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Autore: Lamy_    18/02/2017    1 recensioni
È passato un anno da quando Astrea é tornata all'Istituto di Lisbona, questa volta come Capo. Ed é da un anno che la relazione tra lei e Raphael procede senza troppi impegni. Intanto a New York giungono cattive notizie: qualcuno sta facendo strage di Nephilim. I Cacciatori hanno bisogno di tutto l'aiuto possibile, ma Astrea deve fare anche i conti con il Fuoco Rosso. Scoprirà le conseguenze del suo nuovo potere e dovrà scegliere: scappare o affrontare la verità?
Nuovi pericoli, segreti e avventure attendono gli Shadowhunters. Ce la faranno?
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Raphael Santiago, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO NONO: Bruciare d’amore.
 
 
 
La biblioteca sembrava più piccola e buia quella mattina. Alec e Magnus erano seduti vicini, così come Izzy e Simon; Clary era poggiata allo schienale della sedia di Jace; Astrea, invece, stava in piedi davanti a loro. Era più magra, aveva gli occhi cerchiati e la benda al braccio era imbrattata di chiazze di sangue qua e là, ma rimaneva dell'idea di non voler usufruire dell'iratze.
"Facciamo il punto della situazione, Magnus." esordì Astrea, autoritaria e pratica. Sui visi dei presenti si dipinse un'espressione confusa.
"E' una cosa loro. Si aiutano a vicenda." chiarì Alec.
Lo stregone si affiancò ad Astrea, schiena curva, mani aperte sul tavolo, e un volume di magia sotto gli occhi.
"Sylvie Blanc vuole il sangue di Astrea per eliminare i nemici, ossia gli altri vampiri, vuole ottenere maggiore potere, e così riuscirebbe anche a tenere testa a tutti i Nascosti. Sarebbe un'arma contro cui nessuno vorrebbe combattere, e molti la cercherebbero per avere la cura." disse Magnus, poi spostò lo sguardo sulla sua amica per farla continuare.
"Goldstorm è stato tratto in inganno da Sylvie. E' vittima dell'encanto e agisce solo per compiacere la sua padrona. Ha scelto Goldstorm perché è il Console, può prendere qualsiasi decisione riguardo alla vita di un Nephilim, e quindi politicamente è più forte di me. Per evitare che il piano fallisse, entrambi hanno agito su due fronti diversi: Sylvie ha messo una taglia sulla mia testa, mentre Goldstorm, usando la mia ribellione alla riunione, usufruendo del mio nome, ha scatenato una guerra tra Nephilim e Nascosti. Entrambi volevano assicurarsi che i Nascosti mi uccidessero. In questo modo, il Console ne sarebbe uscito con le mani pulite e avrebbe punito i Nascosti, sostenuto anche dall'aiuto di Sylvie." la voce e l'atteggiamento di Astrea erano severi e risoluti, le doti di un vero leader.
"Questa Sylvie come ha contattato Goldstorm? E chi ha spifferato il tuo nome?" chiese Simon, dando voce ai pensieri di tutti. Astrea rivolse un'occhiata a Izzy e Alec, che si erano occupati della questione.
"Jessica Goldstorm, la nipote del Console. Ci ha detto che il suo ragazzo, un soldato delle Fate, le ha dato una lettera che sarebbe dovuta essere recapitata al Console, ma senza leggerla. Jessica ha portato la lettera a suo nonno, e qualche ora dopo lui le ha ordinato di andare in giro per segnalare Astrea Monteverde come la testimone che aveva accusato i Nascosti per la morte dei Cacciatori." disse Alec, conciso e diretto.
"Sylvie si è servita addirittura delle Fate. Astuta!" fu il commento annoiato di Jace.
"Quindi Sylvie da tempo progettava di uccidere Astrea. Ha trovato un ausilio in Goldstorm e Raphael, a quanto pare." disse Isabelle, le dita che giocavano con la collana, le sopracciglia sollevate. Astrea respirò a fondo prima di rispondere.
"Raphael non ha colpe!" gridò una voce dal fondo della biblioteca. Tutti gli occhi furono puntati su una figura lunga e magra che attraversava la stanza. Era Sally. Astrea strabuzzò gli occhi e il suo cuore prese a battere più velocemente. Sally stava piangendo, le lacrime insanguinate scorrevano e macchiavano di rosso il suo viso pallido. Isabelle si sentì in imbarazzo per un attimo, poi ignorò le parole della vampira.
"Mark è morto per colpa di Sylvie. E anche Raphael rischia di essere scoperto e ucciso."
Astrea corse da lei e l'abbracciò forte. Sally si lasciò cadere a terra in preda al dolore, portando con se la Nephilim. Magnus distolse lo sguardo da quella scena pietosa: due donne rannicchiate a terra, strette l'una all'altra e accomunate dalla perdita. Alec gli strinse le mani e lo tirò più vicino a se.
 
 
 
Raphael non si era mai sentito così strano, così sofferente. Stava sui talloni, con la schiena contro la parete, e le mani sulle ginocchia. Un senso di nausea gli dava il tormento da un paio d'ore. Cercava di non lamentarsi, ma ogni tanto qualche sospiro fiaccato gli scappava.
"Che ti prende, Raphael?"
Stan scivolò sul pavimento e si avvicinò al suo amico: aveva la fronte corrugata dal dolore, respirava a fatica....respirava?
"Il sangue di Astrea....ti ha curato. Vero?"
Raphael si limitò ad annuire, piegato dal dolore.
"Sento il tuo sangue e il battito del tuo cuore. L'effetto ha avuto i suoi esiti."
"Sono un mondano."
Quelle tre parole rimasero in aria, nessuna risposta, nessuna protesta, solo silenzio. Era possibile udire i battiti di un cuore, vivo e pulsante, e le vene battevano vivide in tutto il suo corpo.
Dopo settanta anni era stato curato. Se solo sua madre fosse stata lì.
 
 
 
L'Istituto era colmo di Nascosti, licantropi, alcuni vampiri che avevano saputo della disponibilità ad essere ospitati, Fate e Stregoni di ogni livello. Almeno un centinaio di creature occupavano la sala comune. All'esterno, sulle scale, gli Shadowhunters protestavano affinché Jace e Clary aprissero le porte in modo da uccidere e punire i Nascosti all'interno.
"Ci sono almeno cinquanta Nephilim armati fino ai denti fuori!" esclamò Simon, quando scese dal tetto.
"Tutto questo è colpa tua, Jace! Tu e la tua stupida mania di salvare tutti." disse irritata Clary, le sopracciglia aggrottate. Suo marito fece finta di non averla sentita, e si grattò il mento in cerca di una soluzione.
"L'importante è che non si accorgano che Astrea è qui. Altrimenti saremo davvero nei guai."
"Astrea ha bevuto l'intruglio di Magnus, quello evita che avvertano il suo sangue. Ma non possiamo dare asilo ai Nascosti e ad una ragazzina problematica." ribatté Clary.
"Da quando sei diventata così spietata? Non possiamo mica abbandonare i Nascosti e Astrea, ora che hanno bisogno di noi." disse Simon, sorpreso delle sue stesse parole. La finestra al primo piano esplose in una miriade di schegge, e fu seguito da un urlo. Jace salì di corsa le scale, accompagnato da Simon e Clay, e trovò un licantropo con una freccia conficcata nella gamba.
"I Nephilim hanno trovato un modo per entrare!" gridò Alec, mentre raggiungeva i suoi amici insieme ad Izzy.
"Adesso che facciamo, Jace? Illuminaci." sbottò Clary su tutte le furie. Jace chiuse gli occhi e prese un profondo respiro.
"Faremo così: Simon e Izzy, occupatevi di portare tutti i Nascosti in palestra, dove i Cacciatori non possono arrivare. Clary, tu pensa ad aiutare il lupo ferito. Alec, io e te andremo a parlare con Astrea e Magnus. Abbiamo bisogno di aiuto."
Tutti annuirono e si dispersero in pochi secondi per eseguire gli ordini, anche Clary si mosse, sebbene riluttante. In biblioteca le cose procedevano abbastanza bene. Astrea stava imparando alcuni trucchi per usare a suo vantaggio il Fuoco Rosso, mentre Magnus recitava un incantesimo in latino.
"Che succede qui?" chiese Jace, la voce tesa, i capelli scompigliati dalle mani. Astrea chiuse le mani in un pugno e spense così una fiamma.
"Io e Magnus abbiamo un piano."
"Parlate." disse Alec.
"Questa sera vado a Parigi per affrontare Sylvie. Io mi occupo di lei e, al tempo stesso, apriamo un portale per portare qui il clan di New York. Semplice, rapido e indolore." spiegò Astrea con un sorriso, ma in realtà aveva paura. Alec scosse la testa.
"Aprire un Portare vuol dire che Magnus deve venire con te. Ed io non posso permetterlo."
"Tu di certo non puoi prendere decisioni riguardo alla mia vita, Alexander. Voglio aiutare Astrea e lo farò, che tu accetti o meno." disse Magnus con calma, al che Alec non ribatté.
"Voi due ci state nascondendo qualcosa." quella di Jace era un'affermazione più che una domanda, e Astrea scrollò le spalle.
"Forse sì o forse no. Non lo sappiamo!"
"Va bene. Vi concedo il permesso. Ma io e Alec verremo con voi." aggiunse Jace, l'ombra di un sorriso sulle labbra. Astrea fece di no con la testa.
"Voi due restate qui a proteggere l'Istituto. Magnus e il clan saranno di ritorno in una manciata di minuti, se tutto va bene."
"E tu sarai da sola ad affrontare Sylvie. Tu vuoi proprio morire!" protestò Alec, il dito puntato contro la ragazza e gli occhi lucidi di rabbia.
"Ma sei stupido, Alec?! Non posso e non voglio altri amici sulla coscienza. Ho perso Thomas, Remus e Mark perché non sono stata abbastanza attenta. Non lascerò morire anche voi." disse Astrea, e nei suoi occhi danzava un dolore lontano e vicino, per eventi passati e recenti.
"Ed io non lascerò morire te."
"Credi che la morte sia una sfida, una malvagità unica, e questo perché tuo fratello é stato ucciso per cattiveria. Ma se io dovessi morire stanotte, sappi che la mia dipartita sarà spinta da un alto ideale, e sarà il giusto sacrificio." Astrea sapeva bene che le sue parole stavano scavando nel cuore di Alec e Jace dopo aver messo in ballo in giovane Max, morto nella guerra contro Morgenstern, ma era l'unico modo per convincerli.
"Sei follemente attratta dall'idea di morire. Sciocca. Sei una sciocca!" sputò fuori Alec con un impeto di ira, preoccupazione e consapevolezza che il suo rimprovero non sarebbe valso a nulla. Senza dire altro, si girò e a grandi falcate uscì dalla biblioteca. Astrea rimase immobile, frastornata e delusa, dal momento che aveva riconosciuto nelle parole di Alec la verità. Aveva pensato spesso alla morte e l'idea non la spaventava. Soprattutto in battaglia, quando il pericolo è al massimo, i demoni possono farti fuori in un attimo e le possibilità che qualcuno ti salvi sono basse, le aveva sempre fatto credere di non temere quei pochi secondi in cui ti passa la vita dinnanzi agli occhi prima del buio eterno.
"Sei immortale, Astrea. Sarà difficile ucciderti." mormorò a bassa voce Magnus, che stava trafficando in un vecchio scatolone di oggetti magici. Jace si avvicinò per guardare e ridacchiò. Tra le mani teneva una candela vecchia, la cera era giallastra, coperta di polvere e avvolta in una striscia sottile nera.
"Che cavolo ci fa qui una candela di Babilonia?" chiese Astrea. Una candela di Babilonia é un oggetto di magia nera che funge da Portale: l'accendi, pensi ad un posto, e quella ti teletrasporta. Più veloce e pratico di un Portale.
"Io e vampiri useremo un Portale creato da me, ma tu e Raphael come pensate di tornare?" disse Magnus con una certa eccitazione nella voce, come un bambino che mostra agli amichetti un nuovo giocattolo. Jace fischiò in senso di apprezzamento.
"Mi basta accenderla con una fiamma e il gioco è fatto."
Astrea annuì poco convinta, ma era la loro unica speranza di tornare a casa. Sempre che Raphael non si fosse schierato dalla parte di Sylvie. Già, Raphael.
"Magnus, aspetta un momento: Raphael sta tornando ad essere umano e questo vuol dire che gli anni vissuti da vampiro gli si riverseranno addosso?"
Lo stregone scosse la testa.
"Assolutamente no. Il Fuco Rosso elimina i poteri, la condizione magica e le abilità, ma non intacca l'età né altro. Raphael avrà semplicemente venti anni e avrà la Vista."
Ventuno. Raphael questo mese ha compiuto ventuno anni.
 
 
 
"Pensi che ci verranno a prendere?" domandò nel buio la voce di Stan, che man mano si stata riprendendo, ma le ustioni tardavano a curarsi. Raphael premeva ancora la mano sul petto, in ascolto del battito del suo cuore. Non pensava che prima o poi avrebbe udito quel meraviglioso suono che grida ad ogni minuto 'sono vivo'. Sì, perché adesso lui era vivo.
"Tranquillo, Stan. Lei verrà a salvarci. Lo fa sempre."
"Non avrei mai dovuto mettere una taglia sulla sua testa. Provavo odio nei suoi confronti solo perché lei poteva averti, mentre per me non ci sarebbe mai stata speranza. Vorrei solo poter tornare indietro." il pentimento nella voce di Stan era reale, così come il suo odio nei confronti di Astrea. Raphael ascoltò un altro po' il suo cuore prima di rispondere.
"Non farlo. Non desiderare di tornare indietro, perché l'impossibilità di farlo ti logora. Tutti noi vorremmo cancellare azioni compiute in passato, e invece possiamo solo andare avanti. Nel futuro vive la speranza di migliorare e non ripetere gli stessi errori."
"Parli così perché adesso da mondano ti tocca una vita breve anziché l'eternità."
"No. Parlo così perché ho fede."
"Hai anche fede che ci salveremo?"
"Ho fede in lei."
"Oh, che tenero!"
La luce improvvisamente si accese illuminando la stanza. Illuminò anche Sylvie che scendeva le scale e si sedeva su una vecchia scrivania.
"Hai fede che la tua fidanzatina ti verrà a salvare? Sei così sciocco, Raphael. Morirà prima di poter pronunciare una sillaba."
"Non stiamo più insieme, io e lei." ribatté Raphael, spalle al muro e mani poggiate sulla ginocchia.
"Stai cercando di convincermi a non ucciderla, ma il tuo tentativo è pessimo. Del resto, cosa posso aspettarmi da un mondano?" la risata agghiacciante di Sylvie fece venire i brividi a Raphael, che si massaggiò il collo per scacciare la tensione. La vampira rivolse un sorriso a Stan, e Raphael temette che volesse fargli del male, perciò si mise sull'attenti.
"Sta buono, Santiago." disse Stan. Si tirò su e sul suo corpo erano spariti i segni delle tortura, le bruciature, le ferite sulla schiena, e anche il dolore psicologico sembrava essere svanito. Raphael era confuso.
"Sai, non credere di essere l'unico abile a fingere e mentire. L'allievo supera il maestro."
Sylvie tese una mano e Stan la prese, poi le diede un bacio sulla fronte.
"Traidor. Debería haber sabido." mormorò Raphael, gli occhi puntati su Stan e le mani in tasca per evitare di strozzarlo. Stan si abbassò in modo da stare alla sua altezza e gli accarezzò una guancia, sebbene Raphael si fosse allontanato.
"E' l'unica chance che abbiamo per stare insieme. Perché non lo capisci, amore mio?" la voce di Stan era mielosa, bassa e stava facendo ricorso all'encanto. Ma Raphael, malgrado fosse ora un mondano, sapeva resistere a quell'artificio. Sylvie, che ammirava la scena con gli angoli della bocca sollevati in segno di vittoria, pensava di averla fatta franca. Raphael si accorse che Stan si stava avvicinando per baciarlo, così gli sputò in faccia. Quello si tirò indietro e si pulì. L'espressione dolce di pochi secondi fa scomparve per dare spazio ad una maschera fredda e crudele.
"Prima o poi capirai che ho fatto tutto questo per noi." Stan tremava di rabbia, lo sguardo folle e allucinato completava l'opera.
 
 
L'armeria era il posto preferito di Astrea, tra le spade, le frecce e i pugnali, si sentiva protetta. Jace si stava occupando di recuperare alcune lame angeliche, mentre lei e Alec, che alla fine si era unito alla missione, stavano aggiustando le frecce nelle proprie faretre.
"Sei sicura di riuscire a gestire il Fuoco? Hai fatto poche lezioni." esordì Jace, dando così sfogo al tormento di Alec. Astrea lasciò perdere la balestra e si sedette sul tavolo di metallo su cui giacevano numerose armi.
"E' vero che non sono addestrata al massimo nell'uso della magia, ma credo di potercela fare. Magnus dice sempre che il potere viene fuori nel momento del bisogno. Perciò confido nella capacità di avvertire il pericolo del Fuoco Rosso."
"Magnus dice tante cose, alle volte sono stupidaggini, e questo non significa che abbia ragione." la risposta di Alec non tardò ad arrivare, più simile ad un rimprovero a dire il vero.
"In qualche modo io e Raphael usciremo da quella casa, che sia a suon di fiamme o di schiaffi!"
"Sei sicura che Raphael non ci abbia traditi? Sai, non è che sia proprio un santo. Più volte è stato pronto a tradire." disse Jace. Astrea era stanca che tutti parlassero male di Raphael e che facessero leva sul suo passato pur di sostenere le tesi.
"A lui interessa solo intascare il vantaggio migliore per se stesso, e Astrea è quel vantaggio di cui ha bisogno." la voce di Magnus sorprese i tre Cacciatori. Alec si avvicinò allo stregone e increspò le labbra, poi parlò:
"Cosa è successo, Magnus?"
"Un traditore c'è, ma non è Raphael. La nostra interrogata poco fa ha riferito ad Izzy che oltre al Console e a Sylvie... c'è un terzo complice ch ha ordito contro Astrea."
"Stan." sussurrò Astrea, prima ancora che Magnus pronunciasse quel nome.
"Sì."
 
 
 
"Avrei dovuto rompergli le ossa del corpo, non solo il naso. Dannazione!" esclamò Astrea, le spalle curve, i capelli al vento. Erano sgusciati dall'Istituto ed avevano fatto irruzione al DuMort, benché non ci fosse nessuno. Alec e Magnus avrebbero riportato i vampiri a New York, perciò si adoperavano a sgombrare la sala comune affinché ci fosse abbastanza spazio per il loro arrivo. Astrea si stava fissando la balestra alla schiena, ma non era l'unica arma che portava: con sé aveva due coltelli, una spada angelica, frecce dalla punta intrisa di magia, e la candela di Babilonia. Eppure la risorsa maggiore era lei stessa, scorreva nelle sue vene ed era incandescente. Il Fuoco Rosso. Controllò che tu fosse sistemato, dopodiché attese che il Portale venisse aperto.
"Comunque andrà a finire questa nottata, sappiate che voi e i bambini siete la mia famiglia, tutto ciò che di più importante ho. Vi voglio bene, ragazzi."
Magnus e Alec le strinsero le mani, uno a destra e l'altro a sinistra. I momenti successivi furono tipici del passaggio: guizzo allo stomaco, la testa che gira, il senso di smarrimento. Quando tutti e tre misero piede sul suolo francese, il Portale si richiuse alle loro spalle. La villa di Magnus in lontananza sembrava un enorme angelo che si libra nel cielo scuro. Si incamminarono stando attenti a qualsiasi rumore; sebbene fossero invisibili ai mondani, di certo i Nascosti potevano vederli benissimo.
"Adesso che Raphael è un mondano, come pensi possa aiutarti a scappare?" fu Alec ad interrompere quel silenzio.
"Sono io che aiuto lui a scappare. E poi, nonostante ora sia umano, resta un leader capace. Almeno spero." l'ultima frase uscì come un sussurro, ma non sfuggì ai suoi amici. Astrea teneva le orecchie tese e si guardava attorno con estrema attenzione. Per questo riuscì a captare uno scricchiolio. Tentò di voltarsi per avvisare Alec, ma sentì due braccia bloccarla e una lama fredda puntata alla gola. Anche Alec e Magnus erano con le spalle al muro. Invece di farsi prendere dal panico, Astrea sforzò le spalle e il collo per riuscire a guardare in faccia gli assalitori. Alzò gli occhi al cielo e scosse la testa.
"Lily, fai sul serio?" disse poi, annoiata e irritata. Lily, amica di lunga, lunghissima data di Raphael, abbassò il coltello e lasciò libera la Nephilim.
"Scusami, non ti avevo riconosciuta. Credevamo fosse Cacciatori venuti ad ucciderci." cercò di giustificarsi la vampira, facendo segno ai vampiri di liberare gli altri due.
"Siamo qui per portarvi a casa. So che adesso pensate che gli Shadowhunters vogliano uccidervi, ma si tratta di un equivoco. Magnus e Alec vi spiegheranno tutto quando sarete al sicuro a New York." la voce di Astrea era falsamente calma e severa, come se cercasse di replicare il tono con cui Raphael dava gli ordini.
"Perché mai dovremmo dare ascolto ad una traditrice?" gridò Elliott, che avanzava tra il folto gruppo di vampiri.
"Ti ripeto che si tratta di un malinteso. Mi hanno usata per poter avere il mio sangue. Dovete credermi. E mi darete ascolto perché ho vissuto un anno tra Lisbona e il DuMort,  pertanto sono certa che abbiate imparato a conoscermi." sostenne di nuovo Astrea, le spalle dritte, lo sguardo sicuro. Lily annuì e, avvicinatasi ad Elliott, fece un verso per richiamare l'attenzione di tutti.
"Io mi fido di questa ragazza. E lo farete anche voi se volete restare vivi."
"Per quanto vivi possiate essere." mormorò Magnus, beccandosi un'occhiataccia da Alec.
"Bene. Adesso seguite Magnus, che aprirà un Portale, e le indicazioni di Alec. Un ultimo avviso: state attenti."
Alcuni vampiri sorrisero ad Astrea, altri le strinsero la mano, altri ancora la ringraziarono.  Lily le auguro buona fortuna con la promessa che si sarebbero riviste.
"Mi raccomando, terminate la missione nel modo più veloce ed efficace possibile." suggerì Astrea a Magnus e Alec, che si erano avvicinati a lei. Lo stregone le diede un bacio sulla fronte, mentre Alec si limitò a regalarle un sorriso come incoraggiamento.
"Non fare stupidaggini, Monteverde."
"Sono la regina delle stupidaggini, Lightwood!"
 
 
 
La villa, sontuosa sofisticata, proprio come il suo proprietario, si ergeva su un enorme giardino. Era circondata da cancelli altissimi in ferro, color oro, rosso e blu. Aiuole di tutte le forme ornavano l'ingresso. Astrea, raccattato lo stilo dalla giacca, attivò la runa del silenzio e quella dell'udito, per muoversi indisturbata nel buio della villa. Raggiunse senza troppi intoppi il cancello principale, lo superò e corse verso la porta, che era aperta. Ovviamente si insospettì, ma poi ricordò la fuga dei vampiri e fu più tranquilla. Se tutto andava secondo i piani, in casa c'erano lei, Raphael, Stan e Sylvie. Il soggiorno e tutte le altre stanze del primo e secondo piano sono deserte e immerse nel buio. Astrea si infilò  in una stanza, dove aveva notato degli abiti a terra, e notò che appartenevano a Raphael.
Poi un rumore spezzò quel mutismo cupo. Pose l'orecchio contro il pavimento e si mise in ascolto: due voci si alternavano; una denotava un marcato accento francese, la seconda era un misto di americano e l'asprezza del tedesco. Sylvie e Stan erano in cantina, e sicuramente con loro c'era Raphael. A tentoni riuscì ad imboccare la scalinata che conduceva nei sotterranei. Mise mano alla balestra e incoccò una freccia. Ora le voci erano chiare e distinte. Ma se fosse entrata dalla porta principale se ne sarebbero accorti in tempo e avrebbero attaccato prima ancora che lei potesse muoversi. Alzò lo sguardo e sorrise: una finestra senza vetro era incassata sopra la porta,  abbastanza grande per passarci dentro. Afferrò una sedia e l'allineò all'apertura. Con agilità si arrampicò e si sporse nella stanza. Vedeva Raphael seduto a terra, mani legate, viso stanco. Stan si stava vestendo, mentre Sylvie si scolava un calice di sangue. Astrea agguantò una trave di legno che reggeva il soffitto, e vi si sedette cercando di fare la massima attenzione. Si tirò in piedi, sebbene barcollasse, e trovò il giusto equilibrio. Raphael alzò gli occhi e sbiancò nel vedere Astrea in bilico sulla trave.
"Benvenuta, Astrea. Ti stavamo aspettando." la voce ironica di Sylvie risuonò nella stanza, facendo accapponare la pelle alla Nephilim. Pensò in fretta ad una soluzione: poteva solo stare al gioco e sperare di trovare un modo per farla franca. Perciò, con un salto agile e disinvolto, atterrò sul pavimento in legno, un ginocchio piegato, le mani a terra. Allargò le braccia e simulò un'espressione offesa.
"Avrei indossato abiti più eleganti se avessi saputo di essere l'ospite speciale!"
Raphael scosse la testa e maledisse mentalmente quella sciocca Cacciatrice che si era messa nei guai con le proprie mani.
"Non sei affatto al centro dell'attenzione!" sbottò Stan, labbra arricciate e pugni stretti lungo i fianchi. Astrea rise.
"Ah no? Stupida io a credere di essere il tuo pensiero fisso!"
Stan si mosse veloce come un lampo, ma Astrea riuscì a colpirlo comunque.
"Stan, caro, sta calmo. Avrai la tua vendetta." si intromise Sylvie, un irritante accento francese sporcava la sua pronuncia. Astrea dovette ammettere che quella Sylvie era bellissima, e capiva bene perché Raphael se ne fosse innamorato. Lui aveva un debole per le cose belle e raffinate, e Sylvie rientrava nei canoni. Scacciò quel pensiero e si concentrò di nuovo sui due vampiri.
"Esattamente cosa vuoi farci col mio sangue? Ho sentito dire che ne hai bisogno?"
"Mi avevano avvisato che sei un tipetto tosto, ma mi hai sorpreso. Ho bisogno del tuo sangue per prendere il pieno controllo dei clan, tutti i clan. Così sarei in possesso di una potente arma da usare contro qualsiasi vampiro voglia ribellarsi." spiegò Sylvie, mantenendo un atteggiamento rilassato e un sorriso cordiale. Sembrava quasi gentile. Quasi.
"E' un bel progetto. E tu, Stan, perché vuoi uccidermi? Non sapevo mi odiassi così tanto."
Stan guardò oltre le spalle di Astrea, in direzione del ragazzo seduto alla sedia con le mani legate. Astrea seguì il suo sguardo e tutto fu più chiaro.
"Sei innamorato di Raphael!" esclamò allora Astrea, divertita e sorpresa al tempo stesso."
"Sì. E tu lo hai portato via da me! Per questo meriti la morte." rispose il vampiro con fermezza.
"Merito la morte per tanti motivi, a quanto pare." fu la conclusione che Astrea trasse con un sospiro finto. Si voltò verso Raphael e alzò le spalle.
"E' tutta colpa tua, Santiago. Se solo ti fossi accorto che Stan ti amava non saremmo arrivati a questo punto."
Raphael parve disorientato ma l'occhiolino di Astrea gli fece capire che quello era un modo per distrarre i vampiri e fuggire.
"E' sempre colpa mia, giusto? La verità è che tu mia hai completamente mandato fuori di testa ed io non ci ho capito più niente. Stupida portoghese!"
Astrea puntò un dito contro Raphael e aggrottò la fronte.
"Non mi hai mai amata abbastanza, mentre io ti ho amato con tutte le me stessa. Credo che abbiamo problemi di coppia." ribatté la Nephilim con voce triste, e nel frattempo aveva afferrato un pugnale. Raphael teneva gli occhi fissi su di lei studiando ogni sua mossa.
"Adesso basta! Stan, prendila." ordinò Sylvie, stanca di quel teatrino tra ex fidanzati. Astrea schioccò le dita e sul palmo della sua mano bruciò una fiamma, rossa e dorata, sembrava lava. Il vampiro arretrò con la paura impressa negli occhi, tornò accanto a Sylvie.
"Avvicinati. Avanti." Astrea sfidò Sylvie, che digrignò i denti per la rabbia. La fiamma, però, si esaurì subito e lei non fu capace di replicarla. Sylvie, colta la debolezza del Fuoco Rosso, poté stringere le mani attorno al collo di Astrea. Raphael si dimenò, ma Stan gli impedì di liberarsi. Sylvie fece pressione e Astrea iniziò a tossicchiare, la vista annebbiata, il respiro che cedeva.
"Non la uccidere!" gridò Raphael, ma era inutile. Astrea, dal canto suo, sapeva cosa doveva fare: con la mente ritornò a quando era piccola: sua madre le cantava la canzoncina dell'omino dei sogni per farla addormentare, suo padre le osservava con un sorriso e lei era felice. Si aggrappò a quel ricordo e attinse alla forza che fece esplodere il fuoco nelle sue mani. Chiuse le mani intorno ai polsi freddi e senza vita di Sylvie e due manette di fuoco arpionarono la pelle della vampira ustionandola. Allora, Sylvie urlò di dolore e mollò la presa. Astra cadde a terra, respirava velocemente e aveva le lacrime agli occhi per la mancanza di ossigeno. Riuscì a calciare il pugnale verso Raphael, che lo afferrò e riuscì a liberarsi. Corse dalla Nephilim e le alzò il viso.
"Respira lentamente. Va tutto bene, ci sono io adesso." le sussurrò dolcemente, mentre Astrea riprendeva a respirare normalmente. Sylvie stava tremando, tutto il suo corpo era scosso da brividi di dolore per via del fuoco.
"Tu...hai un enorme potere ed io lo voglio!" tuonò la voce di Sylvie, e si avventò con una forza straordinaria sul corpo di Astrea, ancora seduta sul pavimento. Raphael fu scaraventato contro la parete dalla furia con cui Sylvie attaccava la ragazza. Probabilmente perse i sensi per qualche secondo, prima di aprire gli occhi: Sylvie aveva affondato i canini nel collo di Astrea, che però non gridava come ci si sarebbe aspettato. Anzi, sorrideva. Raphael a malapena riusciva a tenere gli occhi aperti, troppo frastornato dalla botta alla testa. Ricordò a se stesso di essere un mondano ora, ed era normale sentirsi così debole. Ciononostante, barcollò verso il centro della stanza e....poi tutto accadde velocemente. Due fruste di fuoco presero vita dalle dita di Astrea, come un vulcano in eruzione, e lambirono in una morsa mortale il corpo di Sylvie. La vampira emise un urlo disumano, mentre la puzza i bruciato riempiva la stanza. Astrea era in piedi, Sylvie inginocchiata ai suoi piedi, e le braccia protese per punire la vampira. La sua pelle sembrava luccicare d'oro in quel frangente. Era immobile come una statua e a Raphael venne in mente Raziel, micidiale e celeste. Ad un'occhiata più attenta, Raphael notò che Sylvie, sebbene accerchiata dal fuoco, non bruciava del tutto, ma le fiamme punzecchiavano soltanto la sua pelle. Era palese che Astrea non la volesse uccidere. Passi veloci battevano sulle scale di legno che conducevano nei sotterranei, e poco dopo Stan era nella stanza. Cercò di raggiungere Astrea, ma Raphael fu più veloce, nonostante fosse un semplice umano, e lo bloccò al muro. Sylvie ormai era sfinita, la pelle arrossata e lesionata, le labbra secche e gli occhi sporchi di lacrime sanguigne. Perciò Astrea abbassò le mani, facendo spegnere il Fuoco, e crollò sulle ginocchia, ma allontanò la proposta d'aiuto di Raphael. Tirò fuori dalla giacca un'ampolla di vetro contenente un liquido azzurro. Lo allungò verso Sylvie e glielo rovesciò in gola, costringendola a svenire.
"Che cosa le hai fatto?" protestò Stan, ancora premuto contro la parete da Raphael.
"Qui dentro c'è una miscela: il mio sangue e una pozione di inibizione. Quando la tua amichetta si riprenderà, sarà innocua come una mondana." spiegò Astrea tra un sorriso e un respiro strozzato. Questo era il piano segreto di Astrea e Magnus avevano ordito in segreto: la pozione inibitrice era opera di magia nera ed era vietata, perciò avevano dovuto ricorrere al silenzio. Astrea si tirò su e con lo stilo si disegnò distrattamente una runa guaritrice sul braccio; la testa si alleggerì, così come diminuì il dolore alla gola, e le dita bruciacchiate smisero di sanguinare. Raphael la guardò intensamente e lei finalmente gli sorrise.
"Come stai, Santiago?"
"Sono stato decisamente meglio."
Lo sguardo che si scambiarono Astrea e Raphael fece andare su tutte le furie Stan, che si svincolò con un colpo solo e spinse la Nephilim a terra. Astrea picchiò la testa contro il pavimento e spalancò le labbra in un grido muto. Stan la teneva ferma per le spalle, sorridendo nel vedere la sofferenza della ragazza.
"Stan, lasciala!" la voce di Raphael non era annoiata e severa come al solito, neanche preoccupata, era più minacciosa e profonda; il suo era un avvertimento. Astrea stentava a restare lucida, le pareti giravano vorticosamente e il viso del suo aggressore era un quadro cubista, scomposto e irregolare. Raphael, stanco di quella situazione, agguantò Stan per il braccio e lo allontanò dal corpo di Astrea, che giaceva ancora sveglia. La sollevò per stringerla al petto, poi le diede un bacio sulla fronte. Sentì la dita di Astrea sul collo e capì che lo stava abbracciando.
"Andrà tutto bene, Astrea. Usciremo da qui. Te lo prometto."
"Non andrete da nessuna parte. Tu resterai con me! Io ti amo!" disse Stan.
"É così che mi dimostri il tuo amore? Sei pessimo!"
"Lei mi avrebbe ucciso!" cercò di giustificarsi Stan, indicando Astrea. Raphael rise.
"Oh sai meglio di me che non ti avrebbe mai ucciso. Non é da lei. Non é una carnefice come te."
Quelle parole trafissero il cuore deceduto di Stan come tanti cocci di vetro.
"Se io non posso averti, non ti avrà nemmeno lei!"
Prima che Raphael potesse solo comprendere le sue parole, Stan gli circondò il collo col braccio e gli puntò una lama alla gola, dopodiché lo trascinò su per le scale. Astrea vedeva i loro corpi ondeggiare nella foschia provocata dalla probabile commozione celebrale, ma fu facile intuire che Stan stesse portando via Raphael. Tastò alla sua destra, dove era caduto lo stilo, e lo trovò quasi subito. Passò la punta lucente sull'iratze e quella si riattivò, così la vista tornò limpida e i lividi sulle spalle causate dalla forza del vampiro svanirono. Attese qualche minuto per essere capace di reggersi in piedi. Raccattò lo stilo e il pugnale, risalì la scalinata e si aggirò per la villa in cerca di Raphael. Fu facile individuarlo.
"Nephilim, ti aspetto sul tetto!" la voce divertita di Stan proveniva dal tetto, e Astrea si arrampicò lungo la facciata posteriore della villa. Quando arrivò a destinazione, vide immediatamente Stan, ma non vedeva Raphael.
"Dov'è Raphael?"
Astrea si rese conto che Raphael era sospeso sul cornicione, pochi passi sbagliati e sarebbe precipitato. Era Stan che lo teneva per il colletto.
"Perché Stan? Perché gli stai facendo questo?"
"Perché io lo amo, e solo la morte mi può garantire la sua presenza."
Astrea fece qualche passo per avvicinarsi ma Stan calò di pochi millimetri Raphael. Doveva andarci piano.
"Raphael non ha paura di morire, lo sai bene. Forse aspetta questo momento da settanta anni. Però, adesso é un mondano e la prospettiva di morire lo spaventa."
Stan gettò uno sguardo alle sue spalle e vide Raphael tremante guardare il suolo erboso su cui si sarebbe schiantato.
"Ma la morte é la mia unica sicurezza. La certezza che potremo stare insieme per sempre."
"Solo ora mi accorgo di quanto tu sia disposto a fare per lui. Lo ami più di quanto io possa amarlo in una vita intera." Astrea parlava dolcemente, con calma e sorrideva rassicurante di tanto in tanto.
"Farei qualsiasi cosa per lui." sebbene la situazione fosse contorta, le parole di Stan erano vere.
"Entrambi lo amiamo, ma in modo diverso. Tu lo ami follemente, ciecamente e irresponsabilmente, quel tipo di amore che uccide. Ma tu, Stan, non puoi uccidere chi ami. Anzi, devi fare di tutto perché viva e sia felice. Uccidi me."
"No, Astrea! Non fare sciocchezze!" la supplica di Raphael fece eco nella solitudine della notte. Stan ora era lacrime per l'amore che non avrebbe avuto, per la speranza che lo aveva abbandonato, per la morte imminente di Raphael.
"Sta zitto, Santiago. Tu hai qualcuno da cui tornare, hai Stan che ti aspetta. Io non ho nessuno. Sono sola. Io posso morire." disse Astrea con una certa disperazione nella voce.
"Raphael, io ti risparmio la vita perché ti amo."
Stan tirò su Raphael, riportandolo con i piedi sul tetto, al sicuro. Astrea non si mosse.
"Io l'ho salvato, ma voglio in cambio la tua vita." aggiunse Stan, mentre guardava trionfante la Nephilim camminare verso di lui.
"Posso dargli un ultimo saluto?" chiese timidamente Astrea, riferendosi a Raphael. Quando Stan annuì, lei abbracciò forte Raphael e lo guardò negli occhi, forse davvero per l'ultima volta.
"Non farlo, por favor. Quétade conmigo."
Resta con me.
"Ricorda: l'arma più potente é la freccia che arde nel tuo cuore." mormorò Astrea, gli occhi velati dalle lacrime, le labbra sulla guancia di Raphael. Lui, dal canto suo, impiegò poco a capire cosa intendesse la ragazza.
"Andiamo." le ordinò Stan.
Astrea guardò Raphael, e poi si aprirono le danze per chiudere il sipario. Una piccola fiamma prese vita sulle sue dita e fece scattare indietro Stan. Raphael accostò una punta di freccia, che lei gli aveva fatto scivolare nella tasca durante l'abbraccio, e quella si scaldò. Sembrava che avessero catturato una stella.
"Che...che avete intenzione di fare?" la paura attraversò gli occhi di Stan, bloccato a terra da Astrea.
"Non ti farò nulla. Devi solo calm...."
Raphael, però, non esitò: conficcò la freccia ardente nel petto del vampiro. Dalla ferita colava fuoco, ossa e carne sciolte.
"No, no, no!" gridò Astrea, e le sue mani si affrettarono ad estrarre la punta della freccia. Fu tutto inutile, il corpo di Stan stava prendendo fuoco. Raphael le afferrò una mano e la allontanò. L'esplosione che seguì li sbalzò indietro, contro la porta che conduceva al tetto. Astrea cercò di sgattaiolare verso Stan, ormai ridotto a un mucchio di cenere, ma Raphael la tenne stretta a se.
"Era giusto che finisse così. Non é colpa tua, Astrea."
L'unico suono udibile furono i singhiozzi di Astrea, segno che il sipario era calato.
 
 
 
Salve a tutti! :)

Questo è il capitolo finale. Manca solo l’epilogo.
E’ morta parecchia gente eh!
I nemici sono stati sconfitti, ma anche i sentimenti sono messi a repentaglio.
Spero che vi piaccia.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima.
Un bacio.
 
Ps. Perdonate eventuali errori di battitura.

 
  
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