Limiti
Mick bloccò l’ex
partner contro una delle pareti della
cella.
Nessuno dei due si mosse per
assestare un colpo ed entrambi
approfittarono tacitamente del momento per riprendere fiato; dopo pochi
secondi
il silenzio fu riempito dalle parole del piromane – Non mi
avevi mai permesso
di trattarti così. –
- Di che parli? –
esalò l’altro, abbandonando la testa
contro il vetro retrostante mentre stringeva gli occhi per recuperare
un po’ di
lucidità dopo il pestaggio furioso.
- Non fare l’ingenuo, anche
se non ti comportassi da punchig
ball non avrei problemi a stenderti, quindi perché arrivare
a tanto? –
Snart non rispose inizialmente
– Forse mi hai sopravvalutato,
io ce la sto mettendo tutta. – parlò poi, tentando
di accennare un sorriso e
rinunciando quando sentì la pelle ai lati della bocca
bruciare. Mick l’aveva
conciato per bene.
- Sei patetico. – rispose
l’altro, stringendo poco di più la
giacca del compagno nei suoi pugni tremanti. Il piromane
incrociò lo sguardo
dell’altro, che lo sviò dopo poco –
Sarò anche stupido ma non fino a questo
punto, Snart. Credo che nonostante tutto ti senta in colpa per quello
che sono
diventato. –
- E cosa saresti diventato, Mick?
– lo interruppe.
“Nonostante tutto?” pensò.
- Non importa. E’ colpa
tua. –
Leonard abbassò lo
sguardo, espirando impercettibilmente dal
naso. Era vero, era
stata tutta una
conseguenza delle sue scelte. Mick era condizionabile, si sarebbe
accontentato
di qualsiasi stupida scusa per salire sulla Waverider: si sarebbe
fidato di
Snart, come sempre.
- Abbiamo un accordo, Mick, uccidimi
e potrai andartene, fine
della storia. Te l’ho già detto: tutti e due
abbiamo fatto scelte che ci hanno
portati a questo momento. –
- Ma tu hai forzato un po’
la mano, mh? – aggiunse Mick,
alzando un sopracciglio – Io dico che ucciderti non mi
farà riavere indietro
tutto il tempo rubato, ma sicuramente sarà una liberazione
per te e non sono in
vena di farti favori. –
- Se la pensi così allora
cosa conti di fare? Torturarmi?
Fai pure, basta che la finiamo. – sospirò
rabbiosamente l’altro.
- Sono curioso, Snart, se sei
disposto a morire, a cos’altro
arriveresti? –
Leonard rivolse all’ex
partner uno sguardo pieno di risentimento
poi allontanò la testa dal
vetro, avvicinandola a quella dell’altro – Fai del
tuo peggio. – parlò tra i
denti, tenendo ben saldi gli occhi sull’altro.
Mick sorrise malignamente e
lasciò andare il compagno che si
accasciò lentamente per terra, premendosi lo stomaco nel
punto offeso dalle
percosse di poco prima.
- C’è stato un
episodio.. – cominciò Mick, andandosi a
sedere nel punto in cui lo aveva visto Snart entrando nella cella -
..sarà stato
circa una decina di anni fa nella tua linea temporale. –
Leonard ascoltò tutto
con attenzione, cogliendo la frecciatina
delle ultime parole - .. abbiamo finto entrambi che non
fosse successo
niente.. – disse ancora il piromane, stringendo gli occhi
sull’ultima
affermazione – Ora che ci penso sei stato tu a dirmi che
avremmo dovuto
dimenticarcene. È ironico, vero? Tutti questi anni sei
sempre riuscito a
condizionarmi e alla fine della storia la cosa ti si è
rivoltata contro. –
- Sminuisci pure il nostro passato se
ti fa sentire meglio,
ma sappiamo che non puoi ridurre tutto ad un condizionamento. Non ti ho
chiesto
io di salvarmi la vita quando eravamo in riformatorio. –
- Forse ti ho fatto solo comodo.
–
- Forse. – rispose Leonard,
con una punta di cattiveria. Non
era vero, ma sentiva che Mick si stava prendendo gioco di lui e non gli
piaceva. Se voleva riempirlo di botte e chiudere la faccenda era un
conto, ma
tornare sui propri passi e distruggere tutto quello che avevano vissuto
era un’altra
storia.
- Non sei bravo a mentire come credi.
–
- Siamo in due, allora. –
Mick alzò le sopracciglia,
scuotendo la testa lievemente –
Ad ogni modo, quell’episodio te lo ricordi, vero? –
- Dovrai essere più
specifico. – sospirò Leonard.
- Lisa era finita in ospedale,
è stata una delle poche volte
in cui ti ho visto davvero sconvolto. Dai proprio di matto quando
c’è lei di
mezzo. –
- Non scorderò che
l’hai minacciata di morte. Di multiple
morti ad essere precisi. –
- Neanche io lo scorderò.
–rispose Mick, impassibile.
Leonard lo guardò per un
istante, cercando di nascondere la
desolazione che quelle parole gli avevano procurato – Cristo,
Mick, davvero
vuoi dirmi che appena avrai la possibilità uscirai da questa
nave e le farai del
male? Lascia Lisa fuori da questa
faccenda, riguarda te e me. –
- Sei più intelligente di
così, lo sai che è il modo più
efficace per colpirti. –
- Tu non sei mai stato
così sadico. Folle di sicuro, ma non
fino a questo punto. –
- Grazie di aver allargato i miei
orizzonti. Smettila di cambiare
discorso, lei è salva per il momento, ricordi o no quel
giorno? –
Leonard si irrigidì al
pensiero di quel lontano pomeriggio –
Lo ricordo. – disse infine.
- Non
avevi lasciato
quella stanza d’ospedale fino a che Lisa non aveva ripreso i
sensi, giusto? –
- Diciamo che non sono state le 5 ore
più felici della mia
vita. Tu sei rimasto con me tutto il tempo. –
- Già, che carino. La sera
mi hai portato in un pub e dopo
esserci andati giù pesante con l’alcol ci siamo
ritrovati in una rissa. –
- Tu
ci hai fatti
finire in una rissa. –
- Ne avevamo bisogno.-
- …già.
– sospirò Leonard, sistemandosi meglio contro la
parete.
- Poi mi hai portato a casa mezzo
ubriaco e pesto. –
- Si, ricordo anche quello.
–
- Allora ricorderai anche quello che
è successo dopo. –
- Cosa sarebbe successo esattamente?
Eravamo su di giri per
l’alcol e l’adrenalina e abbiamo passato il limite.
–
- Sei tu che avevi messo un limite.
–
- E me ne fai una colpa? –
- Ti faccio una colpa di come hai
sempre deliberatamente
ignorato il modo in cui ti guardavo finché non ti
è tornato utile. –
Leonard
ammutolì.
- Di questa storia ho tralasciato la
parte in cui mi hai
quasi fatto finire dentro perché sei corso da Lisa. Eravamo
nel bel mezzo di un
lavoro. –
- E’ questo il punto della
questione? Che ero preoccupato
per mia sorella e ti ho lasciato indietro? –
- Il punto della situazione..!
– grugnì Mick, interrompendo
il compagno – E’ che ero infuriato
perché mi avevi lasciato nella merda, così
quella sera mi hai dato un contentino per starmene buono al mio posto,
dove tu
mi volevi. Hai sfruttato quello che provavo. –
- Sfruttato? E per cosa?? Secondo la
tua logica perché avrei
dovuto tenermi uno come te e non cercare qualcuno col
cervello a posto?? –
- E ricominciare tutto da capo? Era
così facile tenere me al
guinzaglio. La mattina
dopo hai fatto marcia
indietro non appena hai visto che tutto era tornato come prima. Ma
questa volta
è diverso, vero? – lo ignorò Mick,
continuando il suo discorso mentre a passi
lenti si riaccostava al compagno -
Questa volta sono stato troppo difficile da gestire. L’hai
fatta troppo grossa.
–
Leonard scosse la testa
impercettibilmente e parlò scandendo
ogni parola – Mick. – cominciò
– Pensi che abbandonarti fosse nei miei piani? –
- Penso che tu avessi un problema. E
credevi di essertene
liberato. –
Mick guardò fisso l’altro,
poi gli si avvicinò all’orecchio
- Vada
come vada, ogni giorno che passerò su questa nave ti
farò rimpiangere di non
avermi ucciso. Ti farò scoprire qual è davvero il
tuo limite. –
Leonard rimase immobile.
– Tieni bene a mente che
è stata tutta colpa tua. – concluse
poi.