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Autore: WibblyVale    25/02/2017    2 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Shikamaru girò attorno al grosso masso, da che avevano sconfitto il quarto Kazekage e Gaara aveva raggiunto gli altri capi villaggio, Temari era sparita. L’aveva cercata ovunque, ma non l’aveva trovata. Una ragazzina di nome Matsuri, l’aveva informato che era andata verso quel masso.
“Secca…” cominciò, quando raggiunse l’altro lato de masso, ma si interruppe al vederla: aveva le ginocchia strette al petto e il volto nascosto su di esse. “Temari che succede?” domandò preoccupato, sedendosi al suo fianco.
La ragazza sentendolo avvicinarsi, alzò la testa in modo che lui non la vedesse in volto e si asciugò gli occhi con la manica del suo vestito.
“Niente, Nara. Che vuoi?” ribatté brusca.
“Non sembra niente. È per tuo padre?”
Lei si voltò verso di lui furiosa. “Oh sarai contento di vedermi così piagnucolante, non è vero?” sbottò. “Ora non sei più tu il piagnucolone.”
Shikamaru sbuffò. “Non sono affatto contento, sono preoccupato.” La ragazza abbassò la testa, sapendo di essere stata ingiusta nei suoi confronti. “Poi tu sei una Seccatura non una piagnona, questo non potrà mai cambiare” cercò di scherzare per tirarla su di morale.
“Idiota” disse lei con un mezzo sorriso.
“Allora? Che succede?” insistette il Nara.
“Rivedere mio padre è stato un duro colpo. So che… Lui non era sempre presente per noi, ma…” Sorrise ricordando quando era piccola. “A volte, prima che mi addormentassi, veniva da me, e mi raccontava qualcosa. Qualunque tipo di cosa. Mi diceva che ero la sua bambina coraggiosa e stava con me finché non mi addormentavo. Si impegnava anche con Kankuro, gli portava pezzi per le sue marionette, e passava ore dalla vecchia Chiyo per imparare a montare i pezzi così da poterlo aiutare. Ci voleva bene. Ha fatto degli sbagli ma… Sono contenta che Gaara abbia avuto i suoi chiarimenti con lui, era quello che si meritava di più questa possibilità, ma avrei voluto poterlo… so che è stupido, ma avrei voluto abbracciarlo.” Le lacrime ricominciarono a scendere dagli occhi della ragazza.
Shikamaru le fece delicatamente appoggiare la testa sulla sua spalla, lasciando che si sfogasse, mentre con una mano le accarezzava dolcemente i capelli per calmarla.
“Non è stupido, Temari, e non c’è niente di male nel lasciarsi andare una volta ogni tanto.”
“Sì invece, perché non è giusto che io pianga un padre in qualche modo presente, quando Gaara non l’ha avuto. Poi, devo essere forte per Kankuro, lui sembra indifferente alle cose, ma… Perché credi ami così tanto le marionette e sia diventato il migliore in quel campo? Erano il suo rifugio, la sua valvola di sfogo. Io devo essere forte per loro.”
“Non devi essere forte per me, giusto?” domandò lui, facendole alzare gli occhi verso il suo volto. “Puoi sfogarti con me. Non andrò in giro a rovinare la tua reputazione.”
Lei gli sorrise grata e alzò la testa da quella confortevole spalla. “Com’è che quando ho bisogno ci sei sempre?” chiese guardandolo dritto negli occhi.
“Forse perché siamo… amici…”
La kunoichi scoppiò a ridere. “Non l’hai detto con molta sicurezza.”
Shikamaru ridacchiò. Poi, le asciugò una lacrima con il pollice delicatamente e tenne la mano sulla sua guancia. “Lo siamo” disse con più certezza.
“Pare di sì” commentò Temari con un fil di voce. Forse era una sua impressione, ma sembrava proprio che i loro volti si stessero avvicinando.
Il chunin stava trattenendo il fiato in attesa, quando una voce proruppe nella sua testa.
“Shikamaru!” lo chiamò suo padre.
Il ragazzo scattò in piedi.
“Che c’è?”
“Tra i redivivi, figliolo, c’è…” sembrava preoccupato. “C’è anche Asuma…”
Il ragazzo sbarrò gli occhi e strinse i pugni.
“Che succede?” chiese Temari vedendo la sua reazione.
“Asuma è… è stato resuscitato.”
La ragazza posò una mano sulla spalla dell’amico.
“È da Ino e Choji” aggiunse Shikaku, ora nella testa di entrambi.
“Sta arrivando” disse Temari per lui.
“Non posso lasciare la divisione,” le fece notare.
“Sì, invece!” esclamò lei determinata.
“Seccatura…” Nei suoi occhi c’era solo gratitudine. “Ci vediamo presto.”
“Sarà meglio per te, idiota” ribatté lei con un sorriso forzato, a causa della preoccupazione.
“Sta attenta.”
“Non fare raccomandazioni stupide e vattene!” lo redarguì lei. “Grazie di tutto, Nara” aggiunse poi più dolcemente.
Lui annuì e corse via.
“Dammi direzioni” disse a suo padre nella sua testa.
“Vai verso la costa” rispose lui. “Ho interrotto qualcosa, figliolo?”
Il ragazzo arrossì. “N… No, stavamo solo… parlando di… di lavoro.”
“Capisco” rispose il padre ridendo. “Corri Ino e Choji ti aspettano.”
 
Shisui aveva appena schivato un colpo di Fugaku e ora gli andava incontro con lo Sharingan attivo pronto a impossessarsi della sua mente. L’ex capoclan, però, era furbo, sapeva che l’occhio dello shinobi più giovane era molto più forte dei suoi e evitava un contatto visivo.
Ad aumentare i problemi di Shisui, c’era il fatto che, essendo Fugaku un redivivo, il suo corpo si rigenerava, mentre le sue ferite, continuavano a perdere sangue. Il padre di Itachi gli scagliò contro pallottole di fuoco, che lui schivò, facendo un salto all’indietro. Si mise in ginocchio e si ripulì il sudore dalla fronte.
“Hai mai pensato che noi due potessimo avere ragione?” chiese all’ex capoclan per prendere tempo.
“Ragione su cosa?” ringhiò lui. “Sul lasciare il potere a Konoha?”
“Tu non hai mai voluto sentire ragioni, Fugaku! Hai idea di come sarebbero state diverse le cose, se fossi stato più aperto a nuove opinioni?”
“Quindi è colpa mia se mio figlio ha ammazzato me e mia moglie?”
Shisui si rialzò in piedi. “È colpa di tutti noi” rispose abbassando lo sguardo.
“Tu… tu l’hai portato dalla parte sbagliata… Se tu non l’avessi riempito dei tuoi ideali…”
Lo shinobi più giovane ringhiò. “Erano anche i suoi! Non dare così poco credito a tuo figlio!”
“Non sarebbe andato avanti se tu non l’avessi spinto, avrebbe lasciato perdere! Voleva compiacerti!”
“Credi che il fatto che mi amasse…”
“Quello non era amore!” Lo interruppe Fugaku. “Era un gioco! Una ribellione!”
Shisui scattò e colpì l’uomo dritto in faccia, facendolo ricadere a terra. “Non ti azzardare a dirmi cos’era! Sarei morto per tuo figlio! E se lui non mi avesse salvato, ora lo sarei.”
Fugaku si rialzò in piedi e colpì il ninja più giovane che parò il colpo. “Ho cercato di proteggerti. Dopo tutto quello che è successo a tuo padre, volevo che tu fossi integrato nel clan nonostante lui fosse un traditore.”
Shisui estrasse un kunai. “Ripetilo… aaaaah!” Un urlo di dolore uscì dalle sue labbra, mentre la spada tra le mani di Fugaku si infilò nelle sue carni.
“Era il mio più caro amico, ma si sbagliava. Così come vi sbagliavate voi due. E ora, anche se è Kabuto a controllarmi, sono felice di aver pareggiato i conti.”
 
Quando Shiori e Kakashi raggiunsero Genma e Raido, i due shinobi stavano combattendo contro l’uomo mascherato. I due Anbu avevano il fiatone e qualche leggera ferita, mentre Obito per quanto affaticato sembrava illeso.
Shiori spinse una forte sensazione di dolore verso di lui, che stava per colpire Genma, facendolo cadere a terra urlante. Quello che una volta era uno shinobi di Konoha, rotolava a terra, cercando di far spegnere quel dolore, ma senza alcun successo. Tutto quello gli impediva anche di smaterializzarsi.
Kakashi si avvicinò agli altri due shinobi, assicurandosi che stessero bene.
“Siete stati due incoscienti!” urlò furioso.
Genma e Raido abbassarono la testa. Nel frattempo, Shiori si affiancò a loro, mentre Obito si rialzava.
“Guarda un po’ chi c’è” commentò. “Non ho molto tempo per voi. Quindi…” Cominciò a smaterializzarsi, ma Kakshi gli fu addosso, prima che potesse attivare la tecnica.
“Non puoi andartene, Obito!” urlò.
“Non usare quel nome!” Il ninja con la maschera lo spinse via, facendolo rotolare a terra. “Assassino!” urlò contro al suo vecchio amico.
Kakashi strinse il pugno. Una folata di fuoco gli passò accanto andando a colpire il suo vecchio amico.
“Shiori no!” gridò il Copia-ninja.
Ma anche Genma e Raido si erano lanciati all’attacco. Una pioggia di senbon volò verso lo shinobi a terra, bloccando i punti di emissione di chakra, mentre il ninja con la cicatrice indirizzò una scarica elettrica su di essi che fulminò il nemico.
“Hai fatto la cosa sbagliata, signor Nessuno” cominciò Genma.
“Io… io l’ho fatta?” chiese Obito furioso, cercando di divincolarsi. “Siete voi che non siete riusciti a proteggere l’Hokage!” Il traditore si alzò a fatica, ridacchiando.
“Non puoi farci sentire più in colpa di quanto già non facciamo noi” gli urlò Raido. “Tu, piuttosto, hai ucciso un uomo che si fidava di te.”
Shiori percepì l’anima del giovane Obito combattere con quella del freddo uomo che era diventato.
“Si era messo in mezzo. È stato un prezzo da pagare.”
La kunoichi partì per attaccarlo, furiosa com’era ma Kakashi fu più veloce. Scagliò l’avversario a terra e cominciò a colpirlo allo stomaco.
“Un prezzo… da… pagare?” chiese. “Era il tuo maestro!”
Obito lo spinse via con un calcio allo stomaco. “Era nessuno.”
Shiori percepì qualcosa avvicinarsi, qualcosa fatto di odio puro. “Ragazz…”
“Sì, Shiori. Le tue creature stanno arrivando” ridacchiò Obito, mentre spariva.
“Non fatelo scappare!” ordinò Kakashi, ma era già troppo tardi: i cloni li avevano circondati e al loro comando c’era lo Zetsu bianco.
 
Takeo correva, aveva delle informazioni essenziali per il quartier generale. A casa aveva lasciato un fratello ferito, ma sapeva che Aya l’avrebbe guarito, o almeno ci sperava. Era molto preoccupato, ma non doveva e non poteva farsi prendere dal panico.
Quando raggiunse le porte del palazzo del Raikage due guardie lo bloccarono, impedendogli di entrare. Perse fin troppo tempo a spiegare chi fosse, e perché si trovasse lì. Non volevano credergli, erano sull’attenti, chiunque poteva essere un nemico.
“Shikaku mi conosce!” urlò. Vide i due shinobi bloccarsi, probabilmente per comunicare con il piano superiore. Quando finirono, lo lasciarono passare.
“All’ultimo piano” lo informarono.
Lui li superò senza nemmeno ringraziare, gli avevano fatto perdere troppo tempo. Risalì le scale a due a due, accelerando mano mano che si avvicinava. Shikaku e Inoichi lo aspettavano sulla porta del grande salone.
“Come stanno?” chiese il Nara subito.
“Bene. Siamo riusciti ad estorcere informazioni.”
Shikaku tirò un sospiro di sollievo. “Cos’avete scoperto?”
“Yoharu ha un obiettivo…” La voce di Takeo tremò leggermente. “Uccidere chiunque faccia parte della famiglia di Shiori, prima di uccidere lei. Manterrà un profilo basso di modo che voi non lo percepiate. Il prossimo obiettivo è…”
“SHIKAMARU!” esclamò il padre preoccupato. “Asuma era una trappola” capì lo stratega di Konoha.
“Manderò delle unità sul posto, avvertirò chiunque…” cominciò Inoichi.
“No!” esclamò Takeo. “Lui lo farà con le sue mani. C’è solo una persona che se ne può occupare…”
“Chiamiamo Shiori!” decise infine Shikaku.
 
“Dobbiamo cercare di non ucciderli!” urlò Shiori ai suoi compagni. “Loro non hanno colpe! Uccidere deve essere la nostra ultima possibilità!”
I quattro shinobi si destreggiavano tra i nemici, ma la kunoichi sentiva che Kakashi avrebbe voluto essere da tutt’altra parte. Lui voleva inseguire Obito. Di fatti, lo shinobi non riusciva a non pensare alle parole del vecchio amico: assassino, gli aveva detto con un disprezzo e un odio inimmaginabili.
Lo Zeztu bianco si avvicinò a lui colpendolo allo stomaco. Kakashi non indugiò sul dolore e rispose prontamente. Era il caposquadra dei cloni, ma a differenza loro era lì per sua scelta, lui poteva morire.
“Perché quello Zetsu bianco è con loro?” chiese Genma colpendo il suo avversario.
A quella domanda Shiori decise di concentrare l’attenzione dei suoi poteri empatici su di lui e quello che sentì le riempì il cuore di gioia. Essa però fu presto sostituita dal terrore: Kakashi stava per colpire lo Zetsu con il Raikiri.
“NOOOOOOOO!” urlò.
Il Copia-ninja, pur senza capire, si bloccò e prese un braccio dello Zetsu bianco piegandolo dietro la sua schiena.
“Che succede?” chiese, mentre Shiori si faceva spazio tra la ressa per avvicinarsi.
La donna prese la testa del nemico fra le mani e appoggiò la fronte contro la sua. Cercò Tenzo sotto quello strato bianco e lo ritrovò, vivo e vegeto. Diede forza a i suoi sentimenti, fino a che la patina bianca sul suo volto non sparì, rivelandolo a tutti loro.
Gli occhi della donna erano pieni di lacrime, quando abbracciò l’amico ansimante e confuso.
“Sapevo… di… potermi… fidare… di… te…” le disse.
“Ten, credevo…”
Kakashi mise una mano sulla spalla dell’amico. “Sono contento che tu sia qui con noi, ma…”
“C’è una battaglia” comprese lui.
“Ce la fai a combattere?” chiese il Copia-ninja.
“Sì, finché Shiori mi tiene sveglio.”
“Bene. Devo raggiungere Obito” spiegò Kakashi.
Raido e Genma li raggiunsero. “Ti copriamo le spalle noi” disse il ninja con la cicatrice.
Shiori annuì. Sentiva anche Naruto avvicinarsi all’Uchiha. “Non fare nulla di stupido.”
“Agli ordini, capitano” rispose lui.
“Bene, allora noi quattro pensiamo ai cloni, tu preparati ad andare!” urlò. “Torna da me” sussurrò poi, senza che nessuno la sentisse.
“Siamo pronti?” chiese Tenzo. Gli altri shinobi risposero in coro. “Andiamo!”
 
Kakashi, coperto dai suoi amici, cominciò a correre verso il suo obiettivo. Non poteva perdere l’occasione di parlare con Obito, di combatterlo se era necessario. Sapeva di aver sbagliato tanto nella propria vita, e che ciò che il suo amico era diventato era colpa sua, ma… “Torna da me” aveva sussurrato Shiori pensando che nessuno la sentisse, ma lui l’aveva sentita.
Lei e i bambini era ciò che di buono c’era in quel mondo per lui. Forse lui e Shiori non sapevano come appianare i loro problemi, forse non l’avrebbero mai fatto, ma sapeva che voleva riguardare quegli occhi ancora una volta. Sapeva anche di rivoler abbracciare i suoi figli, voleva sentirli chiamarlo papà, la parola più bella del mondo se pronunciata da loro. Poi, voleva vedere Naruto diventare Hokage, vederlo realizzare i suoi sogni, i sogni che suo padre aveva in mente per lui.
Al pensiero di Minato, il Copia-ninja strinse i pugni. Obito sembrava non aver alcun rimorso, non si pentiva delle sue azioni e questa era la cosa più terribile per il ninja dai capelli argentati. Obito, il suo amico e rivale, adorava Minato e lo vedeva come un punto di riferimento. Il Quarto Hokage non apprezzava la vendetta, ma una parte di Kakashi voleva vendetta per quello che quell’uomo mascherato, quello sconosciuto, aveva fatto al suo maestro.
Era provando questo grande conflitto interiore che Kakashi si preparava a quella che poteva essere la sua ultima battaglia, quello che poteva essere lo scontro che avrebbe cambiato la sua vita e quella di molti altri. Si chiedeva cosa avrebbe vinto quando si sarebbe trovato di fronte a quell’amico ora divenuto nemico. Avrebbe vinto la vendetta o il senso di colpa? L’odio o l’amore? L’amicizia o la guerra? Non lo sapeva.
Sentì un forte chakra avvicinarsi a lui, e sorrise. Illuminato da una luce e da una consapevolezza diverse, il suo allievo si avvicinò al suo maestro.
“Sensei! Stai bene!” esclamò. “Ti senti bene?” aggiunse poi vedendolo sconvolto.
Kakashi non voleva che si preoccupasse per lui. “Sì, sto cercando un nemico.”
“L’uomo mascherato?” chiese Bee che li raggiunse.
“Come fai a saperlo?” domandò il sensei sorpreso.
“Lo stiamo cercando anche noi. Lui ha i Bijuu” spiegò il biondo.
“Naruto, forse dovresti occuparti di qualche altra battaglia” cercò di convincerlo, sapendo che non l’avrebbe avuta vinta.
“No, sensei. Combatteremo insieme!” ribatté lui determinato e prese a correre, lasciando i due adulti indietro.
“Per i nemici non c’è speranza, se Naruto guida l’Alleanza!” rappò Bee.
Kakashi sorrise. “Lui è la mia speranza per un mondo migliore.”
 
Shiori incassò un diretto allo stomaco quando la voce di suo fratello proruppe nella sua testa.
“A casa stanno bene! Takeo è arrivato ad avvertirci!” esclamò il fratello. “Hikaru era troppo stanco per riuscire a comunicare.”
La donna tirò un sospiro di sollievo.
“Abbiamo trovato, Yoharu!” la informò poi Shikaku.
La kunoichi schivò il colpo, e Tenzo prese il suo posto alle prese con il nemico, cosicché lei potesse concentrarsi nella conversazione con il fratello.
“Dove?”
“La costa, dove sta la compagnia di Darui, dove…”
Shiori sentì la preoccupazione del fratello. “Dove cosa?”
“Dove ho mandato Shikamaru, perché Asuma è tra i redivivi!” L’uomo temeva per il figlio, perché sapeva quanto fosse forte il desiderio di vendetta di Yoharu.
La kunoichi strinse i pugni, non avrebbe permesso che quel mostro facesse del male a suo nipote. Raido e Genma diedero il colpo di grazia agli ultimi cloni.
“Non ti preoccupare Shikaku! Ci penso io!”
“Grazie, sorellina.”
“Mandami Ken! Mi serve anche lui!”
“D’accordo! Buona fortuna!” esclamò Shikaku, chiudendo la comunicazione.
La donna guardò i suoi compagni di squadra, che attendevano informazioni da lei.
“Voi due tornate dai Damyo. Con Kakashi c’è Naruto ora, posso sentirlo. Io e Ten raggiungiamo Darui, Yoharu è lì.”
“Ma…” ribatté Raido.
“Ragazzi, non avete nulla di cui incolparvi. E se proprio volete redimervi, proteggete i signori feudali, poi, quando arriverà il momento, proteggerete il prossimo Hokage.” Lei non credeva che i due shinobi avessero colpe, ma cercava di dare loro ciò di cui avevano maggior bisogno: uno scopo.
“Sempre che lo stronzo non si faccia ammazzare!” esclamò Genma.
Lei gli sorrise. “Kakashi vivrà. Ora andiamo!”
Shiori e Tenzo cominciarono a correre in direzione della costa.
“Non puoi combattere e tenermi sveglio. Dovrai lasciare che lo Zetsu bianco riprenda il comando” le disse lui.
“Ce la farò. Per ora ho bisogno di te accanto.”
“Dovrai lasciarmi andare, ad un certo punto” le fece notare lui.
“Non rinuncerò così facilmente a te.”
Lui sorrise, la sua amica era testarda come sempre. “Grazie, Shiori.”
A quel punto furono raggiunti da Kenta. L’uomo aveva lasciato la sua divisione, non appena aveva saputo che Shikamaru era andato verso la costa. La cosa gli puzzava di trappola.
“Grazie per essere venuto!” esclamò Shiori senza mai smettere di correre. “Tu conosci i cloni e Yoharu, ci sei utile.” La voce della donna tremava leggermente.
Kenta le sorrise. “Tranquilla, Shiori. Salveremo tuo nipote” la rassicurò lui.
 
Il fianco di Shisui grondava sangue da quella ferita che il giorno prima Itachi aveva medicato. Fugaku lo guardava impassibile, nemmeno uno scintillio di rimorso brillava nei suoi occhi. L’Uchiha più giovane, per quanto dolorante si rialzò in piedi, non avrebbe permesso a quell’uomo di controllare la sua vita.
“Io… ti sono sempre stato grato per… per avermi aiutato dopo la morte dei miei.” Zoppicò, cercando di avvicinarsi a lui. “Ma poi… non hai voluto ascoltare ragioni! Nulla! Potevamo migliorare il villaggio insieme.” Shisui unì le mani e cominciò a fare i segni. “Senza togliere che hai costretto sia me che tuo figlio a nasconderci, ci hai negato la libertà. Noi abbiamo accettato questa vita, ma… fa comunque male vedere una persona che ammiri, remarti contro. E io ti ammiravo, Fugaku.” Il fuoco proruppe dalle sue labbra, avvolgendo il redivivo.
Shisui cadde a terra sapendo che l’uomo sarebbe tornato, che a quel punto l’avrebbe finito. I pezzettini del corpo di Fugaku si stavano ricomponendo pezzo per pezzo, ma qualcosa improvvisamente cambiò. Il corpo dell’uomo fu pervaso da una luce accecante e qui pezzettini che prima erano attratti verso un unico centro si stavano sparpagliando e sparivano nel nulla.
“Itachi…” sussurrò Shisui, capendo che il compagno era riuscito nell’impresa. Cercò di rialzarsi per poterlo raggiungere prima che sparisse del tutto, ma fallì. Ricadendo a terra.
Nascose il volto tra le ginocchia, mentre le lacrime gli rigavano le guance. Ce l’aveva fatta, ma in quel modo Itachi era di nuovo lontano da lui.
 
Dentro la grotta, la battaglia con Kabuto era stata dura, ma alla fine Itachi aveva avuto la meglio. Ora lo shinobi teneva la fronte appoggiata a quella di Sasuke, che a stento tratteneva le lacrime, nel vedere sparire il fratello per l’ennesima volta.
Itachi era in pace con sé stesso. Poteva dire che avrebbe voluto una vita diversa, ma sapeva di aver fatto la differenza in quel mondo. Gli dispiaceva abbandonare Sasuke, ma lo vedeva dai suoi occhi che il suo fratellino avrebbe trovato un modo per andare avanti. Su quella terra aveva persone che lo amavano immensamente e che gli avrebbero dato tutto quello che lui non aveva potuto.
Shiori se la sarebbe cavata, quella donna testarda, avrebbe faticato a trovare la sua strada, ma alla fine, il suo istinto glielo diceva, avrebbe avuto la sua pace con i suoi figli. Quanto gli mancavano i sorrisi di Amaya e Hikaru e gli sarebbero mancati per sempre, così come gli sarebbe mancato sentirsi chiamare zio Chichi, per quanto non l’avrebbe mai ammesso.
Shisui, invece… sentiva che era vivo, e sapeva che avrebbe mantenuto la sua promessa di vivere fino a che gli fosse stato possibile. C’erano così tante cose che avevano sognato insieme e che non avevano potuto realizzare, ma forse erano riusciti a fare quella più importante.
“Non importa cosa tu deciderai di fare da oggi in poi… Io ti amerò per sempre” disse al fratello, quando si accorse che la sua permanenza in quel mondo stava per finire. Vivi e sì felice, pensò e, con la consapevolezza di aver fatto qualcosa di buono per il mondo, chiuse gli occhi per l’ultima volta, mentre sentiva il suo corpo divenire tutt’uno con l’universo.
 
Shikamaru e i suoi amici stavano stretti in un abbraccio con le lacrime che scendevano dai loro occhi, mentre il loro maestro spariva nel nulla. Era stato difficile doverlo affrontare, probabilmente una delle cose più difficili di tutta la loro vita.
Quell’uomo li aveva cresciuti, li aveva istruiti, resi un team, resi forti. Il solo pensiero di averlo dovuto affrontare li faceva stare male, ma lui aveva cercato di rendere il tutto più facile per loro, come sempre dopotutto.
“Non… non posso credere di doverlo vedere morire di nuovo…” pianse Ino, stringendosi alla spalla di Choji.
“Stavolta, abbiamo potuto dirgli addio come si deve” fece notare il castano. “Ma avrei tanto voluto salvarlo.”
“Siamo stati forti e uniti. Lui è fiero di noi, lui voleva andarsene. Non apparteneva più a questo mondo” disse Shikamaru tra le lacrime. “Lo renderemo fiero!”
A quel punto, un uomo alto dalla pelle scura si parò davanti a loro. “Shiakamaru Nara suppongo” disse con voce profonda.
“Chi sei?” chiese il ragazzo diffidente, mentre si frapponeva fra lui e i suoi amici.
“Mi chiamo Yoharu.” Un sorriso malefico si dipinse sulle sue labbra. “E dovresti consegnare un messaggio a Shiori per me.”
“Che messaggio?” chiese Shikamaru, preparandosi all’attacco.
“Devi morire!”
  
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