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Autore: Matih Bobek    25/02/2017    0 recensioni
Flower è una ragazza di ventidue anni, appena laureata e in cerca di un lavoro. Conduce un'esistenza semplice nella sua città, circondata dalle amiche di sempre e ha passato la vita china sui libri di scuola per costruirsi un futuro.
La madre di una sua amica, la signora Ondrak, le offrirà di accudire il figlio maggiore, una creatura a metà tra un lupo ed un essere umano. Flower accetterà la mansione perché lautamente pagata.
Bryan, il ragazzo lupo vive in una magione abbandonata in un bosco e conduce una vita selvaggia. Flower dovrà vivere con lui sei giorni su sette, preparagli i pasti, istruirlo sulla vita degli esseri umani, educarlo e risvegliare la parte umana che è in lui. Ma la famiglia Ondrak nasconde segreti ben più grandi e ben più terrificanti.
La storia è una rivisitazione in chiave moderna e grottesca della nota fiaba "La bella e la bestia".
Genere: Avventura, Commedia, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Nonsense | Avvertimenti: Incompiuta
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Quella notte non riuscii a dormire. Mi rigirai senza sosta nel letto ripensando alla storia di Bryan. Ero tormentata dalla reticenza all'accettare l'impiego e  all'allettante somma che mi era stata offerta come pagamento. Ne avevo bisogno, certo, ma fino a che punto? Fino a sacrificare, per un lasso di tempo non ancora definito, la mia liberta? Fino ad allontanarmi dalla mia famiglia? Questi pensieri rimbalzarono nella mie mente, tutta la notte, fino a quando, sfinita, non mi addormentai alle prime luci dell'alba.
Mi sveglia frastornata dal poco sonno e dalle preoccupazioni che mi avevo tenuto gli occhi aperti la notte trascorsa, feci colazione e accompagnai mia sorella a scuola. In macchina mentre guidavo non dissi una parola. Pensavo, pensavo e pensavo. A bryan, alle parole della madre, a Pam, a quanto potesse aver sofferto per la situazione del fratello. Ma più la storia veniva rigirata e riconsiderata nei meandri della mia mente, meno sembrava essere reale. Forse sono matti, pensai. O forse la matta sono io che ho addirittura creduto a questa storia. Ma poi ripensai allo sguardo della signora Ondrak. Quello era lo sguardo di una donna che soffre, non di una donna qualunque, di una madre, di una madre disperata che le ha tentate tutte. Le sue parole non avevano tradito le emozioni che impercettibili raffioravano però nel voragine argentea del suo sguardo. Io lì percepivo la sofferenza. La stessa che sembrava baluginare in alcuni momenti negli occhi  velati di assenza di Pam.
Tornai a casa, mi sdraiai sul letto e pensai. Mi venne in mente Meg. Mi chiedevo se lei fosse a conoscenza di questa storia. Pam quella sera attese che Meg non ci fosse per parlarmi del fratello. Ma mi sembrò strano allora e continuava a sembrarmi strano. Pam ha sempre detto tutto a Meg, tutti i suoi più intimi segreti, al massimo ero io ad essere lasciata all'oscuro. Volevo un po' di chiarezza sulla faccenda, presi il telefono e  chiamai Meg.
" Meg, ciao, sono io, Flower!"
" Ciao Flo, come va? Ti senti un po' meglio oggi?"
" Sì, diciamo di sì..." Mentii
" Stai mentendo, lo sento."
" No davvero, oggi sto meglio, sono solo un po' stanca."
" Invece c'è qualcosa che ti preoccupa, dai dimmi!"
Meg mi conosceva bene, mi conosceva davvero. E poi aveva un particolare intuito che le permettava di rintracciare i turbamenti più celati nelle sue amiche. Ci riusciva con Pam, ma era facile in fondo, e ci riusciva con me, e non era altrettanto facile. 
" Ecco, a dire il vero..."
Non sapevo come affrontare il discorso. Cosa le potevo dire? Ciao Meg, tu sai niente del mostro che la famiglia Ondrak tiene nascosto nella Mansione Regina? No, sai, è il fratello di Pam, una specie di licantropo che non ha bisogno della luna piena. 
" Vuoi parlarmi di Bryan, vero?"
Come dannazione poteva saperlo?
" Stai tranquilla, lo so da molto tempo. Pam me ne parlò tre anni fa. Si presentò a casa mia con una ferita lungo il braccio, un taglio profondissimo, e io preoccupata le chiesi come se lo fosse procurato. Lei per la disperazione mi raccontò tutto. O perlomeno il tutto che mi serviva sapere.
" Ma allora perchè mi ha detto che tu non ne sapevi niente?"
"Non voleva che ne parlassimo  tra di noi probabilmente, magari per il timore che la prendessimo in giro. Conosci le mille insicurezze di Pam."
" E tu come facevi a sapere che conoscevo la storia?"
 " L'ho sospettato dal silenzio di Pam l'altra sera. Ho pensato avesse in mente di proporti di accudire il fratello. E' così?" 
"Sì esatto, perchè, lo ha proposto anche a te?"
"No, no, figurati, secondo la signora Ondrak io non sono all'altezza di suo figlio!"
"Scherzi?"
"No, almeno così mi ha riferito Pam. Ma a me non frega molto di quello che pensa lei ahah"
Ed era vero, lo disse con una risata appena accennata che sapeva di brezza marina e primule di prato.
"Cosa dovrei fare? accettarlo?"
" Non so cosa consigliarti Flo. Sicuramente gli Ondrak pagano bene, ma avere a che fare con Bryan non sarà nè facile, nè piacevole. Ci vorranno pazienza, nervi saldi, determinazione. Non sono doti che ti mancano ma sei disposta a mettere tutto da parte?"
" Non lo so."
" Quando devi darle la conferma?"
" Entro stasera!"
" Parla con tua madre, Flo. Lei saprà consigliarti meglio di come posso fare io."
" Hai ragione, Meg. Ma sei stata preziosa anche tu".
Chiusi la telefonata e per un po' non pensai più alla faccenda. 
Arrivò la sera, mia madre tornò a casa e si mise a cucinare. Io e Lea la aiutammo ad apparecchiare la tavola. Io cercavo pretesti per rimanere sola con lei, ma senza alcun successo. A tavola parlammo del più e del meno, mio padre ci aggiornò sugli sviluppi del suo farmaco, Lea ci raccontò del compito di matematica: per la prima volta nella sua vita credeva di aver acciuffato una bella sufficienza nella materia da lei più odiata. Mia mamma rimase in silenzio tutto il tempo. Si limitò ad ascoltare a ridere ai racconti sgangherati di mia sorella, ma nulla di più.
Mi preoccupai. Finita la cena, sparecchiammo. Mio padre si offrì di lavare i piatti. Io e Lea andammo in camera. Camminai avanti e indietro per la stanza cercando il coraggio di parlare a mamma del segreto della famiglia Ondrak. Temevo mi avrebbe preso per matta. Scacciai questi pensieri e mi diressi verso la cucina, ma mi fermai poco prima dell'entrata. Mi accorsi che mamma stava piangendo, mentre papà la consolava. La porta era socchiusa e riuscivo con difficoltà a sentire cosa stessero dicendo. Per di più, i singhiozzi continui di mamma rendevano a tratti impossibile seguire la conversazione. Papà le disse di non preopccuarsi, che avrebbero trovato i soldi. Lei continuando a piangere disse che non meritava il licenziamento. Raccontò di aver avuto una discussione con una signora che successivamente è andata a lamentarsi col capo. Non proseguì oltre con il racconto, ma a me bastò. Capii che c'era una cosa sola da fare. Andai in camera, chiamai la signora Ondrak
" Buonasera signora, volevo dirle che accetto l'offerta."
" Non avevo dubbi."
" Quando posso iniziare?"
" Domani".
Chiuse la telefonata, io mi misi in pigiama, andai a letto e piansi forte nel mio cuscino.
   
 
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