Videogiochi > Assassin's Creed
Segui la storia  |       
Autore: Fia Scott    07/02/2017    0 recensioni
"Una piuma bianca significa sangue. Una piuma bianca significa che giustizia sta per essere portata.
Una piuma bianca significa che un angelo bianco sta per colpire.
E' onore, è giustizia, è storia, è divenire,è cambiamento.
E' una promessa.
Tra le strade della moribonda Acri, le cose sono andate in maniera diversa rispetto a quanto raccontato, ma in fondo è un vizio dell'essere umano scrivere la storia in modo soggettivo: modificare ciò che non è "corretto", eliminare ciò che non è "esatto".
E' tutto dubbio, quello che sappiamo, è solo una probabilità ciò che ci giunge dalla bocca e dalla mano degli antenati.
E sebbene i ricordi tatuati nel DNA possano sembrare la pura realtà, ricorda bene, che anche un gioco di prospettive può ingannare la tua mente."
Genere: Avventura, Azione, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Al Mualim, Altaïr Ibn-La Ahad, Garniero di Naplusa, Guglielmo del Monferrato, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Doveva uscire, doveva uscire di lì.
Tutti sembrarono impazziti, ai suoi occhi: tutti sembravano avere sguardi folli anche nella calma piatta di anime che non avevano la minima idea di cosa sarebbe accaduto loro. Chiunque avesse mostrato una calma e una lucidità impeccabili ora apparivano come uomini perduti, spacciati.

Ma come le era venuto in mente? Come ha potuto anche minimamente pensare di sciogliere il dubbio, di soddisfare una pericolosa curiosità? Cosa aveva fatto sì che decidesse di immettersi all’interno di quell’orripilante processione?
Ogni voce dapprima amichevole o sicura di trovare salvezza entro quelle mura – e per questo gentile, speranzosa e luminosa – ora era un mugugno di chi non ha peso nella voce, di chi è prossimo alla morte – inutile qualsiasi cosa dica, non vale neanche la pena cercare di dare corpo a un verso.


Rah’el mosse il passo verso l’uscita: oltrepassò uno dei lunghi corridoi laterali rispetto al cortile centrale, quivi ritrovandosi e potendo respirare un’aria decisamente più piacevole. Aria più o meno sana ma perlomeno respirabile. Ma con suo grande orrore, una scena aveva preso vita proprio tra quelle mura senza copertura e guardie si erano sistemate di fronte all’arco che costituiva l’entrata al complesso.
Un suono di gambe rotte, ossa spezzate che le grida dell’uomo incontrato poco prima non erano riuscite a coprire. Un brivido percorse la schiena e per poco, un conato non trovò una via su per la gola della ragazza. Si addossò al muro, volendosi quasi mescolare nelle fondamenta della struttura per passare inosservata.
Avrebbe dovuto cercare un’altra uscita.

Le gambe tendevano a rimanere immobili ma con una buona dose di volontò, Rah’el le azionò per camminare con apparente – non tanto apparente, in fondo – tranquillità. Tremando, procedette di nuovo verso l’interno nel tentativo di seguire la pianta di quel luogo, gallerie altissime che si incontravano e giravano in tondo e nessuno a guardarla o a osservarla in maniera insistente. Almeno, non c’erano occhi che potesse sentire addosso a lei.
Ma una voce fece capolino proprio accanto a lei.
«Oggi sta bene.» dichiarò.
Garniero non si era certo rivolto a lei, ma a un metro dalla sua posizione, guardava negli occhi un uomo che gli sorrideva speranzoso.
Rah'el deglutì.
«E' in fase di guarigione. Tra pochi giorni sarai di nuovo in piedi.» diceva, mentre continuava a osservarlo, a saggiare con le mani i suoi muscoli con un viso piuttosto scuro. Le rughe della pelle non erano in grado di nascondere i suoi stati d'animo, cosa che ben gli riusciva invece con il suo tono di voce. E il suo stato d'animo suggeriva che qualcosa non andava, che, in qualche modo e per qualche ragione, stesse mentendo a quell'uomo.
Egli scosse la testa, Rah'el indietreggiò nel tentativo di lasciare quell'angolo, mentre Garniero fece lo stesso, scegliendo proprio la direzione di lei: la intraprese e in pochi passi culminò la distanza a separarli, mentre la grossa macchia di sangue sul suo grembiule si fece più nitida e disgustosa.
Rah'el cercò una via di fuga, ma l'uomo le era a un passo: la guardò per un attimo con un sopracciglio alzato e, con uno schiuder di labbra rugose, suggerì di stare per rivolgerlesi, quando venne interrotto.

Si voltò di scatto, e Rah'el assieme a lui.
Mai, paradossalmente, parola fu più piacevole e confortante, oltre che familiare. Estremamente familiare.
«ASSASSINO!!»
Fu una guardia a gridarlo, una di quelle che giravano attorno all'angelo bianco nelle sue vesti, che lo facevano sembrare sempre un monaco. Spade alla mano, il combattimento stava per iniziare e la ragazza si ritrasse di pochi passi, mentre non smise si cercare il volto di Altair.
E nel momento in cui i loro sguardi si incontrarono... egli rimase stupito. Enormemente stupito. Straordinariamente stupito. Chiaramente, di vederla lì. Si fece rigido e ancor più freddo del solito.
«I tuoi esperimenti finiscono qui.» disse con apparente calma, verso Garniero.

Molti si spalmarono contro i muri della stanza, liberando il passaggio alle guardie e gettando i loro occhi rabbiosi su quell'Assassino intento a fare la sua segreta giustizia; altri rimasero proprio al centro, urlando e cambiando direzione: chiaramente, non erano mentalmente in grado di affrontare con lucidità una situazione del genere. Ma Rah'el, che ben capiva cosa stesse succedendo, rimase con loro:era paura quella che guizzava dal petto e scaldava la sua anima, ma era adrenalina quella che le dava la forza di rimanere in piedi sebbene i soldati cercassero di trascinarla da parte per passare e unirsi alla lotta. Ella glielo impediva. E nessuno sembrava darle alcuna colpa, nonostante non urlasse o desse di matto.
Poco distante da lei, il rumore di lame contro lame faceva capolino e anche fastidiosamente all'udito: suoni acuti in grado di fendere l'aria e il timpano nel loro propagarsi; generare un fastidioso senso di freddezza ai denti e dentro il cervello. Grida di soldati davano forza ai proprio compagni, ma quella forza soccombeva sotto le stesse voci determinate che ribollivano a poco a poco nel sangue in gola che una lama nei polmoni faceva risalire su, soffocandoli.
Caddero uno dopo l'altro lottando con onestà. Ma quando uno solo decise di non farlo, si portò inosservato - forse - proprio alle spalle di Altair e Rah'el ne fu sorpresa. Si diresse proprio lì, con tutta la folle naturalezza che sapeva, e quando egli fu abbastanza vicino, il suo piede inciampò nella caviglia della ragazza.
«Lèvati, puttana!» gridò, strattonandola di lato, mentre altri, di quelli che si disperavano, gli andavano incontro strattonandolo a sua volta.
Ma ormai era fatta: il tempo concesso era sufficiente perché l'Assassino si ritrovasse da solo, contro quel soldato che finì in un momento e il suo vero bersaglio: Garniero.
La lama celata, che questa volta Rah'el vide chiaramente, venne sfoderata non appena il vecchio fu disteso per terra, impossibilitato ad alzarsi. Altair, in ginocchio accanto a lui.
«E' il momento di liberarsi di questo peso.» disse l'angelo.

Rah'el era loro accanto, seduta a terra dopo lo strattone subito e con le mani sul pavimento di pietra fredda: guardava a quella morte con paura. E con strano fascino. Un Assassino probabilmente nel momento più intimo del suo lavoro.
Ella era un'intrusa.
«Ah, ora avrò riposo, eh...?» questo rispose Garniero.

Quel momento apparentemente fuori dal tempo, apparentemente in grado di fermarlo, terminò pochi secondi dopo: la gola del vecchio aveva un taglio tra le rughe di pelle raggrinzita dalla vecchiaia.
Ora era un cadavere in grado, però, di istillare un'espressione dubbiosa nel volto di Altair. E Rah'el lo capì subito.
«...» ella allungò una mano verso di lui, pur sapendo di essere troppo distante per entrare davvero in contatto con l'Assassino.
Lo sguardo che le ricambiò fu fulmineo e tagliente proprio come quella sua lama, al punto da farla ritrarre e farla sudare freddo. Si alzarono entrambi in piedi ed egli non smise di provare delusione nei suoi confronti, che mosse infatti un piede per lasciare il luogo mentre grida delle guardie giunsero di nuovo alle loro orecchie.
Altair camminò per un tratto, mentre Rah'el rimase ferma vedendolo allontanarsi con noncuranza. Ma qualcosa scattò: egli fece un respiro e tornò indietro in una corsa per afferrarla al braccio - anche piuttosto forte, indelicato - e portarla via con sé.
«Rimani dietro di me.» disse semplicemente, digrignando i denti piuttosto rabbioso.
Quella mossa, quella mano data alla ragazza scoprì alcune delle sue carte: le guardie capirono che era importante per lui e anche un punto debole, al che difenderla fu piuttosto dura.
«Sali là sopra! SBRIGATI!» sbottò, indicandole un rosone dai vetri rotti così come l'anima in ferro. Era raggiungibile: impalcature davano l'idea che la struttura fosse ancora in fase di riparazione.
Alla ragazza sembrò impossibile poter salire là sopra, ma la rabbia di Altair e la sua freddezza la portarono a fare il grande sforzo: goffamente si issò su una delle impalcature per passare all'altra, con la pelle dei palmi che si segnava dei solchi del legno e la fronte imperlata di sudore. Con il fiatone, ella giunse a destinazione e a nulla valse respirare a fondo, che il fiato le si spezzò: Altair salì facendo il suo stesso percorso con gran facilità. Sotto gli occhi increduli di tutti.
«...»

L'afferrò alla vita, quando furono vicini.
«Tieniti forte, adesso.»
Si strinse a lui, annuì.
E Altair fece un saltello. Un semplice, piccolo saltello versò giù.
Rah'el trattenne il fiato, ma il suo corpo non s'allontanò così tanto: l'Assassino si era aggrappato alla sporgenza e, certo, si muoveva con estrema difficoltà.
«Dovrò lasciare la presa su di te. Dovrai tenerti con le TUE sole forze.»
«Io non...»
«Se non ce la fai, allora puoi lasciarti andare. E schiantarti al suolo.»
«...»

Chiaramente, Rah'el si tenne stretta a lui, ma le braccia tendevano a scivolare e i muscoli ad allentarsi come cime: sembrava non avere abbastanza forza per reggersi davvero a lui, e ogni salto - piccolo o grande che fosse - sembrava la volta buona per cadere e morire.
Le mani di lui s'infilavano sapientemente nelle crepe tra i mattoni, sapevano dove reggersi e dove invece non avrebbero trovato sostegno - evitando quindi le parti più pericolose. I suoi versi di dolore e il fiato spezzato indicavano come fosse al limite delle sue possibilità e Rah'el se ne sentì in colpa, pensando che anche quel sentimento potesse aggiungersi al peso da trasportare.
Ma finalmente giunsero in un punto più sicuro: un tetto che si estendeva per qualche metro ma che di fatto non conduceva oltre.
«CORRI» intimò lui.
La ragazza prese a correre senza riuscire a stare al suo ritmo, mentre dietro di loro le guardie avevano scelto una via più facile per salire sulle case attaccate le une alle altre.
Un piccolo salto per oltrepassare un vicolo, ed ella cadde un momento a terra facendosi male. I gomiti sanguinavano così come piccoli taglietti sul viso e sulle mani, che bruciavano da morire sotto l'effetto del terriccio e delle polveri desertiche che s'infilavano tra i lembi di carne tagliati appena.
Altair la tirò su in malomodo e per quell'ultimo tratto, la condusse con sé fino al bordo del palazzo, alto un paio di piani.
«Non possiamo andare da nessuna parte!! Siamo in trappola!» gridò lei.
«Possiamo solo andare giù. Abbi fede.»
E neanche il tempo di rispondere o ipotizzare follia nella sua testa di Assassino, che entrambi saltarono.
Fu un volo dove la paura divenne palpabile, tutti i sensi di Rah'el erano allarmati dalla morte imminente. Ogni ricordo passò dinanzi ai suoi occhi azzurri.

E della sua vita, della sua infanzia in particolare, Rah'el ricordava ben poco.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Assassin's Creed / Vai alla pagina dell'autore: Fia Scott