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Autore: Nao Yoshikawa    25/02/2017    0 recensioni
Cosa sarebbe successo se non vi fosse stato alcun sortilegio?
Molti di voi diranno: "beh, non sarebbe esistito Once Upon a Time".
Io invece voglio provare a vedere come le cosa sarebbero potute andare, in compagnia dei personaggi che tanto amiamo.
Quindi, questa è la storia della principessa Emma, delle sue avventure e del suo grande amore.
Ma non solo...
Riusciranno i nostri eroi a vivere per sempre felici e contenti?
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EmmaxBaelfire
RumplexBelle
ReginaxRobin
Genere: Fantasy, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Baelfire, David Nolan/Principe Azzurro, Emma Swan, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Neal Cassidy, Neal Cassidy/Baelfire, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Il sangue del tuo sangue

Un mese e mezzo, anzi, quasi due per essere precisi.
Emma e Baelfire mancavano da casa da quasi due mesi, e questa volta sembravano essersi volatilizzati per davvero.
Le rispettiva famiglie li avevano cercati ovunque, ma senza alcun successo. Senza contare il fatto che se la Regina fosse arrivata prima di loro, probabilmente i due sarebbero stati uccisi, e ciò non potevano permetterlo.
Robin aveva passato dei giorni lunghi e pieni di paura, sperava, fino all'ultimo, che Regina cambiasse idea, sperava che Emma e Bae stessero bene, e, soprattutto, che tornassero a casa.
Ma in fondo capiva bene il motivo della loro fuga: talvolta è necessario scappare per poter vivere, come in quel caso.
Anche Rose e David cominciavano ad essere preoccupati, per quanto avessero in tuttti i modi tifato per una loro fuga. Volevano che tornassero a casa, ma evidentemente non volevano essere trovati.
Oramai settembre era alle porte e ben presto l'estate avrebbe lasciato posto all'autunno.
Sia David che Rose potevano notare come qualche foglia ancora verde stesse iniziando a cadere, finendo sotto i loro piedi.
"Accidenti - sospirò lei - temo che anche oggi sarà una ricerca a vuoto. Gideon, come fai ad essere così veloce?"
Il fratello maggiore, infatti, camminava qualche passo in avanti. In quei mesi non si era fermato un attimo, e la sua rabbia non era scemata affatto.
Continuava a provare qualcosa di molto forte per lei, ed il fatto che fosse scappata così, insieme a Baelfire, gli faceva provare una rabbia incontenibile. Nonostante questo però, non sapeva ancora come si sarebbe comportato una volta che li avrebbe trovati: perché ne era certo, lui li avrebbe trovati.
"Gideon! - lo chiamò Rose - mi stai ascoltando?"
"Ah, lasciami in pace - sbottò - voi due mi rallentate, vado avanti da solo!"
"Bene, fa come vuoi!" - disse stizzita.
David spostò lo sguardo su di lei. Quelli erano tempi difficili, anche se forse qualcosa di buono c'era. Loro, o per meglio dire, quella che sembrava una relazione appena nata e che era nata così, senza una vera dichiarazione, senza una vera domanda. Era nato tutto spontaneo per merito di Rose, che lo aveva prima baciato e che poi aveva affermato una loro relazione. Era davvero così? Da un po' continuava a pensarci, ma la paura di una risposta lo aveva frenato a lungo.
"David! - lo chiamò la ragazzina, muovendo una mano davanti al suo viso - ci sei?"
"Sì, scusa - rispose mestamente - è solo che... tutta questa situazione mi snerva e mi preoccupa"
"Anche a me. Ma non preoccuparti, li troveremo, non possono essersi volatilizzati nel nulla - lo afferrò per mano - andiamo!"
Lei fece per trascinarlo, ma lui oppose resistenza. Doveva assolutamente sapere come stessero le cose, e Rose parve accorgersi della sua voglia di farle quella precisa domanda.
"David...?"
"Un po' di tempo fa mi hai baciato... e hai detto che ero il tuo fidanzato. E' veramente così? Cioè, lo sono?"
L'altra sospirò.
"Sì, certo! Sempre che tu lo voglia, è chiaro!" - esclamò arrossendo lievemente.
Il principe a quel punto sorrise, aumentando la presa sulla sua mano.
"Mi ero immaginato tutto un po' diverso. Pensavo che ti avrei corteggiata a lungo, che avrei fatto fatica, invece tu sei arrivata e mi hai preso il cuore, già sei anni fa. Decisamente non sei come le altre"
Rose si avvicinò al suo viso con il cuore che batteva all'impazzata, ed i loro occhi chiari si incrociarono. Questa volta l'iniziativa partì da entrambi, i quali poggiarono le labbra l'uno su quelle dell'altro.
Era un semplice bacio, molto casto, ma che li fece fremere profondamente. David le portò poi una mano dietro la schiena nel tentativo di avvicinarla a sé, e Rose parve accettare di buon grado.
Quando si staccarono, qualche secondo dopo, entrambi sorridevano con gli occhi lucidi.
"Beh, anche tu sei diverso dagli altri principi. Non che ne conosca molti in realtà, però beh... hai capito - sussurrò languida - se vuoi staremo insieme per sempre. Dobbiamo solo convincere i tuoi che non sono una specie di strega malvagia e mio padre che non sei uno sciocchino che vuole usurpare la mia purezza"
"Tuo padre... mi fa puara quasi quanto la Regina" - ammise deglutendo nervosamente.
Lei si fece scappare una risatina, dandogli un buffetto su una guancia.
Poi si rimisero in cammino, nella speranza che almeno quel giorno, la ricerca portasse a qualcosa.

A palazzo le cose procedevano lentamente. James e Biancaneve avevano un regno da governare, per questo avevano spedito degli uomini dell'esercito, capitanati da Robin, alla ricerca della figlia.
La madre di quest'ultima soffriva terribilmente nel vedere il suo giaciglio vuoto da troppo tempo. L'aveva avuta vicina sin dalla nascita, ed il pensiero che non sapesse dove fosse la faceva impazzire.
Anche per James non era facile. Se solo non fosse stato così severo, forse le cose sarebbero andate diversamente, ma ormai era tardi per tornare indietro.
Altrettanto male le cose andavano per Tremotino, il quale aveva ripreso a filare la paglia in oro, dato il suo pessimo umore, mischiata alla tristezza e alla paura.
Era colpa sua. Era colpa sua se Bae era scappato da lui e se adesso la Regina minacciava di ucciderlo. Aveva rovinato tutto, la sua relazione e la famiglia perfetta che aveva e che avrebbe potuto avere per sempre.
Belle aveva fatto caso al suo cambiamento. Per un attimo era tornato tale e quale a quando l'aveva conosciuto, freddo, chiuso in se stesso, ma con molta sofferenza negli occhi. Non voleva che perdesse la sua umanità, perché lo amava, ed in quell'ultimo periodo la rabbia nei suoi confronti era sparita.
Aveva sbagliato, su questo non c'erano dubbi, ma non voleva portargli rancore per sempre. Aveva "perso" suo figlio, un figlio che sentiva anche suo, e non voleva lasciarlo, soprattutto, non in quel momento.
Tante volte si era persa a guardarlo, senza trovare alcuna parola da dire.
Come adesso, che lo guardava, certa che lui non si fosse accorto della sua presenza.
"Tremotino" - lo chiamò lentamente. Lui si fermò immediatamente, tirando fuori un sospiro.
"Belle..." - chiamò a sua volta.
"Credo che non dovresti stare qui ad autocommiserarti. Andiamo a cercarlo, avanti" - gli disse gentilmente, avvicinandosi.
"E a che serve? Lui non vuole essere trovato, soprattutto non da me. Io gli ho portato via l'amore, e adesso mi odia, com'è giusto che sia"
"Io invece credo di no. Bae non è in grado di odiare, e se non lo troviamo rischiamo di perderlo per sempre!"
"Allora vai a cercarlo tu. Io vorrei venire, ma ho paura. Sì, proprio io ho paura. Ho cercato di proteggerlo così tanto che alla fine non ho fatto altro che allontanarlo. La verità è che io ho fallito, Belle. Con te e con i nostri figli. Ho sbagliato tutto"
Belle sentì il cuore rompersi in mille mila pezzi e le lacrime pizzicarle gli occhi. Sentirgli dire ciò le faceva male, perché le sue parole non corrispondevano a verità. Non aveva sbagliato tutto e non era un fallito. E dopotutto, anche lei aveva le sue colpe. Perché avrebbe dovuto capire prima, perché avrebbe dovuto essere più forte, e invece era stata solo capace di andargli contro.
Così gli si avvicinò ancora, e senza alcun preavviso, lo abbracciò da dietro.
"Belle...?" - la chiamò sorpreso.
"Non mi importa di quello che dici - sussurrò, con la voce rotta dal pianto - ma non ti permetto di dire che sei un fallito o che hai sbagliato tutto. Perché non è così. Ti prego, io non voglio che tu ti arrenda o che tu abbia paura adesso. Bae ha bisogno di te e sono certa che saprà perdonarti. E anche io ho bisogno di te, perché da sola non posso farcela. Tu sei tutto, sei la mia metà perfetta, sei il pezzo mancante della mia anima, la mia famiglia. Quindi ti prego, stammi accanto anche adesso"
Le mani della donna si erano poggiate sul suo cuore. Quelle parole avevano riacceso in lui una piccola luce di speranza. Aveva creduto di averla persa, di essersi fatto odiare, ma con sua grande sorpresa dovette accorgersi che non era affatto così.
Si alzò e si voltò, incrociando i suoi occhi.
"Ti sbagli, Belle. Sono io ad aver bisogno di te. Perché credi che sia riuscito ad andare avanti, altrimenti?" 
"Tremotino..." - mormorò con gli occhi lucidi.
"E allora adesso andremo avanti insieme. La nostra famiglia ha bisogno di me, e questa volta non sbaglierò"
Quando finì di parlare, Belle gli gettò le braccia al collo e lo baciò dolcemente come ormai non faceva da mesi. Lui le circondò la vita con le braccia e la strinse tanto forte da sollevarla da terra.
"Piano, Signore Oscuro - sussurrò l'altra maliziosa - avrai tempo per farti perdonare del tutto"
"E non vedo l'ora. Ma adesso, dobbiamo andare. Cercheremo Bae e lo troveremo. Parola mia" - affermò con decisione, ritrovando finalmente lo spirito che aveva perso.

Dopo quasi due mesi, Bae ed Emma erano convinti che oramai nessuno lo stesse cercando, anche se la principessa sapeva, in cuor suo, che la sua famiglia non avrebbe smesso un attimo di cercarla.
I suoi genitori le mancavano, e le mancava tantissimo anche David, ma sapeva di non poter tornare.
Lì con Bae, in quel breve lasso di tempo, aveva riscoperto sensazioni ed emozioni che credeva dimenticate. Si amavano, e sapevano di voler stare insieme per sempre.
In mezzo alla natura incontaminata, in una semplice tenda, lontano da tutti, avevano trovato la loro felicità.
Quando Emma si svegliò, quella stessa mattina, il sole era già alto. Sicuramente avrebbe continuato a dormire ancora se non fosse stato per la nausea violenta che l'aveva colpita e l'aveva costretta ad alzarsi e a rimettere tutto ciò che aveva mangiato la sera prima.
Baelfire arrivò poco dopo, sorprendendosi nel trovarla in quelle condizioni.
"Emma...?" - chiamò. Lei però fece segno di non avvicinarsi.
"Non venire. Accidenti, non riesco a tenere più nulla nello stomaco, è incredibile" - ansimò.
"Forse il pesce di ieri era andato a male. Però devi sforzarti, altrimenti sarai debole. Vuoi che ti porti dell'acqua?"
"Magari, sì" - sussurrò sorridendo.
Bae si allontanò di nuovo, e dopodiché Emma si lasciò cadere sull'erba.
Non era solo la nausea il problema. In quegli ultimi mesi molte cose nel suo corpo erano cambiate: stava iniziando a mettere su peso, cosa che prima non sarebbe successa mai, odori che prima apprezzava adesso le facevano letteralmente venire la nausea.
E poi un ritardo, ormai di più di due settimane. Lì aveva avuto la conferma ai suoi dubbi, ma non ne aveva ancora parlato con Bae.
Dopotutto erano giovani, ed una cosa del genere non era stata programmata. Solo  loro due, in una situazione del genere, dubitava che se la sarebbero cavati, considerando anche il fatto che una Regina Cattiva era sulle loro tracce, intenzionata ad ucciderli.
Forse sarebbe stato meglio tornare, ma il pensiero di chiederlo la terrorizzava.
Decise di alzarsi e fare due passi. Se fino a quel momento non si era preoccupata troppo, adesso tutto la terrorizzava. Forse perché in mezzo non c'era più solo la sua vita, ma anche quella del bambino che portava in grembo e che voleva proteggere a tutti i costi.
Aveva sempre pensato che non avrebbe avuto istinto materno, invece si era sbagliata, e adesso le veniva tutto naturale.
Si incamminò per una discesa, badando bene a non allontanarsi troppo. Davanti a lei c'erano alberi rinsecchiti i cui rami erano intrecciati tra di loro. Poco distante da lei, qualcuno stava per incrociare il suo cammino.
Gideon era forse stato incosciente ad allontanarsi tanto da casa, ma non gli importava. Quando da lontano vide una figura muoversi, si avvicinò piano.
La principessa avvertì dei passi dietro di lei, e fece già per scappare nella direzione opposta, se solo Gideon non fosse sbucato dal nulla e l'avesse afferrata per un braccio.
"Ah!" - esclamò.
"Emma! - fece l'altro - Emma, sei tu!"
"Gideon - sussurrò - oh, cielo, sei qui!"
Nel dire ciò lo aveva istintivamente abbracciato, un gesto che il ragazzo ricambiò molto volentieri.
"Finalmente ti ho trovata! Ecco perché sembravate scomparsi, nessuno si è ancora avventurato fin qui!"
"Vuoi dire che ci stanno cercando ancora?"
"Non fanno altro, né la tua famiglia, né la mia - sospirò - siete scappati così, senza lasciare traccia. La Regina è sulle vostre tracce, e ha giurato che se fosse arrivata per prima, vi avrebbe ucciso. Dovete tornare a casa, adesso"
L'espressione di Emma parve cambiare. La ragazza si sedette su una roccia, con fare pensieroso.
"Purtroppo temo anche io che sia così. In realtà, è un po' che ci penso"
Gideon le si avvicinò. In quella frase, lesse mille speranze che gli fecero credere che, forse, Emma aveva cambiato idea, che volesse tornare per lui.
"Davvero? - domandò - come mai, cos'è successo?"
"E' diventato troppo pericoloso - disse mestamente - solo io e Bae ce l'avremmo fatta, ma adesso... non siamo solo noi due"
"... In che senso?" - chiese confuso.
La ragazza lo guardò.
"Sono incinta"
Fu quello il momento in cui Gideon vide tutte le proprie speranze rompersi così, come se fossero state vetro. La ragazza che amava, che da sempre aveva amato, era incita di un altro, più precisamente di suo fratello, che tanto ammirava ma che tanto sentiva di odiare, soprattutto in quel momento.
"Ah..." - fu tutto quello che riuscì a dire.
"Ti prego, almeno per adesso non parlarne con nessuno - supplicò - prima voglio dirlo a Bae"
Sembrava non aver letto il proprio tono dispiaciuto. E dopotutto, nessuno si accorgeva mai dei suoi sentimenti, nessuno badava troppo a quel povero, piccolo, insignificante ragazzo.
Sforzò un sorriso, il più convincente che poteva.
"Sì... va bene - sussurrò - adesso scusa, ma voglio andarmene"
"Ma... Gideon..." - lo chiamò l'altra, sorpresa.
Il ragazzo però non si voltò indietro. Non poteva credere che fosse successo veramente, il destino giocava contro di lui, un destino contro cui stava inesorabilmente perdendo.
Adesso la sua ira lo pregava di essere liberata, si tratteneva da troppo tempo oramai, voleva smettere di essere il secondo in tutto, il perdente, quello che arrivava sempre troppo tardi.
Qualcuno però, qualcuno che non sarebbe mai aspettato, parve leggere molto bene la sua sofferenza.
Regina sapeva quanto le sofferenze per amore potessero portarti a cambiare.
Così, quando Gideon si fu fermato, gli apparve dietro, anche se a debita distanza.
"Oh, povero, piccolo, ragazzo indifeso"
Egli riconobbe immediatamente la sua voce, e quando si voltò e la vide, ebbe come primo istinto quello di scappare, o di difendersi.
"Tu! - esclamò - che cosa vuoi da me?"
"Calma, ragazzo, non sono certo qui per farti del male - disse con finta gentilezza - ho potuto costatare che sei veramente furioso"
"Ebbene, a te che importa?"- domandò con rabbia.
"Mi importa eccome, invece - disse avvicinandosi - vedi, da questo punto di vista siamo uguali. Anche io ho sofferto per amore, ma ho lasciato che questa sofferenza si tramutasse in forza e mi rendesse ciò che sono adesso. E tu... tu dovresti fare lo stesso"
Gideon sembrò ad un tratto interessarsi alle sua parole, dimenticandosi del fatto che quella davanti a lui fosse una nemica.
"Che vuoi dire?"
Lei sorrise, certa ormai di aver conquistato la sua attenzione.
"Tu sei quello messo sempre da parte, quello che non è mai abbastanza. Volevi soltanto una cosa, l'amore di Emma, e anche questo ti è stato tolto. La colpa è forse sua? Assolutamente no, ma di tuo fratello. Lui che è sempre stato un passo avanti a te, bravo in tutto, amato, rispettato, stimato..."
Sembrava che più Regina parlasse, più la rabbia di Gideon aumentasse.
"Dimmi, mio caro... che cosa vuoi?" - domandò avvicinandosi al suo orecchio.
"Io voglio essere il primo, per una volta. Voglio essere il più forte. Voglio essere davanti a tutti" - sussurrò stringendo i pugni.
"E potrai esserlo, se decidi di aiutarmi - sussurrò - insieme, potremmo diventare invincibili"
"Insieme? - domandò - ma io sono solo un comune essere umano, non so fare nulla"
"No, no, è qui che ti sbagli. Tu sei il figlio del Signore Oscuro, hai ereditato parte delle sue tenebre. Posso rendermene conto, guardando in questi tuoi occhi desiderosi di giustizia - fece afferrandogli il viso tra le mani - tuo padre ha preferito una vita insulsa alla magia oscura. E tu... vuoi forse farti sfuggire l'occasione?"
Gideon tremò. Lui non aveva mai creduto di essere malvagio, ma le parole di Regina lo stavano facendo pensare. Perché preoccuparsi, quando nessuno si era mai preoccupato per lui?
"Che cosa devo fare...?" - sussurrò.
Regina sorrise contenta.
"Devi solo fidarti di me. Ma adesso io ti chiedo... per ottenere quello che vuoi, sei disposto a fare tutto? Anche uccidere... il sangue del tuo sangue?"
Per la prima volta, Gideon tremò. Sapeva che Regina si stesse riferendo a Baelfire, quel fratello con cui era cresciuto, con cui aveva giocato, ma che gli aveva portato via l'unica cosa di cui realmente gli importava.
Quello fu l'istante in cui decise di dare ascolto alle tenebre dentro di sé.
"Io sono disposto"

Nota dell'autrice
Bene, adesso che ho rimesso a posto le idee, posso affermare che la storia sta per concludersi. I prossimi due capitoli saranno quelli della verità, quelli più importanti. Gideon è passato al lato oscuro e sembra disposto perfino ad uccidere il suo stesso fratello.
Emma adesso è in dolce attesa, pertanto c'è un'altra vita da proteggere. Regina si dimosterà spietata come sembra?


   
 
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