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Autore: Old Fashioned    02/03/2017    8 recensioni
È una fase della mia vita in cui ho bisogno di cose demenziali e ludiche.
Queste sono le avventure tragicomiche (molto più comiche che tragiche) di un capitano della flotta imperiale di nome Roy Veers (nipote degenere del più famoso Maximilian Veers - eroe di Hoth).
Il capitano viene mandato in missione al seguito di un colonnello affetto da demenza senile, con il poco invidiabile compito di recuperare uno psicopatico omicida che si è sottratto al controllo dell'Impero e ha instaurato un regno del terrore su un pianeta coperto di giungle inospitali e abitato da indigeni ostili.
"Riuscirà il nostro eroe a ritrovare Kurtz?" sarebbe una frase troppo abusata. Noi, più semplicemente, potremmo dire: "riuscirà il nostro eroe (si fa per dire), nonostante il gruppo di devastati e cerebrolesi che ha con sè, a riportare a casa la pelle?"
Lo saprete solo leggendo.
(ATTENZIONE: la storia contiene linguaggio molto volgare - chi è disturbato dal turpiloquio non legga per favore)
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Giorno 6 – Verso la Fine di Tutto

Apro un occhio verso le 06:30 e vedo Fjo’ona, con il suo solito baby-doll peccaminoso, che rassetta l’enorme ammontare dei suoi vestiti. Li ha tirati tutti fuori dalla valigia, poi li spiega, li scuote, li ripiega e infine li mette dentro un’altra volta. Non so che significato abbia questa pratica nella convoluta psiche twi’lek, sta di fatto che la ripete più o meno un giorno sì e uno no. Dovrò ricordarmi di chiederle perché lo fa, una volta o l’altra.
Buon giorno, Roy,” gorgheggia l’azzannatrice di membri virili notando che sono sveglio.
Io grugnisco cercando di tirarmi la coperta sulla testa, ma Fjo’ona è incontenibile: mentre rassetta, incurante del mio più che evidente desiderio di continuare a dormire, comincia a raccontarmi di quando faceva l’olomodella per un catalogo di biancheria intima sexy.
Ciarlando vanamente mi descrive le scene di delirio collettivo che si scatenavano al suo apparire vestita di succinti completini di pizzo, gli agguerriti branchi di talent-scout che se la contendevano e la terribile fatica delle sedute olografiche e dei rapporti con gli ammiratori.
A questo punto, io le chiedo: “Sessuali?”
Cosa?” fa la twi’lek colta alla sprovvista.
I rapporti con gli ammiratori. Mi hai descritto oceani di gente che ti idolatrava, mi immagino lo sbattimento di scoparseli tutti.”
Uffa, Roy! Non mi prendi mai sul serio!” protesta la scosciata facendo il broncio.
Ma non mi da un gran gusto infierire sulle miserrime capacità intellettive di Fjo’ona, tanto ormai mi ha già sbrandato, sono di pessimo umore, fuori c’è freddo e il cielo è coperto e ho una gran voglia di tornare al bar del circolo ufficiali a bere birra. Porconando, mi infilo in bagno per fare la doccia e tutte quelle cose che una persona fa di prima mattina.
Mi dirigo poi a fare colazione. La twi’lek dice che deve fare una cosa molto ma molto importante e che quindi mi raggiungerà dopo. Prima di uscire vedo con la coda dell’occhio che sta tirando fuori la solita pinzetta da sopracciglia.
Quando arrivo in mensa si offre ai miei occhi uno spettacolo desolante: i miei effettivi sono stati decimati da patologie assortite. Wolfen ha la febbre e la tosse, Lawrence ha la febbre e si è storto una caviglia e Felsen tanto per cambiare ha la febbre ma anche il vomito. Lothar deve aver mangiato qualche porcata indigena di troppo ed è stato confinato in bagno in preda ad una diarrea devastante. Hyaskon è rannicchiato sulla sedia con la faccia di uno che caga noccioli di pesca, mi sa che non è tanto in forma neanche lui.
Gli unici che stanno benissimo sono Waxen e la Du Bal. La mia solita fortuna.
Voglio la mia mamma…” geme Lawrence con lo sguardo del cucciolo di ewok morente.
Giovane capitano!” mi accoglie Waxen, ginnico e scattante più che mai, “I ragazzi sono andati in libera uscita ieri sera, e guardi che guaio! sono tutti ubriachi!”
Signor colonnello, stiamo parlando di tre imberbi astemi e di un wookiee. Non sono sbronzi, hanno la febbre.”
Giovane e sventato capitano, le devo proprio insegnare tutto? Questi tre bricconi l’hanno abilmente ingannata e sono andati a bere in un locale di malaffare, è evidente.”
Lancio un’occhiata ai tre sfigati ammucchiati, tremebondi e adesso anche febbricitanti. “Voglio la mamma…” ripete flebilmente Lawrence. Gli altri due piangono in silenzio come orfanelli poveri di fronte ad una vetrina di giocattoli.
Che meraviglia, oggi si va alla Fine di Tutto con un lazzaretto ambulante.
Mi rivolgo al capitano medico, che stamattina è più cupo del solito. “Non li può rimettere in piedi in qualche modo, Hyaskon?”
Impossibile,” risponde l’altro categorico.
Quando un medico dice “Impossibile” sento sempre un brivido giù per la schiena.
Come, impossibile? Perché?”
Flogosi diffusa dell’orofaringe con blocco della clearance muco-ciliare ed edema secondario dei tessuti. Presenza di rantoli a grosse bolle ad entrambe le basi polmonari e leucocitosi reattiva.”
Deglutisco a vuoto. Ho capito un 5% di quello che ha detto, ma mi sembra una cosa piuttosto cazzuta. Forse i soldatini stanno male veramente. E chi se lo immaginava?
È… è grave?” chiedo esitante.
Una banale influenza.”
E che cazzo, doc! Mi ha fatto venire un accidente,” rispondo sollevato, “non moriranno mica per un’influenza, no?”
Non si sa mai.”
Dal gruppetto di sfigati salgono lamentazioni strazianti.
Sospiro infastidito e dico: “Ecco! Li ha fatti spaventare. Adesso ce li dobbiamo tirare dietro tutto il giorno in queste condizioni.”
Ho fatto solo il mio dovere di medico,” risponde cupamente l’altro, “è inutile illudere il paziente.”
Altra salva di lamentazioni. Quel necrofilo bastardo mi ha appena creato un bel casino.
Come se tutto ciò non bastasse, interviene il colonnello dicendo: “Signori, vi invito a non essere così accondiscendenti nei confronti di quel gruppetto di furbacchioni. Tutto ciò di cui hanno bisogno è una bella doccia fredda. Impareranno a loro spese che non si esagera con le bevande alcoliche in missione!”
E dai con la leggenda metropolitana della doccia fredda come terapia dell’ebbrezza etilica.
Signore, non sono ubriachi, hanno l’influenza,” spiego pazientemente. “Vero, Hyaskon, che hanno l’influenza?”
Flogosi delle alte vie aeree con rialzo febbrile, sì. È quella che viene comunemente definita influenza.” Conferma il capitano medico.
Dunque anche lei li sta coprendo?” ribatte imperterrito il colonnello. Poi, dopo una pausa, con aria comprensiva aggiunge: “Del resto la capisco: sono stato giovane anch’io e anch’io tenevo le parti dei miei soldati quando alzavano un po’ il gomito.”
Interviene a questo punto la professoressa Du Bal, che effettivamente mancava all’appello. Mi scruta con sussiego e fa: “Devo purtroppo constatare che sta cominciando a trasmettere le sue abitudini da depravato anche a questi ragazzi. Lei è privo del benché minimo barlume di senso morale!”
In che senso, scusi?” odio chi fa discorsi troppo complicati di prima mattina.
Ha lasciato che questi giovani andassero ad ubriacarsi fino a stare male. Io mi vergogno per lei.”
Faccio un lungo sospiro e rispondo: “Professoressa, non ha sentito il capitano medico? Si tratta di influenza.”
Che il capitano medico tenga le sue parti è veramente una sconcezza. Dovrebbe cercare di preservare la salute, non di distruggerla con un veleno come l’alcool.”
Oh, che palle!” sbotto, “le ho già detto che è influenza. Se non è convinta si faccia dare un termometro dal capitano medico, lo infili nel culo di uno dei tre a scelta e controlli se la temperatura è superiore a 37 gradi Celsius o no. E adesso la finisca di rompere i coglioni perché ha già esaurito il bonus!”
Mentre la docente inorridita indietreggia, Waxen severamente mi dice: “Giovanotto, cos’è questo linguaggio mentre si rivolge ad una signora? Mi meraviglio di lei. La ricordavo molto più educato.”
Per un attimo vedo rosso come un reek infuriato e sto per lanciarmi alla gola del colonnello o della Du Bal a scelta, poi ci penso, mi calmo e decido di fottermene. Tanto oggi andiamo alla Fine di Tutto, localizziamo Kurtz, gli mandiamo un paio di divisioni di truppe d’assalto e fine della fiera. Se poi va di lusso, tra un paio di giorni sarò di nuovo all’agognato bar del circolo ufficiali e non vedrò mai più in tutta la mia vita né Alzheimer Waxen né la docente rompicoglioni.
Sopraggiunge a questo punto anche Fjo’ona, come sempre scosciatissima e pitonatissima, che passa ancheggiando davanti a tutta la compagnia e si siede ad un tavolino accavallando le gambe fino a che non si offre ai nostri occhi uno sconvolgente abisso di perdizione. Sul volto di Waxen compare un sorriso vagamente ebete.
Prima o poi bisogna che ti decidi a mettere qualcuna delle innumerevoli mutande che ti sei portata dietro,” le dico, notando che ad eccezione della Du Bal tutti la stanno contemplando con gli occhi vitrei e la mandibola appoggiata allo sterno.
Sono perizomi, non mutande!” ribatte Fjo’ona sdegnata.
Tu mettiteli lo stesso,” rispondo, “così evitiamo possibili scompensi ormonali nelle truppe combattenti.”
Perché si scompensano?” chiede la twi’lek spalancando gli occhioni.
Gentilissimamente, le spiego: “Tesoro, perché tu vai in giro sventolando la passera di prima mattina. L’umano di sesso maschile in età riproduttiva è generalmente piuttosto turbato da questa pratica.”
Perché l’umano… quello che hai detto tu… è turbato?”
Mia cara, perché gli viene voglia di saltarti addosso e scoparti fino a farti diventare ancora più blu di quello che sei.”
Salta su a questo punto la Du Bal dicendo: “Voi uomini siete tutti un branco di sporcaccioni e lei, Veers, è il peggiore di tutti.”
Con aria rassicurante, le rispondo “Stia tranquilla, professoressa, lei può girare anche nuda, se ne ha voglia. Non corre assolutamente nessun pericolo.”
La docente mi lancia uno sguardo inceneritore e mi gira sdegnata le spalle.
Io mi disinteresso di lei e mi verso un caffè. Facciamo colazione in silenzio, mogi come dei wampa su Tatooine. Fuori c’è un tempo di merda, tira vento e pioviggina.
Lasciamo poco dopo la graziosa villa coloniale che dà alloggio alla guarnigione di Kandy. Randall, tuttora incazzato nero per il rigatone di ieri sera, non è neppure venuto a salutarci. Probabilmente sarà intento ad avvolgersi rotoli di garza intorno al pisello malconcio.
Con l’aiuto di Rani, carico a bordo le febbricitanti truppe, la gnocca azzurra, la docente, il sempre più ginnico Waxen e il lugubre capitano medico, che ha già provveduto a rimpinzarsi di compresse di vari colori. Da ultimo sale faticosamente anche il wookiee, che presenta inequivocabilmente la triade sintomatologia dell’animale malato: prostrazione, pelo opaco e sguardo spento. Per inciso, fa anche una puzza che stenderebbe le mosche di una discarica a cinquanta metri. In effetti, avere la diarrea con il culo così peloso dev’essere un problema non da poco.
Gemendo e mugolando va ad accucciarsi in un sedile in fondo. Al suo passaggio la Du Bal ha un mancamento e la twi’lek impallidisce assumendo una tonalità azzurrino-livido. Hyaskon valuta la possibile durata della patologia che affligge le budella di Lothar, ci pensa un po’ su poi ingoia una delle sue compresse e pochi secondi dopo sta già ronfando beatamente, i tre soldatini subiscono in silenzio, troppo avviliti e timidi per protestare. Solo Waxen non sembra particolarmente turbato. Inspira a pieni polmoni e fa: “Ah, l’odore della campagna! Era dai tempi della battaglia di Vohs che non lo sentivo più. O era la battaglia di Holta? Diamine, non mi ricordo più… Maximilian, lei che è sempre così preciso, mi sa dire… mi sa dire…” si interrompe perplesso, poi grida: “Ehi! Cos’è questo ributtante fetore di escrementi?”
Signore, non ha detto che era l’odore della campagna?”
Che sciocchezze, giovane capitano! Questo tanfo vomitevole non ha nulla a che vedere con l’odore della campagna, mi meraviglio di lei.”
Signore, è stato lei a tirare fuori questa storia,” rispondo aprendo il finestrino, “a me sembrava normalissima puzza di merda wookiee.”
E la smetta con questo linguaggio! È un’indecenza!”
Mi allontano prima di macchiarmi di un crimine da corte marziale.
Con questo carico di sofferenza, ci dirigiamo verso Nuwara Eliya attraversando una zona montagnosa e piena di vegetazione. Ogni tanto ci sono anche dei campi con i sullustiani al lavoro, un quadretto bucolico che spezza la monotonia della giungla.
Cosa coltivano qui?” chiedo a Rani.
L’autoctono proferisce un irripetibile fonema nella sua madrelingua.
E sarebbe?”
Ripete il suono di prima più lentamente, poi aggiunge: “Erba buona per fare spacca-cervello!” e mi guarda compiaciuto.
Guardo di nuovo fuori. Altro che scenette bucoliche, questi sono narcotrafficanti al lavoro!
Buona per spacca-cervello!” ripete Rani, “Ottima qualità, sballo lungo, viaggio buono, niente mostri!”
Mostri?”
Se la sostanza non è pura si rischiano allucinazioni estremamente realistiche di creature mostruose. C’è gente che ha perso la ragione in seguito allo shock.”
Mi volto con gli occhi pallati: chi ha parlato è la Du Bal.
E lei come lo sa, prof?”
Ma… ma è ovvio. Tutti lo sanno,” risponde la docente imbarazzata.
Non è che durante le contestazioni universitarie si è fatta qualche canna con i suoi studenti?” le chiedo con aria complice.
È assolutamente ridicolo,” sbuffa indignata la professoressa, “le sue basse insinuazioni non mi sfiorano neppure!” Dopo una pausa sdegnosa aggiunge: “E poi lo sanno tutti che lo spacca-cervello non si fuma ma si ingerisce.”
Ne sa più di un pusher rodiano, vedo.”
Lei è uno screanzato ed uno zoticone,” conclude con sussiego la Du Bal, quindi cessa di darmi udienza e si dedica ad una delle sue letture in una qualche lingua aliena.
Procediamo per un po’, poi mi si avvicina Wolfen che timidamente mormora: “Signor capitano, mi… mi scappa la pipì…”
Mi avrebbe stupito il contrario,” rispondo con un sospiro.
Troviamo un bello spiazzo e ci fermiamo in mezzo alla natura ubertosa, ai piedi di una graziosa cascata. Già che ci siamo, faccio scendere tutti e ordino un quarto d’ora di pausa.
Wolfen sparisce in mezzo ai cespugli; Fjo’ona si aggira svagata raccogliendo fiori. Senza allontanarsi troppo dal mezzo, Felsen e Lawrence osservano incuriositi alcuni trafficanti di spacca-cervello al lavoro in un campo; Lothar va a bere alla cascata uggiolando pietosamente; Waxen salta giù dal mezzo, fa due o tre molleggi sulle gambe, inspira a pieni polmoni con le mani sui fianchi quindi si mette a mingere contro la fiancata dello sprinter. Non so se abbia capito che sta pisciando contro il suo finestrino, comunque lo lascio fare: se lo distraggo è capace di girarsi di colpo con l’uccello in mano e farmi la doccia.
Non si vedono Hyaskon e la Du Bal. Il capitano medico dev’essere a bordo che ronfa. Per quanto riguarda la docente, spero si stia già incamminando verso il duodeno di un nexu.
Sto così ragionando tra me e me quando vedo Wolfen avvicinarsi con passo malfermo. Ha gli occhi pallati ed è bianco come un cadavere.
Ehi, che ti succede?” gli chiedo preoccupato.
Mi fissa con aria assente, apre la bocca per rispondere ma prima di poter emettere un suono cade in deliquio e se non ci fossi io a prenderlo al volo si abbatterebbe al suolo come un albero tagliato. Fjo’ona strilla come se le avessero piantato un forchettone da grigliata nel culo. Lawrence e Felsen si precipitano sul compagno caduto, ma siccome sono due inetti non sanno bene che fare e mi fissano irresoluti.
Come sempre, strappo Hyaskon ai suoi paradisi artificiali e gli ingiungo di accertarsi delle condizioni cliniche di Wolfen.
Con aria annoiata, il capitano medico esamina il paziente, lo palpa, lo ausculta, lo scruta e infine dice: “Già, certo. Un caso singolare ma abbastanza semplice.”
Cos’ha?”
Episodio lipotimico legato ad atteggiamento fobico in personalità immatura.”
Me lo traduca in imperiale, doc.”
Mentre pisciava gli è andata una sanguisuga sul pisello e lo shock lo ha fatto svenire,” risponde l’altro. Dopodiché tira fuori un paio di pinzette, traffica un po’ sul corpo del caduto e mi mostra trionfante un vermiciattolo nero che dev’essere lungo a occhio e croce un centimetro e mezzo e largo non più di tre millimetri.
E quel deficiente è svenuto per un affarino così piccolo?” chiedo incredulo. Ma non ho bisogno di attendere la risposta affermativa del dottore: Lawrence e Felsen stanno fissando l’anellide con gli occhi dilatati dal terrore e il loro colorito sta virando verso il bianco cadaverico. Li spedisco sul mezzo prima di doverli caricare su a braccia.
Hyaskon fa rinvenire Wolfen con la consueta somministrazione di schiaffazzi, poi fa salire anche lui a bordo dello sprinter e ripartiamo.
Ricomincia il susseguirsi di foreste e campicelli.
Vista la monotonia del paesaggio, mi sistemo comodamente sul sedile e chiudo gli occhi con l’intenzione di farmi una dormita. Passa qualche minuto poi sento la voce della Du Bal che esitante chiama: “Dottor Hyaskon…”
Che c’è?”
La docente esita e tra le palpebre socchiuse la vedo lanciarmi una rapida occhiata. Probabilmente vuole accertarsi che io stia dormendo. Siccome odio deludere il prossimo, mantengo un’immobilità totale e attendo lo svolgersi degli eventi.
Ecco, vede…” comincia a bassa voce, “quando ci siamo fermati mi è occorso un incidente alquanto spiacevole…”
E sarebbe?”
Io sono andata… insomma, ho fatto… lei mi capisce…”
Veramente non tanto,” la interrompe Hyaskon insensibile al suo imbarazzo.
La docente lo fulmina con lo sguardo e prosegue: “Ho avuto necessità di appartarmi per un’impellenza fisiologica e… mi sono pulita con delle foglie...”
Il capitano medico la fissa con aria di cortese interesse.
Io… spero che non sia nulla,” prosegue la Du Bal, “ma ora sento pizzicare e avendo assistito all’episodio della sanguisuga non vorrei che…”
Tutto qui?” la interrompe Hyaskon, “faccia vedere, forza!” E tira fuori le pinzette.
Cosa? Qui davanti a tutti?” grida la docente inorridita.
Vede dei separé, per caso?”
Ma io… ma io non posso mostrare le pudenda a un uomo e per di più davanti a dei militari!”
Se vuole chiamiamo Fjo’ona.”
Il sessantanove è la mia specialità,” interviene la twi’lek, sicura che le stiamo per chiedere un duetto lesbo. “Preferisci stare sotto o sopra, Ophelia?” si informa cortesemente.
La Du Bal boccheggia come un quarren. “Non se ne parla nemmeno,” ansima infine, “io non mostro le mie parti intime a chicchessia e non mi presterò alle sudice perversioni di un’aliena dalla dubbia moralità. Esigo un medico donna!”
A questo punto intervengo io dicendo: “Prof, sia seria. Dove diavolo la troviamo una dottoressa in mezzo a questa foresta?”
La docente assume un colorito rosso porpora royal guard. “Lei ha sentito tutto!” grida con voce strozzata.
Sì. È stato uno spasso.” Rispondo col consueto sorriso disarmante.
Lei… lei è un pervertito senza principi morali!…” ansima la Du Bal al colmo dello sdegno.
Già. Non è la prima che me lo dice. Comunque ribadisco che secondo me sarà impossibile trovare un medico donna qui in mezzo.”
Lei lo deve trovare!” grida la professoressa. Dal tono di voce direi che è pericolosamente vicina all’attacco isterico.
Fortunatamente, interviene Rani dicendo: “Io sa dove medico femmina. Io portare!”
OK, portaci dalla dottoressa,” rispondo, “così vediamo se la nostra esimia docente si calma.”
L’esimia docente mi lancia uno sguardo che incenerirebbe una paratia antilaser.
Lo sprinter fa una piccola deviazione e ci addentriamo per un viottolo sterrato fino a raggiungere un grande edificio seminascosto tra gli alberi. Davanti c’è uno spiazzo dove alcuni sullustiani scaricano sacchi pieni di foglie e poi li portano all’interno della costruzione. Mi sorge un dubbio.
Rani, è quello che penso io?”
L’indigeno fa un sorriso che mostra tutti i denti posseduti dalla sua specie (ovvero pochi) e trionfante risponde: “Sissignore! Questa grande fabbrica di spacca-cervello! Qui entrare foglie, là uscire belle pillole colorate. In mezzo, luuunga lavorazione!” Si sbraccia cercando di darmi un’idea della lunghezza della suddetta lavorazione.
Sospiro. Ci mancava anche la fabbrica di spacca-cervello. Cerco di immaginare Waxen dopo l’assunzione di una dose e con un brivido di orrore decido di pensare ad altro.
Qui c’è una dottoressa?” chiedo basito a Rani.
Tu seguire. Da lei ti porterò.” Ed entra nella fabbrica.
Attraversando tutte le fasi di lavorazione della droga, io e la docente gli teniamo dietro fino ad una stanzina che evidentemente funge da ambulatorio. Dentro c’è un ayuboa ithoriano, con un immacolato camice bianco.
Ecco dottora!” proclama trionfante la nostra guida.
In effetti, dei sei sessi ithoriani l’ayuboa è quello che si avvicina maggiormente al nostro concetto di femmina.
Se è uno scherzo, è davvero di pessimo gusto…” mormora speranzosa la docente. Segue un silenzio inquietante.
Il lumacone di due metri e quindici fissa la paziente con sguardo mite e proferisce qualche vibrazione a bassa frequenza, il che, in ithoriano, corrisponde ad un saluto.
Io esibisco alla Du Bal il consueto sorriso disarmante e dico: “Ora noi ci assentiamo e lasciamo voi signore a discutere per conto vostro. Visto che è docente di lingue aliene, spieghi pure alla dottoressa che ha una sanguisuga nella passera e veda cosa le consiglia. La torniamo a prendere tra una mezz’oretta.”
Mi allontano ghignando. Dalla porta la docente mi lancia lo sguardo del naufrago che vede sparire all’orizzonte l’ultima scialuppa di salvataggio.
Mi dirigo allo sprinter, dal quale spero ardentemente che nessuno nel frattempo si sia allontanato.
Giunto là trovo Hyaskon che dorme, Lothar che guaisce e i tre soldati intenti a parlare tra loro con aria concitata. Di tanto in tanto si indicano a vicenda Fjo’ona, che sta vagando con andatura malferma e sguardo perso all’infinito e intanto canterella a bassa voce una specie di nenia nella sua lingua.
Non vedo Waxen da nessuna parte, ma al momento è un problema posticipabile: ora ho un orrendo sospetto a proposito della nostra twi’lek.
Ragazzi, che ha Fjo’ona?” chiedo ai tre imbranati.
Non lo sappiamo, signore,” risponde Felsen cercando maldestramente di mettersi sull’attenti, “ha mangiato una caramella rosa e poi ha cominciato a fare cose strane.”
Il sospetto comincia a concretizzarsi.
E dove l’ha presa la dannata caramella rosa?”
Gliel’ha data uno degli operai, signore.”
Proferisco alcune sentite imprecazioni. Come immaginavo, la caramella rosa è la temutissima varietà di spacca-cervello detta ‘laguna di sogno’, che dà una sensazione di immenso benessere, pace interiore e armonia col cosmo. La cretina se l’è mangiata e adesso è in fattanza come un balosar.
Raggiungo la pitonata e le chiedo come sta.
“…Benissimo…” mi risponde con aria sognante, “… sto benissimo… qui è tutto così bello… è meraviglioso vedere la natura… i sullustiani che lavorano… le piante… i fiori…” si interrompe e dopo alcuni secondi di contemplativo silenzio ricomincia a cantare la sua nenia a bassa voce.
Torno sacramentando verso lo sprinter. Adesso ce la dobbiamo ciucciare in versione amore universale per almeno un giorno, poi andrà in down e per altri due giorni sarà intrattabile, acida, rompicoglioni, polemica e sarcastica. Tutto le farà schifo, tutti le staranno sul culo e starle vicino sarà piacevole come avere una scimmia-lucertola kowakiana attaccata alle palle.
Mi volto verso le tre reclute e con aria severa chiedo: “Voialtri non avrete mica mangiato caramelle strane, vero?”
Sussultano e deglutiscono a vuoto.
Le avete mangiate?”
No… nossignore.” Risponde Wolfen con voce tremula.
Avanti, date qua quelle che avete!” ordino.
Con aria colpevole mi consegnano una quantità di spacca-cervello in grado di ribaltare un bantha adulto per una settimana.
E queste dove le avete prese?”
Si guardano irresoluti.
Non dovreste accettare caramelle dagli sconosciuti,” li ammonisco, “non ve l’ha spiegato la mamma?”
Altro scambio di sguardi preoccupati.
Forse è meglio che glielo dici,” consiglia Lawrence a Felsen dopo un silenzio imbarazzato.
Non era uno sconosciuto, signore. Era il signor colonnello,” si decide a dire quest’ultimo, “ha detto che i ragazzini devono mangiare le caramelle e non andare fuori a sbronzarsi. Perché ha detto così, signore? Noi non beviamo alcolici…”
Perfetto. Adesso il vecchio fossile si mette a fare anche il pusher.
Con un sospiro di esasperazione rispondo: “È una questione un po’ lunga, figliolo. Non mangiate quelle caramelle, altrimenti andate fuori di testa come dei gundark in calore. Anzi, andate a bordo dello sprinter e aspettatemi lì.”
È arrabbiato con noi, signore?” chiede Felsen preoccupato.
Abbiamo fatto qualcosa di male?” insiste Wolfen.
Negativo, non ce l’ho con voi,” rispondo con l’ennesimo sospiro. Non è colpa vostra se siete scemi.
Con animo funestato dai più cupi presentimenti, vado alla ricerca del colonnello.
Lo trovo subito: nudo come una dianoga, sotto una cascata, in acqua fino alle anche, sta cantando a pieni polmoni l’inno del suo reggimento.
Quelle caramelle sono fantastiche!” mi grida fra una strofa e l’altra, “le ho provate tutte: rosse, gialle, verdi, rosa, blu, viola… sono buonissime! Mi hanno addirittura fatto andare via quel fastidioso mal di schiena che mi portavo dietro da… quella volta che… Diamine! Non mi ricordo, ma che importa? Mi verrà in mente!” E ricomincia a cantare a squarciagola.
Mi siedo su un sasso lì vicino. OK, Roy, esaminiamo la situazione: il capitano medico è collassato nello sprinter in fattanza da ansiolitici, il wookiee ha il torcibudella, le tre reclute, già di loro disperatamente idiote, sono febbricitanti, Fjo’ona si sta facendo un trip da Laguna di Sogno e tra un po’ arriverà anche la Du Bal incazzata per lo scherzetto dell’ayuboa ithoriano. Inoltre, come se tutto ciò non bastasse, quel rincoglionito globale di Waxen si è mangiato tanto di quello spacca-cervello che se non gli si schiantano gli ultimi neuroni rimasti entro breve comincerà a emettere luce.
Mentre sono immerso in queste dolorose meditazioni sopraggiunge proprio la Du Bal, con la passera finalmente disinfestata. Ha le mani a brocca sui fianchi ed è incazzata come se un rangkor le avesse morsicato il culo.
Com’è andata, prof?” le chiedo con un sorrisino di circostanza.
Andiamo via,” è l’unica risposta che si degna di fornirmi.
Impossibile.”
Impossibile? Come sarebbe a dire?”
Senza aggiungere altro le indico Waxen, che intanto è passato dall’inno del reggimento alle canzoni sconce e nella fattispecie sta sbraitando una strofa di inaudita volgarità su Ilona la Tettona che apre le cosce all’arrivo di Zorano il Gamorreano.
Cos’è, uno dei suoi scherzi di pessimo gusto?”
Magari…”
Rimaniamo entrambi in silenzio a contemplare l’agghiacciante spettacolo. Evidentemente, il cocktail di vari spacca-cervello che il colonnello si è mangiato gli ha per prima cosa fottuto i circuiti inibitori e poi lo ha reso libidinoso come uno hutt nella stagione degli amori. Cose molto tristi.
Dopo un po’ l’esimia docente decide che ne ha abbastanza e con tono perentorio mi dice: “Capitano, io esigo di andare via!”
Lo dica al colonnello. Stiamo aspettando lui, appena ha finito di fare il bagnetto ce ne andiamo.”
Io lo dicevo a scopo provocatorio, ma la Du Bal mi prende in parola, si rimbocca la sottana e si dirige risolutamente verso lo specchio d’acqua.
Colonnello, esigo di andare via!” gli dice con tono perentorio.
Bella gnocca, vieni qui che ti do del salamino!” risponde Waxen accompagnando le irrispettose parole con gesti inequivocabili.
La professoressa ha un attimo di smarrimento, il colonnello ne approfitta per farle avere anche la seconda salva: “Levati quei vestiti, culona, che ti spalmo di panna montata e ti lecco tutta come un gelato!”
L’esimia docente gli volta le terga e fugge a gambe levate. “Quell’uomo è un orribile pervertito e non è in possesso delle sue facoltà mentali!” si sente in dovere di informarmi passandomi accanto.
Rimango solo a contemplare lo sfacelo neuronale del mio superiore e di nuovo mi sovviene che alla fine non sarebbe poi così male mollarlo qui in fattanza e darlo per disperso.
Intanto che io valuto questa possibilità, il colonnello segue con uno sguardo di nostalgia il deretano della professoressa in fuga poi fa: “Vieni a lavarmi la schiena, biondino?”
Ma signor colonnello!” protesto, colto alla sprovvista.
Ogni buco è trincea, diciamo dalle nostre parti. Non sarai una ballerina twi’lek, ma io sono uno che si accontenta!”
Non so se prenderlo come un complimento, comunque mi fa venire un’idea. “Non si muova,” rispondo, “visto che è un estimatore del genere, le mando una ballerina twi’lek!” e vado in cerca di Fjo’ona.
Essendo la nostra aliena in pieno trip da amore universale, è ancora più facile del solito convincerla a fornire prestazioni sessuali. Le spiego ciò che deve fare e finalmente, qualche tempo dopo, possiamo ripartire alla volta di Nuwara Eliya. Nel corso dell’operazione il colonnello dev’essere andato pericolosamente vicino all’infarto del miocardio, ma almeno adesso è esausto e non rompe i coglioni.
Giungiamo alla nostra destinazione nel primo pomeriggio. È una cittadina piuttosto cupa, con case in stile coloniale. Nulla di ciò che vediamo ci evoca una ‘Città della Luce’, che a quanto mi ha spiegato Rani sarebbe il significato in sullustiano di Nuwara Eliya. Ci sono nuvole basse, tira vento e pioviggina. Indigeni poco amichevoli ci rivolgono occhiate torve.
Che allegria,” commenta Hyaskon con tono lugubre.
Credevo che questo tempo le piacesse,” rispondo.
Mi fa cagare. Sarò anche un necrofilo, ma tra le mie perversioni non c’è quella di andare in giro bagnato fino alle ossa con un freddo bastardo che ti fa diventare le palle come prugne secche.”
Hyaskon, per caso si è mangiato anche lei dello spacca-cervello?” mi informo stupito.
Negativo, ma forse non sarebbe stata una cattiva idea.”
Ogni lasciata è persa,” commento con un sospiro. Nello sprinter cala nuovamente il silenzio.
La base imperiale, che raggiungiamo dopo aver attraversato la ridente cittadina, è accogliente come un convento B’Omarr durante il digiuno rituale: si tratta di un caseggiato grigio dall’aria slavata e fatiscente circondato da alcuni giri di filo spinato arrugginito. Una bandiera imperiale pende miseramente, floscia e bagnata, dalla sua asta.
Che posto romantico…” sospira Fjo’ona guardando fuori con espressione trasognata e anche vagamente beota.
Non facciamo in tempo a risponderle che il portone della caserma si socchiude e ne sguscia fuori con circospezione un omettino macilento dall’aria dimessa. Dato l’aspetto da derelitto, sulle prime pensiamo che sia una specie di impiegato civile, poi lo guardiamo meglio e ci accorgiamo che non solo ha un’uniforme imperiale, ma ha anche i gradi di capitano.
Sta a vedere che ‘sto sfigato è il comandante della base,” fa Hyaskon.
Addossato alla porta dalla quale è appena uscito, l’omino ci guarda strizzando occhi da miope e si intuisce chiaramente che ha una gran voglia di fiondarsi di nuovo dentro e chiudersi a chiave.
Mi sa che ha ragione, doc,” rispondo costernato. Poi, dopo’lcuni secondi aggiungo: “Chissà come cazzo ha fatto questo derelitto a diventare un ufficiale imperiale. In ogni caso, sarà meglio che vada a parlargli.”
Dopo il trattamento della nostra twi’lek il colonnello è ancora in stato soporoso, quindi vado a conferire col tizio senza dover perdere tempo a distrarre il mio superiore.
Visto da vicino, l’omiciattolo è di una tristezza sconfortante: sono indeciso se somiglia più ad un ewok spelacchiato o a un jawa coi capelli (pochi, peraltro). Ha le spalle spioventi, il colorito malsano e lo sguardo sfuggente, sembra evaso da un opuscolo sulle conseguenze nefaste della masturbazione.
Capitano Roy Veers della flotta imperiale,” mi presento, “ho una missione di priorità uno.”
L’altro sussulta e risponde con voce tremula: “Priorità uno? Santo cielo, cosa potrà mai essere? Cosa potranno volere da noi? Siamo solo una piccola base, abbiamo pochi uomini, gli approvvigionamenti arrivano con difficoltà, noi non possiamo…”
Calma,” lo interrompo, “stiamo solo cercando una persona.” Non aggiungo altro. Qualcosa mi dice che se nomino Kurtz questo tizio mi crepa d’infarto senza passare dal via.
Una persona?,” ripete l’altro costernato, “una persona? Ossignore, oh santo cielo, poveri noi! E se poi questa persona non si trova? Che succederà? Manderanno sicuramente un’ispezione, vorranno interrogarci sulla nostra inefficienza. E poi chi glielo spiega che qui facciamo quello che possiamo, che siamo solo una piccola base che a stento riesce a sopravvivere? Non ci crederanno mai, saremo deportati tutti alle miniere di Kessel…”
Tace, a corto di fiato e di argomenti. Mi fissa ansioso con la faccia di uno che sta cagando noccioli di pesca.
Ma perché fa tutto questo casino?” gli chiedo con sincera curiosità, “Ci serve solo un alloggio per stanotte, non siamo mica ispettori.”
Un alloggio, dice lei, un alloggio!” ribatte l’altro, “Come se fosse facile! Lei non ha idea dei problemi che abbiamo qui!” E ricomincia per la terza volta con l’elenco delle sue disgrazie.
Contrattiamo per un po’ e alla fine, tirando in ballo Tarkin in persona e bluffando spudoratamente su una sua eventuale ispezione alla base di Nuwara Eliya, ottengo ciò che mi serve: il capitano Feige ci cede a malincuore quattro stanze, nonostante l’idea che una twi’lek e un wookiee scorrazzino nella sua base sia sufficiente a riempirlo di terrore. “Non dormirò stanotte, capitano Veers,” mi confida con aria afflitta, “E se quel bestione morde qualcuno? E se gli uomini perdono la testa per colpa di quella ballerina in abiti sconci? E se i suoi novellini combinano qualche guaio? per non parlare di quella docente! Una civile! Se le succede qualcosa di chi è la responsabilità?”
Anche la twi’lek è una civile.”
La mia banale osservazione lo manda in un parossismo di ansia, tanto che sono indeciso se chiamare Hyaskon.
Mentre sto ancora valutando questa eventualità, Feige mi chiede: “A proposito: dov’è la persona che state cercando, capitano?”
Il posto si chiama La Fine di Tutto. A quanto ne so dev’essere qua intorno.”
Il mio collega sbianca in viso, fa gli occhi pallati, spalanca la bocca e si porta una mano al petto indietreggiando. Adesso cade stecchito, penso. Immagino già la mia comunicazione a Tarkin: Governatore, abbiamo avuto un problemino qui a Nuwara Eliya, il comandante della base è morto d’infarto quando gli ho rivelato l’obiettivo della nostra missione. Che faccio?
Ma Feige non cade stecchito. Ansimando, mi dice: “Capitano, lei dev’essere impazzito! Lei non può andare là, è pericolosissimo!”
Cercando di apparire disinvolto, gli rispondo: “Via, che ci sarà mai?”
La risposta è un grido strozzato: “Kurtz! C’è Kurtz! Quello è il suo covo!”
E allora?”
Sa almeno di cosa sto parlando?”
Direi. È proprio lui che stiamo cercando.”
Forse se l’avessi preparato con un po’ più di tatto alla sconcertante rivelazione sarebbe stato meglio. Incurante dello stupore che il suo comportamento mi suscita, l’omino mi gira le spalle, si mette le mani sulle orecchie e rivolto a qualche misterioso interlocutore a me ignoto, comincia a dire: “Alla Fine di Tutto! Vuole andare alla Fine di Tutto, questo qua. Si presenta con la sua faccia tosta nella nostra base che già di suo ha i suoi problemi e sopravvive a stento e mi dice che vuole andare alla Fine di Tutto. Così, come uno direbbe che va a fare shopping in centro. Vuole andare da Kurtz. E che ci va a fare da Kurtz? E se poi Kurtz si arrabbia e decide di venire qui a fare una rappresaglia? Chi lo ferma? Io non voglio finire squartato da quattro gundark o bollito vivo! Moriremo tutti! No, non voglio. No…” la voce gli si affievolisce in un mormorio confuso.
Io alzo le spalle perplesso e faccio cenno allo sprinter di avvicinarsi. Credevo che il corpo ufficiali dell’Impero avesse raschiato il fondo del barile con il sottoscritto, ma evidentemente non c’è limite al peggio.

Ci sistemiamo nella base, che è di uno squallore infinito, e subito dopo ci prepariamo alla spedizione. Ho dovuto lasciare in branda Wolfen e il wookiee perché sono in condizioni pietose, ma gli altri me li tiro dietro. Se troviamo Kurtz posso sempre lasciare indietro la Du Bal e Waxen per coprire la nostra ritirata, così prendo due bog-wing con uno scurrier.
Quando sente che abbiamo effettivamente intenzione di partire, Feige quasi ha un collasso. “Oh no, capitano, lei non può andare là, lei non ha la più pallida idea di quanto sia pericoloso! Senza contare che espone noi tutti al rischio di una terribile rappresaglia…” si interrompe e mi fissa speranzoso, ma io rimango impassibile.
L’altro riprende: “E poi… il tempo è troppo brutto! Sì, certo. Troppo brutto. La strada non è percorribile.”
Io guardo fuori e rispondo: “Sia serio, collega. Vengono giù si e no due gocce di pioggia.”
Ma c’è il pantano, la nebbia, le frane, le inondazioni…”
Senta,” lo interrompo, “io ne ho le palle piene di Kurtz e di questo pianeta di matti e ho un desiderio morboso di allontanarmi da tutto ciò e tornare al bar del circolo ufficiali – dove la temperatura è confortevole e non ci sono insetti, peraltro – a bere birra. Quindi, in sintesi, o lei mi spiega come faccio a raggiungere la dannata Fine di Tutto, oppure accendo il navigatore satellitare dello sprinter e ci vado per conto mio.”
Non con quello sprinter,” cede infine l’omiciattolo, “è troppo pesante. Le darò il nostro mezzo di servizio. Mi farà venire le palpitazioni, Veers.”
Poco dopo partiamo alla volta della Fine di Tutto stipati all’interno di una specie di AT-ST leggermente più grande del modello standard. Io ho Fjo’ona sulle ginocchia, la Du Bal da una parte e Hyaskon dall’altra e va di lusso che non c’è il wookiee, se no me lo trovavo sdraiato addosso tipo pelliccia.
Waxen, Felsen e Lawrence sono alle mie spalle. Il colonnello, purtroppo non più collassato, sta raccontando un complicato aneddoto di guerra alle due reclute superstiti. Anche se si è mangiato una quantità di spacca-cervello che avrebbe steso un plotone di sandrtrooper in assetto di guerra non sembra molto diverso dal solito, segno che neppure la potente droga riesce ad intaccare la sua perniciosa demenza di Alzheimer.
Il mezzo procede con sobbalzi e scossoni per un tempo indefinibile (in queste condizioni anche un minuto diventa lunghissimo) e poi si ferma. Uno dei piloti si gira e mi dice: “Da qui in poi dovete andare a piedi, signore, il terreno è troppo cedevole. Rischieremmo di ribaltarci.”
Un’altra bellissima notizia.
È lontano?” chiedo cercando di scrutare fuori dalle feritoie.
Non lo sappiamo, signore. Nessuno è mai stato nel covo di Kurtz ed è tornato indietro per dire dov’era. Comunque c’è un sentiero.”
Con qualche difficoltà scendiamo dal mezzo. Il posto è a dir poco spettrale: siamo in una specie di brughiera ondulata e coperta di erbe alte. Bestiacce gracchiano in lontananza. C’è un vento che non si sta dritti, ma nonostante ciò l’atmosfera è piuttosto nebbiosa. Misteri del clima di Sullust.
Noi vi aspettiamo qui, signore,” mi dice uno dei due piloti prima di sprangare il portello dell’AT-ST, “non ci teniamo a finire scorticati vivi o a trovarci un cavo dell’alta tensione infilato nel culo.”
Sentito, prof?” dico rivolgendomi alla Du Bal, “corrente elettrica nel deretano. Scommetto che con un trattamento del genere si metterebbe a ballare persino lei.”
La docente tace sdegnata e tutti ci incamminiamo sotto il cielo cupo. L’unica che non è di umore plumbeo è Fjo’ona, tuttora in fattanza da Laguna di Sogno.
Durante la marcia assistiamo all’ultima stravaganza del cervello bacato di Waxen: il colonnello si mette a raccogliere funghi. Si è procurato un sacchetto e ci mette dentro oggetti vagamente rotondeggianti che trova per terra: sassi, tuberi, cacche di dewback e così via. Il che va benissimo, perché si allontana dal gruppo per cercare i suoi funghi e non rompe le palle. Basta solo che poi non si metta in testa di farli in umido stasera.
Fjo’ona passeggia con aria svagata e sguardo perso all’infinito, talvolta aiuta il colonnello nella sua raccolta, talaltra annusa un fiore o insegue creaturine colorate che svolazzano ridendo come una scema.
La Du Bal, che arranca ansimando, trova il modo di fissarmi severamente e di dirmi che è uno scandalo che questo sentiero sia così dissestato, come se fosse colpa mia.
Lawrence e Felsen, orbati del loro compagno, hanno l’aria ancora più spaurita e derelitta del solito, il che significa che impietosirebbero un gundark affamato.
Al mio fianco, cupo e pessimista come sempre, Hyaskon fa: “Ci prenderanno e ci faranno a pezzi, vedrà.” Poi, dopo una lunga pausa, aggiunge: “A proposito, ce l’ha ancora quella fiala di morte dolce che le diedi a Sigiryia?”
Come potrei separarmene?” gli rispondo toccandomi parti irriferibili. In realtà si tratta di una menzogna immonda. La fiala l’ho buttata via con orrore non appena sono riuscito ad eludere la sorveglianza dell’ufficiale medico.
Vedrà che la dovrà usare.”
Negativo. Non intendo esporre la squadra – o peggio la mia persona – a inutili rischi. Arriviamo in vista del campo di Kurtz, guardiamo col binocolo se c’è formicolio di gente e in caso affermativo ci segniamo le coordinate per un attacco aereo. Fine della trasmissione.”
Veers, anche un capitano medico come me capisce che il suo piano fa acqua da tutte le parti.”
Devo dire che qualche dubbio mi era venuto, comunque chiedo: “E cosa ci sarebbe che non va nel mio piano, secondo lei?”
E se non formicola nessuno perché sono tutti a fare la siesta pomeridiana? E se quelli che vediamo formicolare non sono gli scagnozzi di Kurtz ma degli innocenti civili? E se Kurtz si accorge che arriviamo e ci cattura?”
Insomma, basta!” rispondo seccato, “ci avvicineremo di soppiatto e guarderemo con attenzione quelli che formicolano nella base. E se non vediamo nessuno tanto peggio per loro. Ordineremo l’attacco aereo ugualmente, così imparano!”
Così discorrendo arriviamo a un bivio. Un sentiero si addentra nella brughiera e si perde nelle nebbie, l’altro, contrassegnato da un cartello con scritto “Fine di Tutto”, si infila in una foresta e sembra ricavato dal letto di un torrente in secca.
Pare che ci siamo,” dico, “da adesso in poi fate silenzio e non allontanatevi.”
Incontro lo sguardo scettico del mio collega e mi rendo conto della cazzata che ho appena detto: la Du Bal si sente immediatamente in dovere di spiegarmi che lei va esattamente dove le pare nel momento in cui le pare di farlo, Fjo’ona vaga qua e là canticchiando e raccogliendo fiori e Waxen percorre le colline piegato a novanta borbottando fra sé e sé. Gli unici che mi stanno orribilmente appiccicati sono Lawrence e Felsen, che si sentono abbandonati e hanno tanta paura.
Come non detto,” proseguo, “andiamo a vedere dov’è questo dannato Kurtz. Ogni minuto che mi separa da lui mi separa anche dal bar del circolo ufficiali.”
Procediamo con cautela. Dopo un bel po’ di strada in salita la foresta termina bruscamente: di fronte a noi si apre uno spiazzo con alcuni edifici malandati e subito dopo c’è un agghiacciante strapiombo che a prima vista direi sui settecento metri.
Ci acquattiamo tra i cespugli, anche se il posto sembra non solo completamente deserto, ma anche abbandonato da tempo.
È la Fine di Tutto,” dice Hyaskon alle mie spalle.
Sicuro?”
Non si può andare oltre.” E indica il burrone.
Segue un inquietante silenzio.
Metto in azione i rilevatori di movimento, calore corporeo e balle varie, ma gli strumenti rimangono silenti.
Non c’è nessuno,” osserva l’ufficiale medico.
Sembra di no,” rispondo. Poi mi volto verso i due soldatini tremebondi e dico: “Ragazzi, che ne direste di andare a fare un bel sopralluogo? Se trovate Kurtz ci avvertite con il com-link.”
I due sbiancano e mi fissano con occhi pallati dall’orrore.
Scherzavo, dai! L’ho detto solo per scuotervi un po’. Rimanete qui e non fate casino, andiamo io e il capitano medico.”
Le reclute, che se la sono quasi fatta addosso dalla paura, annuiscono con aria sollevata e strisciano sotto un arbusto dove si raggomitolano diventando praticamente invisibili. Spero di ricordami dove li ho lasciati, perché altrimenti ritrovarli sarà un bel casino.
Io e Hyaskon ci incamminiamo con circospezione, anche se non mi sembra ce ne sia particolare bisogno, dal momento che il posto è frequentato come le serate di aggiornamento organizzate dal capitano Piett.
Gli edifici hanno l’aria di essere stati abbandonati in gran fretta, il mobilio è ribaltato e mezzo rotto, il pavimento e i muri sono schizzati di sangue.
Una battaglia?” mi chiedo perplesso.
Direi piuttosto una festa un po’ movimentata,” risponde il mio collega scovando un mucchio di bottiglie vuote.
Alla faccia della festa,” mormoro. Poi, guardandomi intorno, proseguo: “I covi di Kurtz sono sempre pieni di cadaveri, ma qui non ce n’è neppure uno…”
Li hanno buttati tutti giù per il burrone,” mi risponde Hyaskon con un sospiro.
Che spreco. Vero, doc?”
Già.”
Proseguiamo fino ad una costruzione più grande ornata di feticci e porcherie anatomopatologiche. Il vento fa sbatacchiare alcune ossa penzolanti producendo un inquietante suono di xilofono.
Qui ci stava Kurtz,” afferma con sicurezza il capitano medico.
Come fa a dirlo?”
È quella che avrei scelto io.”
Hyaskon, che schifo!” protesto. Entrando nell’edificio cedo il passo al mio collega, averlo alle spalle comincia a darmi una certa inquietudine.
Guardiamo un po’ in giro, ma il posto è vuoto e abbandonato come gli altri. L’unico mobile intero che troviamo è una scrivania coperta di polvere. In un cassetto semiaperto c’è un’autentica stranezza: dépliant di agenzie di viaggi. Il primo ha in copertina una kaminoana sorridente con gonna di rafia, collana di fiori e ukulele. Una scritta di traverso recita: Kamino – Life’s a Beach. Un altro mostra una splendida veduta di atolli con spiagge bianche, palme e capanne di paglia. Lo slogan è: Kamino tropical paradise.
Ce ne sono anche altri, tutti riguardanti Kamino e tutti ciancicati come se fossero stati sfogliati centinaia di volte. Mi sorge un dubbio.
Sta a vedere che se n’è andato su Kamino,” dico frugando nei cassetti alla ricerca di qualche altro indizio.
Via, capitano, quello è un luogo di villeggiatura,” ribatte Hyaskon, “a un pazzo sanguinario come Kurtz non piacerebbe.”
Già. Dimenticavo che voi due avete un sacco di cose in comune,” rispondo pensoso. Fuori si sentono il sibilo del vento e lo xilofono osseo, il tempo fa merda e la prospettiva per la serata è di mangiare una cena schifosa in una caserma di guarnigione di uno squallore inimmaginabile. Questi sono i momenti in cui un ufficiale deve prendere una decisione.
La base è abbandonata,” dico gravemente, “Kurtz se n’è andato e l’unico indizio che abbiamo a proposito della sua destinazione sono questi dépliant. Per come la vedo io, è nostro dovere di militari imperiali andare su Kamino per vedere se il pazzo omicida è là.”
Nella mia mente si materializzano immagini di tramonti tropicali, cocktail colorati e spiagge coralline lambite da onde turchesi.
E se poi non c’è?” chiede Hyaskon dubbioso.
A questo punto pazienza, noi ci abbiamo provato.”
Kamino costa un sacco e non ci sono basi imperiali…”
Ma no, qualche base imperiale c’è. E poi non è così costoso, ora siamo in bassa stagione.”
Non è che si vuole fare una vacanza a spese delle forze armate imperiali, Veers?”
In ogni caso, non sarebbe una vacanza,” ribatto ostentando un fiero sdegno, “bensì normale attività ricreativa per le truppe combattenti. Lei che è un medico dovrebbe sapere che lo stress da battaglia è sempre in agguato.”
Hyaskon borbotta qualcosa di incomprensibile e poi tace.
Cerchiamo un altro po’ negli edifici spettrali, ma si sta facendo buio ed è opportuno tornare alla base. L’idea di passare la notte tra una foresta piena di bestie assortite e uno strapiombo di settecento metri mi alletta pochissimo.
Recuperiamo quindi i nostri soldatini e ci accingiamo a rientrare, ma c’è un problema: né Waxen, né Fjo’ona, né tanto meno la Du Bal sono in vista.
Sulle prime proferisco una consistente salva di imprecazioni, poi mi calmo, ragiono e valuto gli aspetti positivi della faccenda: con un po’ di fortuna, i tre idioti si sono persi nella brughiera. Il che significa che noi ce ne torniamo alla base, segnaliamo la scomparsa e mentre domani proseguiamo alla volta di Kamino le truppe del capitano Feige setacceranno la zona alla ricerca dei dispersi, i quali verranno poi spediti indietro liberandoci in tal modo della loro molesta presenza. Inoltre, devo confessare che l’idea della Du Bal che passa una notte all’addiaccio mi fa godere come un mynock.
Andiamo,” dico, “si sta facendo tardi.” E mi incammino risolutamente.
Fissandomi con espressione piuttosto eloquente, Hyaskon chiede: “E gli altri?”
Sono grandi e vaccinati. Visto che hanno preferito andarsene in giro per i fatti loro adesso si arrangiano e tornano all’AT-ST autonomamente. Io non sono una bambinaia.”
Senza perdere altro tempo ci mettiamo in marcia e ripercorriamo più velocemente possibile l’impervio sentiero.
La pia speranza di aver perso il colonnello in mezzo alla brughiera svanisce non appena arriviamo a portata di voce dal mezzo. “Professoressa, le ho mai raccontato di quella battuta di caccia grossa nella quale catturai un coso… come si chiama… ha le squame…” sentiamo da lungi.
Maledizione.” Ringhio a denti stretti. Come cazzo abbiano fatto quei tre a ritrovare l’AT-ST essendo uno demente, una in fattanza e l’altra nata e vissuta unicamente su Coruscant è e rimarrà un mistero, fatto sta che adesso sono lì che ci aspettano e la Du Bal ha anche il coraggio di redarguirmi perché siamo tornati tardi.
Ci pigiamo tutti nuovamente sul mezzo e tra scossoni e rumore di ferraglia torniamo alla base prima del coprifuoco.
Giunti sul posto, il nostro veicolo arranca fino ad un parcheggio fangoso e lì si ferma. Non faccio in tempo a mettere i piedi per terra che mi piomba addosso il capitano Feige in un parossismo di ansia libera fluttuante. “Capitano, è tornato per fortuna! Mi stavo già chiedendo che fine aveste fatto, ero preoccupatissimo! E il mezzo? È intatto? Deve esserlo, altrimenti sarò obbligato a segnalare gli eventuali danni al centro riparazioni e là diranno che non lo curo adeguatamente e me lo toglieranno e io non saprò più come fare, perché abbiamo solo questo, siamo una piccola base che sopravvive a stento, abbiamo problemi di ogni sorta…”
Il suo AT-ST è intatto, non si preoccupi,” riesco a dire approfittando dell’istante in cui l’altro si ferma per riprendere fiato.
E Kurtz?” prosegue il capitano, “Kurtz vi ha visti? Vi avrà visti sicuramente, lui vede tutto! E starà già venendo qui! Dobbiamo andarcene, dobbiamo evacuare la base, moriremo tutti!!”
Calma!” gli dico con decisione, agguantandolo per una spalla mentre si sta girando per scappare, “Kurtz non c’è, la base è abbandonata.”
Non c’è? Oh santo cielo! E dov’è? Se n’è andato! Ora ci toglieranno anche quei pochi approvvigionamenti che ci hanno mandato finora, diranno che non c’è più bisogno di una base a Nuwara Eliya, ci manderanno ai quattro angoli della galassia, finiremo alle miniere di Kessel…”
Sospiro sconsolato, con questo qui non c’è speranza.
Abbandoniamo il capitano Feige al suo attacco di panico e ce ne andiamo nelle rispettive camere. Io sono di nuovo con Fjo’ona e ciò comincia ad essere seccante, anche perché la twi’lek non fa in tempo a mettere piede in camera che ha già sparso sul suo letto e su metà del mio il contenuto del beauty case e intende riordinarlo per l’ennesima volta. Io contemplo basito l’ammontare di boccette, profumi e cosmetici vari in dotazione alla pitonata ed esco per andare a vedere se Wolfen e il wookiee sono ancora vivi.
Li trovo confinati in infermeria nella zona a rischio biologico, ma mi sembra che stiano abbastanza bene, per cui li faccio uscire e li mando nelle rispettive camere.
Feige ci troverà di sicuro qualcosa da ridire, probabilmente è convinto che quella che gli ho spacciato per banale influenza sia in realtà un orrendo morbo subdolo e mortale, ma non posso certo star dietro a tutte le sue paturnie.
Mi dirigo poi a mia volta in camera, dove Fjo’ona sta alacremente riordinando i suoi effetti personali. Come un ectoplasma pizzuto e luccicante, l’enorme ammontare dei suoi possedimenti sta lentamente pervadendo ogni piano d’appoggio presente nella stanza. La twi’lek si interrompe brevemente, mi saluta e si rimette a rassettare gorgheggiando una canzoncina nella sua lingua natia. Io provo a farle presente che non mi dispiacerebbe stendermi un po’, ma la scosciata mi spiega che non può as-so-lu-ta-men-te mettere in valigia il beauty case (che è sul mio letto) prima dei body di lamè (che sono sul suo) e si meraviglia che io non mi renda conto di una cosa tanto ovvia. Rinuncio a discutere e vado a farmi una doccia calda, che comunque è pur sempre una consolazione.
Dopo un po’, io docciato e lei con la valigia in ordine, andiamo a cenare.
Feige sarà anche un ignobile scarto dell’umanità, un omiciattolo misero e repellente, un derelitto dall’aria malsana, ma rispetto a tutti i comandanti di guarnigione che ho finora incontrato su questo pianeta assurdo ha un enorme pregio: il suo cuoco non è sullustiano. E chi non ha mai provato la cucina sullustiana non può capire la gioia che questo fatto mi procura.
Ci mettiamo a mangiare molto soddisfatti e nel frattempo si parla del più e del meno. Waxen insiste per raccontarci di quando su Tatooine cadde una granata sulla cucina da campo sterminando tutti gli addetti al rancio. “L’unico cuoco che trovammo era un tusken,” dice. Poi fa una pausa ad effetto e prosegue: “Per prima cosa, si arrabbiò perché gli proibimmo di cucinare i caduti, poi si intestardì che voleva fare il piatto tipico della sua tribù: interiora di bantha fermentate al sole!”
La Du Bal fa una smorfia di disgusto e allontana il piatto.
Quella roba schifosa puzzava da morire,” continua imperterrito l’attempato ufficiale, “era un ammasso viscido e grigiastro…”
Il colonnello descrive con agghiacciante dovizia di particolari l’orrore del piatto tusken e le devastanti tragedie gastroenteriche che seguirono alla sua assunzione. Con feroce stillicidio, uno dopo l’altro allontaniamo schifati il piatto. Alla fine l’unico che continua a mangiare tranquillamente è il lugubre Hyaskon, il quale non sembra minimamente turbato e anzi si informa cortesemente del perché di colpo siamo tutti inappetenti. La nostra risposta lo lascia alquanto perplesso.
Waxen nel frattempo si è dimenticato di cosa stava parlando. Ci vede tentennanti di fronte al mangiare e fa: “Senza offesa per le signore, ma voialtri siete troppo schizzinosi! Dei veri soldati non arriccerebbero il naso come state facendo voi. Pensate che una volta, quando ero di guarnigione su Tatooine, cadde una granata sulla cucina da campo, e che io sia dannato se non sterminò tutti gli addetti al rancio! L’unico cuoco che trovammo era un tusken, per mille bantha! Il quale per prima cosa si arrabbiò perché gli proibimmo di cucinare i caduti…”
Ricomincia da capo tutta la storia. A parte Hyaskon, che lo ascolta con aria sognante, noi tutti ci alziamo e ci trasferiamo in una specie di salotto.
Poco dopo, con movimenti assai circospetti, ci raggiunge anche il comandante della base, che si informa delle nostre intenzioni.
Sorseggiando una birra (nessuna descrizione schifosa riuscirà mai a farmi abbandonare una birra), gli rispondo: “Il nostro uomo si è probabilmente trasferito su Kamino. Andiamo a cercarlo.”
Vuole dire che intende andare su Kamino?” chiede Feige con voce tremula.
Dicono che sia un gran bel posto.”
Oh, ma… ma lei non può andare là! È pericolosissimo, è un pianeta d’acqua, ci sono delle tempeste terribili, uragani, tifoni, maremoti…”
Solo ogni tanto. Però ci sono anche le spiagge bianche, il mare trasparente, i tramonti tropicali…”
Con l’aria di non aver neppure sentito quello che ho detto, Feige risponde: “Oh santo cielo, ma dove vuole andarsi a cacciare, capitano? Kurtz se n’è andato, no? Lo lasci dov’è, non vada a disturbarlo, torni alla base finché è ancora tutto d’un pezzo. Lei non ha idea di ciò che è capace di fare quel maniaco omicida…”
Quello che fa Kurtz non lo so, ma in compenso ho un’idea molto precisa di quello che mi farebbe Tarkin se rientrassi alla base senza Kurtz.”
Che le farebbe?”
Mi manderebbe a cercarlo su Kamino senza neanche darmi il tempo di andare al cesso. Il mio personale obiettivo è finire in fretta questa dannata missione per tornare al bar del circolo ufficiali, quindi meno tempo perdo meglio è. Spero solo che quando finalmente ci tornerò abbiano della menta fresca.”
Per fare che?”
Un mojito, ovviamente.”
   
 
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