Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: WibblyVale    11/03/2017    1 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un po’ prima che avvenisse il terremoto che scosse la terra, Kakashi, Naruto e Bee raggiunsero Obito. L’incontro non fu affatto piacevole e i colpi furono duri. Il Copia-ninja non ebbe nemmeno il tempo di parlare con il suo vecchio amico, se non quando raggiunsero la radura.
Kakashi si bloccò, sapeva che da quel momento in poi non ci si poteva tirare indietro: o Obito cominciava a ragionare, o lui avrebbe dovuto ucciderlo. I loro occhi si incrociarono per un millesimo di secondo e i due uomini si incontrarono grazie allo Sharingan.
“Ti devi fermare!” esclamò il Copia-ninja, avvicinandosi all’amico.
“Credo che tu non abbia capito, Kakashi. Io voglio distruggere questo mondo!” Obito strinse i pugni furioso.
“Ti prendi molto le cose a cuore per essere uno che dice di non provare più nulla” gli fece notare il ninja dai capelli argentati, ostentando superiorità.
Obito si scagliò contro di lui con un pugno, che l’avversario prontamente schivò. “Tu morirai qui dentro. E loro nemmeno sapranno il perché.”
Kakashi fece un passo avanti verso il suo vecchio amico. “Se per stare meglio vuoi uccidermi, se questo salverà il mondo… fallo!”
Obito scoppiò a ridere, poi tornò serio. “Mi ridarà Rin?” gridò con rabbia.
Il Copia-ninja abbassò la testa. “Era anche amica mia… io…”
“Io l’amavo!” Urlò l’Uchiha. “Per questo, ti porterò via chi ami!”
“Ma a che serve se è tutto un’illusione?” domandò, cercando di stare calmo il jonin. “Obito… Ragiona!”
“Non chiamarmi così!”

 
“Obito… Obito…” Rin lo stava scuotendo per una spalla.
“C… che succede?” chiese il giovane.
Kakashi dietro di lei si grattava la testa. “Credo di esserci andato un po’ pesante. Scusa.”
Il giovane Uchiha scattò in piedi rosso in volto. “Sono solo… stanco…”
“Userai questa scusa contro i nemici?” domandò severo quello che un giorno sarebbe diventato il Copia-ninja.
“Tu brutto str…”
“Ehi ehi! Forza ragazzi!” Minato Sorridente si mise in mezzo a loro. “Non c’è bisogno di discutere. Da questa sfida possiamo imparare molte cose. Dobbiamo ricordarci di comportarci sempre come squadra.”
Rin, accanto al maestro, annuì. “Sei stato bravissimo, Obito. Sono sicura che presto raggiungerai Kakashi” lo incitò lei con un sorriso.

 
“Non sono più quel bambino indifeso! Ora posso farti pagare per quello che mi hai portato via.”
“Tu non… non toccherai la mia famiglia…”
“Credi?” Lo Sharingan di Obito roteò e davanti ai due shinobi apparvero delle immagini.
Shiori, distesa a terra e grondante di sangue, teneva tra le braccia i suoi figli con gli occhi sbarrati e il sangue che colava dalle labbra.
“Sarò io a farglielo.”
Kakashi urlò e si scagliò contro il suo ex compagno colpendolo allo stomaco. Obito si difese, ma fu costretto ad indietreggiare. Con un colpo sotto il mento lo fece cadere a terra. Posò un piede sul suo petto e lo guardò con occhi pieni d’odio.
“Azzardati a far loro del male…”
“E cosa? Cosa puoi togliermi ancora?”
Il braccio di Kakashi si illuminò e cominciò a stridere. “La vita.”
Obito scoppiò a ridere. La sua era una risata triste. “Credi che mi faccia paura? Io sono già morto!”
Rin apparve davanti a loro, era un’immagine del subconscio di Obito. Gli occhi della ragazza erano sbarrati, il suo petto era trafitto dal braccio del suo compagno di squadra.
“Tu mi hai ucciso quel giorno” disse l’Uchiha quando quell’immagine sparì.
Il braccio del Copia-ninja si spense. Scostò il piede dal suo compagno e lasciò che si rialzasse.
“Potevi…” Chiuse gli occhi, cercando di trattenere le lacrime. “Potevi uccidermi allora.”
“E darti la possibilità di smettere di soffrire?”
Un’altra immagine apparve accanto a loro, era Shiori di qualche anno più giovane. Gettava le braccia al collo di Kakashi e lui la stringeva a sé, baciandola con passione.
“Sono stato anche felice.”
“Ma poi non sei stato in grado di mantenere quella felicità” ribatté l’Uchiha.
“No, è vero. Distruggo ciò che tocco, ma sto cercando di migliorare.” Il suo braccio si illuminò di nuovo. “E per questo… Non confondere il mio senso di colpa, o il mio affetto per te con debolezza. Se dovessi scegliere tra te e loro, non c’è alcun dubbio su chi finirei per sacrificare. E starei male… un dolore immenso, ma… Io ho fatto quello sbaglio, ma ho sempre cercato di rimediare… Tu… Hai distrutto il villaggio, ucciso il sensei e… e da allora le cose non hanno fatto altro che peggiorare.”
Obito si tolse la maschera, il suo volto pieno di cicatrici si rivelò al suo vecchio amico. “Minato-sensei sapeva che ero io. L’ha capito.”
Un’immagine apparve tra di loro: era il Quarto Hokage a bocca spalancata, totalmente sorpreso. “Smettila di fare questo!” diceva. “Tu sei… sei un bravo ragazzo…” Una lacrima scese lungo le sue guance prima che l’uomo sparisse di nuovo.
Kakashi non attese un secondo per scagliarsi contro il suo avversario, che però sparì immediatamente. Davanti al Copia-ninja cominciarono ad apparire ogni genere di immagini. Vide morire tutti i suoi amici in un lago di sangue.
“Qui, Kakashi, io sono molto più forte di quanto tu non sarai mai” lo avvertì Obito.
Gai era disteso a terra con un buco nel petto. “Mi hai ucciso” gli disse prima di chiudere gli occhi. Shiori era di nuovo sdraiata in quella pozza di sangue con i loro figli tra le braccia. “Non ci hai protetto!” lo accusavano in coro. Naruto strisciava a terra, gli occhi sempre più distanti, sempre più offuscati. “Hai fallito con me…”
Kakashi urlò di dolore e si strinse le mani sulla testa. Quello non poteva accadere, non poteva essere vero. Obito si ergeva su di lui vittorioso. “Distruggi tutto.” Gli si inginocchiò accanto e gli mise tra le mani un kunai. “Fai ciò che fece tuo padre prima di te” gli sussurrò all’orecchio. “Liberaci dalla tua esistenza.”
 
All’interno del Quartiere Generale le cose erano piuttosto movimentate. Stavano riorganizzando le truppe perché raggiungessero al più presto Kakashi, Naruto e Bee, mentre i Kage venivano curati da Katsuyu.
Takeo guardava quel fermento con ansia. Voleva tornare a Konoha. Suo fratello era in pericolo di vita e quella guerra gli sembrava così poco importante. Allo stesso tempo, però, voleva essere utile. Si avvicinò a Shikaku, che parlava con Inoichi.
“Se Choza resta indietro con Shiori mi sta bene, ma digli di non fare cazzate!”
Lo Yamanaka annuì. “L’hai sentito?” chiese. “Non comportarti in modo stupido!”
Choza doveva aver detto qualcosa perché i due jonin scoppiarono a ridere. A quel punto, Shikaku si voltò verso Takeo. “Ha detto che per evitare di comportarsi da stupido, penserà a cosa farebbe Inoichi e farà il contrario.” Il Nara rideva, ma si vedeva che era preoccupato. “Che succede?”
“Voglio uscire a combattere!”
“No. Hai combattuto a Konoha, poi sei corso fino qui. Sei sfinito e io non rischio la vita di nessuno. Qui sei al sicuro.”
Il ragazzo strinse i pugni e Shikaku gli si avvicinò. “Che succede?”
“Hisoka è in pericolo di vita e… Abbiamo sempre fatto le stesse cose, io e lui. Io sono il più piccolo, non so cosa significa stare in questo mondo senza lui e… e mi sembra che combattere sia l’unico modo per…”
Shikaku gli posò una mano sulla spalla. “Andrà bene. Ne sono sicuro.”
“Come?”
“Lo sta curando Aya, giusto?” Takeo comprese e sorrise. Lei non si sarebbe arresa davanti a niente. “Ecco fatto. Tu mangia e riposati. Quando sarà il momento ti farò uscire in battaglia, d’accordo?”
Il ragazzo annuì.
Shikaku dal canto suo si avvicinò ad Inoichi.
“Hanno raggiunto l’uomo mascherato, le truppe arriveranno fra poco.”
“Bene.”
“Shika… I bambini arriveranno lì” gli ricordò con voce tremante.
“Inoichi, dovremmo smetterla di considerarli bambini, non credi?”
“Dimmi solo che hai un modo… un piano per tenerli al sicuro.”
Il capoclan Nara deglutì preoccupato. “Certo.”
“Quanto sei stronzo! Credi che non sappia che stai mentendo?”
Shikaku si sedette di fronte all’amico. Non poteva guardarlo negli occhi, ma sapeva che lui poteva percepire il suo sguardo. “Ve l’ho promesso, ricordi?...”
“SHIORI!” esclamò Inoichi.
“Che succede?”
“È priva di sensi, dobbiamo aiutarla!”
 
Kakashi era circondato dai cadaveri delle persone che amava e teneva in mano il kunai che Obito gli aveva lasciato. L’Uchiha si era di nuovo alzato in piedi e ora le sue parole gli ronzavano nella testa, tormentandolo.
“È molto semplice”, diceva. “Tutto questo accade a causa tua. Falla finita, Kakashi. Vattene! Rendici liberi da te.”
Le lacrime scendevano dagli occhi del Copia-ninja. Lui faceva male alle persone, era sempre stato così. Era l’unico a rimanere in piedi, ma attorno a lui le persone se ne andavano. Si asciugò le lacrime con una manica e si rigirò il kunai tra le mani. Era semplice, in fondo l’aveva fatto milioni di volte. Bastava affondare la lama affilata nel punto giusto e ben presto sarebbe stato circondato da un lago di sangue, esattamente come suo padre.

 
Il piccolo Kakashi correva per le strade di Konoha con uno zainetto sulle spalle. Aveva appena preso un ottimo voto nel compito in classe e il suo maestro gli aveva detto che se avesse voluto avrebbe potuto fare l’esame per diventare genin prima di tutti gli altri, non che a lui importasse qualcosa.
Era chiaramente felice di poter diventare un ninja a tutti gli effetti, ma il motivo per cui era veramente felice era che forse quella bella notizia avrebbe tirato su il morale del suo papà. Erano passati mesi da quella missione e lui ancora non si era ripreso. Aveva fatto ciò che riteneva giusto, ma forse ora se ne pentiva. Non aveva detto nulla al figlio, ma lui l’aveva scoperto. La gente mormora e gli shinobi mormorano più degli altri.
In quei giorni, Kakashi aveva fatto di tutto per tirarlo su di morale. Aveva provato anche le facce buffe, ma niente. Suo padre si limitava a sospirare e a guardare per ore le foto di sua madre. Era quasi sicuro di averlo sentito sussurrare a una di esse “perdonami”. Il bambino si era ritrovato a chiedersi cosa sua padre avesse fatto di male a sua madre, da dire ciò.
Quindi correva, correva così tanto da non aver più fiato. Arrivato a casa, inciampò nel togliersi le scarpe da tanta che era la sua fretta. Corse per tutta la casa urlando e chiamando il padre. Guardò prima di tutto in cucina, poi nella camera da letto, dove ormai passava la maggior parte dei suoi giorni. Dopo aver setacciato tutta la casa, gli mancava solo il salone. Il padre non entrava lì dentro da mesi, per evitare di vedere o di dover parlare con qualcuno.
“Papà!” gridò entrando. “Pap…” Suo padre era disteso a terra in panciolle, ma il piccolo non notò subito la pozza di sangue. Si gettò su di lui scuotendolo e rigirandolo, fu a quel punto che notò la ferita allo stomaco e la spada al fianco del padre. Fu a quel punto che vide il sangue attorno a lui, sulle proprie mani, sui propri vestiti. Voleva urlare, ma non riusciva ad emettere suoni. Voleva piangere, ma dai suoi occhi non scendevano lacrime.
Non sapeva cosa fare. Tremante sentì il polso del padre, ma sapeva che non ci sarebbe stato battito. Non era in grado di muoversi, perciò si accoccolò accanto a lui, stringendolo a sé, sperando che sentisse il suo calore, che volesse così ritornare da lui.
Fu la donna delle pulizie, la mattina dopo, a trovarli così. Lei, a differenza del bambino, fu in grado di urlare, fu in grado di chiamare aiuto. Delle mani sconosciute lo toccarono, lo portarono in ospedale, lo ripulirono, gli parlavano, ma lui non capiva quello che gli veniva detto. Più tardi dissero che era sotto shock, più tardi dissero che doveva parlarne con qualcuno che lo aiutasse a superarla.
Superarla? Avrebbe voluto ridere in faccia a quegli idioti, ma non era in grado di fare nemmeno quello. Come poteva superarla? Aveva trovato il cadavere di suo padre che si era tolto la vita in quella stanza, aveva passato dodici ore sdraiato accanto a lui, senza dormire, senza piangere, solo sperando che lui tornasse. Non era tornato.
Non aveva parlato con nessuno che lo aiutasse a “superare il trauma”, era andato avanti. A modo suo, certo. Chiudendosi al mondo, ovvio, ma era andato avanti. Dopo quello che era successo non volevano più farlo diventare genin, e forse nemmeno lui voleva più essere un ninja. Non gliene fregava più nulla di niente e nessuno, ma… Voleva dimostrare a suo padre di essere migliore di lui. Per questo, nonostante il dolore, combatté con le unghie e con i denti per avere l’opportunità che gli era stata promessa.

 
Esattamente come suo padre avrebbe abbandonato tutto e tutti, senza forse curarsi troppo delle conseguenze. Avvicinò il kunai alla gola, avrebbe reciso l’arteria, sarebbe stato un dissanguamento veloce. Esattamente come suo padre, avrebbe lasciato che altri si occupassero del futuro del mondo ninja.
Premette il kunai più forte. Esattamente come suo padre avrebbe abbandonato i suoi figli.

 
“Papà, ma noi Hatake non abbiamo un clan come quello della mamma?” gli aveva chiesto Hikaru con il suo solito tono curioso.
“No, il nostro clan si è sfaldato tempo fa. Già quando io ero bambino eravamo rimasti solo io e mio padre.”
“E lui dov’è ora?” domandò il piccolo.
Kakashi gli rimboccò le coperte e gli scompigliò dolcemente i capelli. “Se n’è andato, tempo fa.”
Sentì il bambino studiare i suoi sentimenti. Hikaru voleva capire se lui fosse andato via come era sparita la mamma, o come era sparito lo zio Itachi.
“È morto” disse, quando arrivò alla conclusione. “Cosa gli è successo?”
Il padre gli posò un bacio sulla fronte. “Un giorno ti racconterò questa storia, ma non oggi. Ora dormi.”
Il bambino sentendo che il padre soffriva accettò. “Io… io non sono arrabbiato con te, papà.”
Kakashi sbarrò gli occhi e si fermò sulla porta. “Cos’hai detto?”
“Ho sentito quando parlavi in cucina con la mamma. Le dicevi che se un papà non c’è, non importa cosa gli si dice, suo figlio sarà sempre arrabbiato perché non c’era.”
Kakashi si sedette sul letto. “Sai non dovresti origliare.”
“Io non sono arrabbiato. E neanche con la mamma. Yaya dice che gli adulti hanno tanti pensieri e fanno cose strane. Come lo zio Shisui e lo zio Itachi che si volevano tanto tanto bene, ma avevano scelto di fare finta che non era vero. Io so che mi volete bene, lo sento, quindi non sono arrabbiato.”
Kakashi strinse il figlio tra le braccia e gli diede un bacio sulla guancia. Poi, uscì dalla stanza, incapace di parlare, sorpreso dall’intelligenza del figlio. Sulla porta trovò Shiori con le lacrime agli occhi.
“Quindi è da te che ha imparato ad origliare!” la redarguì.
“Credo che abbia preso i miei difetti.”
Il Copia-ninja chiuse la porta e strinse la donna tra le braccia. “Sembra che abbia preso anche i tuoi pregi.

 
“NO!” urlò d’improvviso, lanciando l’arma, che non ricadde a terra, ma semplicemente sparì nel nulla. “NO!” gridò di nuovo, rialzandosi in piedi, mentre i cadaveri attorno a lui sparirono, mentre restavano di nuovo solo lui e Obito.
“Quindi è vero che sei un egoista” disse l’Uchiha. “Vivrai e farai soffrire ancora.”
“I tuoi trucchetti da quattro soldi non funzioneranno più con me Obito. Volevi che abbandonassi i miei figli? Anche tu eri solo, come puoi fare questo a qualcun altro?”
“O così o con lo Tsukuyomi, dovrai accettare di lasciare questo mondo.”
Kakashi scosse la testa. “Non te lo permetterò!” Attivò lo Sharingan che cominciò a roteare. “Ma non mi finirai qui dentro. Se vuoi uccidermi combatti da uomo, affronta la realtà!”
“Quella che tu chiami realtà non esiste!” gridò Obito pieno di rabbia.
“Ripetimelo quando ti avrò fatto il culo” ribatté il ninja dai capelli argentati con un sorrisetto canzonatorio, mentre il suo occhio roteava per riportarli alla realtà.
 
Kakashi si appoggiò le mani sulle ginocchia, respirando affannosamente. Naruto gli si affiancò sorreggendolo. “Sensei! Che succede?”
“Da… quanto tempo… siamo qui?” chiese il Copia-ninja ansimante.
Il biondo lo guardò stranito. “Siamo appena arrivati! Ti senti bene?”
Il suo maestro si raddrizzò e gli sorrise rassicurante. “Mai stato meglio. Ora finiamo quello che siamo venuti a fare!”
 
Combatterono con forza e coraggio. Combatterono l’arrivo di Madara e cercarono di affrontare il peggio. Purtroppo non riuscirono ad impedire l’inevitabile, nonostante fossero stati anche raggiunti dal resto delle truppe. Obito riuscì a risvegliare il Decacoda e in quel preciso momento la terra tremò di terrore.
Kakashi si sentì perso, ma non si sarebbe arreso. Sapeva che a Konoha Hikaru ce l’aveva fatta, sapeva che Shiori stava combattendo contro Yoharu e i suoi demoni, Shikaku e Shikamaru l’avevano avvertito. Lui non sarebbe stato da meno, non si sarebbe tirato indietro. Avrebbe combattuto fino allo sfinimento per poter rivedere le persone che amava.
 
“Abbiamo vinto” disse Yoharu. “Ora è finita per te e i tuoi amici.” Le sue mani si riempirono di chakra, mentre lentamente e inesorabilmente si avvicinava a Shiori. “Sai ho imparato un nuovo trucchetto, mentre stavo con Orochimaru. Consiste nel immettere così tanto chakra all’interno del corpo di una persona, da provocarne l’arresto cardiaco.”
Shiori si divincolò dai cloni, ma questi tenevano la presa ben stretta. Guardò i suoi compagni: Choza era disteso a terra, mentre Kenta cercava a fatica di rialzarsi.
“Mi dispiace doverlo fare, avrei voluto divertirmi ancora un po’. Ma ormai sono stanco di averti sempre fra i piedi.”
“Fallo, ma sappi che non vincerete. L’Alleanza non ve lo permetterà!”
“Non so come fai ancora a sperare.” Yoharu ringhiò e scaglio quella bolla contenente una numerosa quantità di chakra verso Shiori. Lei chiuse gli occhi, ormai arrendendosi al suo destino. Aveva avuto una vita piena, con qualche rimpianto sì, ma aveva cercato di fare il meglio che poteva.
Sentì le sensazioni di Kenta prima di vederlo e, ancora prima di riaprire gli occhi, gli urlò: “Non farlo!” L’uomo però era già fra lei e quella bolla di chakra che lo colpì dritto al petto. Shiori gridò, sputando fuori il suo dolore, facendolo sentire a tutti. I cloni che la trattenevano svennero, permettendole di intercettare Kenta prima che cadesse a terra.
Lo strinse, cercando di riassorbire quel chakra in più.
“Sh… Shiori, non farlo. Non serve” disse lui. Il suo corpo tremava, quasi volesse scoppiare.
“Non ti lascerò morire!”
“Va bene… È giusto così…”
“No! No!” Le lacrime le rigavano il volto. “Ken, io… io non voglio perderti!”
“Di ai ragazzi che mi…”
“Taci!” Non parlare! Io ti salverò!” esclamò lei. Non avrebbe lasciato che quell’uomo che, nonostante gli errori che aveva commesso, per lei era stato come un padre. Non voleva perdere un’altra persona cara.

 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice
Salve a tutti!
Sì, lo so che questi capitoli sono totalmente tristi, ma credo che la guerra li richieda. Come immagino abbiate capito, gli eventi si svolgono appena prima del capitolo precedente, da qui in poi siamo in pari, temporalmente parlando.
Spero che la battaglia più fatti di sentimenti che di pugni tra Kakashi e Obito non abbia deluso, mi sembrava il modo migliore per farli comunicare. Nel prossimo capitolo, torneremo su Shiori e su come affronterà quest’ennesima dura prova.
Tornando a noi, ringrazio tutti voi che state continuando a leggere, spero che la storia continui a piacervi.
Ora vi lascio, ci vediamo al prossimo capitolo! :)
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: WibblyVale