La nuova struttura che avrebbe
ospitato il campus di Alister Krei era stata finanziata interamente
dalle più
grandi aziende che cooperavano con la KreiTeck Industry, fornendo
ognuna quasi
cinque milioni di yen per poterla erigere. Era stata costruita su una
vecchia e
solida collina nella parte alta della città, proprio accanto
al secolare tempio
shintoo. Le lucide pareti bianche
contornavano una facciata completamente vitrea, e uno spazio aperto era
stato
allestito affinché i futuri studenti potessero rilassarsi
durante le pause
dalle lezioni. La concorrenza all'istituto tecnologico SFIT.
L'idea del campus era nata principalmente per ostacolare la famosa
scuola, e Alister
Krei non si era fatto alcuno scrupolo per ottenere i soldi necessari
alla
costruzione della sua struttura.
Quel giorno in cui il sole splendeva alto riflettendosi in mille
diamanti sul
mare, fungeva da scenario perfetto per l'inaugurazione.
L'imprenditore reggeva in mano un sottile bicchiere di vetro pieno di
champagne
e, scortato da alcune guardie del corpo, illustrava tutte le
qualità della sua
scuola ai giornalisti e fotografi presenti.
Non poteva certo immaginare che quella giornata sarebbe finita in
tragedia per
lui.
<< Questo campus è la realizzazione del sogno
di una vita. Ma non sarebbe
stato possibile senza qualche... Incidente di percorso. Quegli
imprevisti ci
hanno resi più forti e hanno spianato la strada verso il
futuro. >>
L'uomo alzò il bicchiere verso la folla sottostante il palco
dove stava tenendo
il comizio, per brindare alla sua nuova opera. Rimase visibilmente
spiazzato
quando si accorse che i presenti, invece di applaudire, cominciarono a
scappare
e a gridare, indicando qualcosa dietro l'uomo.
<< Imprevisti?! >>
Una voce profonda e graffiante squarciò la calma di quella
giornata, sfociando
in un urlo spettrale. Krei si volse, solo per vedere un'inquietante
melma nera
strisciare e colare lungo le finestre del campus e divenire sempre
più densa
fino a proiettare un'ombra oscura su di lui. Un fantasma demoniaco
apparve
contro la luce del sole, coprendolo interamente. Gli occhi infuocati e
le
lacrime di sangue lo fecero trasalire e una paura fredda si
insidiò in lui,
costringendolo a reagire con la fuga. Il bicchiere di champagne cadde
sul
pavimento, frantumandosi in piccoli pezzi sporchi che vennero subito
sommersi
dai tentacoli neri dell'ammasso ferroso. Il suo tentativo di fuggire fu
inutile. Le braccia fredde e metalliche composte dai microbots lo
afferrarono
subito, intrappolandolo in un'inquietante bozzolo che copriva
interamente il
suo corpo, lasciando libera solo la testa.
L'uomo che comandava i microbots il cui volto era celato dalla maschera
kabuki
si parò davanti a lui, rivelandosi solo per poter soddisfare
quella sete di
terrore che vide riflesso negli occhi della sua vittima.
Gli occhi di ghiaccio di Robert Callaghan si scontrarono contro quelli
stupiti
e spaventati di Alister Krei. Lo squadrò con tutto
il disprezzo e l'odio
che aveva coltivato fino a quel momento, contando ogni secondo che lo
separava
dalla sua bramata vendetta. Aveva atteso quel giorno con tutto se
stesso.
<< Mia figlia è stata un imprevisto?
>>
Krei sentì il suo respiro mozzarsi alla vista dell'anziano
professore che tutti
avevano creduto morto. Per un attimo, fu come se fosse piombato in un
incubo,
in una situazione irreale da cui non riusciva a venire fuori. Il ferro
gelido
dei microbots scorreva viscido lungo il suo corpo, penetrando
attraverso i suoi
vestiti come fitte indolori. Tutto ciò non poteva essere
reale... Certe cose
accadevano soltanto nei film! Ma sentire la sua voce roca e furiosa
nominare
Abigail lo fece trasalire, ricordandogli il momento più buio
della sua vita.
Con la voce spezzata e tremante, cercò di parlare.
<< Callaghan...? Tua figlia... E' stato un incidente, io
non... >>
<< Silenzio! >> Lo zittì il
professore, urlando. << Mia
figlia non c'è più a causa della tua arroganza.
>>
Le sue ultime parole culminarono in un sussurro frustrato, sputato come
una
punta velenosa contro l'imprenditore. Poi sollevò lo sguardo
verso il cielo.
Sopra di loro, tre lunghi tentacoli composti dai microbots si
diramarono lungo
tutto il campus, trasportando ognuno i pezzi del portale. Krei lo
riconobbe
subito e deglutì.
Come aveva fatto a recuperare quei frammenti? Nulla di tutto questo
doveva
succedere. Non poteva succedere.
<< C-che cosa vuoi fare? >>
<< Mi hai tolto tutto ciò che avevo quando hai
spedito Abigail in quella
macchina. Ora è il mio turno di
toglierti tutto. >>
<< No... No, non farlo! >>
Un velo di terrore scese sulle sue iridi di zaffiro non appena il
portale si
riattivò, emanando una forte luce celeste da cui
scaturì un potente flusso che
cominciò a risucchiare dentro di sè qualsiasi
cosa si trovasse nel suo raggio
d’azione. Krei vide il campus che aveva costruito, il sogno
di una vita, il
frutto di anni di sacrifici svanire lentamente mentre questo si
sgretolava come
sabbia, venendo trasportato via dal campo magnetico del portale. Il
tetto
bianco si incrinò a vista d'occhio, frammentandosi e volando
verso l'alto per
finire all'interno del portale, seguito dai vetri delle finestre, le
sedie
all'interno e le scrivanie.
Un'intera scuola d'acciaio e cemento si stava sgretolando davanti ai
suoi occhi
impotenti, come fosse cartapesta.
<< Ora vedrai svanire tutto quello che hai costruito. Poi
toccherà a te.
>>
Non c'era alcuna esitazione da parte di Callaghan, alcuna
pietà. I suoi occhi
erano di gelido ghiaccio pronto a trasformarsi in stalattiti
pungenti.
<< Professor Callaghan! >>
Una giovane e familiare voce interruppe per un attimo la sua sete di
vendetta e
lo costrinse a voltarsi. Avrebbe dovuto essere stupito di vedere Hiro e
i suoi
compagni ancora lì, intenti a fermarlo. Ma non lo
era. Li fissò
freddamente, senza alcuna emozione che potesse trasparire dal suo volto
sempre
più vecchio. Hiro scese da Baymax e si tolse il
casco, sostenendo il suo
sguardo.
<< Lo lasci libero. >>
La sua non era una richiesta. Era un ordine. Un ordine che Callaghan
non aveva
alcuna intenzione di eseguire.
<< E' questo che Abigail avrebbe voluto? >>
<< Abigail non c'è più!
>>
Seguì il silenzio a quella risposta. Hiro sgranò
gli occhi, lasciando che il
peso dell'inquietudine piombasse nel suo stomaco. Fu un breve attimo di
terrore, ma lo vide. Vide se stesso. Proprio di fronte a lui.
Vide uno specchio sporco di sangue e ruggine che mostrava il suo
riflesso più
macabro, quello che sarebbe diventato se Baymax e gli altri non lo
avessero
riportato sulla giusta strada. E quel riflesso aveva i capelli grigi,
le rughe
segnate e gli occhi di ghiaccio pieni di odio.
Hiro e Callaghan. Callaghan e Hiro. Due facce della stessa medaglia.
Erano
simili, non poteva negarlo. La loro storia era stata scritta in modo
brutale,
seguendo lo stesso sentiero di disperazione.
Hiro aveva perso Tadashi per colpa di Callaghan. Callaghan aveva perso
Abigail
per colpa di Krei. Entrambi avevano desiderato la vendetta, e il finale
di quel
racconto sarebbe stato prevedibile e intriso di violenza. Ma la loro
strada era
giunta ad un bivio, e Hiro aveva imboccato un sentiero diverso. La
differenza
tra i due era che Hiro non era solo, non lo era mai stato. E grazie ai
suoi
amici, grazie a Baymax, si era salvato.
Forse ora poteva tendere quella stessa mano anche all'assassino di suo
fratello, a quell'uomo distrutto dal dolore e accecato dalla vendetta,
esattamente come lui.
<< Questo non cambierà le cose. Deve
credermi... >> La vendetta non
gli avrebbe reso ciò che avevano perso. << Io
lo so. >>
Lo sguardo del professore si addolcì per un istante,
mettendo da parte l'odio.
L'uomo riemerse dall'aspetto del demone. Forse Hiro aveva ragione.
Valeva davvero la pena sporcarsi le mani di sangue per sua figlia? In
fondo
sapeva che Abigail non avrebbe mai voluto che suo padre diventasse un
assassino. Non era masi stata sua intenzione uccidere... E di certo,
non
avrebbe voluto coinvolgere innocenti. Tadashi Hamada era morto per
causa sua.
Quanta distruzione aveva portato fino ad ora per inseguire il suo
scopo? E
soprattutto, quale beneficio ne aveva tratto?
<< Ascolta il ragazzo, Robert! Se mi lasci andare ti
darò tutto quello
che vuoi! >>
Le parole di Krei furono come una spada trafitta nel velo della
pietà. Tutto
quello che voleva. Non avrebbe più potuto riavere
tutto quello che voleva.
Perchè ciò che più desiderava era una
cosa sola.
<< Rivoglio... La mia. Adorata. Figlia!
>>
Calò nuovamente la maschera sul suo volto, lasciando che il
demone prendesse di
nuovo il sopravvento sull'uomo.
Non gli importava più se quei ragazzini, che una volta erano
i suoi studenti
migliori, fossero ancora vivi per dargli la caccia. Non gli importava
se
stessero bene, nè tantomeno voleva sapere perchè
sembrava che fossero più uniti
di prima. Nonostante il tentativo di Hiro di ucciderlo, a
Callaghan non
importava nulla di lui, nè del suo robot o dei suoi amici.
Era così consumato
dalla vendetta e dall'odio che provava per Krei che tutto
ciò che voleva fare
era soltanto vederlo morire, e i suoi sogni con lui. Esattamente come
sua
figlia. Era tutta colpa di quell'uomo se Abigail non c'era
più. Lei era la sua
ragione di vita, la sua speranza.
Ed era svanita via in un attimo. Non gli era rimasto più
nulla se non l'odio,
il suo carburante per vendicare sua figlia. Krei avrebbe fatto la
stessa fine,
e Abigail avrebbe finalmente avuto giustizia.
Sferrò un attacco con i microbots contro i ragazzi, che si
scansarono
velocemente.
Hiro atterrò di lato con una capriola, si infilò
il casco e salì sopra Baymax
, ordinandogli di volare. << Prendiamo la
maschera! >>
Girarono intorno a Callaghan, cercando di colpirlo dal retro, ma i
tentacoli di
microbots afferrarono Baymax per i piedi e lo sbatterono violentemente
contro
la parete del campus, sbilanciando il piccolo. Hiro si
schiantò contro le
finestre, rotolando lungo la sala studio. Prima che riuscisse a
rimettersi in
piedi, si sentì spinto verso l'alto ritrovandosi incollato
al soffitto. Si
lasciò sfuggire un grido acuto, quando realizzò
che la forza del campo
magnetico aveva preso il sopravvento e stava lentamente appropriandosi
di ogni
cosa. Baymax cercò di raggiungere Hiro, ma venne prontamente
afferrato dai
microbots e sbattuto a terra con violenza inaudita, stordendolo.
Gogo, Wasabi, Fred e Honey Lemon cercarono di aiutarli, ma senza
successo.
Prima che riuscissero a sferrare un attacco decisivo, vennero
prontamente
fermati da Callaghan che ordinò ai microbots di
distruggerli. Fred sputò fuoco
sui piccoli bots cercando di liquefarli, ma i vari tentacoli lo
afferrarono per
gli arti prima che potesse reagire, minacciando di strapparglieli via.
Il
ragazzo tentò debolmente di resistere e digrignò
i denti, cercando di
sopportare il dolore lancinante alle spalle e alle caviglie. Per un
attimo, il
costume sembrò soffocarlo, soffiando su di lui una tetra
aria calda e
soffocante. I microbots lo strinsero ancora di più,
costringendolo ad urlare.
Honey cercò di aiutare l'amico lanciando due delle sue bombe
chimiche contro i
bots, riuscendo a fermare due braccia metalliche in arrivo verso di lei
grazie
ad una spessa barriera di vetro color arancio. Ma un terzo tentacolo
infranse
la sostanza con un fortissimo colpo, e assunse le sembianze di una lama
affilata, pronta a colpirla. Honey li intercettò subito e
fece esplodere due
sfere accanto a lei, creandosi uno scudo impenetrabile. I bots
cominciarono a
colpirlo, ammaccandolo in varie parti finchè uno dei colpi
andò a segno e
infranse lo scudo, evitando la ragazza per un soffio.
Gogo scivolò giù per la parete di vetro, facendo
rotolare come fulmini i suoi
dischi dorati. Accelerò e cercò di saltare su una
delle braccia formate dai microbots
neri, ma Callaghan capì subito la sua intenzione e
ritirò il tentacolo,
ordinando poi di formare una dura sfera di ferro intorno alla ragazza,
la quale
perse l'equilibrio e si ritrovò circondata da una vera e
propria gabbia di
microbots. La luce del giorno venne completamente oscurata e Gogo si
ritrovò al
buio in breve tempo, senza sapere come reagire.
Wasabi era l'unico rimasto in gioco a usare le sue lame-laser per
tranciare
nettamente i piccoli robot che lo attaccavano. Callaghan smise di
sferrare
attacchi frontali e pose i palmi l'uno di fronte all'altro. In
quell'istante, i
minuscoli robot strisciarono in due file incidenti ai lati del ragazzo,
smantellando due dei grandi pannelli bianchi del tetto per spingerli
contro di
lui. Wasabi sgranò gli occhi e pose le braccia ai lati,
facendo pressione sui
bicipiti per cercare di allontanarli. Per poco non si tagliò
la gola, quando
avvertì il calore del laser sulla trachea.
Disattivò le lame e tentò di
liberarsi ma senza successo, sentendo i microbots spingere sempre
più forti le
tegole contro il suo corpo. Di lì a poco, lo avrebbero
schiacciato.
Hiro riusciva appena a muoversi. Dall'auricolare del casco gli
giungevano le
grida dei compagni come una macabra eco e la paura gli torse lo
stomaco. Se
anche uno di loro fosse morto, non se lo sarebbe mai perdonato.
Cercò di
spingersi giù dal soffitto, quando questo si
disintegrò proprio sotto le sue
mani, trascinandolo via con sè verso il portale. Il
ragazzino urlò, afferrando
uno dei ferri che avevano composto lo scheletro del campus, pregando
che almeno
quello resistesse al flusso. Il suo corpo era sospeso in aria, verso
l'alto, e
lo sentiva stranamente pesante. Senza Baymax non aveva alcuna
possibilità di
resistere al campo magnetico e sarebbe stato risucchiato prima di
potersene
accorgere. Callaghan era invincibile finchè aveva la sua
maschera, e le sue difese
assolutamente impenetrabili.
Sembrava davvero che non ci fosse modo per sconfiggerlo.
Piccoli pezzeti freddi sfiorarono il vetro del suo casco emettendo un
tintinnio
metallico.
Alcuni microbots che si erano staccati dal resto della costruzione
mobile
vennero risucchiati dal portale, svanendo nella luce celeste del
flusso. Li
seguì con lo sguardo, lasciando che la vista si capovolgesse
per creare intorno
a lui una nuova prospettiva di quella situazione. Una nuova
prospettiva.
D'improvviso capì. Era ovvio, la risposta era sempre stata
sotto i suoi occhi.
L'aveva costruita proprio lui.
<< Ho trovato... So come batterlo! >> Poi
si rivolse ai suoi
compagni, parlando tramite il ricevitore. << Ascoltate,
accendete il
cervello e trovate una via d'uscita! Guardate da un'altra prospettiva!
>>
Le parole di Hiro penetrarono nelle orecchie e nel ricordo dei quattro
ragazzi,
lasciando che la paura venisse per un attimo sostituita dalla voce di
Tadashi
che illuminò la loro visione come un barlume di speranza.
Wasabi arricciò le
labbra, e facendo un'ultima pressione sull'avambraccio destro per
allontanare
uno dei pannelli che lo stavano schiacciando, usò l'altro
per azionare la
lama-laser e squarciare il pavimento sotto i suoi piedi, creandosi una
via di
fuga appena in tempo per sfuggire alla trappola tesa dai microbots.
Honey Lemon preparò due bombe chimiche e attese
pazientemente che uno dei tentacoli
affondasse il colpo proprio di fronte a lei. Quando accadde, fece
esplodere le
sfere su di esso e tenendosi aggrappata grazie alla colla che aveva
appena
creato, si lasciò trascinare in alto, fuori dallo scudo di
vetro, finalmente
libera. Gogo la seguì, sputando via la gomma da masticare
alla fragola. Riprese
i dischi che le erano caduti quando era stata intrappolata nella sfera
formata
dai piccoli bots e cominciò a ruotare su se stessa, le gambe
e le braccia
distese in posizione supina, sfiorando la spessa superficie di ferro.
Girò più veloce, sempre più veloce,
sempre più veloce ogni secondo. Gridò per
lo sforzo, sentiva la testa girare e i muscoli del suo corpo contrarsi
violentemente. Ma presto, la parete di microbots cominciò a
cedere, preda del
calore e dei dischi affilati di Gogo. La sfera che la teneva
prigioniera si
aprì a metà, lasciando che l'aria e la luce del
giorno penetrassero di nuovo
nei suoi polmoni mentre saltava via da quel guscio infernale.
<< Le mie
braccia... Si stanno... Spezzando! >>
Gridò Fred, ancora vittima della forte presa dei microbots.
Poi la
realizzazione lo illuminò come una lampadina.
<< Aspetta un momento... E'
il costume! >>
Ovviamente, i suoi arti erano ricoperti interamente da una tuta di
cuoio a
forma di mostro, ovvero ciò che i microbots stavano tentando
di strappare via
in quel momento. Fred ritirò le mani con un sorriso
sornione, quando adocchiò
un pannello di ferro caduto dalla parete del campus. Sembrava spesso e
molto
affilato.
<< Ciao, bel cartello! Hai voglia di fare un giretto?
>>
Tese il braccio fuori dalla bocca di fuoco e lo afferrò,
sfoderando tutte le
sue capacità di mascotte della scuola per farlo roteare e
tranciare via i
tentacoli di microbots, che si disintegrarono come formiche morte,
rilasciandolo. Una volta libero, Fred si riappropriò del
costume e tagliò
energicamente ogni braccio metallico che cercasse di infilzarlo. Un
misto di
rabbia, tensione e adrenalina si impossessò di lui mentre
urlava i nomi delle
sue mosse segrete ogni volta che dilaniava i microbots.
Sferrò un ultimo colpo
ad una pozza di robots a lui vicina, e urlò vittorioso prima
di balzare per raggiungere
gli altri.
<< Ragazzi, Hiro è lassù!
>> Esclamò Honey Lemon, indicando il
piccolo amico. La vista e l'idea di Hiro che veniva risucchiato
all'interno del
portale li fece rabbrividire.
<< Che cosa possiamo fare? >>
Domandò Wasabi, più a se stesso che
agli altri.
Ma prima che potessero decidere come aiutarlo, Hiro emise un rantolo
soffocato.
<< Baymax... Baymax! >>
Il piccolo non sentiva più il braccio, non sapeva quanto
avrebbe potuto
resistere. Strinse le palpebre, cercando di ignorare il dolore ai
bicipiti ma
senza successo. Le sue dita cominciarono a cedere e a scivolare lungo
la
superficie rugosa del ferro a cui si reggeva.
Baymax, immobilizzato dai microbots, sentì la sua voce
tramite il microfono e
alzò lo sguardo. << Hiro! >> La
sua visuale azzurra venne
completamente oscurata dalla melma ferrosa dei bots, che lo coprirono
interamente, seppellendolo sotto il loro peso freddo. I quattro ragazzi
osservarono allibiti quello spettacolo e accorsero per tirare fuori
l’amico
robot, prima di vedere i microbots cedere inermi sotto la potenza del
pugno-razzo che l’automa sferrò per liberarsi.
Baymax si diede la spinta con i propulsori e si librò in
aria, recuperando la
sua mano. Hiro sorrise, vedendo l'amico dirigersi in volo verso di lui.
Senza
togliergli gli occhi di dosso, calcolò la distanza che li
separava, e ogni
secondo che passava la sua presa si allentava sempre di più.
Ancora un po'. Più vicino. Più vicino.
Si lasciò andare.
E Baymax lo afferrò.
<< Ah ah! Adoro quel robot! >>
Esclamò Krei, spettatore silenzioso
di tutta quella scena. Callaghan, dal canto suo, non sembrava affatto
felice
dello sviluppo della situazione e schiantò Krei contro
l’insegna del campus, e
i microbots piegarono con forza le leghe d’acciaio che
componevano la grande
lettera K, intrappolando l’imprenditore.
Hiro e Baymax squarciarono il flusso magnetico del portale con la
velocità del
volo ed entrambi si stabilizzarono di nuovo, raggiungendo il resto del
gruppo
che urlò di gioia nel rivederli.
<< Ok, nuovo piano. >> Parlò
Hiro, rivolto ai compagni. <<
Lasciamo stare la maschera e disgreghiamo i microbot, verranno
risucchiati dal
portale. >>
<< Questo è un piano! >>
Esclamò Wasabi, sguainando le lame-laser
che brillarono come smeraldi nel mare. Gogo lo seguì.
<< Honey, Fred, ci coprite? >> Chiese il
ragazzino.
<< C'era mica bisogno di chiederlo! >> Fece
Fred.
Honey Lemon gli fece l'occhiolino e prese dalla tracolla una delle sue
sfere
chimiche dal bel colore celeste che lanciò in aria. Fred
saltò e le fece
esplodere con il fuoco, producendo una spessa cortina fumogena.
Callaghan rimase visibilmente spiazzato e disorientato da
quell'improvvisa
nebbia che lo aveva circondato. Ordinò mentalmente ai
microbots di portarlo più
in alto, ma non servì a molto. Non riusciva a vedere
più in basso.
Ed era proprio quello che i sei compagni volevano. Wasabi
scavalcò una colonna
di microbots giacente sul terreno, ma si ritrovò per un
attimo sospeso per
aria. <
L'effetto del campo magnetico si stava facendo sentire ad una distanza
sempre
maggiore, ma il ragazzo non si lasciò intimorire. Al
contrario, ebbe un'idea.
Affilò le sue lame e sferzò una serie di attacchi
rapidi e furiosi contro le
varie colonne di microbots, squarciando, tagliando e distruggendo,
dalle parti
più basse a quelle più alte.
<< Fai. La. Donna!
>> Urlò Gogo, lanciandosi addosso
ad una serie di microbots con i suoi dischi dorati, facendoli vorticare
alla
velocità della luce. I dischi divennero lame taglienti e
infuocate che
distrussero qualsiasi cosa si ponesse fra loro. Honey Lemon si fece
lanciare in
aria da Fred e posizionò la sua tracolla in mezzo a due dei
tanti tentacoli
neri. Prima di lasciarsi cadere, estrasse un'ultima sfera dal colore
rosso
intenso e la lanciò con tutta la forza che aveva contro la
borsetta. In un
attimo, quest'ultima si trasformò in una vera e propria
bomba chimica che
esplose con un rumore sordo e fortissimo, disintegrando i microbots.
<< Woo-hoo! Questa sì che è una
reazione chimica! >>
Nel frattempo, Hiro e Baymax ispezionavano la parte alta del campus.
Callaghan
era troppo impegnato a pensare a loro per preoccuparsi di
ciò che stava
succedendo proprio sotto i suoi piedi. Gli occhi infuocati della
maschera kabuki
si scontrarono con le iridi nocciola di Hiro. L'uomo allungò
un braccio nella
loro direzione e subito quattro colonne di micorbots apparvero dalla
coltre di
fumo con una velocità violenta. Baymax li evitò
abilmente e salì più in alto,
verso il portale, per poi cominciare a discendere come una zanzara che
punta
alla sua vittima, colpendo i tentacoli di microbots con ogni mossa che
Hiro gli
aveva insegnato. Se qualcuno avesse assistito alla scena dall'esterno,
avrebbe
detto che essa si stava svolgendo all'interno di un caleidoscopio.
Sembrava
come se il mondo si fosse momentaneamente capovolto.
Una pioggia nera e ferrosa stava cominciando a risalire dal terreno per
scomparire nella luce celeste del portale, diventando sempre
più fitta di
minuto in minuto, dipingendo una strana e inquietante tela nera su un
campo di
fumo grigio. E un demone e un ragazzino lottavano senza tregua in uno
scontro
insanguinato.
Hiro e Baymax risalirono di nuovo verso l'alto. Era giunto il tempo di
sferrare
l'ultimo attacco. Il robot volò agilmente tra le ultime
braccia di microbots e
poco prima di avvicinarsi al portale, si voltò.
<< In picchiata! >> Urlò Hiro, e
il robot si lanciò a tutta
velocità verso il basso, infrangendo con il suo solido pugno
una schiera di bots
che si stava dirigendo verso di loro.
Callaghan si sentì perso per un momento. Il ricordo di
Baymax che aveva tentato
di ucciderlo era ancora vivido in lui e cercò di arrestare
la loro caduta verso
la vittoria, ordinando a due braccia di microbots di trattenerli.
Queste si
strinsero intorno al corpo dell'automa, bloccandolo completamente.
<< Adesso basta! >> Gridò
l'uomo, tendendo le braccia verso i due
per simulare l'ordine dato ai piccoli robot. Ma non successe nulla. I
microbots
non rispondevano ai suoi comandi. Perchè?
Ci riprovò disperatamente, simulando una patetica scena di
fallimento. Hiro
sorrise beffardo. << Direi che sei a corto di microbots.
>>
<< Cosa...? >>
Solo allora, Callaghan si decise a guardare in basso, solo per scoprire
un
vuoto abissale sotto i suoi piedi e le uniche due colonne di microbots
rimasti
a reggerlo. L'enorme massa nera che aveva sempre domato era svanita in
un
istante sotto la coltre di fumo, lasciandolo impotente e inerme davanti
a Hiro
e Baymax.
Il ragazzino assottigliò lo sguardo e con un solo ordine,
lasciò che Baymax si
liberasse dalla forte presa dei microbots e procedesse nella sua caduta
libera
verso la fine di quello scontro. << Baymax, colpisci!
>>
Il robot sferrò il pugno contro la maschera pallida e ormai
vuota di Callaghan,
il quale lasciò che il panico prendesse il sopravvento.
Non poteva fare niente. Se fosse caduto da quell'altezza sarebbe morto
di
sicuro, e di fronte a lui Hiro aveva scelto un modo più
veloce di ucciderlo.
Era finita per lui.
Parò davanti a se le braccia in un vano tentativo di
attutire il colpo,
sperando che non facesse troppo male. Ma il pugno non arrivò
mai.
Baymax si era fermato a pochi centimetri dal suo viso, le nocche rosse
e dure
davanti ai suoi occhi gialli.
<< Noi non siamo programmati per ferire un essere umano.
>>
Rammentò Hiro con un sorrisetto sarcastico. <<
Ma possiamo fare...
Questo. >>
La maschera kabuki svanì dal viso del
professor Callaghan per finire tra
le dita di Baymax. Bastò una leggera stretta, e in un attimo
fu distrutta. E il
neurotrasmettitore con essa. Uno schioppo sordo e rapido, e un impero
intero
crollò insieme al suo tiranno. Il demone venne distrutto. Lo
yokai fu
scacciato di nuovo nell'oltretomba, lasciando il posto ad un miserabile
uomo
ormai sconfitto. La sua caduta fu interrotta soltanto da Baymax, che lo
afferrò
appena in tempo, e tutti e tre si allontanarono dal portale che, persi
i suoi
sostegni, cadde nel vuoto con un rumore sordo, provocando la
distruzione immane
della zona. Una nera nube di polvere e cenere si levò
nell'aria, appannando il
sole ed il cielo mattutino. Sipario oscuro dei protagonisti di quella
triste e
avventurosa messa in scena.
Baymax e Hiro si affiancarono nuovamente agli altri compagni, che nel
frattempo
si erano presi cura di Krei. Lasciarono Callaghan nelle mani di Wasabi
e Fred e
la loro attenzione si rivolse immediatamente al portale, che nonostante
la
forte botta non si era ancora spento.
<< Dobbiamo disattivarlo! Come si fa? >>
Chiese Hiro a Krei, nella
speranza di ricevere una risposta.
<< E' impossibile! C'è un collasso del campo
di contenimento, il portale
esploderà! >>
<< Dobbiamo allontanarci subito! >>
Non c'era altra scelta se non quella di aspettare che il flusso
magnetico si
arrestasse da solo. Cominciarono a correre via, quando Hiro
notò l'assenza di
Baymax nei paraggi. Si fermò, solo per vedere l'amico dargli
le spalle, rivolto
verso la luce viva e pericolosa del pannello.
<< Baymax...? >>
<< I miei sensori rivelano segni di vita. Provengono da
lì. >>
Disse il robot, indicando la luce. << Segni di vita di
genere femminile.
>>
Hiro sgranò gli occhi. Il ricordo del filmato era ancora
vivo nella sua mente e
quasi non poteva crederci. Non poteva essere altrimenti, se non quello
che
pensava.
<< La figlia di Callaghan è ancora viva...
>>
Lei era entrata in quel portale senza mai uscirne. Non era
effettivamente detto
che fosse morta. Esiste una dimensione spazio-temporale di mezzo
durante il
teletrasporto, in cui il corpo viaggia velocemente, perdendo i sensi
per
brevissimo tempo. Se l'inter-dimensione esisteva realmente, allora era
lì che
Abigail si trovava. Hiro montò in groppa a Baymax,
aggrappandosi alla sua
schiena tramite i sensori magnetici.
<< Il portale sta collassando! Non ce la farete mai!
>> Gridò Krei,
la voce rotta dallo stremo.
Quello che aveva intenzione di fare era pericoloso. Molto pericoloso.
C'era il rischio che non sarebbero più tornati indietro. Ne
valeva davvero la
pena, in fondo?
Era della figlia del nemico che si stava parlando. La causa da cui
tutto era scaturito.
Quella che aveva portato alla morte di Tadashi.
Stavano rischiando. Rischiando di perdere tutto, di svanire per sempre
e
divenire ricordi sordi e lontani. Stavano rischiando di morire soli,
senza
l'affetto di nessuno, nè una tomba in cui riposare.
Però...
<< Tadashi, no! >>
Silenzio. Uno sguardo alle fiamme. Poi di nuovo a lui.
<< Callaghan è la dentro, qualcuno deve
aiutarlo. >>
Un conto alla rovescia. Un'esplosione. Una vita che cambiava in un
attimo.
<< Torno subito. Lo prometto, torno subito.
>>
Aveva infranto quella falsa promessa fin dall'inizio. Ora toccava a lui
rispettarla fino alla fine.
<< Lei è viva ed è li dentro,
qualcuno deve aiutarla! >>
Non c'era segno di esitazione nella sua voce, mentre si preparava a
volare.
<< Tu che ne dici, amico? >>
<< Volare mi rende un operatore migliore.
>>
Baymax rispose con onesta gentilezza, mimando le parole di Hiro. Il
ragazzino
sorrise, assaporando gli ultimi istanti di libertà che lo
separavano dalla prigione
inter-dimensionale in cui si stava recando. I propulsori si accesero
rombando,
squarciando l'aria fredda e polverosa. Baymax si librò in
aria, vorticando su
se stesso, e come una rondine vola leggiadra sulla terra, si lanciarono
all'interno del portale.
Alle spalle, la vita che li attendeva con trepidazione.