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Autore: Sophie Robin Kendrick    12/02/2017    1 recensioni
Parto dal presupposto che non mi è piaciuto per niente il finale di Artemis Fowl. Quindi ho deciso di elaborarne uno alternativo. Sarà composto da molti capitoli ma non so con precisione quando.
Trama:
Artemis Fowl continua a sentire una voce che cerca disperatamente di portarlo a sé. Non ha nessun ricordo delle avventura con la sua migliore amica. E non si ricorda per niente di averla. Sogna ogni notte quella voce, mentre Holly (Spinella) aspetta disperatamente che lui si ricordi di lei.
P.S: non sono molto brava a scrivere le trame. Buona lettura.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Artemis Fowl Senior, Domovoi Leale, Juliet Leale, Spinella Tappo, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Non poté rispondere perché l'incoscienza stava avendo la meglio su di lei, ma come ultimo gesto afferrò la mano della persona.

Artemis le strinse la mano e fece in modo che si appoggiasse a lui. Dalla sua posizione cercò di controllarle la testa.
Lui e Leale stavano ritornando a controllare il ristorante per l'ora di chiusura, quando l'avevano vista spuntare dall'incrocio e correre molto velocemente. Si erano subito allarmati perché la sua espressione, non era come quella di una ragazza che faceva Jogging tranquillamente, ma era terrorizzata. Gli occhi spalancati, la bocca in cerca di aria, e il corpo rigido.
Tutto gridava in lei pericolo e Artemis sapeva interpretare perfettamente il corpo umano. Anche Leale si era allarmato, infatti aveva subito portato la mano sopra l'impugnatura della pistola, pronto ad usarla. E quando videro spuntare il ragazzo e farle del male, erano accorsi.
Tornò a scrutarla in volto, in confronto a prima il viso era molto più tranquillo. La sua paura più grande era il trauma cranico. Con quello non sapeva se avrebbe potuto rivedere ancora gli occhi della ragazza.
Delicatamente le tasto la testa e per fortuna constatò che non c'era sangue e di conseguenze nessuna ferita. La prese fra le sue braccia e con non poco sforzo, la stese dentro la macchina.
Le controllò il polso e anche il respiro. Nessun pericolo, tutto in norma. Si levò la giacca e gliela stese sopra al petto. Non sapeva da dove venisse tutta quella galanteria e gentilezza. Non era da lui, molte cose non erano da lui in quel periodo.
Lanciò uno sguardo a Leale mentre chiudeva lo sportello e si avvicinò al ragazzo.
Si fissarono negli occhi. Il suo sguardo gelido incrociò quello spaventato di Dylan. La sua spavalderia nei confronti della ragazza era evaporata quando Leale lo aveva afferrato.
– Stalle lontano. Non mi interessa cosa le stavi facendo, anche se posso immaginarmelo. Ma toccala ancora una volta e il mio amico ti riporterà sulla retta via. Adesso vattene. – Leale lo lasciò andare e il ragazzo corse via allontanandosi sempre di più da quell'ammasso di muscoli.
– Torniamo a casa. –
Leale lo vide ritornare verso la macchina. Sperava che Holly stesse bene, che la LEP non li controllasse più, che Polledro si facesse sentire presto.

Uno squillo improvviso lo aveva svegliato.
Aveva afferrato il suo telefono e aveva risposto.
– Sono Polledro, non ho molto tempo.
– Polledro, ti rendi conto di...
– Riguarda Spinella.

Quelle sole parole lo aveva buttato dal letto. Leale ricordava tutto. Di come aveva preso in un posto vicino Tara, una Spinella umana e addormentata e Grana con la macchina per portarli a Dublino.
Di come aveva pagato per la casa, che ancora oggi lei occupava. Di come si era sentito impotente di lasciarla sola, e il senso di colpa che si era impadronito di lui quando aveva varcato il cancello di casa Fowl, senza di lei.
E adesso non poteva non incolparsi di averla abbandonata a se stessa e alla crudeltà che il mondo a volte, regalava alle persone già tormentate. Vederla così spaventata sia quella mattina che quella sera, erano stati un mix potente. E adesso vederla distesa prima di sensi, dentro l'auto...
Cosa le era successo in quel breve periodo che lui non sapeva?
Come si era sentita? Sola e abbandonata? Oppure anche tradita dal suo stesso popolo?
Poteva solo sperare nel suo perdono e che lei si riprendesse in fretta.
Raggiunse la macchina velocemente e partirono per casa Fowl.

Artemis le accarezzava la testa dolcemente, mentre controllava l'orario nell'orologio posto sopra il comodino. Era ormai mattina, ma lei ancora non si era svegliata neanche una volta. Sapeva che stava bene. Era stato tutto il tempo con lei, escluso quando Leale aveva insistito che andasse a letto, promettendo che si sarebbe occupato lui di lei.
Aveva accettato solo perché voleva essere lucido quando avrebbe aperto ed era tornato nella sua stanza con l'ordine di chiamarlo appena si sarebbe svegliata.
Ordine che non era mai stato eseguito, considerando che Holly aveva dormito per tutto il tempo. Quella povera ragazza doveva essere molto stanca.
Juliet gli aveva portato la colazione in stanza mentre lui era sotto la doccia. Preferiva non perdere tempo e una volta finito di mangiare, tornò nella stanza che aveva dato a Holly.
Ovviamente evitando accuratamente di non farsi sentire dai genitori e dai fratellini. Ancora non erano stati informati dell'ospite a sorpresa che dormiva nella stanza degli ospiti, il più vicino possibile alla sua.
Ed ero eccolo lì, ad occuparsi di una sconosciuta. Artemis non ci avrebbe mai creduto, ma in qualche modo si sentiva legato a quella ragazza.
Un lieve gemito lo riportò alla realtà. Gli occhi di Holly incontrarono i suoi.
Qualcuno dice che gli occhi sono lo specchio dell'anima e Artemis non poté dargli torto. In quelli della ragazza vide paura, sgomento e rassegnazione.
– Stai bene?
Una sola domanda per rompere quel silenzio, una domanda che cercava risposta ma che non trovò.

Spinella si guardò attorno disorientata. Ignorò la sua domanda, la sua voce e la sua presenza.
Doveva trovare un modo per andarsene, non poteva stare lì, avrebbe messo in pericolo tutti.
Scostò le coperte e vide che non indossava la mia divisa.
– Ti consiglio di stare distesa. Hai sbattuto la testa forte ieri. – Artemis le mise la mano sulla spalla, ma lei si scostò di scatto.
La voglia di stare in quel letto morbido e profumato di lavanda, ma doveva andare.
– Grazie, ma devo and – si alzò dal letto ma poté fare solo un paio di passi, prima che un mal di testa atroce le fece cedere le gambe. Stava per incontrare il pavimento quando Artemis le afferrò la vita con una mano e la spalla con l'altra.
– Ti avevo detto di stare a letto. Vieni, hai bisogno di stenderti.
La fece stendere sul letto e la ricoprì con il lenzuolo, accompagnato dalle proteste sempre più lievi di Holly. – Ricordi qualcosa? –
Chiudendo gli occhi cercò di ricordare ma non si sforzò molto. Le immagini di ieri ritornarono al proprio posto. Il primo incontro con Artemis il pomeriggio prima, il lavoro e l'attacco di Dylan.
Annuì lievemente e cercò di cacciare le lacrime.
– Ti faccio portare qualcosa da mangiare, io ti prendo l'antidolorifico. – Artemis si alzò dalla sedia e si avvicinò alla porta.
– Grazie – La voce di Holly lo bloccò.
– Per cosa? – Non lo guardava negli occhi, sembrava interessata molto alle coperte.

– Per avermi aiutato e ospitato. – Le sorrise mentre apriva la porta.
– Cerca di dormire.
Chiuse la porta dietro di sé. Era stata una vera impresa non farle molte delle domande che aveva in mente, ma alla fine si era trattenuto. Si era ripetuto che non avrebbe avuto le forze mentali e fisiche per sostenere un interrogatorio.

Leale portava un vassoio con la colazione verso la stanza di Holly. Artemis lo aveva avvertito che probabilmente alla loro ospite sarebbe piaciuto mangiare. Per sua sfortuna la signora Fowl, era nei paraggi e aveva sentito tali parole. Motivo per cui non si trovava con lui. Era seduto in uno dei divani nel salotto a spiegare chi fosse l'ospite.
Per lui invece era una fortuna, poteva parlare solo con lei e chiederle di perdonarlo.
Bussò alla porta ed entrò.
Lanciò uno sguardo alla stanza, la luce del sole entrava grazie alla tenda spostata. Spinella era seduta al centro del letto, con le gambe vicino al petto e il mento sopra le ginocchia. Per fortuna la camicia da notte che indossava era abbastanza lunga da permetterle quella posizione.
Chiuse la porta attirando l'attenzione della ragazza. Lei lo fissava, sapeva che quel momento sarebbe arrivato prima o poi.
Leale posò il vassoio nella scrivania e a passi lenti si avvicinò a lei. Spinella guardò la porta.
– È con i suoi genitori.
– Ad Angeline non sfugge più niente. Artemis dovrà pensarci due volte prima di combinare qualcosa. – L'omone le sorrise e si sedette con lei nel letto.
La ragazza lo raggiunse.
– Spinella, ascolta... io sono molto dispiaciuto per quello che ti è successo. Ho alcune cose da dirti. – Le raccontò tutto, di quello che era successo ad Artemis dopo che lei era stata catturata, del suo aiuto nel piano per salvarla e chiese anche il suo perdono. – Mi dispiace, avrei voluto fare qualcosa di più, ma ho ricevuto ordini di starti lontano per il bene di Artemis, tuo e di tutte le persone... –
Spinella gli mise una mano sul braccio.
– Domovoi, hai già fatto tutto quello che potevi. Se mi avresti avvicinato o io avrei fatto lo stesso avremmo messo in pericolo tutti in questa casa e anche chi mi ha aiutato. Io non dovrei trovarmi qui, se stanno ancora sorvegli...
– Non lo stanno facendo, Polledro mi ha assicurato che hanno smesso più di una settimana fa. – Leale l'abbracciò. 

   
 
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