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Autore: Strega_Mogana    07/03/2017    2 recensioni
Severus non credeva in nessun dio, come la maggior parte dei maghi nel mondo. Molto di quello che era scritto nei testi sacri era spiegabile attraverso la magia.
E quelle rare, rarissime volte, che aveva provato ad invocare qualcuno di superiore aveva ricevuto come risposta solo silenzio.
Quindi niente Dio per Severus Piton.
Credeva nella magia e nelle pozioni.
Poteva esistere un Dio delle Pozioni per quello che ne sapeva.
Gli piacque come idea.
Iniziò ad invocarlo mentre quegli occhi femminili lo scrutavano con insistenza.
Pregò il Dio delle Pozioni. Male non gli avrebbe fatto.
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minerva McGranitt, Pomona Sprite, Severus Piton, Sibilla Cooman | Coppie: Hermione/Severus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Seguito di Piton 45.0 FM


Le curiose comari di Hogwarts




Si sentiva un animale braccato e suonava strano perfino alla sue orecchie.
Doveva aspettarselo a dire il vero, ma non era più vigile e attento come un tempo.
L'amore l'aveva reso meno diffidente e di questo doveva solo incolpare la donna riccioluta che, in quel preciso momento, si era rintanata da qualche parte nel castello per preparare il nuovo articolo per la rivista Incantesimi del Futuro.
L'avevano bloccato quando sapevano che non aveva vie di fuga.
La colpa era di Minerva, ovviamente. Era sempre colpa sua, probabilmente erano i difettosi geni Grifondoro.
Era tutto il giorno che si sentiva osservato e studiato come se fosse una nuova razza di vermicolo.
Ne conosceva il motivo: sulla Gazzetta del Profeta era uscita la notizia dell'imminenti nozze tra il Preside di Hogwarts Severus Piton e la talentuosa, nonché promettente, insegnante di Incantesimi Hermione Granger.
Articolo uscito a sorpresa perfino per loro.
Hermione aveva avuto il buon senso di non farsi vedere in Sala Grande né per la colazione né per il pranzo.
Ed ora era sparita.
Lui aveva pensato che nessuno in quella scuola avrebbe avuto l'ardire di fargli le congratulazioni né di fissarlo in modo strano.
Aveva avuto ragione, o così aveva pensato nei primi cinque minuti della giornata.
Di occhiate ne aveva ricevute fin troppe solo per raggiungere il tavolo in Sala Grande, le studentesse sospiravano al suo passaggio sperando di non farsi sentire ed erano arrivati imbarazzanti bigliettini di congratulazioni che lui non aveva neppure aperto. Uno di questi, per finire in bellezza la colazione, si stava per mettere a cantare quando gli lanciò un incantesimo facendolo finire in mille coriandoli bruciacchiati.
Dopo l'episodio della lettera incendiata nessuno gli aveva più rivolto la parola e le occhiate con sospiri incorporati erano finite.
Avrebbe dovuto trovare strana quella calma e perfino la presenza di Sibilla al tavolo degli insegnanti avrebbe dovuto insospettirlo, ma ormai era felice, innamorato, quasi sposato e non vedeva più complotti e macchinazioni alle sue spalle.
Sbagliava, ovviamente.
Poteva sentire la voce gracchiante di Malocchio nelle orecchie che gli gridava di restare sempre all’erta, ma la stava ignorando pensando che, dopo l'Oscuro e il suo rivoltante serpente, nulla potesse spaventarlo.
La mattinata era trascorsa nella solita routine, aveva punito un paio di Tassorosso che avevano trovato divertente lanciare una caccabomba nel bagno femminile del quinto pianto e aveva inviato un paio di gufi al Ministero.
Neppure l'assenza di Albus nel quadro l'aveva insospettito.
Dopo pranzo, stranamente senza Minerva al suo fianco, stava per andare nel suo privato laboratorio quando un elfo era corso nella sua direzione sbatacchiando le grosse orecchie sul cranio pelato, con gli occhi azzurri spalancati che si muovevano frenetici osservando tutto quello che lo circondava, come se non lasciasse mai le cucine.
Si inchinò alla sua presenza e ringraziò che non ci fosse Hermione, nonostante gli anni era ancora convinta che gli elfi dovevano essere liberi e pagati.
Aveva la spilla del C.R.E.P.A. appuntata su un vecchio mantello chiuso nell'armadio; mantello che non avrebbe mai più visto la luce del sole.
- Eddy cerca il signor Preside. - ansimò l'esserino con le mani premute sull’addome grande quanto cinque libri impilati – Eddy ha ordine di dire al Preside che la professoressa McGranitt cerca lui in suo ufficio.
- Perché?
- Eddy non sa. Eddy non chiede. Eddy esegue solo ordini, signor Preside. La professoressa McGranitt ha chiesto a Eddy di trovare il Preside Piton e di dirgli di andare nel suo ufficio.
- Ha mandato te, invece che un semplice messaggio? – un sopracciglio si incurvò verso l’alto – E’ una cosa… strana.
L’elfo scosse così tanto la testa che la punta di un orecchio gli finì nell’occhio.
- Eddy non chiede. – ripeté - Eddy esegue solo ordini, signor Preside. La professoressa McGranitt ha chiesto a Eddy…
- Sì, ho capito.
L’elfo Eddy sparì ad uno schiocco delle dita lasciandolo solo con un principio di mal di testa.
Il mago si massaggiò la radice del naso indeciso se andare nel suo studio a preparare qualcosa contro l’emicrania o se parlare subito con Minerva prima di trovarsela infuriata nel suo ufficio.
Aveva quarantacinque anni, ma davanti alla professoressa McGranitt si sentiva ancora un scolaretto sul punto di essere interrogato sull’unico argomento che non aveva preparato a dovere.
Decise di incamminarsi verso l’ufficio della vicepreside.
Se ne sarebbe pentito, già lo sapeva.
L’ufficio di Minerva non era diverso dal solito.
Ordinato e pulito, c’era un vassoio con una teiera fumante e l’aria odorava di the, la scatola con motivo scozzese era aperta sulla scrivania; Severus sapeva che era piena di biscotti al burro e cannella.
La strega era seduta alla sua scrivania intenta a leggere una rivista, non era strano neppure quello. Minerva correggeva le bozze di Trasfigurazione Oggi e, cosa che sapevano in pochissimi – anzi forse solo lui visto che Albus era morto -, amava i giorni di gossip.
Severus sapeva che in un cassetto incantato della scrivania aveva almeno due giornali di pettegolezzi: uno Babbano e uno magico.
Di nascosto amava seguire la famiglia reale.
Senza contare il Gazzettino del Quidditch che ormai non nascondeva più neppure davanti agli studenti.
La professoressa sollevò lo sguardo dalla rivista mentre entrava, gli sorrise accentuando le righe intorno alle labbra sottoli.
Quando sorrideva in quel modo, Severus si rendeva conto di quanto la sua amica fosse anziana. Sapeva che, prima o poi, gli avrebbe detto che lasciava la scuola e l’insegnamento per passare il resto della vecchiaia a viziare nipoti e pronipoti.
Cercava di non pensarci, non sapeva come avrebbe reagito alla notizia.
Perdere Albus era come stato perdere un padre.
Se avesse perso anche lei… cacciò via quel pensiero, come faceva sempre. Il momento non era ancora arrivato, in cuor suo sperava che non arrivasse mai.
- Volevi vedermi, Minerva?
Era bravo a nascondere con poche espressioni del volto e il tono della voce l’affetto che provava per lei, ma Minerva non era stupida, sapeva esattamente cosa provava, non la ingannava più come un tempo. Sicuramente non più dopo la guerra.
- Sì, devo parlarti ed è anche urgente. – gli disse chiudendo la rivista – Scusa se ho mandato un elfo, ma ormai sono troppo vecchia per rincorrerti per i corridoi.
Una morsa gelata gli chiuse lo stomaco mentre entrava nello studio.
Stava per dirle che non era troppo vecchia quando sentì la porta chiudersi alle sue spalle.
Fu in quel preciso momento che la sua parte sempre in guardia e pronta a tutto gli sussurrò nell’orecchio: trappola.
Si voltò notando che Poppy, Pomona, Rolanda e con suo immenso orrore anche Sibilla, erano proprio dietro di lui, bloccandogli l’unica via di fuga.
Cinque paia d’occhi che lo fissavano.
Si voltò verso Minerva e sollevò un sopracciglio.
- Perdonaci, Severus. – gli disse alzandosi dalla sedia – Tu ed Hermione non ci avete dato scelta.
Il mago notò solo in quel momento la Gazzetta del Profeta aperta sull'articolo che annunciava le sue nozze con Hermione.
Un moto di rabbia gli salì in gola, avrebbe strozzato quel giornalista da strapazzo che, per una volta, non era la Skeeter.
Odiava vedere la sua faccia sui giornali, specialmente se si parava di questioni personali.
Lui e Hermione avrebbero dovuto godersi quel momento da soli, invece di condividerlo con l'intero mondo magico.
Osservò la sua vecchia insegnante cercando di capire cosa voleva da lui.
- Avreste potuto avvisare di questa... novità nel vostro rapporto. - disse la strega con un sorriso.
- Perché non parlate con Hermione?
Nessuno parlò. Severus lanciò un'occhiata ad ogni donna presente nello studio.
- Crediamo che Hermione si sia fatta inviare la Mappa del Malandrino da Harry.- mormorò la vicepreside - Non riusciamo a trovarla.
Severus avrebbe voluto alzare gli occhi al cielo, ma decise di tenere gli occhi incollati su ogni donna che lo circondava.
Aveva pochi secondi per decidere quale tattica utilizzare. Poteva starsene zitto, seduto di fronte a Minerva e vedere chi avrebbe vinto quell’infantile gara di chi si stufa per primo del silenzio. Ma osservando tutte le donne presenti si rese conto che non avrebbe vinto in quel modo.
Si concentrò su Sibilla, sicuramente l’anello debole del gruppo.
- Il tuo occhio interiore non riesce a capire dove si trova la mia fidanzata? – mentalmente ghignò soddisfatto, il tono era ironico al punto giusto.
L’insegnate di divinazione si guardò attorno imbarazzata stringendo lo scialle di uno spento azzurro come se fosse un talismano.
- La preveggenza non è una materia certa come le pozioni. – disse – L’occhio interiore non può essere disturbato per cose così… frivole… e, comunque, Hermione ci vede arrivare con quella mappa e riesce a sgattaiolare via prima del nostro arrivo.
Severus sorrise, lo stesso sorriso che usava con gli studenti prima di mettere un brutto voto.
- Lo prendo come un no.
Sibilla arrossì e distolse lo sguardo.
La soddisfazione di Severus durò ben poco, Sibilla era l'unica che si lasciava ancora influenzare dal suo atteggiamento.
Trattenne un sospiro e si voltò verso quella che era di sicuro la mente di tutte e cinque.
- Cosa vuoi da me, Minerva?
- Vogliamo sapere quando é successo...
- … dove... - continuò Poppy.
- … come... - disse Pomona.
- ... e quando intendete sposarvi. - finì Rolanda.
Sibilla decise di restare in silenzio questa volta.
Severus non credeva in nessun dio, come la maggior parte dei maghi nel mondo. Molto di quello che era scritto nei testi sacri era spiegabile attraverso la magia.
E quelle rare, rarissime volte, che aveva provato ad invocare qualcuno di superiore aveva ricevuto come risposta solo silenzio.
Quindi niente Dio per Severus Piton.
Credeva nella magia e nelle pozioni.
Poteva esistere un Dio delle Pozioni per quello che ne sapeva.
Gli piacque come idea.
Iniziò ad invocarlo mentre quegli occhi femminili lo scrutavano con insistenza.
Pregò il Dio delle Pozioni. Male non gli avrebbe fatto.
Analizzò meglio la situazione: era chiuso in un ufficio, circondato da cinque vecchie pettegole che volevano farsi i fatti suoi.
Con un gesto involontario le dita si mossero verso la bacchetta, ma non era certo di vincere un duello contro tutte loro. Si immaginò a parare incantesimi mentre schivava sfere di cristallo lanciate come proiettili e radici che sbucavano dal terreno.
Senza contare che non avrebbe mai più duellato con Minerva.
Incrociò le braccia al petto e sollevò un sopracciglio in segno di sfida.
- Io non vi dirò nulla. Non sono affari vostri.
- Andiamo Severus. - fece Minerva – Sono stata io a farti capire i tuoi sentimenti per Hermione!
Per un velocissimo istante la mente di Severus immaginò Minerva nel ruolo di Cupido, con tanto di arco, frecce e ali.
Il suo mal di testa peggiorò all'improvviso.
- Me lo rinfaccerai per tutta la vita?
- Vi abbiamo visto stare insieme, ridere e perfino baciarvi un paio di volte!
- Per caso! Ci avete visto solo per caso. - ci tenne a precisare lui.
Minerva fece un cenno con la mano.
- La cosa é irrilevante. Speravamo che vi sposaste presto, ma dopo quasi cinque anni ci eravamo rassegnate.
- Io e Hermione viviamo insieme, praticamente siamo già sposati.
- Questa é la scusa che usate sempre voi giovani. Voi non siete sposati, siete solo due persone che vivono insieme.
Il preside ebbe la netta sensazione che se sua madre fosse ancora viva gli avrebbe detto esattamente le stesse identiche cose.
Scosse mestamente il capo.
- Cosa vuoi, Minerva? - le domandò di nuovo.
- Raccontaci come sono andate le cose. Come ti sei preparato per la proposta. Cosa le hai detto… cose del genere insomma. Poi ti lasceremo stare.
- Lascerete in pace anche Hermione?
- Promesso.
Il pozionista questa volta non trattenne il sospiro.
Lanciò un'occhiataccia a tutte pesando se dire una bugia infiocchettando il tutto con dettagli melensi e zuccherosi oppure fare il contrario: imbarazzandole con storie peccaminose.
La verità era semplice e decisamente poco romantica.
Fare la proposta in mutande non era per nulla poetico.
Alla fine chiuse gli occhi e raccontò la sua storia.
O, per lo meno, una versione.

* * *



Hermione leggeva i temi del terzo anno di Corvonero quando Severus entrò nella loro stanza al quinto pianto.
Invece del solito colorito pallido era leggermente verdognolo, come se stesse per vomitare da un momento all'altro, la cosa ancora più strana era la pila di riviste che volteggiava all'altezza della sua testa, ed ogni volta che si fermava una rivista scivolava dalla cima colpendolo.
Sembrava una cosa casuale, ma alla terza rivista che gli scompigliava i capelli capì che era frutto di un incantesimo.
Aprì la bocca per chiedere spiegazioni, ma non seppe se iniziare dal colorito o dalle riviste.
- Se qualcuno dovesse chiedertelo... - iniziò lui – ti ho fatto la proposta di matrimonio davanti alla statua di cupido di Piccadilly Circus.
- Perché Piccadilly?
- Ero a corto di idee.
La strega sgranò gli occhi lasciando perdere definitivamente i compiti.
- Oh no... - mormorò – ti hanno preso?
Non c'era bisogno di spiegare chi l'avesse preso, era tutto il giorno che scappava. Arrivata alla loro camera si era sentita al sicuro e aveva chiuso la mappa. Non avrebbe mai pensato che andassero da Severus.
- Mi hanno teso una trappola per essere precisi. - dichiarò lui muovendosi verso il divano a due posti – Vecchie megere. - una rivista lo colpì in testa, questa volta non proprio delicatamente, Severus lanciò un'occhiataccia ai giornali – Credo che vogliano che leggiamo queste.
Le riviste si posarono sul basso tavolino davanti al camino, Hermione presa la prima e iniziò a sfogliarla velocemente facendo smorfie disgustate.
- Non voglio sembrare una meringa ricoperta di panna montata. - gli disse mostrandogli un vestito con troppa stoffa.
Seduto accanto a lei Severus sospirò, era stata una discussione lunga e sfiancante, guardò la sua donna che fissava i vestiti sibilando commenti acidi, evitò di dirgli che secondo Minerva era assolutamente necessario che lui indossasse una giacca con le code.
Sorrise all'ennesimo commento acido e si avvicinò al suo orecchio.
- Sai…- alitò sul suo collo spostandole un riccio castano con un dito – a me piacciono le meringhe e anche la panna montata.
- Vorresti vedermi con un vestito pomposo, pieno di pizzo e fiocchi?
Il mago si avvicinò di più al suo collo e sorrise malizioso.
- Non stavo pensando ad un vestito in questo momento…

FINE
   
 
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