Sì, sì. Sono viva!xD
So che mi davate per dispersa, ma, contro ogni possibile previsione,
sono ancora qui!x3 E continuo con Coco e i Jonas.
Questa fic la porterò fino alla fine, potete starne
sicure!=3
Non ho il tempo necessario per fare i ringraziamenti ad personam, questa volta, dato che la tesi di laurea sull'altra Coco, la Mademoiselle,
mi incalza.
Mi dispiace moltissimo, ma almeno posso farvi avere il capitolo più in
fretta!=)
Spendo solo un paio di secondi per ringraziare chi, dopo il mio appello
è tornata a commentare, sappiate che mi ha fatto un piacere immenso. Bentornate
a tutte e benvenute alle nuove arrivate!x3
La prossima volta prometto che tornerò a rispondervi una per una.
Un ultimo appello, prima di lasciarvi alla lettura, per una delle mie
commentatrici più fedeli che all'ultimo capitolo non si è fatta vedere e che so
essere impegnatissima con gli esami! Ele, sai che
"Gabrielle" è sempre qui che aspetta i tuoi commenti, perché ci tengo
moltissimo. In bocca al lupo per tutto e fatti sentire presto!<3
Bene, ho finito, vi lascio al capitolo. Baciattutte, vi lovvo immensamente, lo sapete.<3
- Capitolo 22° -
{ Non te ne andare,
prima che faccia male.
Non te ne andare...
senza la mia vita. }
Attimo -
Gianna Nannini
- Non puoi farlo, Coco! NON PUOI! - La voce paurosamente alterata
di Joe oltrepassò l'uscio ancora praticamente chiuso, diffondendosi
nell'appartamento silenzioso, inesorabile come una macchia d'olio.
Gabrielle si sforzò di non ascoltarlo, superando la soglia a
passo deciso e lasciando sbattere la porta alle sue spalle con totale noncuranza.
- COCO!!! - Continuò ad urlare, imperterrito, tenendole
dietro mentre attraversava il salotto e si infilava in corridoio. - Ti prego,
ascoltami! -
Stringendo i pugni fino a graffiarsi, lei si fece forza, di
nuovo, per soffocare l'impulso di voltarsi e guardarlo negli occhi. Avrebbe ceduto, lo sapeva. Avrebbe ceduto nel
momento esatto in cui si fosse soffermata ad osservarle, quelle due pozze color
caramello.
Raggiunse la camera di Monique e, lanciando in malomodo il
cappotto su una sedia, prese a frugare nell'armadio, come presa da un impulso
febbrile.
- Cosa stai facendo?! - Abbaiò Joe, mentre un'ondata di puro
panico lo investiva, alla vista del borsone nero che lei aveva appena estratto
e appoggiato malamente sul letto. - No, no. NO! - Esclamò, tuffandosi in avanti
per bloccarla.
Le arrivò alle spalle, circondando il suo corpo minuto con
entrambe le braccia, prima di sfilarle dalle mani le magliette che aveva
afferrato. Lasciò che cadessero sul pavimento, incurante di dove sarebbero
andate a finire.
- No...! - Ripeté, con voce quasi strozzata.
Coco si morse il labbro, soffocando un singhiozzo, prima di
allontanarsi da lui con slancio.
- Che cosa credi stia facendo, eh Joe? COSA?!? - Sbottò,
raccogliendo le t-shirt e scaraventandole nella valigia. - L'unica cosa...
possibile. -
- Non puoi... - Abbozzò, tentando di riavvicinarsi, per
quanto lei non fosse intenzionata a lasciarglielo fare.
- Non posso... - Ripeté lei, in un fil di voce. - E cosa posso, invece?
Lasciare che portino via a Monique la sua bambina...? - Soffiò. - Non ha ancora
compiuto sei anni, Joe. Come diavolo
pensi che possa essere capace di... - Si voltò di scatto, senza nemmeno
riuscire a finire di formulare la frase.
Joe, per -probabilmente- la prima volta in vita sua, si senti
completamente, spaventosamente, inevitabilmente impotente. Abbassò lo sguardo, fissandosi la punta delle scarpe con
tale rabbiosa ostinazione che avrebbe potuto tranquillamente iniziare a vederci
attraverso, in breve tempo.
Rimase in silenzio per qualche lunghissimo attimo, mentre Gabrielle
riprendeva a riempire la borsa con meccanica precisione, un abito dopo
l'altro... Per quanto, gli occhi velati di lacrime le impedissero quasi di
distinguere cosa stava maneggiando.
- Io non ci so stare, lontano da te. Non... Non ne sono capace. - Esordì improvvisamente,
tornando a guardarla.
Gabrielle si bloccò, con in mano un vecchio paio di Jeans e si voltò
lentamente, stringendoseli al petto.
- Scusa...? - Balbettò, inumidendosi le labbra.
- Non so nemmeno immaginarmi... senza di te, Gabrielle. Ci ho provato,
ora. Qui. - Allargò le braccia, indicando dei punti non meglio definiti,
attorno a sé. - E tutto quello che sono riuscito a vedere é stato... niente. Assolutamente niente. - Mormorò,
sconfitto.
- Joe... - Soffiò lei, reprimendo a stento l'impulso di stringerlo più
forte che poteva. - Non dire assurdità...! - Continuò, invece.
- Assurdità...? - Ripeté,
quasi senza fiato. - Coco... non capisci cosa vuol dire, per me, lasciarti andare?
Non sarebbe vita... ! - Gabrielle lasciò i pantaloni per metà fuori dalla
valigia e gli si avvicinò, mentre un brivido le correva lungo la schiena.
- Non dirlo nemmeno per scherzo...! - Sibilò, picchiettandogli un dito
tremante contro il petto.
- Lo dico e lo ripeto invece, perché é così: non sarebbe... non é vita, cavolo! - Replicò Joe, caparbio.
- SMETTILA! -
- NO. - Esplose, afferrandole il polso e tirandola appena in avanti. - Se
tu te ne vai, io... smetto di fare qualunque cosa. Il documentario, le
interviste... persino di cantare...! Bast- -
Il movimento di Coco fu talmente rapido e improvviso, che nemmeno ebbe
il tempo di realizzarne le conseguenze... prima di avvertire il bruciore sordo
alla guancia sinistra.
- Rimangiatelo immediatamente... - Singhiozzò lei, abbassando la mano
tremante ancora sospesa a mezz'aria. - ... Ti prego. - Si strofinò le guance
pallide, in un inutile tentativo di arginare le lacrime che, per l'ennesima
volta, erano riuscite a superare l'argine della sua volontà.
Joe le si avvicinò piano, sfregandosi la pelle arrossata e finalmente,
riuscì a circondarle le spalle senza venire respinto bruscamente.
- Scusa... - Sussurrò, soffocando un sospiro contro la sua fronte
tiepida. - Ma io ti amo, piccola Gabrielle... Ti amo talmente tanto che non p-
-
- NO. - Lo fermò di nuovo. - Non voglio sentirtelo dire...! - Si scostò
da lui quel poco che serviva per riuscire a guardarlo in viso. - L'unica cosa
che voglio sentir uscire da quelle labbra é che, qualunque cosa succeda... mi succeda, tu e i tuoi fratelli
continuerete come avete sempre fatto. - Soffiò, sollevando una mano ad
accarezzargli il viso. - Perché la sola cosa che può farmi stare ancora peggio,
sarebbe essere la causa della vostra infelicità. -
- Che cosa sta succedendo qui...? Ho sentito un gran rumore, tutto bene?
-
In quello stesso momento, un Kevin ancora piuttosto confuso ed assonnato
fece il suo ingresso nella stanza, passandosi una mano nel groviglio di ricci
scuri, mentre con l'altra reggeva un'aranciata appena aperta.
Coco sobbalzò, sentendo l'ennesima stretta al cuore.
Come aveva fatto a pensare che le loro urla, le porte sbattute...
avrebbero potuto non svegliare nessuno?
- Niente... - Bisbigliò, abbassando lo sguardo. Pur sapendo che sarebbe
stato perfettamente inutile cercare di mentire, con Joe lì presente.
E, infatti, il suo fu un tentativo che morì prestissimo, peggio di come
era nato.
- Succede che Coco se ne va, Kev. - Sospirò il fratello minore,
scuotendo la testa. - E non é uno scherzo... - Aggiunse, con aria surrealmente compita. - Sua madre la vuole portare via. -
Il rumore della lattina che crollava sul pavimento gelò il sangue nelle
vene di Gabrielle, quasi quanto il repentino mutamento nell'espressione degli
occhi di lui.
- E'... é la verità? - Fu la sola cosa che gli riuscì di tirar fuori,
mentre lei gli si avvicinava, schivando la pozza di liquido che andava
allargandosi sul tappeto.
Coco annuì mestamente, prendendogli una mano fra le proprie e
stringendola appena.
- Ci ho parlato, stamattina. - Soffiò, a voce quasi inudibile. Tanto che
lui dovette avvicinarsi ancora di un passo, per riuscire a sentirla davvero.
- E... - La incalzò, trattenendo il fiato con tanta forza da farsi
bruciare la gola.
- E, se non vado io con lei, sarà Lulù a prendere il mio posto... -
Spiegò, sputando fuori le parole quasi in un unico respiro. - Non posso... Non... - Sussultò, quando sentì il
braccio libero di Kevin stringersi attorno ai suoi fianchi e spingersela contro,
quasi con disperazione.
Quando gli lasciò andare anche l'altro, si ritrovò stretta a lui in
maniera totalmente soffocante.
- Vaffanculo...!
- Soffiò, chinandosi tanto da sfiorarle il collo con la punta del naso.
Sentì le sue mani salirle con lentezza straziante, lungo i fianchi e la
schiena, seguendone la forma, come se volesse imprimersela nella memoria,
centimetro per centimetro.
Sembrava avesse totalmente cancellato la presenza di suo fratello nella
stanza e, in effetti, nemmeno Gabrielle riusciva a rendersi troppo conto... di qualunque cosa
non fosse il corpo di Kevin, premuto completamente contro il proprio.
- Lei é... E' così piccola... - Singhiozzò, aggrappandosi alle sue
spalle. - Non posso...! Kev... -
Joe si sforzò di guardare da un'altra parte. Lasciò vagare lo sguardo
sui tetti che si intravedevano dalla finestra, permettendo, per una volta, che
Kevin la tenesse stretta a sé, ancora per un po'.
Solo ed esclusivamente per lei, perché capiva quanto male le potesse
fare, separarsi dal fratello.
- Lo so. - Mormorò l'altro all'orecchio di Coco, mentre le sue dita si
tuffavano fra i boccoli scuri. - Lo so. E...
-
- ... Non mi chiederai di restare. - Concluse lei, dopo un momento,
sciogliendo l'abbraccio ed asciugandosi le ciglia scure.
- Non posso. - Rispose,
serrando le labbra nel più triste dei sorrisi. - E mi odio...! Mi odio da morire. -
- Non é colpa tua... E' giusto così. - Tentò di suonare rassicurante.
Gli si avvicinò di nuovo, posandogli una mano contro il petto ed esitò,
prima di sollevare l'altra. Non fece quasi in tempo a sfiorargli il viso, che
qualcosa d'altro, oltre allo scatto infastidito e malamente nascosto di Joe, la
spingesse a ritrarsi.
- No. -
Gabrielle alzò lo sguardo di scatto, puntandolo dritto verso la soglia
della camera e ritrovandosi, suo malgrado, di fronte a qualcosa che mai avrebbe
voluto vedere.
Nick era in piedi sulla porta, una mano ferocemente serrata attorno allo
stipite e gli occhi scuri fissi su di lei.
Una singola, piccola lacrima gli rigava la guancia pallida.
Dall'espressione che aveva, era più che chiaro che aveva silenziosamente
assistito a tutto il discorso.
Coco si portò entrambe le mani alla bocca, soffocando un gemito, mentre
lui muoveva il primo passo per avvicinarsi.
- Piccolo... -
- Non é giusto...! - Coprì velocemente la distanza che li separava, legandola
in un abbraccio tanto deciso, che quasi la sollevò da terra. - Non é assolutamente
giusto... - Mormorò, strizzando gli occhi lucidi. - Non é giusto, Gabrielle...
Non é giusto! - Ripeté, come un disco irrimediabilmente graffiato.
- Non piangere. - Gli mormorò, accarezzandogli piano le spalle. - Ti
prego... Non piangere, Nick. -
Lui soffocò un singhiozzo, scostandole i capelli e lasciandoglieli
ricadere lungo la schiena, in una morbida carezza.
- Non ci riesco, Coco... - Soffiò, prendendo un respiro profondo. -
Posso essere egoista, per una volta?
Posso fare un po' di capricci...? Solo un po'... - Continuò, con voce
implorante. - Io non voglio lasciarti andare. -
Si chinò a posarle uno dei loro
baci... leggero, nell'incavo del collo, soffermandosi qualche secondo in più
con le labbra contro la sua pelle tesa.
- Non voglio. - Scosse
leggermente il capo, stringendola di più.
- Piccolo mio... nemmeno io voglio. - Sussurrò, dando finalmente voce al
pensiero che le martellava in testa fin dal momento in cui Annabelle si era
alzata, lasciandola in quel bistrot.
Dopo aver visto tutto il suo mondo cadere in frantumi. - A Parigi ci sono la
mia casa, la mia famiglia, la mia vita... tutto quello che amo, compresi voi
tre... Soprattutto voi tre. -
Mai. Mai avrebbe immaginato che sarebbe arrivata a pensare una cosa del
genere.
Se glielo avessero raccontato, quel giorno di ormai sei mesi prima...
quando il suo sguardo aveva indugiato per la prima volta su quei tre faccini da
bravi ragazzi che le sorridevano da un poster, probabilmente sarebbe scoppiata
in una sonora risata e avrebbe liquidato tutto con un'alzata di spalle.
Eppure, ora, si trovava lì, col cuore lacerato alla sola idea di dover
fare a meno di loro. Scherzi del destino.
{ Io che nemmeno ce li volevo, nel
mio teatro... }
- Fra... Fra quanto...? - Abbozzò Nick, sfiorandole la spalla con un
altro bacio.
- Una settimana. - Fu la pronta, secca risposta di Joe.
Gabrielle annuì silenziosamente, accarezzando il riccioli del suo
Piccolo un'ultima volta, prima di allontanarsi. Si sedette sul bordo del letto,
torcendosi le mani e cercando dentro di sé la forza per affrontarli, tutti e
tre.
- Una settimana, sì. - Mormorò, alzando lo sguardo su di loro. - Una
settimana e poi... basta. -
Joe si mosse di slancio e si sedette pesantemente accanto a lei. Le
passò le braccia attorno alle spalle, stingendola a sé per l'ennesima volta.
- Coco... - Sussurrò, piano.
- Ti prego. - Replicò lei, sforzandosi di tornare a parlare con voce
ferma. - Basta. Basta, davvero. -
Decretò, spostando lo sguardo anche sugli altri due. - E' così... E nessuno di
noi può farci nulla. Domenica partirò, va bene. Ma, nel frattempo, ci sono
delle cose che voi dovete fare: domani ricominciano le riprese, ad esempio. Si
torna alla normalità... Io voglio che ci si torni. Non deve cambiare nulla,
capito? -
- Come se fosse così facile...! - Sibilò Joe, appoggiandosi a lei.
- Fallo... Fatelo per me. - Pigolò, con voce implorante.
Lasciò correre lo sguardo da Joe agli altri due, cercando nei loro occhi
almeno un pallido segnale di assenso. Dopo qualche tesissimo momento di
silenzio, Kevin, per primo, chinò il capo, annuendo impercettibilmente.
- Va bene. - Bisbigliò, mentre gli altri due lo imitavano.
Joe rimase un secondo in più con la testa bassa, il viso delicatamente premuto
contro il collo di Coco.
- Grazie. - Sorrise lei,
voltandosi leggermente. Gli passò una mano fra i capelli, soffermandosi a
posargli un minuscolo bacio a stampo sulle labbra. - Grazie... - Sussurrò di nuovo, al suo orecchio, lasciando che solo
lui la sentisse.
Joe soffocò un sospiro e sciolse a malincuore la presa, lasciando che si
alzasse.
- Ah...! - Riprese Gabrielle, dopo qualche istante. - E' più che ovvio,
che, anche quando me ne sarò andata, voi continuerete a vivere qui, fino alla
fine della vostra permanenza a Parigi... Questa, ormai, é praticamente casa vostra, lo sapete, vero? - Si chinò
a raccogliere la lattina ormai vuota ed esitò un momento, rigirandosela tra le
mani. - Anche se io non ci sarò... Avvertirò Monmon e lei sistemerà tutto anche
con Debra. Troverà... - Prese un ampio respiro, cercando inutilmente di
mascherare il tremolio della voce. - ... qualcun'altro che si occupi di voi.
Non preoccupatevi. -
Picchiettò con le dita sulla latta liscia e fredda dell'aranciata,
osservando con fintissimo interesse la trama del
tappeto che andava via via sfumando, sotto il velo
delle lacrime.
Si morse il labbro, ricacciandole indietro e tornò a fissarli, bloccando
inconsapevolmente il gesto di Nick che stava per allungare una mano verso la
sua.
- Io, adesso, devo andare da lei, tra l'altro... Sarà in ansia per la
sua piccola e voglio dirle il prima possibile che Lulù é... fuori pericolo. - Sospirò, recuperando il
cappotto dalla sedia. - Voi... Beh? -
Si bloccò, osservando i tre ragazzi alzarsi e muoversi quasi
contemporaneamente verso di lei.
- Noi? - Ripeté Kevin, lasciando che un mezzo sorriso gli curvasse le
labbra. - Mi sembra ovvio... Noi veniamo con te. -
***
{ Stesso cuore e stessa pelle,
questo é il patto fra sorelle.
Anime che mai
potrà dividere la
realtà. }
Perché Non
Torna Più - Laura Pausini
L'aria fredda del mattino si faceva ancora sentire, soffiando decisa
contro i loro visi, arrossando i nasi e scompigliando i capelli, ma, a
differenza di qualche ora prima, il sole brillava deciso e finalmente libero
dalle pesanti nuvole grigie.
Coco si strinse a Joe, soffocando un sospiro.
- Continua a non piacermi l'idea di avervi fatto uscire a quest'ora... -
Borbottò, lanciando uno sguardo preoccupato all'altro lato della strada.
Lungo una pensilina del tram andavano assiepandosi piccoli gruppetti di
ragazzi, in attesa di buttarsi nel centro caotico della città che si stava svegliando.
- Se vi riconoscono... -
- Se ci riconoscono, firmeremo un paio di autografi, faremo qualche foto
e poi saremo di nuovo da te. - Ribatté Nick, in tono deciso. Le afferrò una
mano e se la portò alle labbra,
posandole un minuscolo bacio sul dorso. - Non hai il minimo motivo di
preoccuparti. - Soffiò, contro la pelle fredda.
Arrossendo, Coco la ritrasse, infilandola frettolosamente nella tasca
del cappotto.
- Nick...! - Soffiò. - Se ti beccano a fare una cosa del genere... Sai
come la prenderebbe Debra! -
- Sì che lo sa. E sa anche come la prendo io, vero Cosino? - Abbaiò Joe, rafforzando la stretta sulle spalle
minute di lei.
- Ok, ok. Coco é tua, ricevuto. - Sbuffò l'altro, mentre Kevin, alla sua
destra, scuoteva la testa con aria esasperata. - E, comunque, non facevo nulla
di male. -
Decretò, svoltando l'ultimo angolo. Esattamente di fronte a loro,
affacciato sullo strettissimo marciapiede sbeccato, un portone di legno verde
scuro si apriva sull'elegante facciata di un vecchio palazzo residenziale.
- Questo é opinabile. Comunque, per tua fortuna, non é decisamente il mom- - Si bloccò, avvertendo il flebile singhiozzo di
Gabrielle, che lei tentò inutilmente di nascondere. - Ehi, tutto a posto? -
Si fermò, armeggiando con la manica del piumino, fino a quando riuscì a
farne uscire quella della felpa che indossava. Se la tirò sopra la mano e la
passò delicatamente contro la guancia di lei, raccogliendo l'unica lacrima.
- Niente... Scusa. - Si affrettò a giustificarsi, scrollando le spalle.
- Tornare qui mi fa pensare a cose per cui non dovrei affatto piangere. -
Bisbigliò, allontanando dalla mente l'immagine della madre e del suo trench
tanto pallido, da risaltare come una macchia candeggiata contro il colore
scrostato dell'ingresso.
Detto questo, chinò il capo e con un movimento deciso si staccò da lui,
attraversando la strada.
Spalancò il portone, senza nemmeno suonare il campanello, grazie alla
leggera pressione esercitata sulla serratura guasta e prese a salire le larghe
scale di marmo che portavano ai piani superiori, mentre i tre Jonas la raggiungevano.
Quando toccò il primo pianerottolo, Joe, Kevin e Nick erano già
nuovamente al suo fianco.
La mano di quest'ultimo strinse delicatamente la sua, mentre suonava il
campanello di ottone brunito.
- Coco...! - Monique non la lasciò quasi entrare. Le gettò le braccia al
collo appena ebbe oltrepassato la soglia, schioccandole un bacio sulla guancia
ancora umida. - Mon petit... - Soffiò, accarezzandole i
lunghi capelli scuri.
- Ehi... - Fu l'unica parola che riuscì ad articolare, senza che il nodo
che si sentiva in gola le spezzasse la voce. Si aggrappò alle spalle della
sorella, mentre l'inconfondibile profumo aranciato di lei la avvolgeva
morbidamente.
- L'hai vista...? Le hai parlato? - Soffiò, richiudendo la porta con un
sonoro spintone, una volta che i tre ragazzi furono entrati tutti. Coco annuì,
sfregando leggermente il naso contro la lana morbida del golf di sua sorella.
- Sì... - Pigolò, stringendo inconsciamente la presa. - E non devi preoccuparti
più di nulla, Lulù... -
- Lulù sta dormendo nel mio letto. - Sospirò Monmon, senza nemmeno
lasciarla finire. - Quella stronza é
piombata qui alle sette del mattino... E l'ha svegliata, con tutte le sue urla.
-
- No... Non é questo che intendevo dire. - Mormorò Coco in un fil di
voce, staccandosi leggermente da lei e lasciandosi condurre in salotto. - Ti...
Ti ha fatto vedere quel documento? -
Alzò lo sguardo su Monique, quando presero entrambe posto sul grande
divano bianco, accanto a Kevin. Joe si accoccolò sul tappeto, ai piedi del
bracciolo contro cui Gabrielle si era appoggiata, mentre Nick avvicinava una
vecchia poltrona bombata per sé.
Monmon sospirò profondamente, scuotendo i lunghi capelli scuri e indicò
con lo sguardo una cartellina di plastica verde, poggiata in bilico su un
mobile alle loro spalle.
- Non ho avuto nemmeno la forza di arrivare fino in fondo, ma quello che
ho letto mi é bastato! - Ringhiò. - E' un maledetto, sporco ricatto a cui io
non voglio cedere...! -
- Non ce ne sarà bisogno... - Bisbigliò Joe con voce tetra. Lei gli
lanciò uno sguardo sconcertato, mentre Coco si irrigidiva impercettibilmente.
Strinse le dita attorno alla fodera lucida che emise un suono stridulo e per
nulla piacevole, quando venne graffiata dalle sue unghie.
- Cosa significa questo...? -
Kevin fulminò il fratello con lo sguardo, trattenendosi dallo sferrargli
un calcio solo perché le gambe di
Monique erano allungate fra le sue ed il corpo dell'altro.
- Avanti, che significa?!? -
Ripeté, rivolgendosi alla sorella che fissava ostinatamente il pavimento. -
Coco...? -
Lei rimase in contrito silenzio ancora per qualche tesissimo secondo,
prima di scattare come se fosse stata caricata a molla.
- Che Luciàne... Che tu non hai nulla di cui preoccuparti, perché ho
deciso: con... con la mamma ci andrò io. - Soffiò, quasi in un unico respiro.
Sussultò, quando le dita di Nick le sfiorarono teneramente braccio,
prima di correre a stringerle la mano... Alzò lo sguardo su di lui, abbozzando
un sorriso che, però, svanì quasi subito, quando osservo i suoi occhi scuri
farsi nuovamente lucidi.
- STAI SCHERZANDO?!? - Esclamò Monmon, infrangendo bruscamente il
silenzio teso che si era creato. - Non ci pensare nemmeno, io con quella non ti
ci lascio andare neanche morta! -
- No che non scherzo, Monique. Sono grande, posso valutare da sola e la
mia decisone, ora, é questa. - Mormorò, stringendo i denti.
- E sai valutare anche se questo é quello che davvero vuoi? - Soffiò
l'altra, afferrandola per le spalle e costringendola a guardarla negli occhi.
- Io... -
- E' quello che vuoi, Gabrielle?!?
- La incalzò, con voce dura, mentre una lacrima rabbiosa scendeva lungo il viso
arrossato per correre a nascondersi all'angolo delle labbra. - Non ci credo
nemmeno se me lo giuri...!
- No, accidenti!!! - Cedette improvvisamente, nascondendo il viso dietro
le mani fredde. - Non lo é affatto... L'ultima cosa che vorrei é andarmene di
qui. Allontanarmi da Parigi, da te... Solo a pensarci mi prende una paura tale,
che quasi non respiro...! - Singhiozzò.
Monique le circondò premurosamente le spalle, attirandola con sé, mentre
si appoggiava allo schienale morbido e Coco si lasciò guidare docilmente,
accoccolandosi contro di lei. Addossò le gambe a quelle della sorella, per
traverso, raggomitolandosi nel suo abbraccio.
- Però... Però ci vado, Monmon. - Pigolò, cercando di asciugarsi le
lacrime. - Per Lulù. - Concluse risoluta.
- No, tesoro mio. - Replicò Monique con altrettanta decisione. La
strinse a sé, passandole lentamente una mano fra i boccoli spettinati, sotto
gli occhi teneramente vigili dei tre ragazzi.
Joe, in particolare, aveva preso a fissarla come fosse la sua salvezza.
- Io a quella donna non cederò nulla.
Men che meno le due persone più importanti della mia
vita... -
- Monmon...! - Soffiò, scostandosi quel tanto che bastava per guardarla
negli occhi.
- No, Coco. Tu non vai. - Decretò.
- Smettila!!! Non dire scemenze...! - Si ribellò, scuotendo la testa. -
L'hai letto anche tu, quel documento. Hai ben visto quanto non lasci alcuna
possibilità. -
- Non mi interessa...! Una soluzione c'è e io la troverò. -
- Monique, per l'amor di Dio! - Esclamò. - Cosa puoi fare in una
settimana...? A parte evitare, nel modo più semplice e diretto, che ti portino
via tua figlia? -
- Non lo so, Coco. Ma tu dammi fiducia, ti prego... -
Gabrielle sospirò profondamente, alzandosi di scatto dal divano. In meno
di un attimo, Joe balzò in piedi e le fu accanto. Le cinse la vita sottile con
entrambe le braccia e la attirò leggermente all'indietro, finché la schiena di
lei non aderì completamente al suo petto.
- Ascoltala. Perfavore...
ascoltala...! - Sussurrò, stringendola con disperata ostinazione.
- Joe...! - Cercò di usare un tono di rimprovero, ma tutto quello che le
uscì dalla bocca fu un bisbiglio implorante.
Fece scivolare le mani sulle sue, cercando inutilmente di allontanarlo,
ma lui, caparbio, non aveva alcuna intenzione di lasciarla andare. Dopo appena
un paio di tentativi, sentì la determinazione scivolarle via come un velo troppo
leggero, per rimanere fermo al suo posto. Allentò la presa, rilassando le
braccia e non poté impedirsi di lasciare le dita intrecciate a quelle di Joe.
{Se mi stringi così... Come posso
anche solo pensare di riuscire ad allontanarmi da te...?}
Si inumidì le labbra, tornando a guardare la sorella in cerca di una via
d'uscita, ma quella si limitò a scuotere impercettibilmente il capo.
- Dio, smettetela di rendermi tutto ancora più difficile...! - Soffiò.
- Dammi fiducia, Gabrielle...! - Replicò Monmon, incrociando le braccia
con decisione.
Con un verso a metà tra un sospiro e un ringhio, Coco piegò il capo,
sconfitta.
- Va bene. - Acconsentì, scatenando un'ondata di puro sollievo nel cuore
di Joe e fermandola con altrettanta velocità, quando si allontanò di scatto,
muovendo un rapido passo in avanti. - Ma io la valigia la faccio lo stesso,
sappilo. Perché se, come è ovvio che avverrà, tra una settimana non sarà cambiato
nulla... Io salirò su quell'aereo. - Concluse, puntandole un dito contro. - Non
permetterò mai... Mai che Lulù possa correre alcun rischio...! -
- Non ne avrai bisogno. - Decretò Monique. - E, a proposito di Lulù...
Devi farmi un favore. - Borbottò, schiarendosi la voce. - Io e Gerr... Geràrd, in questo
periodo, abbiamo qualche... divergenza. - Abbozzò, con evidente imbarazzo. - Ti
spiegherò, a suo tempo. - Aggiunse, in risposta allo sguardo interrogativo
della sorellina.
- E...? - La incalzò Gabrielle, mentre Joe le si avvicinava di nuovo.
Sentì la mano di lui cercare la sua e lo lasciò fare, dandosi come scusa che
era distratta dal discorso.
- E tutta questa storia non contribuirà certo ad alleggerire
l'atmosfera. Puoi tenere la bambina da te, fino a quando sarà
finita? - Sospiro.
- Fino alla fine della settimana.
- La corresse Coco, in un sibilo.
- Fino a quando servirà. -