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Autore: Ginf    27/02/2017    0 recensioni
Questa è la storia di Ginnifer, una ragazzina trasformata da Carlisle in punto di morte, del suo rapporto con la famiglia Cullen e del suo punto di vista riguardo alcuni eventi che fanno riferimento ai libri. È anche una storia d'amore.
Genere: Drammatico, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio, Carlisle Cullen, Clan Cullen, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Dolore. Dolore è l'unica cosa che riesco a provare. Il fuoco mi sta uccidendo e io non posso fermarlo.

Dopo un tempo interminabile riesco ad aprire gli occhi. Dove mi trovo? In un luogo che si potrebbe definire freddo dal bianco delle pareti e dalla luce a neon. Sono stesa su un letto. Le lenzuola verdine profumano di dolce. Mi alzo. Nella stanza non c'è nessuno. Di fronte a me c'è un grande specchio con i bordi dorati. Mi ci rifletto. L'immagine che scorgo è troppo perfetta per essere me. Il vestito nero le calza a pennello, ricalca ogni singola curva del corpo di quella bellissima ragazza. È davvero una figura mozzafiato   , il suo volto è così privo di imperfezioni, così bianco, da sembrare una bamobola di porcellana. I capelli castani scuri scendono sulle spalle di quella bellissima ragazza fin sotto al seno. Lo sguardo si posa sugli occhi. Rossi. Non posso essere io. Io non sono così perfetta. Dopo tutto quello che ho combinato.
 - Bambina- mi giro, il mio dottore è  nella stanza. Sono in ospedale allora. - Sicuramente sai chi sono, sono il dr. Cullen. Carlisle.- Ovvio che so chi sia. Sono settimane che mi tocca vedere la sua figura perfetta nella stanza celeste d'ospedale che si preoccupa per me. Celeste, ecco appunto, non sono in ospedale. Questa è una stanza bianca.
- Ginnifer, ci sono state delle complicanze e... Non ho potuto aiutarti se non così. Mi dispiace tanto.- Cosi? Cosa intende? Perché è dispiaciuto? -Vedi io e la mia famiglia...noi non siamo umani.- Si e io sono Jennifer Lopez. -Siamo vampiri.- Abbozzo un sorriso convinta che mi stia prendendo in giro. 
-Vorrei tanto stare scherzando, ma purtroppo è la verità.  Noi però siamo diversi dagli altri. Ci definiamo vegetariani. Ci nutriamo di sangue animale.- 
Seguendo il filo del suo discorso mi accorgo che la mia mano sinistra e fissa sul mio collo cercando di placare quel bruciore nella gola che mi sta mettendo in agitazione.
 Il dr. Cullen deve averlo notato perché riprende a parlare con una voce dolce e appena udibile: -Sta tranquilla è la sete. Due dei miei figli ti accompagneranno a caccia e ti sentirai meglio. Seguimi.- 
Lo seguo. Fuori dalla stanza la casa rimane dello stesso colore, bianco. Percorriamo delle scale di legno e lo seguo fino ad un salotto. Ci sono due ragazzi uno dei quali è alto e muscoloso, ha capelli neri ricci e gli occhi marrone scuro in contrasto con la pelle chiarissima - Ciao, io sono Emmett- mi dice mostrando il suo sorriso migliore. 
L'altro è alto, meno muscoloso di Emmett. I suoi capelli sono biondo cenere e gli occhi hanno la stessa tonalità di quelli dell'enorme vampiro al suo fianco. La sua aria è tutt'altro che allegra. Sembra quasi scocciato. - Si, andiamo- afferma, squadrandomi. 
In tutto questo tempo non ho detto una parola, sono troppo spaventata e stanca per mettere a fuoco la situazione e capire cosa sia successo. 
Questo vampiro mi sta mettendo altamente a disagio. La sua aria di superiorità mi fa sentire minuscola e insolente. Non mi fido di lui. 
In un attimo ci troviamo a correre in un bosco. Il nostro andamento è molto veloce tra gli alberi. É quasi divertente. Emmett mi guarda -figo, no?- Lo guardo e gli sorrido. 
Nonostante l'aspetto da duro sembra un tipo apposto. 
Fiutiamo un odore dolce. Sangue. Sicuramente animale. Emmett suggerisce sia un'orso. Seguiamo le sue tracce fino a quando il mio olfatto non incrocia un odore più piacevole, più attraente, semplicemente più e inizio a correre nella sua direzione. 
Mi arrampico su un albero,che forza! Ci sono tre ragazze. I loro cuori battono forti. Una di loro dice qualcosa e le altre ridono. Stanno fumando una sigaretta e io sto per rovinare quel momento che non tanto tempo prima avrei vissuto anch'io con le mie amiche. Scollego il cervello per un attimo e non so cosa succede dopo, fatto sta che la gola non mi brucia più ed i cuori delle ragazze non palpitano più. Emmett e l'altro mi raggiungono. 
L'altro inizia ad urlare. - Cosa diamine non ti è chiaro? Dovevi seguire noi. Avevamo localizzato la preda. Non dovevi nutrirti di queste ragazze. Le hai uccise. Carlisle non sarà affatto contento e io non mi prendo affatto alcuna responsabilità. Emmett se vuoi occupatene tu.- sparisce. 
Ha ragione. Ho ucciso delle innocenti. Sono un mostro? Non è giusto che io uccida dato che sono un vampiro? Emmett mi distoglie dai miei pensieri - Va a casa. Ci penso io qui.- Ma come mi lascia andare così? - Emmett... Mi... Dispiace.- Mi lancia un'occhiata comprensiva e mi volge un mezzo sorriso. Mi volto e inizio a correre verso l'abitazione del dottore. Dovevo ragionare, fare chiarezza in tutta quella confusione. Dov'ero quando tutto questo era successo? Sembrava un sogno, un brutto sogno. Questa non ero io e tutte queste persone erano solo marionette del mio subconscio. 
L'altro è arrivato prima di me e ha già raccontato tutto. Carlisle sembra comprensivo e mi ha avvolto con un suo abbraccio. Mi ha detto di non preoccuparmi, che queste cose capitano a tutti i neonati vampiri e che presto ci farò l'abitudine. Ho deciso di non presentarmi al resto della famiglia, non oggi. Ho bisogno di un po' di tempo da sola e non di altri occhi pronti a giudicare. Torno in quella che pare essere la mia stanza e mi guardo allo specchio. A quel punto i ricordi riaffiorano. Quanto male. Quanto male ho fatto hai miei genitori. Sono una stupida e sono riuscita a rovinare anche le loro vite. Non mi perdoneranno mai. 




 

  
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