva gli occhi sbarrati nel vuoto, e il suo petto non si alzava. Gli occhi dell’uomo si riempirono di lacrime e accarezzò dolcemente il volto dell’uomo accanto a sé. A percepire il tocco, Itachi si mosse.
Shisui scostò in fretta la mano, spaventato. Il redivivo girò la testa nella sua direzione e si preoccupò nel vederlo così sconvolto.
“Ehi…”
Shisui appoggiò la testa sulla sua spalla e cercò di far finta di niente. “Non è niente.”
“Non volevo spaventarti, pensavo che dormissi e mi sono estraniato un po’” spiegò Itachi, capendo che la sua immobilità poteva averlo turbato.
Il ninja con un occhio solo posò un bacio sul collo del compagno e scosse la testa. “Non ti preoccupare, sto bene.”
Quella notte Shisui aveva potuto riguardare il proprio compagno negli occhi, mentre si univa a lui, e tutto sembrava così normale, come se nulla di quello che li circondasse importasse. Itachi sotto di lui sembrava così vivo e il suo desiderio sembrava bruciare. Vederlo così immobile, lo aveva brutalmente riportato alla realtà e lo aveva terrorizzato.
“Sono contento di aver preso la strada inappropriata” affermò Itachi, voltandosi verso di lui e sorridendogli.
Le dita del ninja più grande percorsero la linea del corpo del compagno. “Non voglio che tu te ne vada” ribatté serio.
Itachi gli pose una mano sotto il mento e gli impose di guardarlo. “Fra un po’ il sole sorgerà e dovremo partire, ma…” Gli sorrise confortante e gli pose una mano sul petto. “Io ci sarò sempre.”
“Non essere stupido! Non potrò parlarti, non ti vedrò sorridere, o comunque non vedrò quel tuo stupido broncio…”
Itachi lo zittì con un bacio, stringendolo a sé, sperando di compensare in quell’incontro di labbra, il vuoto che avrebbe lasciato per il resto della (sperava lunga) vita del suo compagno. Quando ad un tratto una voce, proruppe nelle loro teste.
“Ragaz… Oh… io… scusate!!! Torno più tardi.”
Shisui scoppiò a ridere, mentre Itachi scosse la testa esasperato.
“Non ti azzardare!” esclamò il redivivo.
“Itachi, sono così felice di sentirti. Io… sono tornata a casa. Ce l’hai fatta” gli disse.
Itachi sorrise. “Tu ce l’hai fatta. Avrei tanto voluto vederti varcare quei cancelli.”
“Avrei voluto fossi lì.” I due uomini potevano sentire nella loro testa un leggero singhiozzo. “Come ve la state cavando?”
“Troveremo Kabuto molto…” cominciò il ninja dai capelli lunghi.
“Non quello…” Sapevano che non intendeva quello.
“Cerchiamo di accettare la cosa per quello che è” spiegò Itachi. “Non è facile” rivelò sincero.
“Be’ direi che avete trovato il modo” ridacchiò lei.
“Sei veramente inopportuna!” esclamò Shisui. “Potresti smettere di frugare?”
Io non frugo, mio caro. Sono le vostre sensazioni che vengono da me” lo rimbrottò. “Ma sono felice che abbiate avuto il tempo per… per…”
“Per dirci addio” terminò Itachi.
Shisui strinse la sua mano, sotto il sacco a pelo.  “Avete terminato con i cloni? Vieni da noi?” chiese speranzoso.
Shiori si schiarì la voce in difficoltà. “Io… non posso raggiungervi, mi dispiace. Itachi vorrei ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me, vorrei poterti abbracciare, ma…”
“Shiori tutto bene?” chiese il ninja con un occhio solo.
“Sì, certo!” cercò di tranquillizzarli.
“Non sembra” notò Itachi.
“Sono solo… stanca. Sentite fate quello che dovete fare. Shisui torna da me appena puoi. Itachi…”
“Addio, Shiori” la salutò lui. “Grazie di tutto.”
“Addio, amico mio. Ti voglio bene” disse, infine, sparendo dalle loro menti.
A quel punto i due uomini si rialzarono e si rivestirono in fretta, pronti a partire per l’ultima missione insieme. Percorsero di corsa la foresta, Itachi ormai percepiva la presenza di Kabuto sempre più vicina.
Ad un tratto, entrambi si guardarono, avevano percepito una presenza dietro di loro.
“Tuo fratello” capì Shisui.
“Andiamo avanti!” ordinò Itachi, sapendo che Sasuke non si sarebbe arreso dal seguirli.
Quando raggiunsero il nascondiglio di Kabuto, infatti, il ragazzo li raggiunse nello spiazzo. A bocca aperta guardava Shisui e suo fratello.
“Io ho bisogno di spiegazioni!” esclamò.
“Be’ non c’è tempo!” rispose brusco il fratello maggiore.
“Itachi, smettila di fare il coglione!” gridò Shisui.
“Tu… tu come fai ad essere vivo?”
“Non l’ho ucciso” rivelò Itachi. “Lui…” si bloccò improvvisamente e si guardò intorno. “Com’è possibile?” chiese, sentendo una presenza conosciuta.
“Obito” ringhiò Shisui. “Deve essere stato lui a dare a Kabuto l’opportunità.” Il ninja con un occhio solo sospirò. “Voi due entrate, vi copro le spalle.”
“No!” Itachi gli prese il braccio e lo strinse.
“Senti, tu sei più in grado di me di fermare quel bastardo. Io… io non credo ce la farei sapendo che poi tu…” Lo shinobi più grande chiuse gli occhi, cercando l’autocontrollo che non aveva.
“Sasuke può restare ad aiutarti!”
Shisui scosse la testa “Vuoi davvero fargli affrontare una cosa del genere?” sussurrò. “Ce la farò da solo” affermò poi a voce più alta.
“Non ti azzardare a morire! Non voglio vedere la tua stupida faccia nell’aldilà, ancora per molto” minacciò Itachi.
“Farò del mio meglio. Ora andate!” ordinò, allontanando il figlio del capoclan da sé.
Itachi posò una mano sulla spalla di un Sasuke, ancora confuso da tutta quella situazione, che si voltò verso l’entrata della grotta. Il fratello maggiore, però, ci ripenso e tornò indietro, strinse il suo più vecchio amico fra le braccia e lo baciò con passione.
Shisui accarezzò dolcemente i capelli del compagno e rispose con forza a quel bacio, a quell’ultimo bacio, cercando di trattenere il dolore, e concentrandosi solo sulle sensazioni che gli risvegliava.
“Shisui, sono sicuro di amarti” sussurrò Itachi a fior di labbra.
“Anche io, Itachi, sono sicuro di amarti” rispose lui con un sorriso.
A quel punto il nukenin si separò dal compagno con difficoltà e si voltò verso il fratello.
“Andiamo” gli disse. “Quando saremo dentro parleremo.”
Sasuke seguì il maggiore in silenzio, incapace com’era di immagazzinare tutto quello che gli stava succedendo intorno. Quando i due fratelli sparirono, Shisui si voltò verso l’entrata della foresta.
“Hai avuto il buon senso di aspettare. Non credevo avessi buon senso in te!” esclamò.
Una figura uscì dagli alberi, vestita con la divisa delle forze di polizia di Konoha.
“Ho dovuto sopportare quella scena per il bene di Sasuke” affermò Fugaku Uchiha. “Ma ora ti pentirai per quello che hai causato alla mia famiglia.”
  
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