僕は孤独さ – No Signal
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Parte seconda: il caso Kamata
-Dovremmo farlo davvero, sai?
Partire per Parigi, andarcene. Abbandonare tutto. Se non lo facciamo ora,
finiremo come Orihara, come Osaki e come tuo padre. Come Shirazu. Io non voglio
morire su un campo di battaglia prima di capire chi davvero voglio posso
diventare.-
Urie
si era convinto che la sua stessa mente stesse remando contro di lui perché, di
tutti i momenti che lui e Masa avevano trascorso insieme in dieci mesi, quello
era il solo in grado di distruggerlo completamente. Il ricordo della sua voce,
dei suo occhi, del suo sorriso divertito, che pareva schernirlo con la dolcezza
di un’amante. Erano tutte coltellate che lo paralizzavano in piedi come una
statua, immobile in un dolore che non sapeva gestire. Cosa avrebbe fatto?
Come
sarebbe andato avanti dopo questa ennesima perdita?
Non ne
aveva idea e la sensazione di vuoto sotto ai piedi era destabilizzante tanto
quanto la consapevolezza della perdita stessa.
Schiacciato
dal peso titanico di quelle soffocanti domande, non aveva realizzato che al
gruppetto già nutrito disposto di fronte al presidente, si era aggiunto anche
Matsuri. Il rampollo dei Washuu aveva portato la documentazione che era stata
richiesta e che ora suo padre e suo nonno stavano vagliando in silenzio. Sasaki
si era spostato su un piccolo tavolo, al lato della stanza e stava rivedendo le
deposizioni che i presenti avevano rilasciato. Nella stanza si poteva udire
solo il frusciare dei fogli e qualche debole parola detta a mezza bocca dal
direttore, ma niente di più. Riscuotendosi, Urie notò Matsuri. Notò anche che
in piedi erano rimasti solo lui, Hirako, Arima e Suzuya. Gli altri erano stati
lasciati andare, perché in fin dei conti, avevano perso gran parte dell’azione.
Sotto lo sguardo indagatore del classe speciale Washuu, Urie non riuscì a non
voltare il volto per sfuggirgli. Sentiva il suo disappunto, ma anche un
apprensione che non avrebbe dovuto rivolgergli.
Quel
sentimento di folle desiderio che lui stesso aveva provveduto ad alimentare
come un fuoco ora lo metteva a disagio. Molto più di quanto mai avrebbe potuto
immaginare.
Cercò
di concentrarsi su altro, per non aggiungere un carico da novanta al peso che
gravava sul suo petto, anche se in fondo Matsuri che poteva disapprovarlo non
era nemmeno vagamente paragonabile al resto delle sue preoccupazioni. Non aveva
fatto in tempo ad assicurarsi che Mutsuki stesse bene, per esempio. Non aveva
voluto tirarlo in mezzo a quel casino e approcciarlo in quel momento avrebbe
fatto sorgere delle domande. Senza contare che avrebbe voluto parlare di nuovo
con il resto della squadra, come un vero leader. Quella notte, invece, non
aveva fatto altro che guardarli seduti su quei divani, perplessi e vagamente
spaventati per ciò che poteva essere successo.
Li
aveva guardati uno ad uno e poi, cercando di ostentare non curanza, aveva detto
che c’era stato un incidente alla sede centrale. Aveva blaterato qualcosa su
Aogiri e poi aveva detto la sola cosa che davvero era importante riferire: “Masa è morta.” Poi aveva voltato le
spalle al volto spiazzato di Higemaru, che lo aveva pregato di rimanere, di
spiegare cosa era successo di preciso. Lo aveva implorato di dire loro il perché. Urie però non lo sapeva il
perché. Aveva preso il poco di se stesso che ancora riusciva a rimanere insieme
ed era andato a darsi una rinfrescata in vista della riunione straordinaria,
lasciando Aura a fissare un punto imprecisato del pavimento e Saiko a piangere
fra le braccia di Hsiao, anch’essa del tutto attonita nel suo mutismo.
Era
stato uno sparo nella notte, una bomba che aveva squarciato la loro normalità.
Stava per succedere di nuovo? Stava per squarciarsi di nuovo la loro vita?
Aveva
affrontato la lacerante certezza che un’altra parte di sé sarebbe diventata
irrecuperabile a muso duro, recandosi in quel posto e rimanendo in piedi per
oltre un’ora e venti.
E
nessuno si era ancora preso la briga di interpellarlo.
I
superiori presenti avevano chiesto a Hirako di raccontare la sua versione e lui
era stato incredibilmente preciso, anche troppo. Aveva ricevuto la chiamata,
aveva portato il suo culo fin lì e poi
aveva ammazzato una persona. Quindi era andato a fare colazione con Arima per
‘calmarsi’. Un moto di rabbia lo aveva riscosso. Poi avevano chiesto ad Arima
di confermare la deposizione del suo pupillo e si erano chiusi a scartabellare
carte su carte.
Tutto questo è ridicolo. Vi
odio tutti, dovevate morire voi. Non lei. Dovreste morire adesso. Dovrei
uccidervi io.
«Primo
livello Urie, dovrei farti una domanda.» Fu Sasaki a riconoscere la sua effettiva
presenza. Lui si voltò a guardarlo girando solo il capo, facendogli capire che
era in ascolto mentre i suoi occhi scivolavano sulle mani inguantate di rosso
dell’ex leader dei Quinx.
Tu dovresti morire per primo,
mostro. Hai lasciato tutto a me e io non so cosa fare.
«Ti ha
interrogato il classe speciale Houji, vero?»
Urie annuì, non sprecando la sua voce per dare un’informazione che
poteva tranquillamente leggere da solo nel foglio che teneva di fronte «Hai
dichiarato di esserti recato sul posto perché hai avuto una sensazione? Cosa
significa di preciso?»
Con la
coda dell’occhio, Urie notò come tutti lo stessero fissando, in attesa «Non so
come spiegarlo, associato alla classe speciale Sasaki. Semplicemente ho avuto
un’intuizione che stesse per succedere qualcosa.»
«Come
mai?»
Con
tutta la calma del mondo, Urie inspirò «Perché Masa ha detto qualcosa che me lo ha fatto intuire,
qualche giorno fa.»
«Sapevi
quindi che l’agente di prima classe Masa aveva intenzione di avanzare una tale
presa di posizione?»
Mi vuoi incastrare, maledetto
stronzo?!
«Certo che no, lo avrei impedito. La vita dei miei compagni vale molto di più
di un’azione eroica.»
Haise
non rispose, ma lo guardò esattamente come se non gli stesse credendo. Come se
pensasse che Urie aveva usato una scusa di comodo e che lo conosceva. Che
sapeva che non era così tanto altruista e in circostanze simili no, non lo era
stato. Sasaki scarabocchiò un paio di parole al margine del documento, prima di
sistemarsi gli occhiali da vista sul naso «Un ultima cosa.» gli fece sapere,
senza guardarlo. Sembrava sul punto di dirgli che gli faceva schifo, che in
fondo non lo aveva mai apprezzato e che lasciare a lui i Quinx era stato il più
grande errore della sua vita, ma non lo disse. Fece di peggio «Masa ha chiesto
il trasferimento di unità a tempo determinato. Nonostante ciò, è rimasta a
vivere allo chateau, è corretto?»
Urie
strinse i denti «Sì, esatto.»
«Perché
voi due avevate una relazione pubblica? Per questo non si è trasferita nella
sede adibita alla squadra Suzuya, nella tredicesima?»
Il
ragazzo rimase in silenzio, senza parole. Poi, umettandosi il labbro inferiore
con la lingua, trovò la forza per rispondere «Non comprendo la pertinenza di
questa domanda.»
«Rispondi
e basta, primo livello Urie.» lo ammonì severamente il direttore.
«Mi
serve per avere un quadro definito della questione.» gli rispose Sasaki,
cercando di ammorbidirsi. Il volto di Urie trasudava disprezzo, così l’altro
dovette abbassare ancor di più i toni. «Siamo tutti stanchi e io non ti sto
accusando di nulla» gli fece sapere brevemente, «Vogliamo tutti andare a
dormire, quindi non farla difficile: avevate una relazione pubblica e per
questo lei è rimasta allo chateau o no?»
Non
aveva scelta. «Non era pubblica.»
«Ma
era una relazione di qualche natura?»
«….Sì.»
Kuki
si rifiutò di guardare i suoi superiori. Era il caposquadra dei Quinx e aveva
una relazione con il suo vice. Il che era di per sé abbastanza sconveniente, se
poi aggiunto al modo in cui le cose gli erano sfuggite di mano così in fretta e
alla conseguente richiesta di trasferimento a tempo determinato di Aiko, il
quadro non era per niente positivo per lui.
Mi meriterei la prigione. Mi
meriterei molte cose.
Sasaki
sembrava stesse facendo quanto in suo potere per far sembrare ogni sua azione
come preterintenzionale o colpevole. «Per me possiamo anche finirla qui.»
concluse alla fine proprio Haise, guardando verso la scrivania del presidente
«Sono pronto ad aprire un’indagine, se mi verrà ordinato.»
L’avrebbero
aperta eccome. Lo avrebbero fatto sicuramente anche senza l’ultima affermazione
che uscì dalla bocca di Suzuya e che riuscì a raggelare la stanza, strappando
il poco di colore dal volto di Hirako e lasciando senza parole l’intero clan
Washuu. Persino Urie rimase immobile, con gli occhi leggermente sgranati sul
piccolo uomo al suo fianco. Nessuno se lo aspettava, ma alcuni dettagli di
quella notte avrebbero minato per sempre la fiducia che i vertici potevano
avere nei confronti non solo del caposquadra dei Quinx, ma anche di un altro
membro.
Alla
fine di quella storia, se l’intuizione di Juuzou Suzuya si fosse rivelata vera,
non sarebbe stata la testa di Urie Kuki a cadere.
«Le
ultime parole di Aiko-chan sono importanti. Abara mi ha detto che anche se
nessuno mi ha ancora interrogato, devo riferirle al presidente.»
Capitolo sette.
Haise
non smetteva di osservare la ragazza del Re spostarsi con grazia e un sorriso
caloroso da un tavolino all’altro. Teneva il mento appoggiato al palmo della
mano, mentre la studiava discretamente, chiedendosi perché ogni qualvolta che
l’aveva attorno, avvertiva una piacevole pressione alla bocca dello stomaco.
La sua
vita era una continua altalena di emozioni, un rollercoaster di sentimenti
discordanti e indecifrabili. Viveva sospeso fra il presente e il futuro,
privato del passato. Avrebbe potuto trovarsi di fronte suo padre o il suo migliore amico e non li avrebbe mai
riconosciuti, eppure quella ragazza aveva smosso qualcosa nella sua mente che
ora faticava a tornare al suo posto. Si era aperta una ferita profonda nelle
sue convinzioni e la lacerante consapevolezza del sentirsi spaccato in due –
una parte felice e una che si convinceva
di esserlo- ogni tanto gravavano su di lui rendendogli difficile il sonno.
Grazie
al cielo aveva i suoi ragazzi ad aiutarlo a distrarsi.
Bé,
forse non era una fortuna, dopotutto.
«Perché
non le chiedi di uscire, mamma?»
Saiko
fece capolino nel suo campo visivo, facendogli sbattere le palpebre un paio di
volte, non comprendendo quel che gli era appena stato detto «Uhm?»
«Alla
cameriera. Perché invece di fissarla come un futuro stupratore seriale,
semplicemente, non la inviti ad uscire? Magari non a prendere un caffè, però.»
Tutto
il suo viso e fino alle orecchie si accesero di un rosso sgargiante per
l’imbarazzo. Haise si raddrizzò in un colpo solo, fissando incredulo
Yonebayashi che sorrideva sorniona di fronte a lui «Non potrei mai!» pigolò
insicuro, prima di infossare il capo fra le spalle.
A
compiere il danno ci pensò Shirazu «Perché no? Per caso non… Rientra nei tuoi gusti?»
In
qualche strano modo, Sasaki divenne ancora più rosso, tanto che Mutsuki temette
per la sua vita. Rischiava di accendersi per autocombustione, come un
fiammifero «No! Sì! Non lo so! Shirazu, parliamo d’altro.»
Il
caposquadra dei Quinx sorrise, convinto di essere nel giusto «Scopriamolo.»
alzò una mano, attirando l’attenzione di Touka, mentre Sasaki e Mutsu si
irrigidivano, lasciando invece piacevolmente divertita Saiko «Ciao Kirishima»
le disse quando lei si fu fatta vicina.
«Volete
un altro giro di caffè?»
«Per
quello aspettiamo i due dispersi» le fece sapere Ginshi, mentre nessuno provava
a fermarlo. «Senti, ti piacerebbe uscire con il mio capo?»
Haise
passò dal rosso semaforo al bianco cadavere in tre secondi netti. Praticamente
era di marmo a quel punto, quando la ragazza passò gli occhi su di lui, un po’
imbarazzata.
«Oh,
mi dispiace» disse loro, seriamente mortificata «Ho il ragazzo.»
Silenzio.
Gli
occhi di Sasaki scivolarono fino al bancone, dove il signor Yomo se ne stava
serafico a fissarli.
«Peccato,
sarà per la prossima volta» concluse pacifica Saiko, lasciando andare la povera
malcapitata e sporgendosi per mettere la mano su quella di Haise «Non
preoccuparti mamma, sei ancora bello e giovane. Troverai anche tu un principe
azzurro che ti porti via sul suo cavallo bianco.»
«Grazie»
fu la risposta sbrigativa di Sasaki, che ricambiò la stretta alla mano mentre
riprendeva a respirare come un essere umano normale.
«Potrebbe
essere il ragazzo con gli occhiali che spesso aiuta qui?» Tooru lo chiese con
sincera curiosità, appoggiando un dito al mento, mentre Haise corrucciava la
fronte. Non credeva di aver mai visto nessuno dietro al bancone, eccetto
Yomo-san e Touka.
«Spero
di no, è acido come il latte scaduto» le rispose Shirazu, giocherellando con
una briciola sul ripiano del tavolino. Poi controllò l’ora «Masa e Urie sono
ancora dispersi» constatò, sorridendo poi maliziosamente verso Saiko e Sasaki
«Magari hanno usato quella scusa ridicola per rimanere soli e scopare.»
sussurrò con tono cospiratorio, facendo sospira gravemente Mutsuki.
«Masa
ha perso il badge» gli fece notare Haise, per la millesima volta da quando
erano arrivati « Senza non supera i tornelli per entrare in ufficio.»
«E
grazie a questa perdita Urie si è
ritrovato con le braccia infilate fino al gomito nel cesto della biancheria
sporca di Masa» gli fece notare sempre ammiccante Shirazu.
«Non
sembrava felice della cosa» soppesò Tooru, appoggiandosi con il capo alle mani,
mentre lanciava uno sguardo a Sasaki «Secondo me ha maggiori possibilità di
vittoria Saiko, professore.»
Yonebayashi
lo guardò con gli occhi a cuore «Oh Macchan! Ho sempre saputo che tifavi per
me!»
«Guardate
che la sfida è ancora aperta» fece presente Shirazu, senza scomporsi «Io so di
avere la vittoria a portata di mano. Urie deve solo uscire dal tunnel dello
sfigato verginello e cogliere l’occasione.»
«Non è
educato scommettere sulla vita sessuale dei tuoi amici.» lo riprese Haise, con
tono paterno, ottenendo come risposta uno sguardo di puro rimprovero.
«Tu
che scommetti sui sentimenti saresti meglio, Sassan?»
L’altro
lo guardò quasi offeso, arrivando addirittura ad appoggiarsi una mano sul
petto, come per fargli capire quanto invece sperasse nel meglio «Io spero che
trovino l’amore!»
«Buon
per te mamma, anche io lo spero, ma non ci ho buttato dei soldi. Pensa se
dovessero lasciarsi perché lui l’ha tradita. Starebbero malissimo entrambi» gli
fece notare Saiko, con un velo delicato di malignità nella voce, mentre
prendeva un sorso di latte macchiato, sporcandosi così il labbro superiore.
«Lei
lo ha tradito» la corresse al volo Shirazu, con tono saccente «Non credo che
Urie sappia nemmeno come è fatta una vagina. La prima volta che finiscono a
letto uscirà dalla stanza con la faccia di chi ha avuto un’esperienza
trascendentale e non parlerà per due giorni.»
«Almeno
ce ne accorgeremo subito, no?»
«Accorgervi
di cosa?» la voce di Urie li face saltare tutti sulla sedia. Lui e Masa erano
sgattaiolati verso di loro in silenzio, cogliendoli in fallo ma perdendosi
purtroppo tutto il discorso.
Panico.
Haise
balbettò due parole mentre invece Mutsuki e Saiko riprendevano a bere le loro
bevande per svicolare qualsivoglia domanda. Aiko, che in tre nanosecondi arrivò
a capire di cosa si potesse trattare, aprì il trench sul petto per sfilarlo,
non riuscendo a sorridere divertita.
Alla
fine, per salvare capre e cavoli, Shirazu sparò la prima cosa che gli venne in
mente «Se a Sasaki possono piacere le donne» spiattellò senza pudore, mentre
Touka affiancava il tavolino dove si erano messi Masa e Urie per prendere le
loro ordinazioni, godendosi la scena «Per questo abbiamo chiesto a Kirishima,
ma lei è una così bella ragazza da avere reso molto fortunato un altro
giovincello.»
«Mi
dispiace di aver rovinato il vostro esperimento di antropologia sociale» disse
la cameriera, prendendo la matita da dietro l’orecchio, per poi guardare i due
appena arrivati «Cosa vi porto, agenti?»
«Un
caffè senza zucchero e un cappuccino al ginseng» ordinò Kuki, senza nemmeno
pensarci, visto che ormai in quel bar erano di casa.
Aiko
si sporse verso di lei con un sorrisetto da bambina «E una fetta di torta al
cioccolato.»
«Arrivano»
rispose la cameriera, prima di lanciare un’occhiata risentita a Sasaki, che
riuscì ad impallidire per l’ennesima volta, prima di sparire.
«Quindi»
Masa appoggiò il cellulare sul tavolino, guardando il mentore dei Quinx «Ci
siamo persi una bella figura di merda,
ma ne abbiamo procurata una seconda. Un ottimo modo di affrontare la settimana
lavorativa.»
«Hai
trovato il badge?» chiese Shirazu, mentre Haise profondava il viso fra le braccia
incrociate sul tavolino, brontolando qualcosa e permettendo a Mutsuki di
passargli una mano sulle spalle, a mo’ di consolazione.
«Sì,
era nel suo trench» rispose la mora indicando il partner, che roteò gli occhi
«Lo aveva scambiato per il suo perché è ritardato.»
«La
motivazione non fa una piega» commentò Shirazu «Ci avete comunque messo un
sacco.»
«Il
genio si è perso» fu la risposta masticata di Urie, mentre Masa alzava un
sopracciglio, guardandolo esattamente come avrebbe guardato un deficiente. «Cosa
c’è adesso? Io ti avevo detto di andare a destra.»
«Infatti
siamo andati a destra» rilanciò lei immediatamente, dandogli a mala pena il
tempo di finire la frase «E ci siamo persi grazie a te. Ti avevo detto che
all’uscita della metropolitana era meglio chiedere a qualcuno e non andare a
caso.»
«Abbiamo
chiesto a un gruppo di ragazzini che si stavano facendo le canne» di nuovo,
Urie usò il tono migliore per farle pesare la situazione «Che sono scappati
senza dirci niente e buttando l’erba che tu hai intascato.»
«Si
chiama sequestro.»
«Da
quando siamo della narcotici?»
«Bambini
vi prego, è lunedì mattina» Haise, che stava avendo solo dei desideri di morte,
giusto per smettere di soffrire, portò le mani agli occhi. Se li strofinò per
bene, prima di guardarli attentamente tutti e due «Da oggi affiancheremo il
classe speciale Houji in un caso che sta andando avanti da diversi mesi, quindi
mi servite lucidi e calmi. E non voglio sapere cosa ne farete dell’erba.»
«Io sì
invece» si intromise Shirazu e Aiko gli strizzò l’occhiolino. Urie li guardò
entrambi come se volesse picchiarli con il tavolino «Dai non fare il geloso,
rimarrai sempre il preferito di Massan.»
«Non
lo è mai stato» sbuffò in una mezza risata la mora, ringraziando Touka che
aveva appena portato le loro ordinazioni.
Haise
le sorrise, sperando di farsi perdonare, per poi arrendersi e cacciare fuori un
fascicolo non appena la cameriera si fu allontana.
«Va
bene ragazzi, qualche anticipazione su ciò che sentirete anche alla riunione.»
Tutti
si fecero seri, avvicinando il capo per guardare il plico di fogli spesso che
Sasaki teneva di fronte a sé.
«Il
caso Kamata…»
♠
«Kamata
è un quartiere densamente popolato al centro dell’undicesima circoscrizione. A
causa della sua posizione, è molto difficile mandare avanti le indagine, poiché
delle quattro sedi dislocate dell’agenzia antighoul dell’undicesima, solo una
resiste ai continui attacchi da parte dell’Aogiri, che la fa da padrona. Per
questo motivo, lo smantellamento del clan Noburiko procede a rilento. Ci sono
però stati dei vantaggi, dall’arrivo di Aogiri su questa zona. Il clan ha
smesso di spacciare droga e gestire le trattative per l’importazione illegale
di armi pesanti e da assalto e ha concentrato la sua attività in un giro di
prostituzione piuttosto articolato. La nostra priorità è l’annientamento totale
di questo clan di ghoul, di cui è rimasto ormai un solo esponente: un nipote
del boss, ovvero Osho Noburiko. Se non ci sono domande, passerò ad illustrarvi
i due attacchi che verranno rispettivamente sferrati a due location diverse a
distanza di una settimana.»
Kousuke
Houji passò gli occhi sottili su ognuno dei presenti, soffermandosi poi sulla
mano alzata che svettava dal piccolo gruppetto di sedie che ospitava i Quinx.
«Mutsuki,
dico bene?»
L’agente
di terzo livello si alzò in piedi, facendo un piccolo e rispettoso inchino «Sì,
classe speciale» rispose con garbo, prima di proseguire, incoraggiato da un
cenno del capo dell’operazione «Mi chiedevo…. Se posso porre una domanda
riguardo a questo giro di prostituzione.»
«Certamente,
terzo livello.»
Tooru
si morse il labbro inferiore, passando lo sguardo sulla cartina appesa alla
parete, prima di parlare nuovamente «Di cosa si tratta di preciso? Donne
umane?»
«No,
in realtà no» rispose immediatamente l’uomo, infilando una mano in tasca e
appoggiando l’altra sullo schienale della sedia di fronte a lui «Sono per lo
più femmine ghoul, ma i clienti sono spesso umani.»
Shirazu
lanciò un’occhiatina a Urie, che ricambiò freddamente, come per intimargli che
se avesse detto una cazzata, sarebbe stata l’ultima.
Per
fortuna non lo fece.
«Lo
scopo di voi Quinx è solo quello di dare supporto durante questi attacchi»
chiarì Houji, guardandoli tutti uno ad uno, prima di cercare gli occhi di
Sasaki «Questo è un caso che mi sta molto a cuore, perché il clan Noburiko è
nato nella quinta circoscrizione, la quale è sotto la mia responsabilità. Anche
se hanno cercato di spostarsi, forse per riprendere i loro vecchi affari
utilizzando il porto, sono ancora una mia preoccupazione. I Quinx avranno a
disposizione tutto il materiale di indagine, ma a loro chiedo solo di aiutare
nel lavoro sporco.»
«Lo
faremo senz’altro, classe speciale.» Sasaki confermò la loro partecipazione e
nell’ora e mezzo che seguì, Houji snocciolò loro ogni minimo dettaglio su ciò
che sarebbero stati i due attacchi: modalità, orari e locazione geografica.
Quando
anche l’ultima virgola venne recitata a dovere, il classe speciale li liberò,
ringraziandoli per la collaborazione con quello che sembrava un pallido
tentativo di sorriso e lasciandoli nelle mani di Akira.
Haise
le si affiancò con un sorriso sulle labbra, pronto a dirle che era molto felice
di poter lavorare gomito a gomito, ma lei era presa ad ascoltare ciò che i
Quinx stavano dicendo. Quando colse il discorso, si pietrificò come un padre
messo in ridicolo da una progenie ribelle.
«Non
posso crederci che non ti sei mai fatto nemmeno una canna» stava dicendo Masa,
con tutta la nonchalance del mondo, appoggiata a Shirazu che se ne stava seduto
sul tavolo che aveva ospitato i loro superiori poco prima «Non hai mai fatto
sesso, non hai mai fumato…. Cos’è che facevi di preciso all’accademia, scusa?»
Urie
la guardò male, alzando gli occhi dalla sua copia del rapporto, piena di
sbrigativi appunti e disegnini «Mi allenavo per diventare un ottimo
investigatore. Tu, invece?»
«….Scopavo
e fumavo!» tutti e tre gli altri esplosero a ridere di fronte a tanto candore.
Masa invece sembrava solo allibita «Assurdo! Sei una persona così noiosa da
farmi venire voglia di piangere! Ti sei perso un sacco di tappe importanti
nella crescita e moltissime esperienze divertenti. Io e Takami, una volta,
eravamo così fatti che abbiamo visto lo stesso foglio trasformarsi in un camaleonte,
nello stesso momento e con gli stessi colori!»
«Persino
io ho fumato, una volta» gli fece sapere Saiko, masticando una stecca di
liquerizia rumorosamente «E io non avevo amici con cui farlo!»
«Chi
non ci ha mai provato, andiamo. Eccetto Drama-kun, ovviamente» continuò Shirazu, guardando con delusione
profonda Urie.
Tooru
prese un respiro «Anche io non facevo…. Molto, in accademia.»
Masa
gli portò un braccio attorno alle spalle immediatamente «Ti apriremo un nuovo
mondo, non temere. Tu sei recuperabile, Mutsu.»
«Lui
no» aggiunse Shirazu, rischiando davvero di vedere la matita che Urie reggeva
in mano conficcata in uno dei suoi occhi.
«Sono
così mortificato» sussurrò Haise, con le mani sulla faccia, parlando al suo
superiore, che smise quindi di origliare le conversazioni dei ragazzi.
«Per
cosa? È un bene avere dei ragazzi così navigati in squadra» a sorpresa,
l’associato alla classe speciale Mado sembrava molto divertito dalla situazione
«Vorrei raccontarti cosa ho fatto io, in accademia, ma poi non mi guarderesti
più in faccia.»
«…Meglio
che non sappia nulla, allora.»
La
bionda si concesse una piccola risata che le scrollò le spalle e le fece
arricciare il naso, prima di appoggiare le mani sulle braccia dell’altro
«Divertiti anche tu, Haise. Non sei ancora così vecchio da dover fare da
madre.»
Perché
nessuno si rivolgeva mai a lui come a un padre, ma tutti come a una madre?
Sasaki se lo chiese, ma per risposta, le rubò un abbraccio. Poi si staccò in
fretta per paura di ricevere una quinque in pancia «Ci proverò. Grazie per le
spiegazioni di oggi, ti tengo aggiornata sul nostro schema di attacco per la
retata.»
«Va
bene, buona giornata allora.» Mado salutò
anche i ragazzi, che con calore le auguravano di rivedersi presto.
Sasaki
batté quindi le mani per attirare la loro attenzione «Andiamo a pranzo» decretò
con tono stanco, come se quella giornata fosse destinata a non finire mai
«Decidete un posto ma state leggeri, oggi dobbiamo lavorare e non abbiamo tempo
per il pisolino pomeridiano.»
Concluse
guardando soprattutto Saiko.
«Nessuna
proposta vegetariana!» disse Masa, uscendo per prima dalla stanza sempre
tenendo stretto Mutsuki e subito seguita da Saiko, che sosteneva che aveva
voglia di Katsudon e che quindi dovevano trovare un buon locale che lo sapesse
preparare a dovere.
«A me
va bene qualsiasi cosa» disse Shirazu, mentre aspettava che Urie e Haise
finissero di sistemare i documenti nelle loro cartelle. Si sporse col collo
oltre la porta, cercando di vedere se le ragazze e Tooru fossero ancora in
zona, per poi parlare al collega molto spicciolo «Quindi, cosa stai aspettando
ancora? Una chiamata divina? Che ti piovano i preservativi in testa? Che me la
scopi io? Fammi capire.»
Urie
parve non cogliere molto e a dirla tutta, nemmeno Sasaki. Shirazu non poteva
crederci che doveva ridursi così, sottolineando il soggetto e il verbo, perché
quei due sembravano Spock in certe situazioni. Soprattutto quelle di natura
intima.
«Masa»
sillabò a Urie, alzando le mani e iniziando a gesticolare «Ti ricordi cosa ti
ho detto in discoteca? Perché io me lo ricordo.»
«Chi
l’avrebbe mai detto, visto quanto hai bevuto.»
«Cosa
stai aspettando ad andarci a letto?» insistette Ginshi, sinceramente frustrato,
manco fosse lui quello che non poteva fare sesso per chissà quale impedimento.
Haise lo chiamò per rimproverarlo, ma non riuscì a fermarlo «Siete sempre
insieme, sai addirittura come prende il caffè! Sai cosa significa, vero? Che il
prossimo passo è quello. Non è difficile, lo giuro, devi solo sfilarti i
pantaloni e sono sicuro che lei farà tutto il resto!»
«Ora
basta, esci.» Sasaki iniziò a colpirlo con la sua tracolla, spingendolo verso
la porta.
«Mi
stai davvero picchiando con una borsa, Sassan?!»
«Esci!»
La
porta si chiuse dietro al prima classe, che sembrò spossato da quella sorta di
guerra fra nonne in fila alle poste. Passò una mano sulla fronte che si era
leggermente imperlata di sudore e poi alzò deciso lo sguardo in quello di Urie,
che per un attimo sentì dei brividi lungo la schiena. Non gli piaceva il modo
in cui lo stava guardando.
«Urie,
siediti. Dobbiamo parlare»
Oh no. Per favore, no.
«Dovremmo
andare, ci aspettando per il pranzo.»
«Possono
attenderci per cinque minuti.»
Non
aveva vie di fuga. Urie si rimise seduto e in un attimo, Sasaki prese posto di
fronte a lui, guardandolo imbarazzato. Se era Haise quello che partiva a
disagio, l’esito di quella conversazione informale si sarebbe rivelato
catastrofico.
Kuki
si diede come obiettivo quello di rimanere impassibile.
«Non
voglio indagare le relazioni interpersonali del mio team» iniziò come premessa
il prima classe, invalidando tutte quelle belle parole con il resto del
discorso «Però mi sento in dovere di prendermi cura di voi e del vostro
benessere non solo mentale, ma anche fisico. Urie, il consenso è molto
importante, soprattutto nelle prime relazioni affettive. Quindi ti pregherei di
parlarmi se qualcosa dovesse diventare motivo di disagio.»
Il
ragazzo alzò le sopracciglia, sorpreso «Credo che Masa sappia molto bene cosa
fare. Non ha bisogno che tu faccia discorsi per proteggerla.»
«Infatti
non parlo di Masa. Sto parlando di te. Che lei se la cava lo so benissimo.»
Esternamente,
Urie non manifestò nessuna reazione eccetto un leggerissimo rossore sulle
guance. Internamente, invece, era esploso con l’intensità di cento petardi
cinesi. Rimase rigido come una tavola da surf su quella sedia, guardando
l’altro vacuamente, come se in realtà non lo vedesse davvero.
Solo a
quel punto Sasaki registrò che forse aveva esagerato e provò a raddrizzare il
tiro.
«Sono
felice che vi troviate in sintonia!» nel panico, iniziò a sua volta a
gesticolare, in una quasi imitazione di ciò che aveva fatto poco prima Shirazu
«Spero che questo non infici sul vostro lavoro, però mi fido di entrambi e so
che non sarà così! Sono contento se avete una certa chimica, ma non deve essere
per forza come dice Shirazu. Non deve essere per forza solo sesso, non credo
che dovresti buttarti via così e a prescindere dalla scommessa, credo
fermamente che tu dovresti pensare molto bene a cosa provi per Masa Aiko e fare
quello che ti senti.»
Urie
rimase fermo a una sola frase «Scommessa? Che scommessa?»
«…Del
destino!»
«Sasaki…»
«Sei
un ragazzo giovane ed è normale non aver ben chiaro cosa provi per un’altra
persona, soprattutto se non hai mai sperimentato questi sentimenti prima di
oggi. Se vuoi parlarne, io ci sono e sarei onorato di aiutarti in un momento
così delicato. So che non sempre ci capiamo, ma per me sei una persona
importante e voglio che tu sia felice. Sareste una bellissima coppia, il vostro
legame è indubbio anche perché di solito ti comporti come uno stro…. Come una
persona un po’ strana, eccentrica, invece da quando Aiko è arrivata tu-»
«Fermati,
ti prego, preserva un minimo di dignità.» afferrandosi la radice del naso fra
indice e pollice, Kuki chiuse momentaneamente gli occhi. Voleva ucciderlo così
tanto, ficcandogli il kagune in gola e impedendogli di aggiungere altro. Quando
tornò a fissarlo, Haise lo guardava contrito «Io non ho idea di cosa voi
quattro malati di mente abbiate scommesso su me e Masa e non so nemmeno come
lei lo abbia capito, ma ti dico quello che ho detto a lei quando me ne ha
parlato: solo gli sfigati scommettono sulla vita degli altri invece di cercare
di valorizzare un minimo la loro.»
Con
uno scatto si alzò in piedi, afferrando il trench con una mano e la tracolla di
pelle con l’altra «Tutto questo ti sembra professionale? Sei il nostro capo e
ti concentri sulle nostre relazioni interpersonali, parlandone come una ragazzina
a un pigiama party. Smettila di comportarti come se fossi mio padre o un mio
amico, perché grazie a Dio non lo
sei.», sfrecciando poi fuori dalla stanza e lasciando il leader a boccheggiare
come un pesce rosso.
«…Ho
fatto un guaio.»
Continua.
♠
Nda ♠
As
always, ringrazio la mia coinquilina Maia per la betatura.
Lo scorso
capitolo non ha riscosso molto successo, spero di rifarmi con questo nuovo
caso.
Se non
vi piacciono i capitoli divertenti non temete, ce ne saranno pochi.
A presto,
C.L.