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Autore: _laragazzadicarta_    06/03/2017    3 recensioni
Bulma è bella, intelligente e in carriera, eppure sente che qualcosa manca nella sua vita: un bambino.
Vegeta, il suo migliore amico, non è molto d'accordo con la sua scelta.
Cosa farà la nostra giovane scienziata? Persisterà nell'inseguire il suo desiderio? E per farlo dovrà mettere da parte la sua amicizia col giovane scrittore che di bambini non vuole proprio sentirne parlare?
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Un po' tutti, Vegeta, Yamcha | Coppie: Bulma/Vegeta, Bulma/Yamcha
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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Me, you and the test tube

Capitolo settimo.

Sono finalmente arrivato davanti allo chalet, le gambe sembrano non volermi sostenere. Ora che sono solo, pronto, o quasi, a fronteggia il mio più grande nemico, il mio orgoglio, sento la solitudine in questa battaglia probabilmente già persa. Vorrei non essere solo, eppure lo sono. Ho lasciato Trunks a casa di Kakaroth raccomandando al mio amico di portare il ragazzino a scuola nonostante i costanti «... papà, voglio venire con te » a cui deciso rispondevo « Trunks, non insistere...». Inutile ammettere che sentire quella parola, papà, era... strano. Strano e inaspettato, eppure mi riempiva il cuore di gioia.
Con la promessa di tornare al più presto ho preso l'autostrada ed eccomi qui. Durante il viaggio la mente non ha smesso di parlarmi nemmeno per un secondo ipotizzando discorsi che ho già dimenticato.
Apro la porta principale e mi dirigo alla reception chiedendo della signorina Brief. La receptionist risponde di non potermi fornire informazioni, ma notando la mia insistenza e certamente facilitato dal fascino che sono consapevole di avere risponde con un «... è alla stanza numero 13 ».
Annuisco ringraziando e di corsa salgo le scale in mogano con il cuore in gola.
Con facilità trovo la stanza e mi accorgo che la porta è aperta, la osservo passarsi una mano tra i capelli: è sola.
Deglutisco e mi faccio coraggio: entro.
« Bulma...» sussurro chiudendo la porta dietro di me.
« Che ci fai qui? » dice con dice atona continuando a darmi le spalle.
« Non potevo più aspettare...devo parlarti » mi fermo ma non notando nessuna risposta continuo « Trunks è mio figlio » dico senza girarci troppo intorno, perdo un battito, attendo una sua risposta e quando arriva l'enigmatica risposta rimango di sasso.
« Vedi? Non era poi così difficile confessarlo » dice atona.
« Cosa? Sapevi che avevo sostituito il contenuto del barattolino? » chiedo avvicinandomi velocemente a lei e stringendo le sue spalle per costringerla a voltarsi.
« Quale barattolino? » chiede confusa.
« Quello con il seme di Yamcha...» dico ancora più confuso.
« Davvero non ricordi niente di quella notte? » chiede mordendosi nervosamente il labbro inferiore, quasi volesse staccarselo. Scuoto la testa, poi lei continua «... eri davvero così ubriaco? Allora dovrò raccontarti tutto io? ».

Ero seduta sul bordo del mio letto con il barattolino tra le mie piccole mani. Ero confusa, non ero pronta forse non lo sarei mai stata. Volevo un figlio, con tutta me stessa, ma lo volevo dall'unica persona che mi era sempre stata accanto e sempre ci sarebbe stata. Sfortunatamente quella persona aveva una totale repulsione per i bambini e per i legami in generale. Guardavo il vuoto senza guardarlo davvero. La vista mi si era annebbiata a causa delle lacrime ed i pensieri avevano iniziato a torturarmi in quel silenzio glaciale, sai bene quanto io odio il silenzio. Vedevo il mio ipotetico bambino e ti somigliava così tanto: lo sguardo imbronciato e malinconico, i tuoi lineamenti duri addolciti dal mio sorriso e il tuo sarcasmo.
Abbandonata ai miei pensieri però non mi ero accorta di non essere sola in casa, almeno finché non ho sentito i tuoi passi pesanti e la tua voce alcolica dire così schiettamente « Bulma, ti amo ». Quanto suonavano bene quelle parole, così bene che credevo di averle immaginate. “Dannata stupida fantasia” mi ero trovata a pensare, poi hai continuato come un'eco dei miei pensieri « Non credevo che per riuscire a dire queste banali tre parole dovessi essere tanto ubriaco, eppure suonano così bene: “Bulma, io ti amo”. Oh, ti amo così tanto che...cazzo ». Ti sei bloccato rompendo quella magia e riportandomi alla realtà, la bottiglia di whisky ti era scivolata dalle mani trasformandosi in un miliardo di piccoli diamanti, «...mh...peccato, era davvero ottimo» hai sussurrato.
Ti guardavo con gli occhi lucidi pronunciare quelle parole. Ti guardavo cercando di impormi un contegno, ma non ci riuscivo. Non poteva essere solo una sogno, eri reale. Ti sei avvicinato e ti sei seduto accanto a me, volevo sfiorati e darti un pizzicotto per capire se eri davvero tu, ma ho desistito timorosa di scoprire che eri solo una mia fantasia. Hai continuato il tuo discorso alcolicamente lucido «...e sei una stupida se non te ne sei accorta. È talmente evidente e non parlo solo del mio cazzo duro ogni volta che sei vicino a me ». Ti sei seduto sul mio letto troppo grande per una sola persona ed hai iniziato a sfiorare il mio braccio, sì eri reale.
« Vegeta, sei ubriaco » ho trovato il coraggio di pronunciare con voce flebile.
« Io sono ubriaco e tu sei bellissima... domani io sarò sobrio, e con grande mal di testa, ma tu continuerai ad essere bellissima » hai sussurrato attirandomi verso di te e poggiando delicatamente le tue labbra sulle mie. Ho buttato il barattolino al suolo e mi sono lasciata cullare tra le sue braccia, per la prima e ultima volta mi sono sentita al sicuro...tra le tue braccia, Vegeta.

« Non guardarmi così...» dice notando il sguardo pensieroso «...ho avuto paura, okay? Al mio risveglio ho capito che non ricordavi nulla, pensavo che con il tempo avresti ricordato e...ti ho aspettato per sette anni, Vegeta...», continuo a rifugiarmi ne mio mutismo con le braccia conserte, «... so che ora sei arrabbiato, probabilmente mi odi, ti ho escluso per sette anni dalla vita di tuo figlio e...».
« Sta zitta, donna » dico semplicemente unendo le nostre labbra in un bacio che vale più di mille parole vuote.

Sono tutti intorno al grande tavolo della mia sala da pranzo intonando quella stupida canzoncina di compleanno. Ci sono tutti: Kakaroth, quell'isterica di sua moglie ChiChi, i loro due bambini, il vecchio Dr. Brief e anche quella ninfomane di sua moglie, Yamcha, si Yamcha. Bulma mi ha spiegato che l'impiasto è solo un suo buon amico e che tra loro non c'è stato mai nulla, eppure credo lui sia infatuato di lei, ma come giudicarlo. Ma soprattutto ci sono loro: Trunks e Bulma.
Io non sono cambiato molto, sono solo un po' più felice. Indosso uno stupido capello di carta a forma di cono e sbuffo rumorosamente mentre tutti urlano «...ora il desiderio».
Ma cosa potrei mai desiderare? Ho già tutto ciò che desidero. Ci penso un po' su e poi soffio le candeline, sono quaranta... dannazione sono davvero troppe.
Mentre rimurgino su quanto sia ingiusto avere già quarant'anni Bulma prende la parola « Ho un annuncio da fare » dice incrociando il mio sguardo «...sono incinta ».
La sala si riempie di risate e felicitazioni cosicché nessuno sente il mio «...non scapperai di nuovo, non ho più l'età per rincorrerti». Sorridendo le stringo un braccio intorno alla vita e faccio congiungere le nostre labbra. Si, sono proprio felice.

ANGOLO AUTRICE:
Sono alla fine e come al solito ci tempo a ringraziare tutti voi che avete letto questa storia!
Un abbraccio e a presto, credo tornerò con un'altra storiella molto presto!
-Vit
   
 
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