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Autore: Chemical Lady    12/02/2017    3 recensioni
[[ Spoiler su tutto Tokyo Ghoul :re - Presenza di personaggi OC nella storia ]]
La figura che troneggiava su di lei sembrava un angelo.
Distinta, si stagliava verso il cielo possente, spezzando il buio notturno con la sua bianca presenza. Il cappotto candido cadeva fino al terreno, immacolato ad eccezione di qualche piccola ma visibile goccia di sangue. Una costellazione vermiglia, spaventosa, che impregnava il tessuto sovrapponendosi ad altre più vecchie, marroni e rapprese, ad alta velocità.
Il volto, invece, pareva quello di un demone. Gli occhi dall'innaturale sclera nera spiavano impassibili e annoiati il solo superstite della squadra Hidaishi.
Riversa sul marciapiede, in una pozza della sua stessa urina, c'era una ragazza dai capelli neri, che spuntavano arruffati da sotto il casco della divisa antisommossa del CCG. Teneva gli occhi ambrati fissi su quelli del ghoul dalla maschera rossa, incapace di distoglierli.
Sto morendo , si diceva in una lenta litania. Sto morendo.
Aiko Masa, vent'anni sprecati a compiere scelte inutili, stava morendo.
[[ Quinx Squad center ]]
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Nuovo personaggio, Sasaki Haise, Sorpresa, Un po' tutti, Urie Kuki
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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saboteur

僕は孤独さ  No Signal

Primo intermezzo: Gratificazione.

Parte prima.

 

 

La seconda rampa delle scale che conducevano al magazzino era stata completamente distrutta dal mostruoso kagune del ghoul, rendendo impossibile la loro fuga verso il basso e poi via, attraverso i condotti fognari .

Masa si era acquattata contro la parete, cercando di avvistare qualche movimento neo buio in cui erano sprofondati da diverse ore. Non sapeva se fosse stato il ricercato a distruggere i fusibili del pannello di controllo o se era stato uno dei loro al fine di facilitare le operazioni, rendendo però solo più difficile la sopravvivenza.

Prese un respiro profondo, prima di trattenere il fiato per spostarsi il più silenziosamente possibile, arrivando ad aprire la porticina della piccola stanza nella quale aveva fatto sedere il suo collega ferito. Kuramoto se ne stava nell’esatto punto in cui lo aveva lasciato, con la caviglia storta in una posizione innaturale e l’espressione concentrata a cercare di riparare almeno una delle loro trasmettenti, entrambe andate in offline per chissà quale motivo.

«Se ha installato un disturbatore di segnale, è un genio.» sussurrò il biondo, appoggiando la nuca alla parete rigida alle sue spalle e osservando la mora che tornava verso di lui, controllandogli l’arto ferito «Notizie di Take?»

Sconsolata, scosse il capo «Non ho visto nessuno, credo che ci abbiano lasciati indietro.»

«Ti perdono questa bestemmia solo perché sei arrivata da una settimana.»

Aiko sbuffò una risata incolore, prendendo dalla tasca interna del giubbotto antiproiettile delle garze. Si guardò quindi attorno, trovando un bastone sottile, che spezzò cercando di attutire il rumore con la mano «Il mio battesimo del fuoco» gli disse, iniziando ad immobilizzare la gamba. Ito strinse i denti, soffocando un gemito di dolore «Resisti. Dobbiamo uscire di qui in qualche modo e tu non puoi appoggiare questo piede. La tua quinque

«Oh, » Kuramoto lanciò uno sguardo verso quel poco che rimaneva della sua valigetta, mostrando alla collega la maniglia «Questa forse riesco a ficcargliela in un occhio.»

«Mi piace la tua positività.»

«Quindi usciamo insieme, domani sera?»

Masa a quel punto sorrise sinceramente, scuotendo il capo con divertimento «Sei terribile, anche con una gamba rotta.»

«Prima passiamo al pronto soccorso, poi potremmo andare in un locale molto buono dove fanno solo cucina thailandese.» aiutato dalla giovane e facendo forza sulla gamba sana, Ito riuscì a rialzarsi. Aiko si passò il suo braccio attorno alla vita, prima di afferrare la sua prima quinqe, Gaku, tenendola con la mano libera «Farei qualsiasi cosa per un piatto di goong doi in questo momento.»

«Le scale per scendere sono impraticabili e i corridoi che portano all’uscita saranno sicuramente sorvegliati.» iniziarono ad avviarsi molto lentamente verso la porta e Ito riusciva a stento a reggersi in piedi appoggiato a lei. Sarebbe stato impossibile per lui correre e questo significava solo una cosa: Masa avrebbe dovuto lasciarlo indietro in caso di bisogno. «Dobbiamo spostarci silenziosamente e sperare che non fiuti l’odore del sangue.»

«In quel caso, diventeremo noi la portata principale.» quando lei lo guardò tesa, lui sorrise tranquillo in risposta «Scusa, ho davvero fame.»

«Quale è il segreto per prenderla così bene?»

«Semplice, so che quando usciremo da quella porta troveremo Take ad aspettarci.»

Aiko non si stupì quando, spalancato l’uscio lentamente in uno stridere di cardini che li tradì, non trovò proprio nessuno. Quanto meno, non c’era nemmeno il ghoul.

Spostarsi fu un incubo. Non riuscirono ad essere silenziosi e quando si ritrovarono di fronte l’oggetto delle loro ricerche, chino sul corpo di un membro del gruppo di avanguardia, non se ne stupirono per niente. A Masa si gelò il sangue nelle vene, mentre il ghoul si metteva di diritto, con la bocca piena di interiora e carne, fissandoli con i suoi occhi mostruosi.

Gli parve di essere tornata indietro di un mese e mezzo.

«Oggi non morirai» a parlare, era stato Ito. Masa si voltò a guardarlo con gli occhi sbarrati, mentre una dopo l’altra, le immagini della battaglia dell’Anteiku si riproponevano nella sua mente. Sarebbero finiti fatti a pezzi esattamente come era successo ad Itadashi e ai suoi uomini «Oggi tu non morirai perché non hai fatto niente per essere ricordata e nessun membro della squadra Hirako non si guadagna almeno un riconoscimento. Vai e fallo a pezzi, tigre.»

«Non so farlo» sussurrò Aiko a mezza bocca, mentre il ghoul denominato l’Incantatore di Serpenti si voltava a fronteggiarli. Da entrambe le spalle spuntarono i kokakou rossi magenta striati di viola «Ito, fallo tu.» e gli porse la quinque.

«Lo farei, ma sono impossibilitato e se non fai la tua mossa, la farà lui!»

Scostandosi dalla collega, Kuramoto si addossò alla parete. Aiko strinse nella mano l’impugnatura dell’arma, messa con le spalle al muro e impossibilitata a fare altro se non avanzare di qualche tremolante passo nella direzione della morte. Il ghoul la spiava in silenzio, come se attendesse un attacco, ma la mora non fece niente. Rimasero a fissarsi per qualche minuto, poi gli occhi di Aiko corsero oltre la spalla dell’ avversario, fino alla porta. Se fosse arrivata fin lì, avrebbe avuto in salvo la vita.

Doveva solo lasciarlo con Kuramoto, che difficilmente sarebbe riuscito a scrollarselo di dosso.

Doveva solo lasciarne morire un altro.

Si morse il labbro, alzando l’arma, mentre l’immagine di un uomo imponente totalmente vestito di bianco con due occhi rossi raccapriccianti le appariva di fronte, pronto a farla a pezzi ancora e ancora.

«Non posso.» la quinque le cadde e lei con essa, in ginocchio, «Non posso.»

«Va bene così.» una mano le si appoggiò sulla spalla e quando voltò lo sguardo annebbiato dalle lacrime, Kuramoto le si era messo accanto. Lo osservò raccogliere l’arma, sempre mantenendo quel serafico sorriso sulle labbra «Quando te lo dico, punta la porta e corri più veloce che puoi, ok?»

«Cos-»

«ORA!»

Non fece in tempo a ragionare, che la sopravvivenza vinse sull’umanità. Si spostò a destra, mentre Ito si lanciava con la sola gamba funzionante contro il ghoul, intrecciando la quinque ai suoi kagune. Arrivò alla porta e si appoggiò con la mano allo stipite, non riuscendo a varcarne la soglia. Si bloccò, girando il capo e focalizzandosi su cosa stava succedendo.

Stava scappando. Stava lasciando una persona meravigliosa a morire.

Non riuscì a smettere di piangere, consapevole, ma qualcosa si mosse veloce dentro di lei. Quando Kuramoto cadde a terra, lei lanciò una pietra con forza contro il ghoul.

«Ho finito di perdere compagni di squadra.» sussurrò rivolta verso di lui, alzando i pugni a protezione del viso come pronta ad affrontarlo a mani nude, terrorizzata ma stanca di sentirsi una codarda.

L’Anteiku era passato, quello era il presente.

Forse sarebbe stato meglio morire che continuare quel genere di vita.

Ciò che accadde nell’istante successivo fu abbastanza rapido da perdersi. Il mostro scattò e lei portò entrambe le braccia a protezione del viso, pronta a sentire entrambi i kagune dilaniarla. Non accadde, però. Quando trovò il coraggio di scostare l’avambraccio per spiare oltre di esso, a pochi centimetri dal suo volto c’era la punta di Gaku, che sbucando dall’occhio dell’essere, gli aveva trafitto il cranio per intero. Ito, in terra, aveva ancora il braccio alzato e il fiato corto, incredulo a sua volta che quel lancio avesse effettivamente funzionato. Il corpo privo di vita crollò al suo con un tonfo che sollevò una nube di polvere e quando anche Masa si sedette sulla pavimentazione sporca, lanciando lontano il casco, dei passi annunciarono l’arrivo del resto della squadra.

Take si affacciò, notando che entrambi erano vivi e più o meno sani. Scavalcò Aiko, che venne subito fatta alzare dalle braccia forti di Orihara, mentre il capo si avviava a passi venti verso il suo secondo «Sono in ritardo, vero?»

«Questa volta c’è mancato tanto così.»  Take se lo caricò praticamente in spalla, iniziando ad avviarsi all’uscita, mentre Machibita avvisava il team medico «Ma per fortuna avevo un’ottima partner» .

Passando, Ito alzò una mano per farsi dare il cinque, ma tutto ciò che Masa riuscì a fare fu stringerla, prima di crollare di nuovo contro la spalla del suo superiore.

 

Masa aveva accompagnato Kuramoto dal professor Chingyou, qualche giorno dopo la chiusura del caso dell’Incantatore. Il biondo doveva destreggiarsi con le stampelle, ma non aveva per niente perso il solito buon umore che lo caratterizzava.

Nel grande laboratorio doveva le quinque venivano preparate e potenziate, c’erano solo loro tre. Ito salutò bonariamente l’esperto, battendogli una mano sulla spalla e rischiando di perdere un appoggio, il tutto senza ovviamente perdere entusiasmo.

«Sei riuscito a fare quel che ti avevo chiesto?»

Kouitsu annuì, portando entrambe le mani nelle tasche del camice «Aizawa me li ha fatti avere entrambi ieri. Volete vedere il risultato?»

Masa annuì, allungando il collo per spiare sul tavolo, quando questi venne scoperto. Lucenti, due lance gemelle brillavano di magenta e viola scuro, quasi nero, sotto i loro occhi.

«Sei stato veloce questa volta.»

«Il koukau era sorprendentemente collaborativo. Sono venute bene, non credi Kuramoto

Il biondo appoggiò entrambe le stampelle al tavolo, liberando le mani ma prestando attenzione a non mettere peso sul gesso. Poi prese entrambe le lance, annuendo. Alla fine, con attenzione, ne passò una a Aiko.

Lei non capì il gesto e la prese, facendo un passo indietro per girarsela nella mano «Leggera» constatò alla fine «Usarne due non sarà semplice però.»

«Infatti non intendo usarne due. Una è tua.»

Lei continuò a non capire, fino a che abbassando gli occhi sulla superficie lucida dall’arma, ci arrivò. «Non posso accettare, tu l’hai ucciso.»

«Se tu non fossi tornata indietro e non ti fossi divertita a prenderlo a sassate, non sarei nemmeno qui! Prendi questa maledetta quinque e stai zitta.»

Mentre Ito ridacchiava, Masa corrugò la fronte «Posso davvero? Insomma, non sono soggetta a restrizioni sulle quinque

«Chi se ne frega, a quello ci deve pensare Take. Allora, come pensi di chiamarla?»

Aiko gli sorrise, quasi imbarazzata «Ancora devo incassare il regalo. Tu che idea avevi?»

Kuramoto se la rigirò fra le mani, pensieroso e rischiando di colpire Chingyou, che decise che forse era il caso allontanarsi un po’ «Mi piace Senza.»

«Senza.» ripeté Aiko, prima di incrociare l’arma del biondo alla sua «e Inazami

Lui rispose al sorriso «Sento che questo è l’inizio di una bella collaborazione. Non scappare più!»

L’imbarazzo tornò, tanto che la poverina avvampò, «Hai rovinato l’atmosfera.» sussurrò attraverso le dita della mano che aveva portato a coprirsi il viso. Quindi tornò ad appoggiare la lancia sul tavolo, incrociando le braccia «Per rimediare, mi offrirai la cena. Thailandese, quindi?»

Kuramoto la imitò, recuperando poi le stampelle e porgendole simbolicamente il braccio «Te la offrirei tutte le sere, Aiko-chan

«Un vero cavaliere. Andiamo ad invitare anche gli altri.»

«Un giorno mi spezzerai il cuore!»

 

Capitolo sei

«Non posso credere che tu riesca a comportarti come un vero stronzo anche dopo aver risolto un caso importante.»

Haise prese un lungo respiro paziente, prima di allacciarsi la sciarpa di lana attorno al collo. Dopo la chiusura del caso Embalmer, circa due giorni prima, sperava di poter festeggiare il raggiungimento di un tale obiettivo tutti insieme. Certo, era il caso di Masa e Urie, ma aveva portato un certo lustro all’intera squadra Quinx, quindi era un po’ una vittoria collettiva. Peccato che quei due non fossero affatto collaborativi.

«Io mi comporto da stronzo? Tu hai consegnato un rapporto inconcludente e adesso il direttore vuole vederci!»

«Ho fatto come mi ha detto Sasaki! Quante volte devo ripetertelo? Scusa, ma sei stupido?»

Tirando il miglior suo sorriso, Haise si voltò a guardarli. Aiko aveva un diavolo per capello, Urie sembrava un punto di estrarre il kagune e picchiarla, mentre Shirazu guardava male Saiko perché, da giorni, sosteneva di essere vicina alla vittoria della scommessa. A dirla tutta, Sasaki iniziava a credere che avesse ragione lei, che presto Masa avrebbe fatto fare a Urie un bel volo dalla finestra. Scambiò uno sguardo con Mutsuki, in piedi accanto a lui, percependo il suo disagio mentre la battaglia continuava ad infuriare senza che nessuno dei due avesse cura di risparmiarsi colpi bassi.

Ed erano solo le otto e un quarto del mattino.

«Ragazzi, che ne dite di salire in macchina e-»

«Il rapporto non era inconcludente! Ho scritto esattamente quello che è successo!»

Sospirò. Sarebbe stata una giornata molto, molto lunga.

Shirazu, capendo che Sasaki non avrebbe riportato la pace, portò le dita alla bocca, fischiando acuto e riuscendo ad interromperli. «In macchina» decretò il caposquadra «Su, subito!»

Aiko prese un bel respiro prima di annuire, raccattando la sua valigetta e uscendo per prima nel freddo di quella mattina di fine gennaio. Saiko le fu accanto in un battito di ciglia e le prese la mano, intrecciando le dita alle sue e parlandole con fare cospiratorio «Io non lascerei correre certe accuse, Macchan

«Le accuse di un biscotto mi scivolano, Saiko.» le rispose lei, salendo negli ultimi posti insieme all’altra ragazza e lasciando che invece l’antagonista momentaneo si sistemasse nel posto davanti, accanto al loro leader. Come un vero bambino offeso.

Kuki aveva compreso che qualcosa non andava durante la prima rilettura del rapporto preliminare. Masa aveva spiegato come era arrivata al covo del sospetto dopo averlo pedinato per oltre un’ora, motivazione per la quale non aveva nemmeno risposto al suo collega. Lo aveva visto lasciare la clinica da una porta sul retro e lo aveva seguito fino all’appartamento.

Quando Haise aveva domandato il motivo per cui era lì e come era possibile che l’avesse visto così facilmente, lei aveva detto semplicemente che voleva intrufolarsi illegalmente da una porta sul retro per perquisire discretamente l’ufficio del dottor Shinya. Per pura fortuna questi si trovava lì. Avevano dovuto tenere conto anche delle testimonianze delle infermiere e della receptionist, ma dopo un paio di accertamenti esse non erano risultate essere ciò che dicevano: due di loro erano  ghoul, mentre una delle due assistenti venne indagata e messa sotto processo per aver favorito e protetto dei ghoul non denunciandoli.

Le loro parole avevano quindi perso ogni valore.

La sola colpa che Sasaki aveva quindi imputato a Masa era stata quella di non attendere Urie, entrando in azione da sola e mettendosi in pericolo. Le aveva detto di omettere la cosa, sostenendo un mal funzionamento della trasmittente e di consegnare tutto in fretta alla sede centrale. In effetti, lei aveva eseguito gli ordini del suo diretto superiore. Urie doveva farsene una ragione.

Per tutta la durata del viaggio in auto, sembrò esserci riuscito. Poi però scesero nel parcheggio dei dipendenti e Aiko lo vide tornare all’attacco.

«Non metterò a rischio la mia promozione per te, Masa. Se il direttore mi chiederà qualcosa, dirò che non mi hai aspettato e hai agito alle mie spalle.»

Aiko, con la valigetta stretta nel pugno, aveva accelerato il passo, staccandosi dal resto dei Quinx durante tutto il tragitto fino all’atrio della sede centrale, lungo il vialone d’ingresso. Urie l’aveva seguita parlandole con un tono che non ammetteva repliche.

«Questa sarebbe una minaccia? Che paura!» aveva risposto lei sarcastica, voltandosi di tre quarti per lanciargli uno sguardo sprezzante, non smettendo di avanzare e anzi, affrettando il passo già di per sé lungo «Dì quello che ti pare, Cookie. Anche io ho da raccontare un aneddoto divertente. Mi hai scaricata sulla superstrada, se ti ricordi, quindi dimmi: che figura pensi di farci?!»

Colpito e affondato. Il giovane rallentò, rimanendo indietro e stringendo la mano attorno alla maniglia della valigetta metallica, prima di riprendere a camminare rapidamente, deciso a non cedere terreno.

Avrebbe avuto l’ultima parola.

«Credi che la tua fortuna durerà per sempre?» le chiese in un soffio dopo essersi accostato a lei «Pensi davvero che non faranno domande?? Il caso non esiste e tu sei stata solo baciata dalla sorte.»

Questa volta, fu Masa a fermarsi. Il modo in cui lo guardò era palese. Quegli occhi di ambra stavano gridando a squarcia gola un solo concetto: tu mi fai schifo.

«Credi che io sia fortunata?» gli domandò a denti stretti, sentendo il resto della squadra raggiungerli molto lentamente «Ho visto morire tre miei partner, Cookie. Mi chiamano il gatto nero del ccg, quindi ricordati molto bene quello che sto per dirti: io non sono favorita dalla sorte, io sono brava. So fare solo due cose nella vita e una di questa è l’investigatrice, non permetterò a un pivello come te, che lavora da meno tempo di me, di mettere in dubbio questo fatto. Oltretutto, porto molta sfiga a chi agisce fianco a fianco con me. Stai attento che non finisca la tua, di fortuna.»

«Per caso mi stai minacciando tu, adesso?»

«Chiamiamolo dato di fatto facilmente dimostrabile. Ma puoi chiedere anche questo a Aizawa, mentre indaghi sul mio conto.»

Un moto di fastidio scosse le viscere di Urie. Aizawa doveva avere parlato a Masa delle informazioni che lui stesso aveva dato spontaneamente, o al limite era stato Shimura a mettersi in mezzo. Certo, lui non le aveva poste, quelle domande, ma non si era nemmeno distaccato dal discorso chiedendogli di smetterla, ma anzi. Era diventato avido dopo ciascuna parola detta dal patologo. Avrebbe voluto parlargli di nuovo per davvero, perché Urie sapeva solo di Orihara, mentre Masa aveva parlato al plurale, riguardo al numero di partner deceduti al suo fianco. Per non darle soddisfazione, però, non lo avrebbe fatto. Esisteva internet per quel tipo di ricerche o magari l’archivio.

Rimasero in stallo qualche secondo a guardarsi con disprezzo misto a rabbia, fino a che qualcuno non li raggiunse. E non era un Quinx, bensì un ragazzetto biondo dai capelli bizzarri, simili a un nido di rondini sfatto «Ehi Aiko! Bel lavoro con il caso Embalmer.» appoggiando una mano sulla spalla della mora, il giovane lanciò una lunga occhiata a Urie «Va tutto bene qui?»

E tu che cazzo vuoi? sarebbe stato tutto ciò che Urie aveva intenzione di chiedergli, ma si trattenne quando constatò che doveva essere un superiore.

Lei rilassò i muscoli della schiena, distendendosi e schiarendosi la voce  «Ciao, Mizurou» lo salutò cordiale, «Sì certo, tutto bene.» si sbrigò poi a dire, certa  che la loro lite avesse attirato più di una persona, ma che solo l’ex compagno di accademia doveva aver effettivamente deciso di intervenire. «Conosci Kuki Urie? Biscotto, lui è Tamaki, della quadra Suzuya

«Lieto.»

La scocciatura non poté che aumentare per il Quinx, il quale pensò che ci mancava giusto un paladino della giustizia per iniziare quella già poco piacevole mattinata. Guardò i due amici salutarsi, quando il biondo sparì dietro alla porta di accesso, lui socchiuse le labbra pronto a insistere. Lei però lo bruciò con’occhiata di fuoco «Andiamo? Il direttore ci aspetta e tu non devi sprecare saliva parlando. Te ne servirà parecchia per leccargli il culo.»

Nemmeno il tempo di una parola e si erano ritrovati nuovamente a camminare fianco a fianco, come se nessuno dei due intendesse cedere terreno. Entrarono insieme, spingendo le porte e affacciandosi all’atrio in un ultimo, lungo, sguardo di sfida e rancore. Ebbero di meglio a cui pensare, poi.

Uno scrosciare di applausi si levò, lasciandoli entrambi sbalorditi.

L’atrio era invaso di persone, compresi i membri della loro squadra che dovevano averli superati mentre loro erano intenti a scannarsi. Applaudivano tutti guardandoli, e dalla cima delle scale, accanto al classe speciale Ui, Urie notò anche Arima. La notizia del loro successo si era sparsa molto velocemente negli ultimi giorni, così come il racconto approssimativo e poco chiaro rilasciato in quel rapporto che doveva essere passato per molte mani. Urie fissò lo Shinigami bianco sorpreso, spostando poi lo sguardo su Fura e Shiba e infine su Aizawa che lo stava fissando storto, sicuramente perché avevano coinvolto un perito esterno e non lui nella raccolta delle informazioni. Quando poi si voltò verso la partner, convinto di specchiarsi negli occhi vittoriosi della donna pronta a dirgli che aveva ragione lei, notò che non lo stava per niente guardando.

Gli occhi di ambra di Masa erano leggermente macchiati di lacrime, lucidi di commozione verso quello che non era altro che un grande riconoscimento al suo merito. Urie non si era mai accorto di quanto si sforzasse per essere apprezzata, almeno fino a quel momento, quando gli sorrise, prendendolo a braccetto e avanzando verso la squadra Quinx, che li aspettava con Ito, pronti a ricevere altri complimenti.

 

 

La cerimonia che si era appena conclusa era stata più per la stampa che per loro.

Urie teneva in una mano la scatolina di velluto che conteneva al suo interno una spilla veramente brutta, con un colombo in rilievo e una singola ala bianca. Gli era stata donata dal direttore Washuu durante una cerimonia formale piuttosto sbrigativa, seppur pubblicizzata in pompa magna, insieme alla gemella, ricevuta da Masa.

Non avevano fatto discorsi impegnati, si erano limitati a rimanere immobili nella loro divisa bianca di alta rappresentanza, si erano fatti sistemare quello screzio della natura sul petto e poi avevano scattato qualche foto.

Eccolo il loro riconoscimento per aver chiuso un caso lungo quindici anni.

Urie si era sentito un po’ disilluso. Aveva immaginato molte volte come sarebbe stato ricevere il riconoscimento dell’Ala Bianca, ma nessuno scenario si era mai concluso con un flash e una pacca sulla spalla. La sua collega, al contrario, sembrava più felice che il giorno del suo compleanno, tutta sorrisi e strette di mano. Si era dovuto allontanare da lei, perché quell’entusiasmo poco le si addiceva.

Aveva preso posto su una sedia lasciata libera tra il pubblico, mentre la sala si svuotava e aveva preso ad osservare quel ninnolo più significativo che di valore, chiedendosi quanto avrebbe dovuto impegnarsi davvero per essere notato. Per avere una promozione fuori stagione ed essere spostato nella squadra SIII.

«Secondo livello Urie, congratulazioni.» ad interromperlo fu Matsurie Washuu, il classe speciale figlio del direttore e lui non poté far altro se non alzarsi, salutandolo con un inchino rispettoso. Aveva compreso da un po’ di tempo l’interesse nemmeno troppo velato di quell’uomo nei suoi confronti e non si era tirato indietro, considerando ogni singolo mezzo per ottenere il suo scopo. Il fatto che un uomo tutto d’un pezzo come lui si fosse preso la briga di andare a congratularsi, era un chiaro segnale di quanto bene stessero andando i suoi piani su quel fronte «Ho sentito che è stato uno scontro piuttosto duro e che tu se la sei cavata egregiamente, coprendo la tua partner. Non credevo però che fossi così modesto da non prenderti direttamente il merito, mi hai stupito positivamente. Questo è l’atteggiamento giusto di chi vuole fare carriera.»

….Cosa?

«Credo di non capire, classe speciale Washuu

L’agente di livello superiore abbozzò un sorrisetto «Non ti è stato riferito?» chiese in modo superfluo, prima di fare un cenno verso il palco. Su di esso, Masa e Sasaki stavano parlando con il classe speciale Ui  e la sua partner sembrava lievemente in imbarazzo mentre cercava di frenare Haise dal dire chissà cosa sui suoi uomini «Masa è andata dal direttore ieri mattina, sostenendo che nonostante sia stato omesso nel rapporto, ha agito contro gli ordini del suo superiore non aspettandoti ma che tu non solo l’hai coperta, ma hai anche salvato la sua vita in azione. Ha chiesto un doppio avanzamento di carriera per te, durante le promozioni di aprile, ma il direttore ha convenuto che sei troppo giovane per la prima classe. Nonostante questo è rimasto molto colpito dal gesto e sta prendendo in considerazione di promuovere anche Masa

Tralasciando la scarsa privacy che dilagava per l’ufficio centrale – Urie prese appunti in merito- il ragazzo si domando solo perché. Perché Masa si era scoperta e aveva esagerato la soluzione? Quando era arrivato Urie aveva visto con i suoi occhi che per quanto la situazione fosse complessa, la compagna non era in pericolo. Anzi.  L’Embalmer era stato ampiamente sopravvalutato e la sua reale classe era forse una A+, più che una S. Non sarebbe stato produttivo abbassarla, per evitare di fare la figura degli incompetenti che ci hanno messo ben quindici anni e la capacità intellettiva del dottor Shinya li aveva ingannati al punto tale che infondo si era meritato di vedersi un po’ gonfiata la pericolosità, ma se fosse arrivato dieci minuti dopo, Kuki avrebbe trovato Masa con in mano la testa di quel ghoul. Lei aveva risolto il caso. Lei lo aveva stanato.

Allora perché aveva voluto far ricadere il merito solo sulle sue spalle? Così come aveva detto quel giorno sul molo, non voleva averlo lei. Perché?

«La ringrazio per le belle parole, signore.»

«Te le sei guadagnate.» La mano di Matsurie si appoggiò sulla sua spalla, scivolando poi in quella che sembrava una carezza lungo il braccio lungo il gomito.

Urie rimase impassibile, anche se non fu facile. Non spostò nemmeno gli occhi da quelli dell’altro, nascosti dalle lenti degli occhiali da vista. Repellente «Se mi scusa, signore, andrei a ringraziare la mia partner.»

«Certamente.» gli rispose Matsurie, scostandosi «Non farle sapere che sono stato io a dirtelo» sottolineò in quello che voleva sembrare come un tono scherzoso. Ma che fallì miseramente alla base «Un’ultima cosa, se mi permetti, Urie.» lo trattenne ancora, a parole, «Non fare troppo l’eroe. Lavora di testa.»

«Grazie del prezioso consiglio, arrivederci.»

Grazie, prego, a mai più se possibile. Un ultimo inchino e poi Urie gli diede le spalle, allontanandosi. Pensava di essere libero dal sentirsi assillato dopo aver scaricato così gentile e accomodante Matsurie Washuu, ma si sbagliava alla grande. A placcarlo a pochi metri dalla sua meta, fu la persona che meno di tutti voleva vedere.

«Ei!»

«Ciao, KuroiwaMa ultimamente mi sta tallonando!? «Ora sarei occupato se tu devi-»

«Ci metterò poco, devo dirti solo un paio di cose. Le stiamo rimandando da un po’ in fondo.

Due settimane? Accidenti, tutta la vita. Urie sospirò discretamente e annuì, giusto per non mandarlo al diavolo. C’era molto vicino e non voleva fare la figura della ragazzina in crisi isterica proprio il giorno in cui gli era stata conferita una medaglia. Che Takeomi non aveva ricevuto.

«Volevo parlarti di Masa» iniziò il giovane dagli occhi a palla, come quelli di un gufo «Ora come ora, però, penso che il mio discorso sarebbe superfluo. Ne avrete già parlato tra di voi, dopo tutto.»

Urie non aveva capito ovviamente nulla. Come poteva, del resto? Non era stato chiaro per niente «Non credo di seguirti, Kuroiwa

L’altro si grattò la nuca, imbarazzato « Ok, ricominciamo» gli disse, forse conscio che il mettersi in mezzo a cose che non lo riguardavano rischiava di farlo passare per come Urie lo stava già definendo. Un ficcanaso «Io sono entrato nella squadra Hirako da un solo anno e Masa c’era già, al mio arrivo. Viveva anche già con Kuramoto, in effetti, ma comunque è sempre stata un po’… Strana. È una persona che sembra essere molto aperta e allegra, ma non lo è. Noi siamo un po’ preoccupati per lei, perché ha vissuto situazioni e tende a isolarsi e sentirsi sola.»

Ah si? «Come tutti noi, ha vissuto situazioni estreme. Siamo agenti, non gelatai.» Kuki fece una pausa, assimilando tutte le informazioni arrivate. A iniziare dal fatto che Aiko viveva con… Ito? Interessante. Urie iniziava a chiedersi seriamente, soprattutto alla luce di ciò che Aizawa gli aveva detto, quale fosse il loro reale rapporto. «Io cosa c’entro col fatto che si può sentire sola?»

Masa era passata dall’essere la stellina preziosa dalla squadra Hirako a uno dei tanti casi umani dei Quinx. Non sarebbe stata la preferita di nessuno, tra loro.

Takeomi poteva anche mettersi il cuore in pace.

«Insomma, Urie. Visto quello che le è successo…. Con tuo padre. Pensavo che ti avrebbe fatto piacere avere un occhio di riguardo per lei.»

«Mio padre?»

«Masa non te lo ha detto?»

Per la seconda volta in quella mattinata, Masa non gli aveva detto proprio un cazzo.

«Detto cosa!?»

Sul viso di Taokeomi si dipinse un’espressione sempre più contrita e di puro disagio. Stava parlando di qualcosa che Masa aveva volutamente omesso? Ottimo.

«Forse dovreste parlarne, non credo dovrei mettermi in mezzo io. Scusa se mi sono permesso .»

Oh fantastico, lancia il sasso e ritrae la mano. Non avrebbe dovuto farlo, perché c’erano poche cose che potevano venir discusse con Urie, ma ancora meno che lui non avrebbe mai lasciato correre.

Soprattutto se di mezzo c’era il nome di suo padre.

 

 

«Tra dieci minuti in palestra, Masa. Non farmi aspettare e vedi di vestirti in modo consono a un allenamento.»

Questo era stato il modo poco gentile con cui Urie aveva interrotto un’accanitissima partita a CoD tra Aiko e Saiko, con l’incitamento di Tooru per l’una e per l’altra. Aveva girato i tacchi, infastidito dall’espressione stupita dei tre colleghi, chiedendosi il perché di quelle facce. Forse dimentico del fatto che lui non si allenava mai con nessuno.

O forse perché erano un paio di giorni che l’agente si comportava in modo strano, rispetto al solito.

Certo, era sempre sfuggente come una volpe nel periodo della caccia, ma era la motivazione ad essere cambiata.

Ed era tutta colpa di Takeomi.

Alla fine, per rispondere alla sua assillante curiosità riguardo quella faccenda introdotta dal collega coetaneo e mai approfondita con Masa, aveva ceduto e si era fatto strada da solo verso la verità, decidendo deliberatamente di non parlarne con la ragazza come avrebbe fatto qualsiasi essere umano decente, ma andando a chiederlo a qualcun altro.

Ad Aizawa.

Parlarne con l’interessata sarebbe stato molto più semplice, ma lui non se l’era sentita di intavolare un discorso senza sapere dove questo sarebbe potuto andare a parare. E aveva fatto bene, perché di fronte a ciò che un riottoso e ancora offeso Aizawa aveva avuto da dirgli, si era ritrovato inaspettatamente senza parole.

Aiko Masa era diventata un agente del ccg per onorare la memoria dell’uomo che le aveva salvato la vita, impedendo a un ghoul di divorarla quando aveva solo nove anni. E quell’uomo si chiamava Mikito Urie.

Suo padre.

La donna che lui non faceva altro che denigrare e che aveva – ricordiamolo- scaricato in mezzo a una super strada aveva deciso di dare la sua vita alle colombe per onorare quello che forse lei sentiva come un obbligo, un debito. Ciò doveva averla anche spinta a parlare con il direttore Washuu per quella faccenda della doppia promozione, aveva senso. Era la sola cosa che poteva avere senso in quel contesto.

Per la prima volta nella storia, Urie si era sentito in colpa nei confronti di un suo collega Quinx. In effetti, anche quando aveva trafitto Mutsuki con il braccio si era sentito uno schifo, ma quello era tutto un altro livello di torto: aveva avvertito come se con un solo gesto, fosse riuscito a disonorare suo padre, la sua memoria e ciò che di buono aveva fatto nella sua vita.

Ed era bastato questo per fargli rivedere le sue posizioni nei confronti di Aiko.

Quasi come se, improvvisamente, fosse diventato un obbligo.

Lei sembrava più collaborativa, anche se semplicemente non serbava rancore dopo un litigio. Aveva rispettato la richiesta di Urie e quando lui era entrato nell’ampia palestra con in mano due spade di legno, l’aveva trovata a fare stretching, praticamente in spaccata frontale, sul pavimento. Masa alzò lo sguardo su di lui, appoggiandosi con i gomiti alla pavimentazione in legno, per poi concentrarsi sulle spade.

«Cosa vuoi farmi?»

«Devi imparare a padroneggiare il kagune come si deve.» Kuki buttò una delle due armi di fronte a lei, appoggiandosi poi con le mani all’altra mentre la guardava tirarsi su, tenendo la sua come un ombrello «Non puoi permetterti di dare troppo spettacolo o, peggio ancora, diventare un pericolo per te stessa e per gli altri. Ti serve disciplina.»

Masa gli sorrise, smaliziata «E vuoi darmela tu?»

«Sai cos’è l’Aikido?»

La ragazza sbatté le palpebre più volte, presa in contropiede «L’arte… Marziale?»

«Le basi dell’Aikido sono il riuscire a trovare un’armonia con lo spazio universale, unificare l’energia del corpo e dello spirito e la concentrazione che serve per percorrere la via dell’auto perfezionamento.» le spiegò, sistemando la maglietta aderente senza maniche e prendendo dei guantini senza le dita dalla tasca dei pantaloncini sportivi «Da oggi, studierai Aikido con me ogni giorno, anche i giorni in cui lavoreremo. Ti insegnerò le basi del combattimento corpo a corpo e con la spada e tramite la disciplina intimista imparerai a padroneggiare meglio il kagune. Ti serve qualcosa di più utile delle quattro cazzate che ci insegnano in accademia, se vuoi diventare un agente di livello alto. Come Quinx, è un tuo dovere essere in grado di avere il controllo totale sul tuo corpo e sulla tua mente.»

Kuki non sapeva perché, ma si aspettava una risata e un arrivederci come risposta. Al contrario, Masa rialzò gli occhi sempre colmi di stupore su di lui «Perché?»

«Te l’ho appena spiegato. Perché tu non hai-»

«Sì, quella parte l’ho capita» si avvicinò di un paio di passi, la mora, quasi sospettosa per quell’improvviso cambio di atteggiamento nei suoi confronti «Non capisco perché sei tu a prenderti questa responsabilità nei miei confronti e non lo fa, invece, Sasaki. Perché ti dai pena?»

Se Urie fosse stato coraggioso abbastanza, avrebbe continuato a spiazzarla dicendole che voleva ripagare un po’ il suo debito verso suo padre portando avanti qualcosa che lui aveva iniziato, oppure che lo faceva perché inconsciamente voleva avvicinarsi di più a qualcuno che aveva ammirato e guardato a suo padre come a un eroe come aveva sempre fatto lui.

Ma non era coraggioso per niente, quindi la buttò sul cinismo come al solito «Sei la mia partner, quindi è un mio problema se non sei in grado di controllarti, non credi?»

Un sorrisetto amaro si dipinse sulle labbra di Aiko «Già» ne convenne, anche se un po’ forzatamente, prima di dargli le spalle per avvicinarsi a un paio di sedie su cui lasciò cadere la felpa. Tornò da lui, indossando solo la canottiera grigia e i pantaloni sportivi neri, tenendo fra le mani la spada «Sappi comunque che non ti chiamerò mai Cookie-sensei.» gli fece presente, ritrovando un po’ del suo sarcasmo.

Lui scosse il capo, sconsolato «Mettiti qui, accanto a me. Oggi iniziamo dalle posizioni base e dalla respirazione.»

Lei eseguì, muovendo il capo per distendere i muscoli del collo e successivamente, delle spalle. Mentre si sistemava, gli occhi del ragazzo scivolarono sul suo profilo, fino al braccio destro, dove una grande cicatrice sfigurava la carne chiara, visibile nonostante su di essa vi fosse tatuato un  crisantemo magenta dai petali dischiusi.

 

 

Continua.

  
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