Serie TV > Merlin
Segui la storia  |       
Autore: elyxyz    06/02/2017    9 recensioni
Oggi, nel 5° compleanno di Linette, ho deciso di festeggiare postando la seconda parte della saga.
Questo sequel sarà una raccolta di missing moments, what if, spin-off, side story e salteremo avanti e indietro nel tempo rispetto all’epilogo di Linette.
Il tutto avrà una lunghezza variabile (drabble, flash-fic, one-shot e alcuni capitoli contigui).
Credo sia doveroso specificare che non metterò l’avvertimento Mpreg, poiché Merlin è diventato biologicamente donna, ma resta una Mpreg spirituale per ovvi motivi (vedi trama cap. 90).
Vi lascio con una citazione che sarà il leitmotiv di tutta la raccolta:
Governare una famiglia è poco meno difficile che governare un regno.” [Michel de Montaigne]
[Arthur x Merlin, of course!]
Genere: Comico, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Prima stagione, Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ciao e ben ritrovati

Ciao e ben ritrovati.

È esattamente da un anno che non posto nulla su EFP e sono molti mesi che non leggo storie su Merlin. Mi sono dedicata ad altro, ad altri interessi e ad altri impegni. Ma non potevo ignorare il compleanno della mia creatura più longeva, quindi eccomi qui, con un nuovo capitolo. Non so a quanti di voi interessi ancora questa storia, se siano tanti o pochi. Non so neppure più se il fandom di Merlin sia tuttora attivo oppure no. Ma mi farebbe piacere sapere se volete ancora aggiornamenti su Linette e le sue (dis)avventure, così so regolarmi di conseguenza.

 

Linea temporale: Questo capitolo si innesta fra l’arrivo della futura regina a Camelot, con la cerimonia magica, e il matrimonio ufficiale, qualche mese dopo. Praticamente, è un missing moment del capitolo n°4 di questa raccolta.

 

 

Dedico questo capitolo a quanti hanno amato MerLin.

A chi ha lasciato traccia del suo passaggio con un commento, nei precedenti capitoli e in altre mie storie, nel corso dei mesi passati.

E per ogni meraviglioso disegno che avete creato, ispirandovi alle mie fic. Mi sento onorata.

A chi, in questo lungo anno, mi ha contattata per chiedermi di non smettere.
A chi ha semplicemente letto. Ma, se vi va, lasciate un segno (che è sempre gradito).

Ai vecchi e ai nuovi lettori.

Grazie.

 

The He in the She 2

 

La Raccolta

 

 

 

Capitolo VI: The First One - (Don't) knock on the door -

 

 

 

Da che Arthur era diventato re, lui e Merlin non avevano più avuto un solo momento di pace – anche se, a ben vedere, neppure prima c’era tempo di annoiarsi.

Dopo l’incoronazione, v’erano stati i Trattati di Pace da siglare nuovamente con i regni alleati, infinite delegazioni che sfilavano da e verso Camelot, intervallate dalle interminabili riunioni del Concilio, dove l’Asino Reale aveva temprato la propria pazienza per non torcere il collo ai vetusti consiglieri del padre, mentre lottava per avvalorare le proprie ragioni e abolire il divieto alla magia.

Anche Merlin aveva fatto la sua parte con mille, essenziali interventi su vari fronti (Arthur sospettava di conoscerne solo una minima quantità, ma il suo compagno godeva della sua massima fiducia e, a volte, il nobile Somaro aveva imparato che era meglio non sapere, per preservare la propria sanità e pace mentale).

Non appena le cose avevano iniziato ad avviarsi per il meglio, il suo servo (e consigliere e amante) lo aveva costretto a separarsi da lui, partendo verso destinazioni ignote, per trasformarsi nella futura regina di cui il regno aveva bisogno. Erano stati i due mesi più tormentati della sua vita, perché il giovane Pendragon soffriva terribilmente la mancanza di quell’idiota del suo valletto pasticcione e, soprattutto, temeva che qualcosa – qualsiasi dannata, piccola cosa – potesse andare storto e lui non avrebbe potuto vivere senza metà del cuore.

Gli Dei avevano avuto pietà di lui, ascoltando le sue preghiere, e Merlin aveva fatto ritorno due lune dopo, nella sua nuova forma, suggellando un’alleanza indissolubile fra il Popolo Magico e Camelot.

Il cambiamento non era stato semplice e ne era conseguita una fase di assestamento, soprattutto per far accettare questa decisione alle fazioni più estremiste. Arthur non avrebbe potuto permettersi di perdere alleati, ma non avrebbe neppure cambiato la rotta delle sue decisioni. Albion doveva nascere, e lui avrebbe fatto in modo che accadesse.

 

 

***

 

 

Una volta, aveva amato le missioni.
Erano il modo più comodo per sgattaiolare via dalla severità del padre, per starsene qualche giorno all’aria aperta, lontano dal peso di doveri e obblighi di corte. Beninteso, lui aveva sempre infuso massima serietà in ogni incarico affidatogli – che fosse semplicemente controllare i villaggi di confine, o andare a caccia di un mostro magico che infestava qualche zona –, ma ora sentiva la nostalgia di quella spensieratezza. Si era dovuto assentare per settimane, calato in una missione diplomatica estenuante, andando di persona a convincere i nobili più reticenti che lui valeva la loro fiducia. Sorridi, Arthur. Sorridi. Non importa se è tutto falso. Sii determinato, irremovibile. Se ti dimostri debole, ti schiacceranno. Stringi mani e denti. E poi sorridi. Se lo ripeteva giorno dopo giorno, di castello in castello, finché – con suo sommo sollievo – il peregrinare non era finito.

E, dopo, quando aveva fatto ritorno a casa, era rimasto dì e notte sequestrato dai suoi doveri arretrati, annegando fra mari di scartoffie che inondavano la sua scrivania, scalando poi montagne di decreti e leggi in attesa della sua approvazione definitiva, anche se Merlin, in qualità di reggente, aveva svolto un lavoro meraviglioso, cercando di sgravarlo di quante più incombenze era stato possibile.

Merlin, il suo Merlin. Arthur aveva sognato, in ogni notte di separazione durante quel viaggio, il momento in cui sarebbe tornato dal suo compagno e l’avrebbe riabbracciato e amato. Cosa che puntualmente non era avvenuta, visto che il dovere – o, meglio, Geoffrey di Monmouth lo aveva requisito non appena messo piede al castello, incatenandolo allo scrittoio con mille richieste urgenti e improrogabili, mantenendo i due amanti in forzata castità. Dannata burocrazia.

 

 

***

 

 

Al terzo giorno d’imposta separazione, in cui si erano a malapena salutati, Merlin avanzò, a passo sostenuto e ansioso, fino al portone dello studio del re. Poi si fermò lì davanti, a prendere una grossa boccata d’aria, e quindi entrò, senza bussare.

Arthur sollevò di scatto gli occhi dalla dichiarazione che stava scrivendo e sollevò un sopracciglio con ironia.

“Non imparerai mai le buone maniere, eh?” lo stuzzicò con tenera derisione mista ad affetto. Sapeva di apparire sfinito, la barba incolta e gli abiti spiegazzati. Ma sperava anche che l’altro cogliesse ugualmente la bramosia che lo divorava, l’attesa che acuiva il desiderio, a malapena trattenuto dalle promesse fatte a Geoffrey. Avrebbe firmato gli ultimi documenti richiesti entro il tramonto, si sarebbe dimostrato irreprensibile di fronte al Concilio, affidabile e coscienzioso, non un reuccio in preda alle bizze d’amore, ma poi… poi si sarebbe reso irreperibile per chiunque, tranne che per la metà della sua medaglia.

 

Merlin gli lanciò una lunga occhiata e stranamente non rispose a tono, si accomodò invece davanti alla scrivania del sovrano.

“Ho una cosa importante da riferirti”, chiarì il mago, tamburellando con le dita sul bracciolo in pelle, uno strano luccichio negli occhi.

 

“Orsù, ti ascolto!” lo invitò il compagno, posando la piuma con cautela perché l’inchiostro non macchiasse ovunque.

 

“Non… non è facile da dire…” premise, arrossendo quasi intimidito.

 

“Merlin?” lo richiamò l’altro, preoccupandosi per quell’inconsueta titubanza. “Che c’è?”

 

“Forse è un po’ troppo presto…” farfugliò lo stregone. “Anche se ormai è tardi…”

 

“È presto, o è tardi?” ripeté il re, cercando invano di raccapezzarsi. “E per fare cosa?”

 

Merlin risollevò lo sguardo dalle proprie dita intrecciate sul grembo e riprese: “Hai presente quando Sir Leon ci ha scoperti sulla torre, il mese scorso, prima di partire per questa missione?”

 

Arthur sfoderò un ghigno degno delle sue peggior malefatte.

“Oh, sì che me lo ricordo! Aveva una faccia impagabile!” sghignazzò, ricordando come tutti continuassero a chiedere la sua attenzione a ridosso della partenza imminente per il suo primo viaggio diplomatico da regnante e lui e Merlin, stanchi di venir continuamente interrotti, erano fuggiti in cerca di un posto appartato e un momento da trascorrere da soli. Erano ancora in luna di miele dopo la prima cerimonia nuziale, per la miseria!

Ma il buon Sir Leon, con un grosso fiatone per la corsa fatta, aveva spalancato la postierla del torrione a Est ed era rimasto impalato a pochi passi da loro, mentre il re e la sua futura moglie se ne stavano… in intimità. Lì, sul pavimento del camminamento di ronda.

Quando Arthur si era accorto di lui, aveva bloccato il movimento ondeggiante di Merlin sul suo bacino e gli aveva lanciato un’occhiata stupita, mentre il suo compagno squittiva arrossendo, realizzando la presenza estranea, rassettandosi inutilmente le gonne sgualcite. Non che si potesse fraintendere l’interruzione sul più bello.

 

“Maestà, io, ehm…” aveva farfugliato il cavaliere, raschiando la gola, tossendo. “Ho visto un movimento sospetto quassù e sono venuto a controllare…” si era giustificato, combattuto se parlare guardando il sovrano negli occhi o abbassare lo sguardo per rispetto della dama e di quella situazione imbarazzante.

 

“Ci siamo solo noi due, quassù”, gli aveva spiegato Arthur. “Stiamo provvedendo a fornire un erede al trono di Camelot”, gli aveva detto, in tono serio, con una punta di spavalderia.

 

A quel punto, la futura regina aveva brontolato un “Asino che non sei altro”.

 

E Leon, pace all’anima sua, era rimasto lì paralizzato, per un istante, sconcertato. Poi aveva annuito e, con doveroso ossequio e un “Allora tolgo il disturbo, Maestà”, si era defilato.

 

Era stata davvero una fortuna che, fra tutti i suoi cavalieri, fosse stato proprio Sir Leon a pescarli in quella situazione incresciosa, perché il suo uomo più fidato era la discrezione fatta a persona.

Se gli fosse capitato fra i piedi Sir Duncan, per esempio, Arthur era certo che quella bocca larga si sarebbe vantato con un “C’ero anch’io!”, anche se sicuramente non aveva alcun merito di cui lodarsi.

Cogliere la futura regina in atteggiamenti discinti non era decoroso e non giovava alla sua reputazione. 

Eh, sì. Decisamente gli era andata di lusso, con Leon e il suo proverbiale riserbo. Anche se ricordare la sua espressione sconvolta era davvero uno spasso!, meditò il sovrano, ridacchiando. “E poi, quando gli ho detto che stavamo procacciando un erede per Came-” si zittì di colpo incontrando lo sguardo dell’altro. “Merlin!” ansimò poi.
Si alzò di scatto e girò attorno alla tavola di legno spesso.

E si accucciò davanti al consorte.

 

“Vuoi dire che…”

 

“… Sì, c’è un bimbo in arrivo”.

 

Arthur gli circondò il viso con le mani e si chinò a baciarlo.

“È meraviglioso”, soffiò poi, direttamente sulle sue labbra, sentendo che l’altro si rilassava pian piano.

 

Eppure le spalle magre di Merlin erano tuttora rigide, trasmettevano ancora residui di tensione.

“Tu… non ne sei contento?” gli chiese allora il sovrano, incerto.

 

La futura regina scosse il capo, sospirando.

“Sì che lo sono!” guaì. “Però temevo…” tentennò, sospirando nuovamente e incrociando gli occhi azzurri in quelli celesti del suo compagno. “Non sei arrabbiato? Non è troppo presto?” lo incalzò. “Un erede è importante, ma potevamo fare le cose con calma”.

 

“Non abbiamo mai fatto niente con calma, noi due!” rise Arthur. “Si vede che è Destino che noi due non si faccia mai secondo le regole!” E sorrise, divertito.

 

“La fai facile, tu!” borbottò però lo stregone. “Come sempre, sono io quello che deve avere buonsenso per entrambi”.

 

Ma che problema c’è?”

 

“Figlio… illegittimo…” mugugnò il mago, controvoglia, rammentando quante volte da piccolo era stato deriso per questo. Un bambino nato fuori dal matrimonio dava sempre adito a scandali.

 

“Mi hai tradito con qualcuno?!” gemette allora il sovrano, fingendosi mortalmente offeso. “Con Malcom, magari!” continuò la sua farsa. “L’avevo detto, io, che siete stati sempre troppo amici!”

 

“Ma che asino che sei! Provo pena per quel povero valletto, perché conosco le tue angherie”, sbuffò lo stregone, tirandogli un pugnetto contro la spalla più comoda. Arthur sorrise con lui; intercettandogli la mano, bloccò il movimento per portarsela alle labbra e baciarne l’incavo delicato.

 

“Vivi qui da mesi, ormai”, riprese poi, facendosi serio. “Siamo ufficialmente promessi e lo sanno tutti. La mia gente- la nostra gente”, si corresse “ti venera e ti ama. Nessuno avrà da ridire”, lo rassicurò. “Ad ogni modo, se la cosa ti fa stare meglio, anticiperemo un po’ il matrimonio”.

 

Merlin annuì. “Sì, grazie”.

 

“Lo farò. Farò venire un infarto a Geoffrey già domani, cambiando i suoi piani”, promise il re. “Ma ora… lasciami salutare il mio erede”.

 

Il mago stiracchiò le labbra, quando il compagno si piegò per baciargli il ventre, unendo le proprie mani sopra alle sue.

 

“Ne hai parlato con Gaius? Cosa dice, lui?” volle sapere il re.

 

“Sì, l’ho appena fatto”.

 

“E…?” l’incalzò, impaziente.

 

Tuttavia Merlin sospirò.

“Dice che la mia trasformazione in donna è troppo recente. Il mio corpo deve riequilibrarsi e che… forse è troppo presto. È impossibile sapere di già se sono davvero in stato interessante...” espose, riluttante.

 

Anche la voce di Arthur si fece incerta.

Quindi non… forse…”

 

Ma io lo sento. Dentro di me. La magia è cambiata. Sento pulsare un’energia diversa, esattamente qui”. E si indicò un punto particolare della pancia. “Non mi posso sbagliare”.

 

Il sorriso rifiorì sul volto del giovane Pendragon.

“Ti credo”.

 

Merlin risollevò il viso minuto di scatto.

“Davvero?”

 

“Certo, amore mio!” confermò, accarezzandogli una guancia. “Mi fido della tua magia più che di me stesso”.

 

Una lacrima solitaria scivolò sullo zigomo del mago.

Arthur la raccolse con l’indice ruvido.

“Ehi!”

 

“Sono gli oromoni!” sbuffò Merlin, tirando su col naso in modo assai poco femminile.

 

Arthur sgranò gli occhi. “E io che speravo il buffone fosse andato in congedo!”

 

“Oh, lui sì”, ghignò stavolta lo stregone. “Però tutti i suoi trucchetti, no”.

 

Ma-ma…”

 

Gaius dice che è anche peggio…”

 

“NO!”

 

Sììì…”

 

“Ma non è giusto!” protestò l’Asino Reale, sentendosi tradito, mentre sperava almeno che, all’annuncio ufficiale dell’arrivo di un erede, Leon non avrebbe ceduto alla gioia e alla baldoria, vantandosi in tutto il regno con un “Io c’ero!”.

 

 

- Fine -

 

 

 

Disclaimer: I personaggi di Merlin, citati in questo racconto, non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

Ringraziamenti: Un abbraccio alla mia kohai, che subisce le mie paranoie. X°D

 

Note: Ok, forse speravate in qualcosa di meglio per festeggiare… ma, ehi!, non muore nessuno e nessuno soffre!

La verità è che mi sento davvero arrugginita e spero che questo sia all’altezza dei precedenti. U.U

 

Qualcuno potrebbe obiettare che la preoccupazione di Merlin sulfiglio illegittimo’ sia eccessiva.
Come avevo scritto nelle note del lontano cap. 16, riguardo a Sir Beltrame: i figli illegittimi sono una realtà vecchia come il mondo, sia tra i nobili che fra la gente comune.

Nelle leggende arturiane, sappiamo bene che i Pendragon & affini hanno bellamente sparso seme in giro per il mondo al di fuori del sacro vincolo del matrimonio. E non solo loro, perciò diamolo per scontato.

Tuttavia, la situazione di Merlin è molto precaria. Sommando la magia, lo stravolgimento epocale delle leggi di Camelot, il periodo di transizione fra i due matrimoni e tutto il resto, un figlio imprevisto, mentre il re era in viaggio, non è esattamente la cosa più simpatica da fare.

Merlin vuole proteggere la sua creatura, perché nessuno sospetti che sia ‘il figlio bastardo del re’.

 

Da qualche parte avevo letto che tre settimane è il tempo minimo per scoprire di essere incinte, anche se generalmente ci si mette di più. Merlin, ovviamente, con la sua magia è un caso a parte.

 

Fin dal primo, traumatico ciclo (ricordate? XD), sapete che Merlin chiama gli ormoni ‘oromoni’, distorcendo la spiegazione scientifica di Gaius. Da allora, non ha mai cambiato il nome delle sue paturnie.

 

Per il titolo, c’è una doppia valenza. Il primo, perché è il primo figlio, l’erede al trono. E, la parte tra parentesi, perché Linette scordava sempre di bussare e anche Leon lo fa, scoprendoli sulla torre, ma soprattutto perché, in futuro, ci saranno delle porte di mezzo in momenti particolarmente importanti che richiameranno questo capitolo. Dovete tenervi per un po’ la curiosità.

 

Per eventuali domande, sono sempre a  disposizione.

 

 

 

Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit:

 

Dona l’8‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.

Farai felici milioni di scrittori.

(Chiunque voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)


Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche costruttive.


Grazie (_ _)

elyxyz

   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: elyxyz